Italo Svevo: cronologia delle opere

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Categoria:Letteratura Italiana
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Testo

ITALO SVEVO
(1861-1928)
INTRODUZIONE: IL ROMANZO PSICOLOGICO
➢ Il romanzo psicologico è un tipo di narrativa che si trova a partire da Paul Bourget e che in seguito si sviluppa con D’Annunzio, Svevo e Pirandello.
➢ Il romanzo psicologico è un genere tipicamente novecentesco e risente di quella fase di profondo cambiamento ed evoluzione che il romanzo ha passato tra i due secoli. Sono infatti riscontrabili alcune significative differenze – le quali riguardano soprattutto il contenuto – fra romanzo dell’Ottocento e romanzo del Novecento.
Nel romanzo dell’Ottocento
Nel romanzo del Novecento
Intreccio
L’intreccio segue l’evoluzione della vicenda e dei personaggi.
L’intreccio cade, si riduce e diventa inesistente (specie con D’Annunzio). Il contenuto si sposta dall’esterno all’interno, ovvero nella psiche turbata dell’uomo. I romanzieri del Novecento analizzano le elucubrazioni della mente umana.
Narratore
Il narratore è solitamente esterno e onnisciente.
Il narratore non interviene nella vicenda narrata, ovvero non commenta più come avveniva invece nei romanzi dell’Ottocento. Il narratore del Novecento è ambiguo, racconta in prima o terza persona, si mette dal punto di vista del personaggio ed è, in virtù di questo, sempre meno attendibile (come ad esempio ne La coscienza di Zeno).
Forma
La forma ricalca lo stampo manzoniano: la struttura è quindi compatta ed elaborata.
La forma è piuttosto frammentaria e di difficile comprensione, in particolar modo quando l’autore ricorre all’uso del flusso di coscienza (come Joyce).

VITA
I FASE: LA DECLASSAZIONE (1861-1892/95)
➢ Aron Ettore Schmitz (prenderà solamente in seguito il nome di Italo – per il suo desiderio di essere considerato un italiano a tutti gli effetti – Svevo – perché legato alla Germania che in quel periodo dominava Trieste), è di origine ebrea e nasce a Trieste nel 1861 da un commerciante. Il nonno è un funzionario dell’Impero asburgico. La famiglia di Italo è quindi di origini borghesi e vive in modo agiato. Quand’egli è ancora un ragazzino viene mandato a studiare in collegio in Germania. Il padre in seguito lo indirizza a studi commerciali ma la sua vera e grande passione rimane pur sempre la letteratura; legge infatti da solo Goethe e Shiller.
➢ Nel 1878 si iscrive all’Istituto Superiore per il Commercio. Continua comunque la sua passione per la lettura, scrive articoli per L’indipendente, una rivista liberal-irredentista, e anche alcuni testi drammatici. Il suo rapporto col padre continua ad essere conflittuale.
➢ Nel 1880 si ha la cosiddetta declassazione: dopo un investimento sbagliato il padre perde tutto e diventa improvvisamente povero. Italo è costretto ad abbandonare gli studi e a cercarsi un lavoro, trovando un posto come impiegato presso la filiale triestina della Banca Union di Vienna. Il suo è però un lavoro arido e stressante, monotono e ripetitivo, che viene peraltro descritto da egli nel romanzo Una vita – che narra delle vicende di Alfonso Nitti – con toni quanto mai realistici. Cerca così rifugio nelle biblioteche, legge i più famosi romanzieri francesi dell’Ottocento (come Flaubert) e conosce il pittore Umberto Veruda – personaggio brillante ed estroverso, figura eccentrica e per questo quasi il suo esatto contrario – il quale gli apre le porte della società triestina.
➢ Nel 1892 pubblica Una vita – nella quale adopera per la prima volta lo pseudonimo di Italo Svevo –, che inizialmente non riscuote molto successo di pubblico.
II FASE: IL PERIODO BORGHESE (1895-1915/19)
➢ Nel 1895 muore la madre. Svevo si innamora della cugina Livia Veneziani, figlia di un ricco industriale. Abbandona quindi la vita da impiegato, diventando come un dirigente nella fabbrica dello suocero: si ha perciò il tanto atteso cambio di classe.
