Spazio e Tempo dal Medioevo all'Umanesimo

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Testo

Il tempo è un’entità fisica per la scienza, ma per l’uomo nel corso dei secoli ha avuto significati diversi e per averne la cognizione più corretta è indispensabile ripercorrere tutte le sue fasi evolutive. La storia con le sue periodizzazioni è, infatti, una lettura del tempo e della civiltà che ha segnato il percorso dell’uomo negli spazi in cui è vissuto. In altre parole la vita di ciascuno è correlata alle caratteristiche culturali che è stato in grado di elaborare e di rispecchiare in alcuni particolari atteggiamenti e non è strano notare che in aree geografiche omogenee ogni società ha espresso culture diverse pur vivendo in territori contigui. Il quadro è radicalmente mutato, quando, sotto l’impulso delle tecnologie, l’uomo ha cominciato a esplorare spazi più ampi e a mettersi in relazione con gli altri rinunciando alla sedentarietà dei secoli pregressi. Ciò è accaduto con la civiltà dei comuni e più precisamente con la cultura dei mercanti che, rispetto agli artigiani, costituisce un vero ceto emergente obbligato ad acquisire competenze e conoscenze adeguate ai bisogni dell’attività intrapresa. Sono conoscenze di natura linguistica, geografica e matematica. In pari tempo il mercante avverte l’esigenza di presidiare la ricchezza di cui entra in possesso e di difenderla anche con la partecipazione al potere comunale mediante scelte politiche intelligenti. Ogni commerciante è teso alla ricerca dell’utile superando ogni remora di natura etica che ne limiti l’azione e l’esito degli affari. Per molti versi il ceto dei mercanti costituisce un’anomalia nella società in cui vive essendo in aperto contrasto con i valori della cultura ufficiale. Una manifesta trasgressione dei commercianti rispetto alle restanti classi sociali è quella di ricercare la mondanità, non a caso proprio in questo periodo si incentivano le iniziative per le feste e per il carnevale quasi per dare sfogo al bisogno di ostentare la ricchezza in aperta competizione con l’aristocrazia latifondista che comincia a perdere l’egemonia sugli abitanti del comune. Ovviamente nelle società comunali sono presenti e coesistono tendenze di segno opposto perciò quella prevalente alla fine è assunta come sintesi di un preciso contesto sociale di cui è possibile cogliere le peculiarità per confrontarle con altri di diverso tipo anche su basi diacroniche.
Nello spazio e nel tempo l’uomo realizza tutta la sua esistenza elaborando culture diverse, come nel caso dell’Alto Medioevo che è contrassegnato da una società rurale nella quale la natura domina ogni aspetto del suo pensiero, lo condiziona e lo trascende. La terra gli appare come un luogo di sofferenza e di patimenti fisici, mentre il Paradiso è per lui un giardino di delizie. Proprio la natura con la sua negatività è quella che non è mai presa in considerazione dagli artisti e dagli scrittori. Lo spazio non è misurato né misurabile e la vita di ognuno scorre nel ciclo della natura scandito dal lavoro e dalle campane delle chiese. Nell’Alto Medioevo modeste sono le conoscenze geografiche e labile la memoria storica degli eventi accaduti in precedenza. Tutto cambia con l’avvento dell’economia di mercato dopo il XII secolo. Cambia nell’immaginario comune l’idea di spazio e di tempo sotto la spinta della società comunale e del profitto commerciale. Anche l’aspetto dei comuni cambia per adeguarsi ai nuovi bisogni. Nascono nuovi rapporti di proprietà e si disgregano le preminenze della società feudale che si attarda a considerarsi ancora egemone. L’organizzazione dello spazio urbano è il chiaro segno di un nuovo rapporto con la natura che comincia ad essere modificata secondo i bisogni dei ceti emergenti. Dentro tale cornice anche il tempo acquista un valore inedito e la vita di ognuno è scandita dall’orologio collocato sulla facciata delle chiese. Perfino il calendario è riformato per rispondere ai bisogni della nuova realtà. Il tempo non è più un dono di Dio, ma qualcosa che ha un valore commerciale e che può essere comprato e venduto. Lo spazio ormai si è dilatato oltre misura e ne sono prova i viaggi di Marco Polo verso l’Asia e i viaggi di navigazione verso l’Oriente. Un nuovo capitolo della storia!
