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Categoria: | Latino |
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Data: | 23.04.2007 |
Numero di pagine: | 3 |
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Testo
Ergo iter inceptum peragunt fluvioque propinquant. Navita quos iam inde ut Stygia prospexit ab unda per tacitum nemus ire pedemque advertere ripae, sic prior adgreditur dictis atque increpat ultro: 'quisquis es, armatus qui nostra ad flumina tendis, fare age, quid venias, iam istinc et comprime gressum. umbrarum hic locus est, somni noctisque soporae: corpora viva nefas Stygia vectare carina. nec vero Alciden me sum laetatus euntem accepisse lacu, nec Thesea Pirithoumque, dis quamquam geniti atque invicti viribus essent. Tartareum ille manu custodem in vincla petivit ipsius a solio regis traxitque trementem; hi dominam Ditis thalamo deducere adorti.' quae contra breviter fata est Amphrysia vates: 'nullae hic insidiae tales absiste moveri, nec vim tela ferunt; licet ingens ianitor antro aeternum latrans exsanguis terreat umbras, casta licet patrui servet Proserpina limen. Troius Aeneas, pietate insignis et armis, ad genitorem imas Erebi descendit ad umbras. si te nulla movet tantae pietatis imago, at ramum hunc' aperit ramum qui veste latebat 'agnoscas.' tumida ex ira tum corda residunt; nec plura his. ille admirans venerabile donum fatalis virgae longo post tempore visum caeruleam advertit puppim ripaeque propinquat. inde alias animas, quae per iuga longa sedebant, deturbat laxatque foros; simul accipit alveo ingentem Aenean. gemuit sub pondere cumba sutilis et multam accepit rimosa paludem. tandem trans fluvium incolumis vatemque virumque informi limo glaucaque exponit in ulva. Cerberus haec ingens latratu regna trifauci personat adverso recubans immanis in antro. cui vates horrere videns iam colla colubris melle soporatam et medicatis frugibus offam obicit. ille fame rabida tria guttura pandens corripit obiectam, atque immania terga resolvit fusus humi totoque ingens extenditur antro. occupat Aeneas aditum custode sepulto evaditque celer ripam inremeabilis undae.
Quindi continuano il viaggio iniziato e s'avvicinano al fiume. Ma quando il nocchiero li vide venire di lì ormai dalla onda Stigia per il bosco selvoso e volgere il piede alla riva, così per primo li affronta a parole ed inoltre li sgrida: "Chiunque tu sia, tu che armato giungi ai nostri fiumi, su di' perché vieni da lì e ferma il passo. Questo è il luogo delle ombre, del sonno e della notte soporifera: è proibito trasportare corpi vivi con la barca Stigia. Davvero non mi sono rallegrato d'aver accolto sul lago Alcide, che avanzava, né Teseo e Piritoo, benché fossero figli di dei e invitti per le forze.. Egli con la mano mise in catene il custode del Tartaro e lo strappò tremante dalla soglia dello stesso re: essi, assalitala, tolsero dal letto la signora di Dite." A questo brevemente la profetessa Anfrisia rispose: "Qui non ci sono tali insidie, le armi non portano violenza; l'enorme portinaio atterrisca pure nell'antro latrando in eterno le pallide ombre, la casta Proserpina conservi pure la casa dello zio. Il troiano Enea, famoso per pietà ed armi, discende dal padre alle profonde ombre dell'Erebo. Se nessuna immagine di sì grande pietà ti commuove, riconosci però questo ramo . Allora i cuori gonfi dall'ira si placano, e nulla risponde a ciò. Egli ammirando il venerabile dono della verga fatale, visto dopo lungo tempo, volge la cerula poppa e s'avvicina alla riva. Quindi sloggia le altre anime, che sedevano per i lunghi banchi, ed allarga i posti; poi accoglie sullo scafo il gigantesco Enea. La barca cucita gemette sotto il peso e screpolata accolse molta acqua di palude Infine incolume oltre il fiume depone l'eroe e la profetessa nell'informe fango e nell'alga verdastra. Cerbero gigantesco rimbomba questi regni col latrato di tre bocche, enorme sdraiandosi davanti nell'antro. A lui la profetessa, vedendo che ormai i serpenti si rizzavano sul collo, butta una focaccia soporifera di miele e frutta drogata:Egli aprendo le tre gole con fame rabbiosa, lanciata, l'afferra e sciolse il dorso terribile e buttato a terra, gigantesco si stende per tutto l'antro. Enea occupa l'entrata, sepolto il guardiano, veloce supera la riva dell'onda inattraversabile.