"Menecmi" di Plauto

Materie:Appunti
Categoria:Latino

Voto:

1 (3)
Download:1373
Data:17.09.2001
Numero di pagine:7
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
menecmi-plauto_1.zip (Dimensione: 8.59 Kb)
trucheck.it_menecmi-di-plauto.doc     32 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

MAGGIOROTTO PAOLA 3°AL

SCHEDA DELLA COMMEDIA.

MENECMI. di PLAUTO.

1) SINTESI DELLA TRAMA.

Un mercante di Siracusa smarrisce durante un viaggio a Taranto uno dei suoi due figli gemelli, Menecmo, e ne muore dal dispiacere. Questi, allevato da un ricco mercante di Epidamno, vive diviso tra la moglie e la meretrice Erozio. Si reca ad Epidamno anche l’altro gemello, chiamato anch’egli Menecmo, in memoria del fratello scomparso. Menecmo II viene scambiato da tutti per il fratello e crede di aver fatto colpo su Erozio, mentre Menecmo I è accusato di tradimento della moglie e di pazzia dal suocero. Il reciproco riconoscimento pone fine al delirio collettivo ed i due tornano insieme nella nativa Siracusa.

2) PRESENTAZIONE DEI PERSONAGGI.

MENECMO I: Originario di Siracusa, figlio di Mosco, un mercante, fratello gemello di Sosicle (Menecmo II). Rapito a Taranto da un mercante di Epidamno che lo alleva. E’ il classico personaggio ricco, festaiolo e superficiale. Non ha rispetto per la moglie, infatti, la tradisce e le sottrae alcuni oggetti di valore per farne dono alla donna che ama: Erozio, una cortigiana.

MENECMO II (SOSICLE): Originario di Siracusa, figlio di Mosco, un mercante, fratello gemello di Menecmo I. Viene chiamato Menecmo dal nonno, in memoria del fratello scomparso. Vive a Siracusa. Riconosce spesso la saggezza del proprio schiavo Messenione. Si presenta come una persona molto astuta, poiché dopo essere stato scambiato alcune volte per il fratello, è in grado di sfruttare pienamente gli imprevisti che gli si pongono di fronte, ricavandone divertimenti e lucro. Dopo lo smarrimento iniziale si comporta quindi con allegria e disinvoltura.

EROZIO: Meretrice, amante di Menecmo I. E’ il prototipo di cortigiana: donna astuta e attaccata al denaro, che cerca di ricavare in tutti i modi.

CILINDRO: Cuoco di Erozio. Secondo l’usanza romana, in quanto cuoco, era schiavo. E’ un personaggio schietto, diretto e prepotente, come dimostra nel dialogo del primo scambio con Menecmo II.

MESSENIONE: Servo di Menecmo II, originario della Messenia. E’ uno dei pochi schiavi ad essere spontaneamente fedele al proprio padrone. Questo perché ritiene sia l’unico modo per riuscire, un giorno, ad ottenere la libertà. E’ molto saggio, accetta le sue condizioni benché tristi e vuole solo il bene del proprio padrone, consigliandolo continuamente, anche se viene raramente ascoltato.

SPAZZOLA: in latino Peniculus: pennello, coda, scopetta. Chiamato così perché spazzava la tavola allo stesso modo. Scroccone ed ingordo. E’ un parassita, vale a dire colui che per debiti veniva consegnato al proprio creditore, di cui sbriga gli affari e le commissioni, chiedendo in cambio ospitalità alla sua mensa, cercando di farsi ben volere, facendolo divertire. Credendo di essere stato ingannato da Menecmo I, lo tradisce mettendosi dalla parte della moglie durante la lite.

SCHIAVA DI EROZIO: Sfacciata, impertinente ed astuta come la propria padrona.

MATRONA: Moglie di Menecmo I. Esempio di UXOR DOTATA (donna con la dote): bisbetica, altezzosa, brontolona, manesca, esigente, arrogante, fiera, capricciosa ed autoritaria, tanto da essere temuta dal marito. Non sopporta il proprio matrimonio, perché viene tradita e derubata dal marito.

VECCHIO: Suocero di Menecmo I. Bianco di capelli, tremolante, puzzolente e sdentato. Tiene le parti della figlia solo perché il marito l’ha derubata, ma ne tollera con tranquillità il tradimento (molto comune tra gli uomini dell'antica Roma).

MEDICO: Come sempre viene presentato da Plauto come vanitoso, saccente ed incapace di svolgere correttamente il proprio lavoro.

PERSONAGGI MENZIONATI SOLO NEL PROLOGO:

MOSCO: Mercante di Siracusa, padre dei due gemelli Menecmo e Sosicle. Dopo aver perso uno dei figli a Taranto muore dal dolore.