È, però interessante ricostruire le fasi attraverso le quali il concetto spazio temporale si modifica assumendo come riferimento la triade Dante, Petrarca e Boccaccia per arrivare all’Umanesimo i cui prodromi ci anticipano la civiltà del Rinascimento. Per Dante l’universo ha una configurazione che nel suo insieme ricalca il cosmo tolemaico-aristotelico. Ne abbiamo la descrizione nella Divina Commedia dove la terra è concepita come un corpo posto al centro dell’Universo diviso in due emisferi che a est sono delimitati dal Gange e a occidente dalle Colonne d’Ercole. Intorno alla terra ruotano nove sfere celesti chiuse dall’Empireo dove risiede Dio. In tal modo l’Universo è uno spazio chiuso e finito, razionalmente ordinato dalla mente divina. C’è anche una bipolarità che è data dalla materia e dallo spirito entrambi presenti in ognuno come anima e corpo di cui la prima tende ad elevarsi verso il Creatore, l’altro verso il basso. Per questo l’uomo manifesta le due tendenze come possibilità di opzione tra il bene e il male. Si conviene considerare lo spazio della Commedia come il luogo dove ci sono diversi gradi di prossimità nei confronti di Dio. Anche la natura ha un valore simbolico mentre l’astronomia è in stretta relazione con la teologia. Ogni uomo nel suo percorso tende verso il basso per risalire alle quote più elevate riservate ai beati. Il rapporto tra tempo storico ed eternità si instaura mediante la rievocazione delle anime lungo l’asse del loro viaggio terreno ma la memoria assume una funzione diversa in ciascuno dei tre regni: Inferno, Purgatorio e Paradiso.
La visione dell’infinito si esprime nelle forme della terra e questa nelle forme del cielo. Dante percorre tutte le sequenze dell’esperienza mistica e le vuole comunicare agli atri per elevarli dal profondo buio della terra che è anche la sede del dolore. Positiva è l’ascensione mentre ogni altro percorso in orizzontale, come il viaggio di Ulisse, costituisce un folle volo. Evidentemente per Dante non c’è autonomia del sapere se non è proteso verso l’alto nel suo significato teologico e spirituale.
Come già detto, la concezione laica dello spazio è una elaborazione della cultura mercantile che permea tutto il Decamerone con una visione realistica del mondo. Nasce così un nuovo rapporto tra l’io e il mondo, attento alle modulazioni interiori ed anticipatore della sensibilità moderna, atteggiamento ancora più palese e chiaro in Petrarca il quale proietta verso l’esterno la propria soggettività ed in pari tempo inventa il paesaggio dell’anima. Ne abbiamo una chiara documentazione nel Canzoniere dove il tempo è concepito come fuga e fragilità infatti per lui tutto è precario e fuggevole ma della vita percepisce il fascino ed è angustiato dal dissidio interiore che ora lo porta a godere delle gioie terrene e ora lo stimola a guardare l’ultrasensibile. Egli è insieme consapevole della nullità di ogni bene nella prospettiva dell’eterno per cui anche il godimento è fugace e doloroso. È sufficiente il contrasto che cogliamo nel passaggio del “viver dolce amaro”, un ossimoro che ci testimonia lo stato d’animo del suo dissidio. Giustamente il Petrarca considera la vita umana come il tempo dell’amore e della memoria, ma si tratta di un tempo interiore e di storia di eventi psichici legati all’esperienza amorosa. Diverso è il concetto dell’amore per gli Stilnovisti, infatti, esso non è visto in forma statica e neanche come allegoria religiosa.
