Mercurio

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Testo

Mercurio
Antiqui poetae Mercurium, filium domini Olympi et Maiae, deum astutiae et eloquii dixerunt. Parvulus Phoebum per dolum armento privavit et furtum callide occultavit; Phoebi minae puerum non terruerunt, nec Phoebus iuvencas recuperavit; immo novo dolo Mercurius Phoebum etiam pharetra et sagittis spoliavit. Postea Mercurius primam lyram testudine aedificavit et Phoebo pro iuvencis donavit. Mercurius etiam deorum nuntius erat; nam calceamenta alata induebat celeriterque totam terram pelagusque peragrabat; sic Superorum imperia viris, virorum desideria Superis apportabat. Petasum gerebat dexteraque caduceum tenebat: caduceo somnum donabat aut arcebat et animas ad Inferos ducebat. Mercurius praeterea praesidebat mercaturae, eloquentiae variisque virorum negotiis; ideo viarum quoque et alearum ludi patronus erat.
Gli antichi poeti chiamarono Mercurio, figlio del signore dell’Olimpo e di Maia, dio dell’astuzia e dell’eloquenza. Da piccolo privò Apollo dell’armento con l’inganno e nascose furbescamente il furto; le minacce di Apollo non intimorirono il ragazzo, e Apollo non recuperò le giovenche; piuttosto Mercurio con un nuovo inganno spogliò Apollo anche della faretra e delle frecce. In seguito Mercurio costruì la prima lira col guscio di una tartaruga e la donò ad Apollo al posto delle giovenche. Mercurio era anche il messaggero degli dei: infatti indossava calzature alate e viaggiava velocemente per tutta la terra e il mare; in questo modo portava gli ordini degli dei del cielo agli uomini e i desideri degli uomini agli dei del cielo. Portava un petaso e teneva nella mano destra un caduceo: con il caduceo donava il sonno della morte o rinchiudeva e conduceva le anime verso gli Inferi. Inoltre Mercurio difendeva il commercio, l’eloquenza e varie occupazioni degli uomini; perciò era anche il protettore delle strade e dei giochi d’azzardo.

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