Appunti su Celso e Apicio

Materie:Appunti
Categoria:Latino

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Data:18.04.2001
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Testo

Celso: de medicina
Genere: trattato scientifico-tecnico in prosa;
Struttura: 8 libri e faceva parte di un'enorme opera enciclopedica;
Argomento: medicina antica;
- viene esposta la contesa tra coloro che affermano che la medicina debba fondarsi sui principi fisici causa delle malattie e coloro che invece sostengono debba basarsi sulla terapia tramite l'esperienza;
- si cerca una conciliazione tra la scuola di Ippocrate, che crede nell'importanza della natura nella cura delle malattie e quella di Asclepiade di Prusa, che sostiene invece un intervento più attivo del medico nella terapia.
Il foruncolo
Il foruncolo viene definito come un piccolo rigonfiamento a punta, infiammato, che provoca dolenzia se purulento e costituito da una sacca foruncolare biancastra e rossastra piena di pus. Esso non costituisce alcun pericolo per la salute anche se non curato, ma è possibile attenuarne il dolore con alcuni medicamenti, tipo il galbano (gommoresina derivata da piante orientali). In alternativa si possono usare pomate per farlo rientrare (reprimere) o per fare fuoriuscire il pus (exprimere) e infine sarebbe adatto un disinfettante o un po' di resina o di lievito.
Caratteristiche:
- descrizione particolareggiata e tecnica della patologia;
- - precise indicazioni per la terapia  adesione alla scuola di Asclepiade di Prusa.

Apicio: de re coquinaria
Vita: visse durante il principato di Tiberio; Seneca lo definisce come un vero gaudiente, amante di ogni ghiottoneria, che rimasto povero per aver sperperato tutto il suo patrimonio in enormi banchetti, preferì suicidarsi dopo essersi reso conto di non poter più mantenere il livello di vita lussuoso al quale si era abituato.
Genere: trattato scientifico-tecnico in prosa
Struttura: 10 libri con rimaneggiamenti e integrazioni di età posteriori;
Argomento: gastronomia romana.
La cucina di Apicio
I testi sono una serie di ricette, con cui Apicio dà dettagliate istruzioni per preparare alcune delle più importanti ricette romane: maialino lesso ripieno, umido di lepre, salse per diverse qualità di pesce e salsa bianca per scaloppine. Gli alimenti più consumati durante l'impero erano quelli che utilizziamo anche noi oggi (carne suina e bovina, volatili, cacciagione, pesci) fatta eccezione per ghiri, fenicotteri e pavoni. Il modo di cucinarli è totalmente diverso: mentre oggi preferiamo sapori lineari che permettano di identificare subito l'ingrediente base, a Roma la cucina era "mimetica", si mascheravano e manipolavano gli ingredienti per sorprendere il più possibile il palato. A questo scopo si utilizzava una grande quantità di "condimenta" (pepe, ligustico, aglio, cipolla, cumino, prezzemolo, datteri, miele, zenzero, zafferano, origano, menta) per esaltare il sapore, il profumo e soprattutto il colore dei cibi. La cucina romana infatti era molto attenta alla coreografia e al lusso e Apicio dà numerosi accorgimenti per guarnire in ogni modo i piatti, in modo da soddisfare non solo il palato ma anche l'occhio. Gli ingredienti che non dovevano mai mancare erano il garum e il vin cotto.Il garum detto anche "salsa di Apicio" già in uso presso i Greci, era preparato in grandi vasche dove si mettevano a macerare i pesci non eviscerati (alici, sardine, aringhe, sgombri e ricciole) insieme a erbe aromatiche e sale in quantità pari alla metà del pesce per evitare il deperimento del prodotto durante i 2-3 mesi di fermentazione. Per accelerare il processo le vasche erano poste prima in un ambiente riscaldato e poi in uno più fresco per farle raffreddare lentamente; il tutto veniva poi schiacciato e filtrato. Dalla prima spremitura si otteneva il "garum flos floris", costosissimo e di colore molto scuro per l'aggiunta di sangue di tonno; di seconda qualità era invece il "liquamen", mentre la feccia di fondo costituiva l"allec", venduto e basso prezzo o unito ad altro pesce come cibo per gli schiavi; In cucina era utilizzato come salsa per guarnire i cibi, come sostituto del sale o come ingrediente di cottura; poteva essere dolcificato col miele, inasprito con l'aceto, aromatizzato con i condimenta o costituire la base della salsa verde per accompagnare la cacciagione. Era anche impiegato in medicina come medicamento per l'ulcera, le bruciature, l'otite, la cataratta, le emorroidi, i dolori articolari e come depurativo e disintossicante.
Il mosto o vin cotto era impiegato semplice o manipolato con il miele o con l'aceto, per ottenere una bevanda molto dissentante; esistevano diverse qualità, come il "passito" ottenuto con uva fatta appassire sui graticci. In cucina era utilizzato per dare colore ai cibi nelle forme di "sapa", derivata dalla concentrazione del vino o del mosto di 2/3 della quantità iniziale, di "defrutum" concentrando metà della quantità iniziale e di "coroenum", dalla concentrazione di 1/3.

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