➢ Mentre prima dominava il personaggio dell’inetto adesso domina quello del padre di famiglia e del personaggio autorevole. Svevo cerca di crearsi una famiglia – ha infatti una figlia – ed entra a far parte dell’alta borghesia triestina; molla momentaneamente la letteratura per i numerosi impegni di lavoro – considerandola una perdita di tempo nella quale ha speso invano le sue energie. Egli stava infatti cominciando a provare un senso di colpa quando scriveva: non scriveva per fare letteratura ma per capirsi meglio e capire quello che gli stava succedendo dentro e attorno e quindi, a prima vista, inutilmente. In lui c’è un conflitto fra interessi economici e amore per la letteratura. L’abbandono è però solamente teorico, infatti scrive un diario (ovvero un profilo autobiografico), lettere, appunti e abbozzi di drammi.
➢ E’ questa l’epoca della prima guerra mondiale e del secondo romanzo, Senilità.
III FASE: LA COSCIENZA DI ZENO (1919-1928)
➢ L’inizio della terza fase, quella più importante, è determinato da tre svolte di fondamentale importanza:
1. la conoscenza dello scrittore inglese Joyce, molto più giovane di lui. I due si conoscono alla vigilia della prima guerra mondiale e fra loro nasce una proficua amicizia. Joyce apprezza Svevo soprattutto dopo aver letto i suoi due primi romanzi e lo incoraggia a scrivere;
2. la conoscenza della psicanalisi. Svevo ha modo di entrare in contatto con essa dopo che il cognato, nel 1910, si reca a Vienna, dove frequenta il circolo di Freud, dal quale viene anche curato;
3. lo scoppio della guerra, durante la quale la fabbrica dello suocero viene requisita e Svevo si ritrova disoccupato.
➢ E’ questa la fase de La coscienza di Zeno, che Svevo comincia a scrivere nel 1919, pubblicandola senza successo nel 1923. Joyce fa però tradurre in francese il romanzo, che viene poi divulgato in una rivista. Questa nuova versione ha così un grosso successo e viene dedicata a Svevo una serata in onore del suo capolavoro. Il romanzo comincia ad avere successo anche in Italia e Montale scrive perfino un saggio per elogiarlo. Svevo sull’onda della fama progetta altri romanzi e testi teatrali.
➢ Muore però nel 1928 all’ospedale di Motta di Livenza, per le ferite riportate in un incidente d’auto.
INFLUENZE FILOSOFICHE E LETTERARIE
➢ Svevo è un personaggio particolare perché:
1. è nato e vissuto a Trieste, città multietnica in contatto e in stretto rapporto con la civiltà mitteleuropea: a Trieste si incrociano infatti tre realtà, quella austriaca, quella italiana e quella slava;
2. ha un’ascendenza ebraica;
3. è di origine borghese, svolge da autodidatta gli studi umanistici, conosce di persona la declassazione dell’impiegato ma si dimostra comunque attivo e non emarginato all’interno della società.
➢ La sua formazione letteraria è da autodidatta. La sua preparazione filosofica affonda le radici soprattutto in Schopenhauer e Nietzsche – di cui legge in tedesco le opere, evitando in tal modo gli errori di interpretazione commessi da D’Annunzio. Nella sua formazione rientrano in qualche modo anche Darwin con le sue teorie circa l’evoluzione delle specie le letture dei romanzi verghiani. Svevo utilizza le dottrine di questi pensatori come mezzi per capire a fondo la realtà. In particolar modo gli interessa:
- di Schopenhauer l’idea secondo cui l’individuo si crea delle maschere raccontando a se stesso delle bugie,
- di Darwin la concezione secondo la quale l’uomo è il prodotto dell’ambiente nel quale vive,
- di Verga la convinzione che nessun cambiamento è possibile, anche se per Svevo l’uomo è responsabile dei rapporti sociali e il suo agire non è pertanto immodificabile.
➢ Svevo prende però spunto anche dalle teorie di Marx: ciò che gli interessa di più è radicare i suoi personaggi nell’ambiente sociale. Questo concetto lo sviluppa proprio da Marx anche se non si dimostra d’accordo sulle soluzioni da lui proposte.
➢ La psicanalisi freudiana comincia la sua ascesa a partire, grosso modo, dal 1910. Svevo ha però fatto ricorso all’indagine della mente umana prima di conoscere Freud, di cui non approva, fra l’altro, la teoria risolutiva. Infatti Svevo ritiene che il carattere individuale di ogni uomo sia immodificabile e che pertanto la pretesa della psicanalisi di relegare al malato un nuovo io non abbia alcun fondamento; la malattia ha un valore conoscitivo irrinunciabile, per l’artista innanzitutto, ma in genere per chiunque voglia prendere atto fino in fondo della condizione umana.