NONNO DEI GEMELLI: Dopo aver appreso ciò che era successo a Taranto dà a Sosicle il nome di Menecmo, che era anche il suo.

EPIDAMNO: Mercante, rapisce ed alleva Menecmo I portandolo nella propria città. Muore e lascia tutte le sue ricchezze al figlio adottivo.

3) LUOGO IN CUI E’ AMBIENTATA LA COMMEDIA.

La commedia è ambientata ad Epidamno, l’odierna Durazzo. I luoghi citati sono il porto in cui sbarca Menecmo II, il foro da cui torna Menecmo I, la sua casa e quella della meretrice Erozio. Anche qui, come in tutte le commedie di Plauto, l’ambiente in cui si svolgono i fatti è solo nominalmente greco, perché poi gli elementi che lo compongono sono tutti romani. Attraverso ciò l’autore esprime i pregiudizi antiellenici suoi e di tutti i romani di quel tempo.

4) RIFERIMENTI AL MONDO ROMANO.

- Schiavitù (es.: a Roma anche i cuochi erano schiavi, mentre ciò non accadeva in Grecia; se uno schiavo veniva liberato il suo vecchio padrone ne diventava il patrono, cioè il protettore in grado di dare appoggio finanziario e legale).
- L’uomo è più importante rispetto alla donna. (es.: il marito può tradire la moglie, purché non le sottragga alcun bene materiale di sua proprietà).
- Nomi di soldi: mine e sesterzi ed usanza di portare, durante un viaggio, il proprio denaro, all’interno di una cassa.
- Abbigliamento: mantello per le donne e clamidia per gli uomini.
- Odio per i medici, in quanto per molto tempo la “scientia herbarum” prevalse sulle cure “professionali”.
- Mezzo di trasporto: quadriga.
- Uxor dotata: donna con la dote. Con le sue caratteristiche di superbia, altezzosità, esigenza ed autorità.
- Banchetti, cui i romani erano soliti partecipare. Menecmo II appare anche incoronato, ricordando un tipico atto che veniva compiuto al termine del festino.
- Contio (conventio): assemblea popolare, a Roma, con acceso tollerato anche per i non cittadini, veniva convocata da un magistrato per discutere un fatto importante.
- Tribunale da cui torna Menecmo I.
- Citati: il pretore, il giudice e gli edili: cariche politiche romane.
- Superstizione (es.: i romani cambiano il nome di Epidamnum con Dyrrachium (Durazzo) perché secondo loro il finale della parola -damnum portava male).
- Cure mediche (es.: contro la pazzia fatte con l’elleboro, un’erba. La pazzia veniva però anche “curata” con un sacrificio di un maialino agli dei).
- Imprecazioni (es.: “Per Giove!”, “Per Castore!”, “Per Ercole!”, “Che gli dei mandino in rovina…”, “Che gli dei lo stronchino!”).

5)CARATTERI DEL LINGUAGGIO POPOLARE E COLTO (con esempi).

LINGUAGGIO POPOLARE:

- IDEO QUA MENSAM QUANDO EDO DETERGEO: perché a tavola quando mangio, io
- spazzo, faccio piazza pulita.
- DUM TU ILLI QUOD EDIT ET QUOD POTET PRAEBAS…: finché gli dai da pappare e trincare a volontà…
- HODIE DUCAM SCORTUM AD CENAM ATQUE ALIQUO CONDICAM FORAS: oggi mi troverò una battona e mangerò con lei fuori casa.
- AMATORES MARITI: mariti puttanieri.
- MERETRIX TANTISPER BLANDITUR, DUM ILLUD QUOD RAPIAT VIDET: liscialo, liscialo brutta slandra, finché c’è qualcosa da cuccargli.
- IN SCIRPO NODUM QUAERIS: cerchi un nodo in un giunco.
- EU HERCLE HOMINEM MULTUM ET ODIOSUM MIHI!: ma che razza di scemo! Che razza di scocciatore!
- NON EDEPOL TU HOMO SANUS ES, CERTU SCIO: una cosa è sicura: tu sei lo scemo del villaggio.
- UT EAS MAXUMAM MALAM CRUCEM: che tu vada diritto sulla croce.
- OBOLUIT MARSUPPIUM HUIC ISTUC QUOD HABES: ha nasato l’odore di pecunia che ti porti dietro.
- PERII!: sono fritto!
- HOMO LEVIOR QUAM PLUMA, PESSUME ET NEQUISSIME, FLAGITIUM HOMINIS, SUBDOLE AC MINIMI PRETI?: razza di leggera, sei più leggero di una piuma. Tu sei un rifiuto, un bidone e una caccola di topo.
- QUIN TU TE SUSPENDIS?: perché non ti appendi per il collo?
- QUIN TU IS IN MALAM CRUCEM?: perché non vai sulla forca?

