Il fu Mattia Pascal

Materie:Scheda libro
Categoria:Letteratura Italiana

Voto:

1.5 (2)
Download:685
Data:01.06.2005
Numero di pagine:14
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
fu-mattia-pascal_42.zip (Dimensione: 13.26 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_il-fu-mattia-pascal.doc     46 Kb


Testo

Analisi del testo
TITOLO DEL ROMANZO: “Il fu Mattia Pascal”

AUTORE: Luigi Pirandello

CASA EDITRICE: Arnoldo Mondadori

DATA EDIZIONE CONSULTATA: 1999

DATA DI PUBBLICAZIONE DELLA PRIMA EDIZIONE: 1904 a Roma
VITA E OPERE DI LUIGI PIRANDELLO: Luigi Pirandello nasce ad Agrigento nel 1867 da una famiglia benestante di tradizione patriottica e garibaldina. Compie i suoi studi a Palermo e a Roma e si laurea in lettere presso l’università di Bonn (in Germania) nel 1891. Tornato in Italia nel 1892, prende residenza a Roma, dove trascorre poi gran parte della sua vita, collaborando a vari giornali tra cui il Corriere della Sera e riviste, e insegnando per oltre vent’anni letteratura italiana presso l’Istituto Superiore di Magistero Femminile (dal 1897 al 1922). Il dissesto finanziario causato dalla perdita della rendita di una miniera di zolfo (lascito paterno), lo costringerà a mettersi in concorrenza anche sul mercato editoriale vendendo le sue novelle e romanzi. Nel 1901 scrive il suo primo romanzo, L’esclusa. Nel 1904 ha inizio una grave crisi mentale della moglie che costituisce per lo scrittore una vera e propria tragedia familiare e ciò eserciterà un enorme influsso sulla sua dolorosa concezione del mondo. Nello stesso anno pubblica il suo romanzo più famoso, Il fu Mattia Pascal; nel 1913 pubblica I vecchi e i giovani, nel 1925 i Quaderni di Serafino Gubbio operatore, nel 1926 Uno, nessuno, centomila. Negli anni del dopoguerra si dedica sempre più decisamente all’attività teatrale proponendo una serie di opere importanti come Il berretto a sonagli, Il piacere dell’ onestà, Così è (se vi pare), Il giuoco delle parti; così che nel 1925 fonda a Roma il Teatro d’arte, dando vita - per alcuni anni- ad una propria compagnia drammatica. In politica, aderisce al partito fascista, non esprimendosi però mai apertamente su questo tema. Mussolini, gli fa costruire un teatro, a Roma, anche se non apprezza le sue opere (lontane anni luce dal trionfalismo del regime). Nel 1934, mentre si faceva sempre più largo e profondo l’interesse suscitato in tutto il mondo dalla sua opera teatrale, gli è conferito il Premio Nobel per la letteratura. Muore a Roma, in seguito ad un attacco di polmonite, nel 1936. Egli esprime la volontà di non essere sepolto, ma cremato dopo una breve e semplice cerimonia funebre e le sue ceneri sono tumulate sotto a un pino.
GENERE LETTERARIO Romanzo psicologico
PERSONAGGI L’opera di Pirandello è caratterizzata da una grande quantità di personaggi (almeno una trentina) tutti differenti tra loro e tutti con una diversa importanza nella vicenda. Ogni personaggio viene presentato da Mattia in modi diversi ma la descrizione iniziale è minima, spesso senza un accenno di aspetto fisico. Il carattere del personaggio che entra in scena si presenta da sé attraverso lo sviluppo della vicenda. Dalle sue azioni e dai dialoghi è possibile capire anche il suo modo di pensare. Infine si nota che alla fine della storia l’unico che veramente è cambiato e maturato rispetto alla condizione iniziale è il protagonista Mattia Pascal. Quindi tutti gli altri personaggi hanno la funzione di cornice. PRINCIPALE: il protagonista del romanzo è Mattia Pascal – Adriano Meis. Proviene da una famiglia benestante ridotta però sul lastrico alla morte del padre dalla cattiva amministrazione del patrimonio da parte di Batta Malagna. Mattia non è particolarmente avvenente: ha un volto placido e stizzoso, è minuto, ha il naso molto piccolo, come il mento del resto, che verranno poi nascosti da un barbone rossastro; è costretto a portare un paio di occhiali tondi per curare lo strabismo di uno dei suoi occhi. È però pieno di salute. Per quanto riguarda il suo carattere è un uomo onestissimo e di sicuro molto intelligente anche se in certi casi un po’ ingenuo. Mattia non vive completamente la sua vita, più che altro la osserva: di conseguenza è incapace di prendere decisioni decise e di assumersi le proprie responsabilità. Egli stesso si rende conto di ciò e questo gli provoca un gran senso di solitudine. Mattia, insieme al fratello Roberto cresce senza preoccupazioni ed anche nelle situazioni più difficili assume un atteggiamento tranquillo e sarcastico . Tra il protagonista della vicenda e la madre c'è un ottimo rapporto di stima, rispetto e tenerezza mentre tra Mattia e Roberto, il fratello, il rapporto è più di complicità. Si preoccupa della sua libertà, di avere meno problemi possibile e di divertirsi, almeno da giovane. La prima svolta che da alla sua vita è il matrimonio con Romilda che si rivela un fallimento. SECONDARI: Madre di Mattia Pascal: Mattia Pascal ha una vera e propria devozione nei riguardi della sua santa (cap. III) madre, il rapporto fra i due è di tenerezza e stima. È molto pacata, placida, quasi infantile; ha una voce e una risata nasale che sembra la faccia vergognare. È molto gracile e spesso malata dopo la morte del marito ma mai si lamenta dei propri mali. Ha davvero scarsa esperienza