Versioni Cicerone e Nepote

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Testo

LA FAVOLA DI GIGE
Essendosi la terra spaccata per certe grandi piogge, Gige scese in quella voragine e scorse, come dicono le leggende, un cavallo di bronzo, che aveva ai fianchi delle porte; dopo averle aperte scorse il corpo di un uomo morto di grandezza mai vista, con un anello d'oro al dito; glielo tolse e se lo mise, poi si recò all'adunanza dei pastori (era, intatti, pastore del re); lì, ogni volta che volgeva il castone dell'anello verso la palma della mano, diveniva invisibile a tutti, mentre egli era in grado di veder tutto; ritornava nuovamente visibile quando rimetteva l'anello al suo posto. E così, servendosi dei poteri concessigli dall'anello, fece violenza alla regina e col suo aiuto uccise il re suo padrone, tolse di mezzo chi, a parer suo, gli si opponeva, e nessuno potè scorgerlo mentre compiva questi delitti; così, tutto ad un tratto, grazie all'anello divenne re della Lidia.
(CICERONE, DE OFFICIIS III, 9, 2-3)
MORTE DI AMILCARE
Dopo aver attraversato il mare, Amilcare giunse in Spagna e fece grandi cose con ottimo successo: sottomise i più grandi e bellicosi popoli, arricchì tutta l’Africa con cavalli, armi, uomini e denaro. Egli mentre si preparava ad attaccare guerra in Italia, otto anni dopo che era giunto in Spagna, fu ucciso in battaglia combattendo contro i Vettoni. Sembra che il perpetuo odio di costui contro i Romani abbia causato la seconda guerra punica. Infatti Annibale, suo figlio, fu indotto dalle incessanti suppliche del padre a tal punto da preferire la morte piuttosto che cimentarsi con i Romani.
(CORNELIO NEPOTE, HAMILCAR 4, 1-3)

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