➢ Sul piano letterario è influenzato da:
- narratori francesi dell’Ottocento (Flaubert, Balzac, ...), dei quali gli interessa l’analisi dei personaggi e la tecnica dell’impersonalità. Da essi ricava il fatto che i personaggi dei suoi romanzi sono fondamentalmente dei sognatori, i quali si creano un mondo “nuovo” attraverso la letteratura, dalla quale traggono una visione stereotipata della realtà. L’autore critica se stesso attraverso i suoi romanzi;
- naturalisti (Zolà), soprattutto per quanto riguarda la descrizione particolareggiata dell’ambiente;
- Paul Bourget, l’”iniziatore” del romanzo psicologico;
- romanzieri russi (Toldeniev, etc.) e inglesi;
- Joyce, la cui amicizia non influenza la sua formazione letteraria ma gli serve solamente da spinta per scrivere.
UNA VITA
TRAMA
➢ E’ il primo romanzo di Svevo, iniziato nel 1888 e pubblicato a sue spese nel 1892, il cui titolo originale era inizialmente Un inetto; è l’editore che invita Svevo a intitolare il suo romanzo Una vita, titolo certamente più accattivante e interessante che Un inetto.
➢ E’ la storia di Alfonso Nitti, un giovane provinciale che si trasferisce a Trieste per lavorare in una banca dopo la morte del padre. Il suo lavoro è però arido ed egli comincia così a rinchiudersi nella letteratura. Viene invitato dal padrone della banca, conosce Macario – il suo esatto contrario, uno che, a differenza di lui, sa vivere – e la figlia del padrone, Annetta. Questa comincia a frequentare Alfonso che, anche se non la ama, la seduce e la possiede ma, invece di sposarla, un giorno scappa con la scusa che la madre sta male; non fosse altro che la madre sta veramente male, come ha occasione di constatare poco tempo dopo. Alfonso rinuncia così alla lotta per la vita e si ritira in una finta contemplazione. Torna invece a Trieste, dove scopre che Annetta sta con Macario e diventa geloso. Comincia a commettere una serie di errori, alla fine dei quali decide per il suicidio.
CARATTERISTICHE
➢ A prima vista potrebbe sembrare un romanzo di formazione. Esso è anzi un romanzo di deformazione, perché il protagonista invece di migliorare regredisce, ma anche di ascesa sociale, sebbene il protagonista non riesca a raggiungere il suo scopo.
➢ Nelle descrizioni minuziose, come ad esempio quella del posto di lavoro, la banca, il romanzo dimostra molte affinità con lo stile di Zolà, il quale fa comunque parte del bagaglio formativo e dell’interesse letterario di Svevo. Le reminescenze veriste sono però presenti solamente in cornice.
➢ Il nucleo centrale e innovativo è l’analisi della coscienza del protagonista, il quale è un inetto, ovvero la negazione dell’eroe attivo e vincente. Egli è però sia un declassato sociale – perché il padre è morto –, che non riesce ad aderire al modello borghese, sia un intellettuale umanista che, non riuscendo a vivere e ad aderire alla nascente società di massa, si crea una realtà consolatoria con la letteratura e con le maschere. Alfonso si sente estraneo e disadattato alla società borghese triestina, che considerava il profitto e il successo come valori irrinunciabili, percependosi condannato ad una condizione di inferiorità.
➢ Nel romanzo sono presenti anche degli antagonisti come:
- il padre padrone e autoritario, proiezione dei desideri dell’inconscio e emblema della ricerca di figure paterne veramente valide e di modelli, ovvero della ricerca inconscia dell’elemento dominatore. Il rapporto tra il protagonista e suo padre è ambivalente, è cioè fatto di repulsione ma anche di attrazione: il suo è infatti un padre padrone che lo schiaccia, anche se egli ha comunque bisogno di una figura paterna, che ritroverà solo in Maller, il padrone della banca;
- Macario, individuo brillante, estroverso, che gli ruba la donna e sa vivere e che, per questo, è l’esatto contrario del protagonista, un inetto.
➢ Il narratore è esterno e onnisciente, è una voce fuori campo che tenta di attenersi ai codici dell’impersonalità ma il suo punto di vista risulta comunque soggettivo. La focalizzazione è centrata sul protagonista, col risultato che quello che dice Alfonso non è in realtà mai credibile fino in fondo. Svevo fa ciò per mettere in luce le contraddizioni della psiche umana, che si configura come un labirinto nel quale è facile perdersi, contraddizioni che danno l’impressione di un continuo moltiplicarsi e intrecciarsi dell’io. La mente è composta da una pluralità di piani altamente contradditori, i quali determinano un diuturno dualismo delle pulsioni. Il narratore comunque interviene (non come Manzoni), talvolta in maniera impercettibile (ad esempio solamente attraverso l’uso di aggettivi) e mette il lettore in guardia sul fatto che quello che dice Alfonso non sempre corrisponde a verità. Nel romanzo risulta quindi un doppio punto di vista, spesso discordante, quello del narratore e quello del protagonista.