della vita e degli uomini infatti, dopo la morte del marito, affida tutte le ricchezze e le proprietà della famiglia all’amministrazione di Batta Malagna considerandosi ed essendo in effetti inetta a questo genere di faccende. Ciò che più la preoccupa è la sorte dei due figli, rimasti praticamente senza nulla dopo la morte del padre Non esce mai da casa se non la domenica per andare in chiesa. Roberto Pascal: è il fratello maggiore di Mattia Pascal, hanno circa due anni di differenza. I due hanno un ottimo rapporto di complicità, soprattutto durante l'infanzia e la prima giovinezza, sono come due amici e insieme a Mino Gerolamo formano un gruppo inseparabile. Berto, questo è il suo soprannome di Roberto, al contrario di Mattia, è bello di volto e di corpo (cap. III), molto vanitoso e curato nell'aspetto. Da adolescente non combina catastrofi a livello sentimentale come il fratello e lo ritroviamo verso la fine della vicenda un uomo maturo, serio ed abbastanza fortunato, capace di compensare il dissesto finanziario subito in gioventù: Grazie alla sua avvenenza contrae un matrimonio felice con una giovane più ricca di lui e vive con lei e la sua famiglia ad Oneglia. Zia Scolastica: è la sorella del padre di Mattia. A differenza della cognata, cioè della madre di Mattia, ha un carattere impetuoso e deciso, soprattutto quando si tratta di Batta Malagna. È una zitella bisbetica, con un paio d’occhi da furetto, bruna e fiera. Và spesso a trovare la sorella e le apre gli occhi su ciò che avviene attorno al lei; è l’unica donna capace di vincere una lite contro la vedova Pescatore. Batta Malagna: è l'amministratore del patrimonio della famiglia Pascal dopo la morte del padre di Mattia. È un uomo senza scrupoli che trae vantaggio dalle disgrazie della famiglia Pascal. Ha un viso lungo incorniciato da baffi melensi e pizzo; il pancione è languido (cap. I) e sembra arrivare fino a terra, le gambe corte e tozze: insomma, secondo Mattia, ha il volto e il corpo che più non si addicevano ad un ladro come Malagna. Và piano, con quella sua pancia pendente, sempre con le mani dietro la schiena, e tira fuori con tanta fatica quella sua voce molle e miagolante. Questo personaggio sembra punito dal destino per le sue azioni disoneste: è continuamente afflitto perché non riesce ad avere un figlio. Anche in famiglia non si comporta in maniera corretta: la sua prima moglie è malata e non può bere vino a mangiare i cibi più gustosi; lui non si cura di questo ed a tavola sembra provocarla, mangiando e bevendo con gusto ed in modo plateale ciò che per la moglie lì presente è veleno. Si inserisce negativamente anche nella vita sentimentale di Mattia. Marianna Dondi vedova Pescatore: madre di Romilda e cugina di Batta Malagna, è una vera strega secondo Mattia Pascal, cui cerca di impedire di mantenere una relazione con la figlia poiché lo ritiene uno sfaccendato e inetto. Alla fine si arrende alla scelta della figlia di sposare Mattia; lo disturba però in ogni modo e non solo aggredisce lui, ma anche la madre di lui che subisce i soprusi della consuocera per non arrecare disturbo al figlio. Ha quindi un carattere prepotente e autoritario, basato sul disprezzo delle persone, che utilizza come strumenti per realizzare un suo profitto in genere di natura economica. Il suo personaggio esprime sicuramente antipatia ed è divertente vedere il comportamento di Mattia nei suoi confronti, quanto poco venga considerata e rispettata. Romilda Pescatore: è la figlia di Marianna Dondi; appare bella e formosa, molto cortese e gentile nei confronti di Mattia quando si incontrano per la prima volta nella casa dove lei vive con la madre. Mattia Pascal si innamora subito di quegli occhi belli, di quel nasino, di quella bocca (cap. IV) e poi la sposa Soffre della condizione in casa Pascal, dei continui litigi e non può fare a meno di seguire le scelte della madre. E’ di carattere debole e tutto ciò si trasmette alla sua salute: perde la bellezza giovanile e i due figli che mette al mondo essendo troppo gracili per sopravvivere. Adriana Paleari: è la figlia di Anselmo Paleari, proprietario della pensione di via Ripetta a Roma dove Mattia Pascal, sotto l'identità di Adriano Meis, alloggia durante il suo soggiorno nella capitale. Quando il protagonista del romanzo vede per la prima volta Adriana ella gli appare tutta confusa, una signorinetta piccola piccola, bionda, pallida, dagli occhi cerulei, dolci, mesti, come tutto il volto (cap. X) e gli appare anche molto giovane. Veste di nero a causa della recente morte della sorella maggiore. Adriana è molto religiosa: detesta la passione del padre Anselmo per ciò che è occulto e le sedute spiritiche cui partecipa soventemente; è sempre molto pacata e tranquilla in ogni occasione; solamente una volta durante il romanzo ha una reazione violenta, quando Mattia Pascal -Adriano Meis, scoperto il furto del denaro commesso dal cognato della stessa Adriana, le ammette di non voler denunciare il fatto. La reazione, così insolita per il suo carattere, è dovuta al fatto che Terenzio Papiano la voglia sposare per ottenere il denaro della sua dote, e il furto che questi compie ai danni di Mattia-Adriano sarebbe la maniera migliore per sbarazzarsi definitivamente dell'avido cognato. Anselmo Paleari: padre di Adriana, è il