Materie: | Appunti |
Categoria: | Latino |
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Data: | 08.06.2000 |
Numero di pagine: | 2 |
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Testo
Phormio «Formione». Due fratelli, Cremete e Demifone, sono partiti da Atene lasciando i rispettivi figli, Fedria e Antifone, in custodia del servo Geta. Fedria ama una suonatrice di cetra, ma non trova le trenta mine per riscattarla; Antifone si è invece innamorato di Fanio, una ragazza originaria dell’isola di Lemno, libera ma povera, che ha appena perso la madre. Geta, lo schiavo-tutore per aiutare Antifone, chiede la collaborazione dello scaltro Formione, parassita e delatore di professione, abile azzeccagarbugli e simpatico furfante, che subito organizza una tresca. La legge ateniese prevede che se una ragazza è senza dote, il parente più prossimo è tenuto o a dotarla o a sposarla. Geta spaccia dunque per amico di famiglia di Fanio e cita in tribunale Antifone, non avendo di che dotarla, è “costretto” a sposarla. Intanto Demifone torna a casa. Non approva il matrimonio del figlio, parla di chiederne lo scioglimento, di cacciare i due giovani di casa. Formione, da smaliziato giurista, lo frena minacciando ritorsioni. Torna a casa anche Cremete. Il matrimonio di Anfitone non piace neanche a lui. Egli infatti aveva avuto a Lemno una figlia, di cui la sua moglie attuale, Nausistrata, non sa nulla, e che, proprio per questo — cioè per non dover dare troppe spiegazioni sulle origini della ragazza — avrebbe dato volentieri in moglie al nipote. Cremete chiede a sua volta a Formine di annullare il matrimonio di Antifone. Formione si dice disposto a sposare lui la ragazza, ma a patto che Cremete la fornisca di una dote di trenta mine: che in realtà è la somma necessaria al figlio di Cremete, Fedria, per riscattare la sua amata citarista. Cremete accetta, ma a contratto stipulato e dopo che Fedria ha liberato la citarista, scopre che Fanio è sua figlia. A questo punto Cremete, che auspicava proprio il matrimonio di Fanio con Antifone, non vuol più procedere, mettendo così nei guai Formione (i soldi ufficialmente destinati alla dote, son serviti a riscattare la citarista di Fedria). Ancora una volta Formione si cava d’impaccio, coinvolgendo Nausistrata, ignara di tutto. Alla fine Nausistarata perdona il marito, ma a patto di un’amnistia generale. Dall’Epidikozòmenos («Il marito aggiudicato») di Apollodoro di Caristo. Un perfetto esempio di commedia motoria, cioè «mossa», d’«azione», al contrario di una stataria, «quieta», «di carattere», tutta basata sul mero gioco psicologico, come l’Heautontimorumenos.