L'oro di Mida

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Testo

L’ORO DI MIDA
Cum Midas, Phrygiorum rex, in domo sua comiter Silenum, Bacchi comitem, excepisset, deus, ut illi gratiam referret, benigne permisit ut, quod vellet, peteret. Ille, auri avidissimus, optavit ut, quidquid tetigisset, aurum fieret. Domum rediens statim experiri voluit quomodo a deo satisfactum esset petitioni suae et virgas arboris tetigit, quae statim aureae factae sunt. Tangit postea saxum et aurum fit. Etiam regiae domus ianuae, quas patefecerat manu, in aurum vertebantur. Midas autem tanto dono magnopere gavisus est, sed postea, cum vellet cenare, intellexit quam exitiale donum petisset; nam panis, aqua et ceteri cibi aurum fiebant et rex fame et siti conficiebatur. Bacchus, precibus fatigatus, iussit manus in flumine Pactolo lavari, ut funesto dono liberarentur. Quo ex tempore flumen aurum vehit.
Poichè Mida, re dei Frigi, aveva accolto gentilmente nella sua casa Sileno, compagno di Bacco, il Dio, per ricambiargli il favore, gli concesse generosamente di domandare ciò che voleva. Egli, avidissimo d’oro, chiese che qualunque cosa toccasse divenisse oro. Tornando a casa volle subito mettere alla prova in che modo dal dio si fosse acconsentito alla sua richiesta e toccò dei ramoscelli di un albero, che subito diventarono d’oro. Dopo toccò un sasso e si tramutava in oro. Anche le porte della reggia, che aveva aperto con una mano, si erano trasformate in oro. D’altra parte Mida si rallegrò vivamente di così grande dono, ma poi, quando volle mangiare, capì che dono fatale aveva chiesto. Infatti, il pane, l’acqua e gli altri cibi diventarono oro e il re era sfinito dalla fame e dalla sete. Bacco, molestato dalle preghiere, ordinò che le mani fossero lavate nel fiume Pattolo, affinché fossero liberate dal dono funesto. Da allora il fiume trasporta oro.

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