SENILITA’
TRAMA
➢ E’ il secondo romanzo di Svevo, pubblicato a sue spese nel 1898, che riscuote ancora meno successo del precedente.
➢ Il protagonista è Emilio Brentani, impiegato in una compagnia assicurativa e intellettuale umanista, il quale vive all’ombra del successo di un libro da lui scritto. Vive appartato, in modo prudente e senza affrontare rischi, con la sorella Amalia, la quale gli fa da madre; ha un amico, Stefano Balli, artista e personaggio estroverso – che corrisponderebbe all’amico di Svevo, Umberto Veruda –, il quale ha successo con le donne e si configura come il suo esatto contrario. Suggestionato da questo, Emilio tenta l’avventura. Conosce una ragazza, Angiolina, una paesana che egli idealizza ben presto come creatura angelica, anche se lei in realtà è piuttosto frivola, tutt’altro che ingenua e inesperta; essa sconvolge la monotonia della sua vita e fa venire allo scoperto l’inquietudine di Emilio e la sua incapacità ad affrontare la realtà. Dopo il rapporto carnale ne rimane però deluso. Vorrebbe troncare la relazione perché scopre di essersi innamorato di una femme fatale ma non riesce. In seguito anche l’amico si interessa di lei ed Emilio comincia a diventare geloso. Intanto si accorge che la sorella si è innamorata di Stefano, proibendole di frequentarlo; Amalia comincia così a drogarsi. Lei, la “grigia” sorella del protagonista, coinvolta senza alcuna responsabilità nell’avventura amorosa del fratello, sentirà insorgere in lei quegli impulsi che credeva di aver soffocato per sempre e ne sarà travolta. Di chi è la colpa? A questo interrogativo non c’è risposta e, come dice lo stesso Svevo: “Il male avveniva, non veniva commesso”. Emilio allora va da Angiolina con l’intenzione di lasciarla con lucidità ma non riesce e tronca la relazione in maniera brusca. Si ritira allora nella sua senilità e decide di continuare a vivere la sua vita in se stesso e in modo isolato. Nel ricordo le figure femminili della sua vita (Angiolina e la sorella) si sovrappongono a creare un’immagine ideale che diventa simbolo dell’utopia socialista.
CARATTERISTICHE
➢ Nel romanzo non sono presenti descrizioni d’ambiente. Il protagonista è però ben radicato nell’ambiente in cui vive e perciò è attraverso di esso che giungono al lettore caratterizzazioni ambientali.
➢ L’intreccio del romanzo è povero perché le vicende si svolgono soprattutto nella mente del protagonista.
➢ Tutta la realtà è filtrata attraverso il punto di vista di Emilio. La focalizzazione è centrata sulla figura del protagonista ed assume perciò un carattere soggettivo.
➢ Emilio Brentani si configura come un tipo di inetto ormai radicato nella società triestina. La sua avventura amorosa esalta la sua incapacità a vivere, a relazionarsi con la società e ad affrontare la realtà. Svevo non propone miti come D’Annunzio ma li disintegra; il suo scopo è quindi mostrare al lettore la crisi, il fallimento e l’inettitudine dell’intellettuale borghese.
➢ Emilio è un umanista – che ricalca vagamente la figura di un esteta – la cui cultura rispecchia quella dello stesso Svevo. Il protagonista afferma di voler analizzare Angiolina come fa uno scienziato, e anche in questo rispecchia Svevo. Emilio è scandalizzato dalla libertà di Angiolina, ha paura di vivere e si nasconde dietro la filosofia pessimista di Schopenhauer. Emilio è un esempio emblematico del chiudersi vittimistico nella sconfitta e nell’impotenza mentre Balli rappresenta il tentativo di trasformare l’impotenza in onniscienza ed è incarnazione di un piccolo superuomo. Svevo stesso dice che Emilio è “fratello carnale” di Alfonso Nitti.
➢ Il narratore è esterno e:
- interviene direttamente, per smascherare la falsità di Emilio;
- tace, non dicendo nulla e lasciando il lettore libero di tirare le sue somme. Nella struttura complessiva del romanzo traspare comunque un’ironia oggettiva implicita nella esposizione degli eventi da parte del narratore;
- riproduce direttamente e fedelmente il modo in cui parla, attraverso il mimo.