LINGUAGGIO COLTO:
- DI TE AMABUNT QUISQUIS ES: chiunque tu sia, che gli dei ti proteggano.
- …NIL PUDET NEQUE VIS TUA VOLUNTATE IPSE PROFITERI…: se non hai né pudore né vergogna, se non vuoi confessare…

6)PRESENZA DI PARODIE, DOPPI SENSI, GIOCHI DI PAROLE, METATEATRO, ecc.…(con esempi).

PARODIE:
- …NATUS ESSE IN SICILIA, UBI REX AGATHOCLES REGNATUR FUIT ET ITERUM PHINTIA TERTIUM LIPARO, QUI IN MORTE REGUM HIERONI TRADIT, NUNC HIERO EST?: …che là regnava Agastocle, cui succedette Finzia, e poi Liparone, che morendo lasciò il trono a Gerone che tuttora lo tiene? (Liparone indica il re delle Lipari. E’ una filastrocca di re, recitata da Erozia per far ridere).
- Parodia dello stile classico: invocazioni a Bacco ed Apollo (da cui Menecmo si finge comandato),prendono in giro le “scene di pazzie” presenti in molte tragedie.

DOPPI SENSI:

- PEDIBUS: la doppia accentazione della parola dà un doppio significato: sia PIEDI sia VERSI.
- TENEO DEXTERA GENIUM MEUM: “tengo in pugno il mio genio” ma anche “le soddisfazioni della pancia”.
- CANTHERINO RITU: “come un cavallo castrato”, ma anche allusione a CANTHARUS, che era la coppa del vino e quindi alle traveggole connesse al bere.
- DUCID LEMBUM DIERECTUM NAVIS PRAEDATORIA: la nave dei pirati ha ramponato la nostra navicella: Erozio sta riuscendo ad ingannarti.

GIOCHI DI PAROLE:

- NAM NISI QUI ARGENTUM DEDERIT,NUGAS EGERIT, QUI DEDERIT, MAGI MAIORES NUGAS EGERIT: se uno non dà quattrini fa una sciocchezza, se invece li dà, fa una sciocchezza ancora più grande.
- RAPIDUS RAPTORI PUERI SUBDUXIT: rapida la corrente rapì il rapitore,
- FURTUM, SCORTUM, PRANDIUM: furto, mangime, femmina (detto popolare).
- PROPTEREA HUIC URBEI NOMEN EPIDAMNO INDITUMST, QUIA NEMO FERME HUC SINE DAMNO DEVORTIUR: perciò la chiamano Epidamno. Nessuno ci passa senza danno.
- NAM ITA SUNT HIC MERETRICES: “le puttane per far danno” (detto dei romani), dalla traduzione letterale: “sono fatte così le puttane di Epidamno”.
- NEQUE EGO ILLUM MANEO NEQUE FLOCCI FACIO NEQUE: no che non l’aspetto. Di lui me ne faccio un fico, di lui.
- VIRO ME MALO MALE NUPTIAM: malmaritata a malmarito sono.
- QUID PALLAM, QUID PAVES?; PALLA PALLORUM.
- NON HERCLE…NUTO NEQUE NICTO TIBI: letterale “non faccio né cenno né ammicco”, con allitterazione in italiano “non segno e non sugno”.

ALLITTERAZIONE:

- …PROFERAM PROGREDIRI PROEBABO: …che io mi affretti, e allora io cerco di affrettarmi.
- MAXUME MORE MORO, MOLESTO ATQUE MULTO.

OMONIMIA:

- ECCUM IN VIDULO SALVOM FERO: la spazzola ce l’ho dentro il sacco e sta sicura.

SINEDDOCHE (grottesca):

- NAVALES PEDES: “culi di marina”, per indicare i marinai scesi dalla nave.

METATEATRO:

- VOSQUE OMNIS QUAESO, SI SENEX REVENERIT, NI ME INDICETIS, QUA PLATEA HINC AUFUGERIM: cari spettatori, vi raccomando: se il vecchio ritorna acqua in bocca. Nessuno glielo dica da che parte me la sono squagliata.
- NUNC, SPECTATORES, VALETE ET NOBIS CLARE PLAUDITE: e ora, spettatori, a voi buona salute, a noi un bell’applauso.

6)IMPRESSIONI PERSONALI.

La commedia mi è sembrata abbastanza divertente, ma poco interessante, soprattutto per la trama, a mio parere, troppo scontata. La lettura è stata scorrevole e veloce, anche grazie alle numerose note riportate.

Esempio



  


  1. marty

    menecmi cerco info mi serve traduzione del primo atto