sessantenne proprietario della pensione di via Ripetta a Roma. Quando Mattia lo incontra per la prima volta, nota il suo torso nudo roseo, ciccioso, senza un pelo (cap. X). Paleari, agli occhi dello stesso protagonista del romanzo è un uomo completamente estraneo rispetto alla realtà che lo circonda a causa delle sue noiose riflessioni che espone continuamente al povero Pascal-Meis. Non può più lavorare e tutta la sua vita è dedicata alla lettura, alla filosofia ed alle riflessioni sull’occulto. Organizza spesso sedute spiritiche con lo scopo di richiamare le anime dei morti. Terenzio Papiano: è il marito della sorella di Adriana, morta senza avere avuto figli. È un uomo sui quarant'anni, con occhi grigi, acuti e irrequieti (cap. XII) calvo, alto, robusto e con evidenti baffi brizzolati. Precettore Pinzone: il suo vero nome era Francesco, o Giovanni, Del Cinque, ma tutti lo chiamavano Pinzone. Era un uomo molto magro e molto alto, e sarebbe stato ancora più alto se non fosse stato per quella gobba sotto la nuca. Aveva degli occhietti furbi, che hanno visto sicuramente cose che né Mattia né sua madre vedevano nella loro casa. È il mediocre insegnante di Mattia e Roberto, capace solo di insegnamenti noiosi ed inutili. Spesso è complice dei due vispi ragazzi e li fa divertire invece di eseguire il suo dovere in cambio di un po’ di vino. E’ un personaggio buffo e subisce anche gli scherzi dei due bambini se li tradisce raccontando alla loro mamma le loro birbanterie. E’ un personaggio di seconda importanza, con un carattere mediocre se paragonato a quello del protagonista. Amico di Mattia, appare per la prima volta nell’opera durante la gioventù del Pascal. Non ha problemi economici e nel paese ha diverse proprietà lasciate dal padre. Si innamora di Romilda e chiede al giovane Pascal di aiutarlo a conquistarla, vista la sua timidezza ed il carattere debole. In fondo è di indole buona ma risulta vittima degli altri, incapace di reagire. Gerolamo Pomino: era un “omino lindo”, aggiustato, dagli occhi ceruli e mansueti, e considerato da tutti sciocco. Amico di Mattia, sfrutta la scomparsa di Mattia per sposarsi con Romilda. Signorina Caporale: è una maestra di musica, amica di Adriana, che vive nella pensione dove è ospite Mattia. E’ una donna brutta e zitella, che si consola con l’alcool della propria misera condizione. Ha avuto una volgare relazione con Terenzio ma è stata solo usata. La compagnia e le chiacchierate con Meis la fanno innamorare ma il suo sentimento non verrà mai contraccambiato. Ha una grande complicità con Adriana, ma spesso finisce con il farla arrabbiare o mettere in imbarazzo. Scipione Papiano: fratello di Terenzio.
TEMPO In tutta la vicenda mancano del tutto riferimenti cronologici precisi ed espliciti ma essa si dovrebbe collocare negli anni contemporanei alla vita dell’autore, tra fine Ottocento e primi del Novecento come si può capire dalle notizie che Mattia legge in treno su un giornale (Lessi che l'imperatore di Germania aveva ricevuto a Potsdam, a mezzodì; l'ambasciata marocchina e che al ricevimento aveva assistito anche il segretario di Stato, barone Richtofen. La missione presentata poi all'imperatrice, era stata trattenuta a colazione… Anche lo Zar e la Zarina avevano ricevuto a Peterhof una speciale missione tibetana, che aveva presentato alle LL. MM. I doni del Lama.). Sono riferimenti di fatti politici accaduti in Germania ed in Russia. Quindi per quanto riguarda la collocazione storica della vicenda, si limita a fare da semplice scenario: per Pirandello non sono fondamentali collocazioni spaziali e temporali precise, ciò che più conta sono i personaggi, i loro pensieri e le loro azioni. Le vicende narrate accadono però in un arco di tempo ben definito: la narrazione dell'autore inizia dall’infanzia di Mattia Pascal, descritta nel terzo, quarto e quinto capitolo (La casa e la talpa, Fu così, Maturazione). Nei restanti tredici capitoli vengono invece descritti i due anni in cui Pascal ha vissuto con l'identità di Adriano Meis a Roma. L’intera vicenda è quindi un enorme flashback, visto che Mattia racconta i fatti attraverso un diario su invito di don Eligio; perciò l’opera inizia con il Mattia maturo che ha già affrontato la vicenda ed in seguito viene ricordata tutto la sua vita: l ’infanzia, il matrimonio, la fuga dal paese verso Montecarlo, il lungo viaggio lungo l’Italia e la Germania, il soggiorno a Roma ed il ritorno a Mirano.
LUOGHI L’incredibile avventura di Mattia-Adriano si svolge principalmente in due località e cioè a Miragno, il paesino ligure dove nasce Mattia, ed a Roma, dove Adriano affitta una stanza ad una famiglia. Queste due località possono essere considerate le patrie delle due vite del personaggio. Dopo la scelta della libertà assoluta e della seconda vita Mattia viaggia moltissimo, visitando l’Italia e la Germania. Vengono citati paesi e città italiane come Torino, Milano, Venezia, Firenze, Padova, Roma, Ravenna, Perugia e poi ancora all’estero Montecarlo, Colonia, Worms, Magonza, Bingen, Coblenza, Mannheim. Nonostante la molteplicità dei luoghi citati mai Pirandello si sofferma a descriverli, forse perché sarebbe inutile ai fini della storia interamente concentrata sulla molteplicità dei personaggi, sull’analisi dei caratteri e sulla maturazione di Mattia.

