Catone il censore

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Testo

Catone il censore
M. Cato, ortus municipio Tusculo adulescentulus, priusquam honoribus operam daret, versatus est in Sabinis, quod ibi heredium a patre relictum habebat. Inde hortatu L. Valerii Flacci, quem in consulatu censuraque habuit collegam, ut M. Perpenna censorius narrare solitus est, Romam demigravit in foroque esse coepit. Consulatum gessit cum L. Valerio Flacco, sorte provinciam nactus Hispaniam citeriorem, exque ea triumphum deportavit. Ibi cum diutius moraretur, P. Scipio Africanus, consul iterum, cuius in priori consulatu quaestor fuerat, voluit eum de provincia depellere et ipse ei succedere neque hoc per senatum efficere potuit, cum quidem Scipio principatum in civitate obtineret, quod tum non potentia, sed iure res publica administrabatur. Qua ex re iratus senatu, consulatu peracto privatus in urbe mansit. At Cato, censor cum eodem Flacco factus, severe praefuit ei potestati. Nam et in complures nobiles animadvertit et multas res novas in edictum addidit, qua re luxuria reprimeretur, quae iam tum incipiebat pullulare.
M. Catone, nato nel municipio di Tuscolo, da giovane, prima di impegnarsi nelle cariche (pubbliche), dimorò nei Sabini, perché aveva un podere lasciato dal padre. Poi su esortazione di L. Valerio Flacco, che ebbe come collega nel consolato e nella censura, come fu solito narrare M. Per penna ex censore, emigrò a Roma e cominciò ad essere nel foro. Esercitò il consolato con L. Valerio Flacco, ottenuta per sorteggio la provincia della Gallia citeriore e da essa riportò un trionfo. Avendo dimorato piuttosto a lungo, P. Cornelio Africano, console per la seconda volta, nel precedente consolato del quale era stato questore, volle cacciarlo dalla provincia e lui stesso succedergli e non potè effettuare questo per mezzo del senato, pur ottenendo certamente Scipione il primato in città, perché allora lo stato era amministrato non dalla potenza, ma dal diritto. Per tale cosa adirato col senato, concluso il consolato rimase in città come privato (cittadino). Ma Catone, diventato censore con lo stesso Flacco, fu a capo di quella carica severamente. Infatti prese provvedimenti contro parecchi nobili ed aggiunse nell’editto molte cose nuove, per cui fosse represso il lusso, che già allora cominciava a pullulare.

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