Plauto e le sue opere

Materie:Appunti
Categoria:Latino

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Testo

Plauto e le sue opere

Plauto è un tipico autore di palliate, cioè commedie di ambientazione greca. Il primo ad affrontare il problema della traduzione nelle opere e quindi anche il rapporto fra l’opera e l’ambientazione è Terenzio, così prima delle rappresentazioni vengono citati o l’opera a cui l’autore si è ispirato oppure l’autore di quest’opera e talvolta entrambe le cose.
Esiste una commedia greca “plasma” (di autore incerto) che sembra l’opera ispiratrice di Plauto per la composizione della “mostellaria”. Quello di Plauto e più in generale di tutto il genere latino è una traduzione artistica. Le opere nn sono semplici imitazioni ma alla base della loro composizione c’è una nuova linfa vitale, qualcosa che riguarda da vicino l’autore.
La contaminatio è l’accorpamento di opere teatrali diverse che sfociano in un’unica opera.
Plauto infatti quando compone concretamente un’opera si ispira e fa riferimento a più di un’opera.
Nella commedia greca c’era la scansione in atti mentre in Plauto è quasi completamente assente, è presente però una divisione in scene, cambiano i personaggi e gli ambienti, e la narrazione continua.
Nelle commedie greche alla fine di ogni atto è presente una parte cantata, a cui i greci danno fondamentale importanza…
Plauto inserisce parti cantate spesso legate alla storia dell’opera; infatti molti brani erano traduzioni di versi recitati dagli attori .Durante le parti cantate come verrebbe da pensare la narrazione nn si ferma, la loro presenza e la loro quantità dipendeva solo ed esclusivamente dalla compagnia teatrale o per maglio dire dalle capacità dei componenti. In Plauto è completamente assente l’analisi dei personaggi ma usa il “sermo FAMILIARIS”, lingua di facile comprensione usata a Roma, ma niente di popolare o plebeo. Nelle sue opere compaiono i prologhi vale a dire piccole introduzioni in cui vengono presentati i personaggi e si fa un breve riassunto del racconto dell’opera e spesso sono presenti anticipazioni sul finale. Nella mostellaria non c’è prologo ma la sua funzione è stata assorbita dalla 1 scena in cui troviamo 2 personaggi che parlando tra di loro ci spiegano la vicenda.
Plauto ricorre alle figure retoriche: accumulazione, chiasmo, allitterazione, poliptoto ( che prevede l’uso di una parola in contesti e significati diversi), oppure paronomasia.
Nelle sue trame è di uso frequente lo scambio di personaggi o scambi e quindi equivoci provocati dallo stesso autore su cui si regge l’uso del poliptoto e quindi di tutta la commedia.

FLAVIA Vi

Esempio