RIASSUNTO
Mattia Pascal abitante di un paesino siciliano, Miragno, appartiene a una famiglia benestante che, alla morte del padre, viene portata sul lastrico da un amministratore disonesto arricchitosi alle spalle della stessa. Dopo essersi sposato si ritrova a vivere una vita molto infelice: per vivere fa il bibliotecario, un lavoro noioso e poco appagante, e ha di continuo profondi dissidi con la moglie e con la suocera. Decide perciò di scappare da questa situazione e parte per Montecarlo; lì la fortuna gli sorride e, dopo aver accumulato un piccolo capitale al gioco, decide di tornare a casa. Sul treno, mentre sfoglia il giornale per ingannare il tempo, legge di un suicidio nel suo paese e, tra lo stupore e la sorpresa, apprende che si tratta del "suo" suicidio. Nella gora di un mulino era stato trovato un corpo in avanzato stato di putrefazione che era stato prontamente riconosciuto come suo dalla moglie e dalla suocera. Pensa di inventare un'identità e vivere una nuova vita riacquistando la libertà che aveva perso sposandosi; comincia così la vita di Adriano Meis. Affitta una casa a Roma ma si rende conto che, senza documenti, non può vivere da persona normale, si innamora della figlia del padrone di casa ma non la può sposare, subisce un furto e non lo può denunziare pur conoscendo il colpevole, viene insultato e non può vendicare l'offesa. Decide allora di "suicidare" Adriano lasciando su un ponte il cappello, il bastone e un biglietto di riconoscimento. Tornato in paese a Miragno però ha una brutta sorpresa, si accorge che non c'è più posto per il "redivivo" Mattia Pascal: la moglie si è risposata avendo poi anche una figlia dall'amico e lui viene trattato con diffidenza. Và quindi a vivere nella biblioteca con il collega, unico amico che gli sia rimasto, e di tanto in tanto porta fiori alla propria tomba; il fu Mattia Pascal scrive anche un libro sugli strani casi della sua esistenza, libro da leggere esclusivamente "50 anni dopo la mia terza, ultima e definitiva morte".

