Materie: | Appunti |
Categoria: | Latino |
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SALLUSTIO
Gaio Sallustio Crispo nacque ad Amiternum nella Sabina (oggi l’Aquila) il 1 ottobre dell’86 a.C. da famiglia facoltosa che però non aveva mai dato magistrati allo stato. Nel 55 e 54 forse divenne questore, poi nel 52 tribuno della plebe e condusse una aspra battaglia contro l’uccisore di Clodio, nel 50 per vendetta degli aristocratici venne espulso dal senato. Dopo lo scoppio della guerra civile combatté al fianco di Cesare e dopo la sua vittoria fu riammesso al senato, Cesare lo nominò governatore della provincia di Africa nova, ma Sallustio dette prova di malgoverno e rapacità, al ritorno dalla provincia venne colpito da malvessazione, per evitargli la condanna e la nuova espulsione dal senato, Cesare gli consigliò di ritirarsi una volta per tutte dalla politica. Fu da questo momento che Sallustio si dedicò alla storiografia, muore nel 35 o nel 34. Opere: due monografie storiche: Bellum Catilinae e Bellum lugurthinum composte e pubblicate fra il 43 e il 40. La Historiae iniziata nel 39 e rimasta incompiuta al libro V, opere spurie, due Epistulae ad Caesarem senem de re pubblica, e l’invectiva in Ciceronem. Fonti: per la data di nascita ci si basa sulla Cronaca di Girolamo, per altre notizie, Dione Cassio 40,63 e 43,9 per il ritiro dalla vita politica lo stesso Sallustio. In ambedue le monografie Sallustio antepone proemi di una certa estensione, nei quali si sforza di giustificare il fatto di essersi ritirato dalla vita politica, dedicandosi alla composizione di opere storiche. Sallustio attribuisce alla storiografia un valore di gran lunga inferiore a quello della politica, nei pochi cenni autobiografici contenuti nei proemi di Sallustio sono contenute informazioni volte a spiegare l’abbandono della vita politica con la crisi che ha irrimediabilmente corrotto le istituzioni e la società. Il Bellum Catilinae, Sallustio descrive il personaggio di Catilina e tutta la sua vita politica fino alla morte. Quasi all’inizio dell’opera Sallustio dedica un ampio excursus la cosiddetta archeologia che traccia una rapida storia dell’ascesa e della decadenza di Roma. Il punto di svolta è la distruzione di Cartagine, da qui fa cominciare il deterioramento della società romana, un secondo excursus al centro dell’opera in cui denuncia la degenerazione della vita politica romana nel periodo che va da Silla alla guerra tra Cesare e Pompeo. Sallustio ripone in Cesare l’attuazione di una politica per certi versi non diversa da quella di Cicerone che proponeva nel suo priceps, a differenza di Cicerone, Sallustio è disgustato dall’inquinamento del senato con l’immissione di personaggi provenienti da ranghi militari. Sallustio indica in Cesare e in Catone i più grandi romani dell’epoca, non intendeva denigrare Cicerone, ma comunque la figura del console che represse Catilina sembra essere ridimensionata. Raggiunge una sua grandezza se pur malvagia Catilina, mentre tratteggia il personaggio Sallustio lo giudica, il moralismo di Sallustio è del resto coerente con il suo moderatismo politico. Il Bellum Iugurthinum è largamente indirizzato a mettere in luce le responsabilità della classe dirigente aristocratica nella crisi dello stato romano. Giugurta si era impadronito del regno di Numidia in Africa e aveva corrotto col denaro gli esponenti dell’aristocrazia romana inviati a combatterlo. In questa monografia il bersaglio principale di Sallustio è la nobiltà. La politica dei populares è illustrata da un discorso fatto fare a Memmio, per protestare contro la politca inconcludente del senato; e da una altro discorso fatto fare a Mario sull’arruolamento in massa della plebe. Il ritratto di Giugurta nasconde la perplessa ammirazione di Sallustio, per l’energia indomabile che è sicuro segno di virtus, anche se di una virtus corrotta. Le Historiae iniziano nel 78 a.C. restano incompiute per la morte dell’autore, si imponeva il ritorno alla forma annalistica, i frammenti che ci restano sono ampi. Si tratta di 4 discorsi e di un paio di lettere. Nelle Historiae si evidenzia la corruzione dei costumi senza rimedio. Il pessimismo sallustiano sembra acuirsi nell’ultima opera. Dopo l’uccisione di Cesare e la frustazione delle aspettative riposte nel dittatore, lo storico non ha più una parte dove schierarsi, né aspetta più un salvatore. Lo stile di Sallustio: l’uso frequente di antitesi, asimmetrie e variationes di costrutto: il difficile equilibrio, fra questo dinamismo inquieto da una parte e un vigoroso controllo che sa frenarlo dall’altra, produce un effetto di gravitas austera e maestosa, un’immagine di mediata essenzialità di pensiero. Alla gravitas austera contribuisce parecchio la ricca patina arcaizzante, l’arcaismo non è solo scelta di parole desuete, segnate dalla dignità dell’antico, ma anche nella ricerca di una concatenazione delle frasi che è di tipo paratattico. C’è la rinuncia a tutti gli effetti drammatici della storiografia tragica, incline a suscitare emozioni e perciò ispirata a uno stile di narrzione vivace per così dire realistico.