Brano finale del Satiricon

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Testo

"Ex Africa navis, ut promiseras, cum pecunia tua et familia non venit. Captatores iam exhausti liberalitatem imminuerunt. Itaque aut fallor, aut fortuna communis coepit redire ad paenitentiam suam." : "Omnes, qui in testamento meo legata habent, praeter libertos meos hac condicione percipient quae dedi, si corpus meum in partes conciderint et astante populo comederint. Apud quasdam gentes scimus adhuc legem servari, ut a propinquis suis consumantur defuncti, adeo quidem ut obiurgentur aegri frequenter, quod carnem suam faciant peiorem. His admoneo amicos meos, ne recusent quae iubeo, sed quibus animis devoverint spiritum meum, eisdem etiam corpus consumant." Excaecabat pecuniae ingens fama oculos animosque miserorum. Gorgias paratus erat exsequi. "De stomachi tui recusatione non habeo quod timeam. Sequetur imperium, si promiseris illi pro unius horae fastidio multorum bonorum pensationem. Operi modo oculos, et finge te non humana viscera, sed centies sestertium comesse. Accedit huc, quod aliqua inveniemus blandimenta, quibus saporem mutemus. Neque enim ulla caro per se placet, sed arte quadam corrumpitur, et stomacho conciliatur averso. Quod si exemplis vis quoque probari consilium, Saguntini oppressi ab Hannibale humanas edere carnes, nec hereditatem expectabant. Petelini idem fecerunt in ultima fame, nec quicquam aliud in hac epulatione captabant, nisi tantum ne esurirent. Cum esset Numantia a Scipione capta, inventae sunt matres, quae liberorum suorum tenerent semesa in sinu corpora."
«Tanto per cominciare, la tua nave che doveva giungere dall'Africa, secondo la tua promessa, con tanto di soldi e schiavi a bordo non è ancora arrivata. E i cacciatori di eredità, ormai ridotti in bolletta, cominciano a tirarsi indietro. Perciò, o sono io che mi sbaglio, oppure la fortuna comincia di nuovo a voltarci le spalle». * «Tutti coloro che ho menzionato nel mio testamento, ad eccezione dei miei liberti, potranno avere quanto ho lasciato loro solo a patto che taglino a pezzi il mio cadavere e se lo mangino alla presenza del popolo». * Sappiamo che presso alcune popolazioni esiste ancor oggi l'usanza che i vivi mangino i corpi dei loro parenti defunti, tanto è vero che spesso i malati si sentono rinfacciare di rendere peggiore la loro carne. Perciò io esorto tutti i miei amici a non sottrarsi alla mia volontà, invitandoli a mangiarsi il mio cadavere con lo stesso gusto con il quale avranno di certo mandato a quel paese l'anima mia». * L'enorme risonanza di tutta quella ricchezza accecava gli occhi e le menti di quei poveracci. * Gorgia era disposto a rispettare la clausola. * «Non ho paura che il tuo stomaco si possa rifiutare. Seguirà le direttive impartite, se gli prometterai che una sola ora di nausea verrà ricompensata da un sacco di belle cose. Basterà che tu chiuda gli occhi e immagini di buttar giù un milione di sesterzi invece di carne umana. E poi, a tutto questo si aggiunge che un sughetto per modificare il sapore lo troveremo. Infatti non esiste una carne che piaccia in sé e per sé, ma viene lavorata ad arte perché risulti appetibile anche a uno stomaco cui altrimenti ripugnerebbe. Se poi vuoi degli esempi che ti dimostrino quanto sto dicendo, sappi che i Saguntini assediati da Annibale mangiarono carne umana, anche se non aspettavano alcuna eredità. E lo stesso fecero gli abitanti di Petelia nell'estremo bisogno, non aspettandosi da un banchetto di quel tipo nient'altro se non vincere i morsi della fame. Quando Numanzia fu espugnata da Scipione, si trovarono delle madri che stringevano tra le braccia i corpi semidivorati dei figli».

Esempio