Ulisse e Polifemo

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Testo

Ulisse e Polifemo
Ulixes cum Ilio in patriam Ithacam reveniret, tempestate ad Cicones est delatus, quorum oppi dum Ismarum expugnavit praedamque sociis distribuit. Inde ad Lotophagos naves appulit, nomine minime malos, qui loton ex foliis florem edebant. Inde ad Cyclopem Polyphemum, Neptuni filium, pervenit. Cyclops media fronte unum oculum habebat et carnem humanam edebat: qui postquam pecus in spelonca redegerat, molem sabea ingentem ad ianuam opponebat. Is Ulixem cum sociis inclusit sociosque eius consumere coepit. Ulixes cum non resisteret Cyclopis immanitati atque fetitati, vino inebriavit et post dixit: «Mihi nomen est Utis». Itaque cum oculum eius trunco ardent exureret, Polyphemus clamore suo ceteros Cyclopes convocavit et eis dixit: «Utis me excaecat». Sed illi neglexerunt; Ulixes socios suos ad pecora alligavit et ipse se ad arietem et ita exierunt.

Traduzione:
Ulisse mentre tornava da Troia verso la patria Itaca, fu trasportato dalla tempesta verso i ciconi, dei quali conquistò la città ismara e distribuì il bottino agli alleati. Quindi fece approdare le navi verso i lotofagi, uomini per nulla malvagi, i quali mangiavano il fiore di loto dalle foglie. Quindi giunse dal ciclope Polifemo, figlio di Nettuno. Il ciclope aveva un solo occhio in mezzo alla fronte e mangiava carne umana: il quale dopo che aveva ricondotto il gregge nella spelonca, metteva davanti alla porta un peso di pietra ingente. Egli rinchiuse Ulisse con i compagni e cominciò a mangiare i suoi compagni. Ulisse non resistendo alla crudeltà e alla ferocia del ciclope, inebriò (lui) con il vino e dopo disse: «Il mio nome è nessuno». Perciò bruciando il suo occhio con un tronco ardente, Polifemo chiamò con il suo grido gli altri ciclopi e disse loro:«Nessuno mi acceca». Ma quelli non lo tennero in considerazione; Ulisse legò i suoi compagni alle pecore ed egli stesso all’ariete e così uscirono.

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