TEMI
I temi affrontati dal romanzo sono:
L’identità: viene affrontato nella prima frase del romanzo ”Una delle poche cose, anzi forse la sola che io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal” e nell'ultima “Io sono il fu Mattia Pascal” ed è molto presente all'interno di tutta la narrazione.
La morte: non riguarda solo quella molteplice di Mattia Pascal, ma anche quella del padre, della madre, delle figlie dello stesso protagonista e quella del pallidissimo giovane suicidatosi dopo avere perso tutto ciò che aveva al Casinò di Montecarlo. La morte pone fine ad inutili vite in cui ognuno si affatica a raggiungere obiettivi tutto sommato inutili e per i quali lo ricorderanno a malapena i suoi cari.
Il gioco (Non seppi, o meglio, non potei arrestarmi a tempo) e la fortuna: (Non ebbi più né modo né tempo di stupirmi allora del favore, più favoloso che straordinario, della fortuna). La solitudine: (mi trovai qui solo, mangiato dalla noia). Due difetti, uno fisico e uno di carattere più manuale, amministrativo, che Mattia Pascal pone molto spesso in rilievo sono il suo strabismo (un occhio, il quale, non so perché, tendeva a guardare per conto suo, altrove) e la sua incapacità (ero inetto a tutto). È proprio il suo occhio strabico che gli permette di seguire, come uno spettatore, il suo "lasciarsi vivere"; questo difetto fisico, dopo un'operazione, viene eliminato a Roma, e proprio da quel momento, Pascal, riesce a mettere un po' di ordine nella sua esistenza iniziando a chiarire la realtà della vita che lo circonda, dato che, non ne è più uno spettatore, eliminato l'occhio strabico. Altra caratteristica di Mattia Pascal è il suo continuo peregrinare (seguitai ancora per qualche tempo a viaggiare), egli viaggia per sfuggire da una realtà che non gli appare bene definita, chiara, e quindi lo spaventa.

