La diatesi

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Testo

La diàtesi: attivo, medio e passivo nella sintassi

Come abbiamo spiegato nella Morfologia, lo schema di attivo, medio-passivo non corrisponde a una realtà che esista da sempre, ma è il risultato di un’evoluzione: attivo e medio risultano di gran lunga più antichi, mentre il passivo è un acquisto piuttosto recente nello sviluppo delle lingue indoeuropee.
L’insieme di quelle che chiamiamo diatesi non va dunque considerato come un fatto astrattamente grammaticale: fu piuttosto il risultato di un’evoluzione nel modo di concepire il rapporto fra l’uomo protagonista di una situazione e il mondo che lo circondava.
Diciamo allora che nella diatesi attiva il soggetto si riferisce al mondo come a qualcosa di oggettivo al di fuori di sé; in quella media il soggetto tende a far coincidere il mondo con la propria persona o con la cerchia delle proprie percezioni dei propri interessi. Nell’attivo il mondo risulta raggiungibile all’azione del soggetto proprio perché esiste anche senza di lui (per questo, ad esempio, usiamo un verbo attivo quando diciamo Athenienses sumus o Homo sum, perché diamo per scontata l’esistenza di una comunità ateniese o dello stesso genere umano), mentre nel medio il bersaglio dell’atto non esiste separatamente rispetto al soggetto, e può arrivare a coincidere con lui (per questo si adoperano verbi medi quando si dice recordor, glorior o lavor, cioè «mi ricordo», «mi vanto», «mi lavo»).
Quanto al passivo, la sua tardiva adozione segna un arricchimento notevole nelle possibilità espressive del verbo: come il medio (di cui conserva anche la forma), il passivo descrive una situazione che produce conseguenze ne

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