Nel paesaggio del Canzoniere c’è una corrispondenza tra le varie parti del corpo di Laura e gli elementi della natura. Le belle membra sono immerse nelle acque e i fiori cadono sul suo grembo. Petrarca ama le cose su cui Laura si è adagiata con il suo corpo, ma il paesaggio è anche funzione del desiderio da parte del poeta di rivedere la donna amata.
In conclusione, nel Canzoniere il paesaggio è espressione dello stato d’animo del poeta, quasi un’identificazione tra l’io e la natura dove a modo di ritrovarla nella pace e nella solitudine dei contesti che gli piace frequentare.
Molto diverso è il concetto di tempo in Boccaccio da considerare come sequela di fatti storici che è possibile narrare collocandoli in spazi ben definiti. Non a caso nelle sue novelle sono sempre presenti le coordinate geografiche e storiche relative agli eventi narrati. C’è però una novità: il Boccaccio predilige il presente che gli consente di cogliere i fatti nella loro oggettività, mentre il passato gli serve per riproporre le situazioni che considera come modelli di vita ideali. Il Boccaccio inoltre è attento principalmente ai fatti che reputa degni di essere proposti al lettore per la loro esemplarità, depurati di ogni altro orpello. Il paesaggio per lui è uno scenario popolato da persone reali. È l’uomo a creare lo spazio con le sue azioni, con le sue avventure osservate come simboli di una fortuna imprevedibile e stimolante per la curiosità che suscita nel lettore. Il mare, la selva, la città sono i luoghi nei quali nascono i suoi personaggi compiacendosi di storicizzare le azioni e i sentimenti con uno sguardo benevolo e intrigante, fatti che ci testimoniano l’attualità di questo straordinario novelliere: un precursore dei nostri tempi.
Sotto alcuni aspetti l’Umanesimo sembra sviluppare motivi che è facile cogliere nella produzione letteraria dei trecentisti di cui ci siamo occupati, ma l’ Umanesimo è anche un fenomeno culturale che contiene importanti novità oltre la categorie simbolico-religiose dello spazio e del tempo medioevali. Siamo in presenza di un radicale rapporto con il passato che è percepito come una pagina diversa dai nuovi modelli culturali anche se posti su una linea di continuità nel superamento. Alla visione teocentrica del mondo gli umanisti contrappongono un senso laico della vita nell’universo e ciò trasparirà chiaramente nella storiografia rinascimentale. L’uomo è ormai al centro della terra e ne percorre lo spazio in tutte le direzioni. La natura è fonte di piacere e questo si coglie tanto nella pittura che nell’architettura dove evidenti sono le novità colte nella rappresentazione degli ambienti e delle persone in prospettiva. Gli artisti sembrano aver scoperto improvvisamente un approccio nuovo nell’arte con il senso prospettico, “la terza dimensione”.
Così ormai è rappresentato lo spazio nell’arte figurativa e, con Brunelleschi, nell’architettura. Uomini e cose sono pure raffigurati secondo principi matematici e geometrici inediti, trionfa il punto di vista laico e il modo di rappresentare il paesaggio. Ne sono chiara testimonianza gli ambienti bucolici visti come “giardini d’amore”che l’uomo plasma a sua immagine. L’Arcadia di Sannazaro, in particolare, fotografa paesaggi ordinati secondo il gusto del tempo in figure ideali di cantori, di ninfe e di adoni “in una felice fusione tra mondo vegetale, umano e divino. Questa preminenza della cultura sulla natura caratterizza anche il giardino rinascimentale”. In altre parole l’umanesimo non cancella il senso cristiano della vita, ma ne modera gli aspetti negativi in modo da rendere la vita più attraente e non condizionata dai preconcetti più negativi del Medioevo conciliando le esigenze spirituali e materiali di ognuno in una cornice nuova e moderna fatta di preghiera e di edonismo come fruibilità dei beni di cui la terra dispone.
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