LA COSCIENZA DI ZENO
TRAMA
➢ E’ un romanzo un po’ diverso dai precedenti. La sua pubblicazione avviene nel 1923 dopo una guerra che ha cambiato nel profondo la società e ha portato la crisi. Il positivismo è oramai decaduto ed è stato sostituito dal relativismo e da altre correnti di pensiero.
➢ Svevo abbandona in questo romanzo i modelli narrativi dell’Ottocento per passare definitivamente alla costruzione autobiografica.
➢ Nella prefazione al romanzo il dottor S. – il riferimento a Freud è quanto mai chiaro – afferma di voler pubblicare il memoriale di Zeno Cosini – mettendo in chiaro che non tutto quello che in esso è contenuto corrisponde al vero –, un suo paziente che ha abbandonato la cura psicanalitica ritenendola inutile e superflua. La coscienza di Zeno infatti non è altro che il resoconto (il memoriale) di Zeno circa la sua presunta malattia e circa i progressi della sua analisi interiore, scritto appunto durante la terapia del dottor S., e riprende la forma di un diario impostato per temi e non cronologicamente, in cui alla fine Zeno afferma di essere guarito (quando in realtà non lo è affatto). Uno stesso tema può essere comune a più anni; Svevo organizza quindi il racconto per temi, che riguardano i problemi di Zeno e che sono:
- il vizio del fumo, dove Zeno racconta tutti i tentativi fatti per smettere;
- il rapporto conflittuale con il padre e la morte di questo;
- la storia travagliata del matrimonio e dell’adulterio;
- la storia dell’impresa commerciale con Guido;
- la psicanalisi.
➢ La trama del racconto non è continua e lineare; essa viene ricostruita attraverso i vari temi. C’è un uso misto del tempo: uno stesso tema risulta così diluito in più tempi. Zeno Cosini è figlio di un ricco commerciante, appartiene alla borghesia e da giovane non porta a termine gli studi; è un personaggio incostante che dà dispiaceri ai genitori ed è diverso dai protagonisti degli altri romanzi di Svevo. Inizia a fumare per dimostrare la sua ostilità al padre, il quale prima di morire e sul letto di morte gli dà uno schiaffo: rimane quindi il dubbio se il padre lo odiasse sul serio o stesse delirando. Alla fine decide di sposarsi e nel suocero scopre la figura di un uovo padre. La moglie di Zeno è il campione vivente della concretezza, della salute, del saper vivere e dell’affrontare alla luce del sole i problemi e Carla è la sua amante. Nei riguardi del mondo Zeno ad un certo punto sviluppa due differenti pensieri: da un lato si sente inetto malato, affetto dalla nevrosi, dall’altro questo convincimento e la sua stessa condizione (“privilegiata”) di malato lo porta a considerare gli altri come malati. Solo lui paradossalmente, in quanto malato, riesce a vedere il mondo con lucidità, realmente e per com’è davvero, riesce cioè a vederlo “dal di fuori” (tutte idee in sintonia con il Decadentismo: cfr.): gli altri, pur essendo sani, sono come dei cristalli fermi. Col tempo riesce a costruire un’impresa commerciale con Guido, il primo avversario in amore, il quale si configura come l’esatto contrario di Zeno. Questi da un lato lo ammira e alla fine arriva anche a provare un tenero sentimento di amicizia per lui ma, quando Guido muore, Zeno sbaglia funerale.
CARATTERISTICHE
➢ Il romanzo si configura come un grosso tentativo di autoanalisi che Zeno compie su di sé per mettere a tacere i sensi di colpa e per giustificare a tal fine le proprie azioni. Il dottor S. ritiene comunque che egli non sia definitivamente guarito, anche se Zeno crede di sì.
➢ Segno lampante della rottura con la tradizione dell’Ottocento è l’introduzione del narratore autodiegetico (interno), quando invece precedentemente era prevalentemente eterodiegetico (esterno). Il narratore, che è Zeno stesso, è inattendibile, sia perché ce lo dice il dottore all’inizio sia perché non possiamo realmente sapere se ciò che dica sia vero oppure no.
➢ Qualche critico parla di falsa coscienza di Zeno, parlando invece di una reale incoscienza che emerge pian piano.
➢ Anche qui si ritrova un’ironia oggettiva implicita che permette al lettore di comprendere la verità.
➢ Qui Svevo critica implicitamente Zeno ma lo spinge, con la malattia, a scorgere e capire come vanno e come stanno realmente le cose. Zeno è infatti sia oggetto che soggetto di critica, e tutto ciò lo porta ad estraniarsi dalla realtà.
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