Materie: | Appunti |
Categoria: | Latino |
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PROPOSIZIONI SUBORDINATE
Le proposizioni subordinate si dividono, in base alla funzione che svolgono, in:
1. Completive
2. Aggettive
3. Circostanziali
• Le proposizioni completive hanno la funzione di soggetto o di oggetto rispetto alla reggente. Sono comprese anche le proposizioni:
- Infinitive
- Interrogative indirette
- Completive (più congiuntivo) introdotte da: ut-ne
ut-non
quin
quod (dichiarativo)
• Le proposizioni infinitive si dividono in soggettive e oggettive:
Le proposizioni soggettive si possono trovare con verbi impersonali (oportet, decet, licet, interest…) o forme passive impersonali (intellegitur, traditum est…).
Le proposizioni oggettive si possono trovare con i verba dicendi (dico, affirmo…), i verba sentiendi (video, puto…) e i verba affectuum (gaudeo, doleo…).
• Le proposizioni interrogative indirette sono delle completive dipendenti da verbi che significano chiedere, capire, sapere, dire… e hanno il modo congiuntivo. Le interrogative indirette si dividono in semplici e disgiuntive.
Le proposizioni interrogative semplici si hanno quando si vuole sapere una sola cosa. Possono essere introdotte da pronomi, aggettivi o avverbi interrogativi (quis, uter…) oppure da particelle interrogative (ne o num se ci si aspetta una risposta incerta o negativa, nonne se ci si aspetta una risposta affermativa).
Le proposizioni interrogative disgiuntive si hanno quando si vuole sapere quale tra due o più cose sia quella vera.
• Le proposizioni completive introdotte da ut-ne hanno il congiuntivo di tipo volitivo: presente o perfetto, secondo la consecutio temporum. Possono dipendere dai verba curandi (curo, video, provideo…), dai verba hortandi (hortor, moneo…) oppure dai verba timendi.
• Le proposizioni completive introdotte da ut-ut non hanno i quattro tempi del congiuntivo. Possono dipendere dai verbi impersonali di avvenimento (est ut, accidit…) o dai verbi e da espressioni impersonali che significano restare, seguire (restat, reliquum est ut…).
• Le proposizioni completive introdotte da quin hanno il congiuntivo secondo la consecutio temporum, con i tre rapporti di anteriorità, contemporaneità e posteriorità. Queste proposizioni sono usate in dipendenza da verbi ed espressioni di senso negativo (non dubito quin, non dubito che; non est dubitum quin, non c’è dubbio che; facere non possum quin, non posso fare a meno di…)
• Le proposizioni completive introdotte da quod (dichiarativo) possono essere di natura soggettiva, oggettiva o epesegetica. Il quod dichiarativo si può trovare con espressioni del tipo: inopportune…fit, accidit quod; oppure per spiegare un pronome neutro (hoc, illud, …) un avverbio (sic, ita, inde) o un sostantivo della reggente.
• Le proposizioni aggettive hanno funzione di attributo o di apposizione a un termine della proposizione reggente.
Le proposizioni relative sono quegli enunciati introdotti da un pronome (qui, quisquis, quicumque), aggettivo (qualis, quantus, quot) o avverbio (quo, ubi, unde) relativo e si distinguono in: proprie, improprie e apparenti.
• Le proposizioni relative proprie o aggettive hanno il modo indicativo quando hanno la funzione di attributo rispetto a un termine dalla reggente; quando sono introdotte da pronomi o avverbi raddoppiati o uscenti in –cumque; quando hanno valore di perifrasi e quando hanno valore di relative incidentali. Hanno invece il congiuntivo quando dipendono da una proposizione al congiuntivo o all’infinito; quando esprimono il pensiero riferito da persona diversa da chi parla o scrive oppure quando esprimono un’azione eventuale.
• Le proposizioni relative improprie o avverbiali hanno il verbo al congiuntivo e valore di proposizioni avverbiali o circostanziali.
Esse possono essere: relative finali (qui = ut is)
relative consecutive (qui = ut is)
relative causali (qui = quod is)
relative concessive (qui = quamvis is)
relative avversative (qui = cum is)
• Le proposizioni relative apparenti equivalgono a proposizioni coordinate, in cui, il pronome qui, quae, quod corrisponde a et si, sed is, nam is.
• Le proposizioni circostanziali o avverbiali hanno funzione di complementi indiretti e sono: finali, consecutive, causali, temporali, condizionali, concessive e comparative.
• Le proposizioni finali indicano il fine per cui si compie l’azione della reggente. Si esprimono con:
presente, se dipende da un tempo principale
ut/ne + congiuntivo
imperfetto, se dipende da un tempo storico
• Le proposizioni consecutive indicano la conseguenza dell’azione espressa nella reggente. Non seguono le regole della consecutio temporum, e si esprimono con:
presente, se la conseguenza riguarda il presente
ut/un non + congiuntivo imperfetto, se la conseguenza riguarda il passato
(azione durativa)
perfetto, se la conseguenza riguarda il passato
(azione momentanea)
• Le proposizioni causali indicano la causa di quando si dice nella proposizione reggente. Possono essere introdotte dalle seguenti congiunzioni con i seguenti tempi verbali:
quod, quia, quoniam indicativo/congiuntivo
quandoquidem,siquidem indicativo
cum congiuntivo
• Le proposizioni temporali indicano le circostanze di tempo in cui si colloca l’azione contenuta nella proposizione reggente. Sono introdotte dalle seguenti congiunzioni temporali con i seguenti tempi verbali:
cum, dum indicativo/congiuntivo
ut, ubi indicativo
• Le proposizioni condizionali indicano la condizione necessaria perché possa compiersi quanto è detto nella reggente. Esistono tre tipi di periodo ipotetico: della realtà, della possibilità e dell’irrealtà; inoltre può essere indipendente o dipendente.
• Le proposizioni concessive indicano una circostanza nonostante la quale si compie quanto si afferma nella reggente. È introdotta dalle seguenti congiunzioni con i seguenti tempi verbali:
quamquam, etsi, tametsi, etiamsi indicativo
cum, licet, quamvis, ut congiuntivo
• Le proposizioni comparative fungono da secondo termine di comparazione, di cui il primo termine è costituito dalla reggente. Si distinguono in reali (+ indicativo) e ipotetiche (+ congiuntivo).
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