La festa di mercurio - Ovidio

Materie:Appunti
Categoria:Latino

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Testo

"Illustre nipote di Atlante, vieni! Te sui monti, un giorno, d'Arcadia una delle umide Pleiadi partorм a Giove: arbitro di pace e di guerra per gli dei superi e inferni, gran camminatore con l'alato piede, rallegrato dal suono della lira nonchй dalla palestra lucida d'olio, maestro alla lingua di parole elaborate; il Senato alle Idi di maggio ti stabili un tempio di fronte al Circo. Da quella data deriva la tua festa odierna.
Te prega con offerte d'incensi, perchй gli procuri guadagni, chiunque pratica il commercio. Vicino alla porta Capena c'и un'acqua di Mercurio, miracolosa, se conviene credere a chi la provт; lа si reca con la tunica fissata dal cinto il mercante e mondato, con un'anfora purificata, attinge acqua da portar via. Con questa inumidisce un ramo d'alloro e col ramo inumidito asperge le mercanzie che muteranno padrone. Si asperge anche i propri capelli con l'alloro gocciolante e pronuncia con la voce solita agli inganni queste preghiere:
"Astergi i falsi giuramenti del passato, astergi le parole bugiarde di ieri. Sia che invocai la tua testimonianza, oppure invocai falsamente la grande maestа di Giove con la speranza di non essere udito, sia che ingannai accortamente qualche altro dio o dea, i venti veloci del meridione disperdano le mie parole sacrileghe. Il domani schiuda per me nuovi spergiuri, senza che gli dei si curino se ne dirт. Concedimi guadagni, in ogni caso, concedimi di gioire dei guadagni ottenuti, concedimi di godere d'aver beffato i compratori". Mercurio si ride dall'alto di queste richieste, ben ricordando di essere stato ladro delle vacche di Apollo.>>

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