Materie: | Tema |
Categoria: | Italiano |
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Data: | 09.06.2008 |
Numero di pagine: | 3 |
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Testo
Ragione e religione due eterni sconfitti
L’uomo ha bisogno di certezze. Da sempre è alla ricerca di una base stabile e sicura sulla quale fondare la propria esistenza. Nel corso dei secoli sono state due le vie ad aver avuto maggior successo: la via della ragione e la via della religione. Entrambe sono supportate da svariatissime teorie filosofiche, che tuttavia non sono mai riuscite a fornire delle risposte valide. Il problema è che le possibilità sono pressoché infinite, limitate solo dalla creatività e dalla fantasia di chi le inventa. Perciò in migliaia di anni di studi i filosofi sono arrivati a soluzioni sempre differenti, confermando, così, che non può esistere una soluzione valida, universale per tutti.
Da questo punto di vista, la scienza, dettata dalla ragione, è più adatta a dare delle riposte convincenti, potendo vantare nella storia di una maggiore applicabilità pratica e della possibilità di spiegare in maniera comprensibile i proprio errori, considerandoli dovuti all’arretratezza dei mezzi di ricerca. “Inoltre la scienza qualche progresso lo ha fatto”1, la religione invece non ha receduto dai suoi dogmi.
Il compito della scienza “è di argomentare muovendo dai fenomeni senza immaginare ipotesi, e dedurre cause dagli effetti”2. Quello che si otterrà in questo modo resta tuttavia un’illusione di sapere, di verità in quanto rimarrà sempre una parte del tutto; ciò che noi non riusciremo mai a spiegarci è quello che Davies indica come “il livello più profondo di spiegazione” e Agostino “l’opera di Dio”, cioè la risposta alle domande esistenziali umane: chi siamo?, da dove veniamo?, perché siamo qui?
Le soluzioni che religione e fede offrono a queste domande sono diametralmente opposte: rispettivamente la fede e la religione. La prima è più semplice, immediata: procura risposte facili da comprendere, ma ottenute tramite artifici, illusioni prive di ogni fondamento tangibile. L’unico motivo per crederci è che le alternative sono altrettanto vaghe e ancora più difficili da accettare. L’ateismo, infatti, comporta “il senso dei propri limiti”, il “sapere che la ragione dell’uomo è un piccolo lumicino”1. “Ormai noi tutti ci siamo poco a poco adattati alla nuova concezione dell’infinita nostra piccolezza, a considerarci anzi men che niente nell’universo”3. Da questa consapevolezza la ragione esce umiliata, però ancora onesta, pura. Essa, infatti, non si è illusa, no ha cercato risposte nella fede, che pongono problemi più ostili di quelli che risolvono.
Con lo sviluppo tecnologico, questa dialettica scienza - fede ha raggiunto livelli elevatissimi: anche ai giorni nostri è attualissima la discussione, basti pensare agli embrioni, all’eutanasia. Non si è nemmeno risolta la questione sull’origine della vita! Dall’altro lato si sono fatti dei passi in avanti, “la Chiesa non ignora quanto essa abbia ricevuto dalla storia e dallo sviluppo del genere umano”2, considerandolo utile per aprire “nuove vie verso la verità” ha accettato che “alcune cose della natura dimostrate veracemente” “non son contrarie alle Sacre Scritture”4. Questo potrebbe indurre a pensare che la scienza aveva sempre ragione, che prima o poi trionferà sulla religione, ma non è detto che sia così.
Zichichi sostiene che sostiene che “nessun ateo può […] illudersi di essere più logico e scientifico di colui che crede. Chi sceglie l’Ateismo fa quindi una atto di fede: nel nulla. L’ateismo diverrebbe quindi, nella sua visione, una sorte di religione del nulla, incapace “di mettere indubbio o di negare l’esistenza di Dio”.
In verità questa risposta non la potrà mai dare nessuno, Dio resterà sempre un mistero. Pertanto si può concludere che non raggiungeremo mai la verità: essa si trova dove non potremo mai arrivare: al di fuori della nostra immaginazione.
1 N. Bobbio
2 Concilio Vaticano II
3 P. Odifreddi
4 G. Galilei
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Saggio breve