NARRATORE
La narrazione è condotta in prima persona; è Mattia Pascal, il protagonista, che raccontando ci fornisce il suo punto di vista interno. L'onniscienza del narratore è dovuta dal fatto che lui racconta la sua storia a posteriori, quando questa è già successa; questo permette che al lettore vengano fornite anticipazioni degli avvenimenti che ne stimolano la curiosità. Mattia Pascal scrive, su invito di don Eligio, la sua biografia sotto forma di diario, rivolgendosi direttamente al lettore, dialogando persino con lui. L'ordine cronologico è regressivo, cioè lo scrittore ricorda fatti avvenuti in precedenza e va a ritroso nel tempo, salvo tornare al presente alla fine del racconto.

STILE
La sintassi e il lessico de “Il fu Mattia Pascal” sono funzionali dal punto di vista della narrazione, che segue fedelmente i pensieri, i progetti, i ragionamenti del protagonista, dalla cui mediazione sono tra l'altro mediate le descrizioni di tutti gli altri personaggi. La sintassi è varia, a volte semplice e paratattica, a volte più complessa ed ipotattica, a seconda del piano narrativo di cui l’autore sia avvale. Il lessico appare improntato alla quotidianità, pur essendo arricchito da quella coloritura di termini ed espressioni tipiche del parlato, oppure ottenuti con invenzioni talvolta bizzarre o con l'uso di diminutivi e accrescitivi. Questi contributi lessicali permettono allo stile di Pirandello di non essere monotono, e consentono al discorso ora di accelerare, ora di rallentare, ora di distendersi, ora di agitarsi, il tutto sempre in risposta allo stato d'animo del soggetto narrante. L’ uso del flashback è limitato al solo racconto della giovinezza di Mattia Pascal nelle pagine iniziali del romanzo. Alcuni eventi poi acquistano particolare rilievo e durata narrativa, in altri casi le vicende di anni vengono riassunte nell’arco di poche pagine. Le sequenze narrative all'interno del romanzo, sono, assieme a quelle riflessive e dialogate le predominanti: quelle riflessive portano spesso l'autore a vere e proprie considerazioni di carattere filosofico, mentre quelle dialogate sono caratterizzate per lo più dal discorso indiretto, da quello diretto libero e da monologhi interiori dello stesso io narrante. Proprio la presenza di sequenze dialogate e narrative fa sì che il ritmo della storia sia sempre veloce e incalzante. Fabula e intreccio non coincidono, se non nelle ultime pagine del romanzo.

Esempio