Palomar

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Testo

1. Lettura di un onda
Palomar vuole solo guardare un onda e analizzarla in tutti suoi aspetti, ma è estremamente difficile perciò perde la pazienza
2. Il seno nudo
Certe convenzioni sono contraddittorie e Palomar cerca razionalmente di trovare una soluzione per non perpetrare in errore. Purtroppo il peso morto di una tradizione di malcostume impedisce d’apprezzare nel giusto merito le intenzioni più illuminate
3. La spada del sole
Il riflesso del sole sull’acqua è formato nella testa di Palomar mentre nuota. Perciò egli crede che non possa esistere poiché non può nuotare in una cosa che è nella sua testa. Egli formula pensieri contraddittori nel suo percorso alla ricerca della verità, arriva persino a pensare che noi siamo stati creati per godere di quello spettacolo. Ma alla fine risolve che la spada rimarrà lì anche senza di lui, si asciuga e va via.
4. Gli amori delle tartarughe
Guardando due tartarughe accoppiarsi Palomar fa attente riflessioni sull’eros, infatti si chiede cosa può essere l’eros se non si ha la pelle. Si risponde che in realtà l’eros non è altro che un “programma” del nostro cervello che si svolge attraverso le terminazioni nervose. Palomar giunge a direche noi in realtà siamo schiavi di questo programma imperfetto e che le tartarughe, invece, chiuse dentro al loro guscio insensibile possono capire meglio loro stesse.
OSTINAZIONE: La tartaruga morde sempre nello stesso punto
5. Il fischio del merlo
Palomar tenta inutilmente di trovare un modo per tradurre i fischi dei merli e si chiede se essi riescono a capirsi tra di loro.
Egli comprende infine che la lingua è una convenzione e che in fin dei conti i messaggi che si scambiano i merli stanno nel silenzio e non nei fischi.
OSTINAZIONE: Palomar tenta imperterrito di tradurre i fischi dei merli
6. Il prato infinito
Egli comprende che in realtà le nostre sensazioni sono grossolane perché in realtà ciò che noi chiamiamo prato è un insieme indefinito e sterminato di differenze, composto da un insieme di erbacce e piante seminate.
Infatti per avere una chiara visione del prato bisognerebbe poter visualizzare ogni singolo elemento che lo compone.
Infine applica tutte le sue teorie all’univeso
7. Luna di pomeriggio
Palomar fa attente riflessioni riguardo all’apparente fragilità e con uno spiccato egocentrismo crede di poterla farla sorgere.
Considera la luna come una cosa molto particolare, e quando essa è totalmente sorta, egli estremamente soddisfatto decide di andarsene pensando che la luna non abbisogna più di lui.
Qui Palomar sembra quasi sentire il peso della sua impotenza nei confronti dell’universo e cerca qualcosa di importante in cui il suo contributo sia importante, cerca sicurezza.
8. L’occhio e i pianeti
Guarda dei pianeti e apprezza l’equilibrio che c’è nell’universo.
Si passa dalle minuzie viste con il telescopio, all’analisi dei pianeti fatta a occhio nudo.
Opposizione di punti di vista diversi.
9. La contemplazione delle stelle
Palomar vuole guarda re le stelle, ma la fa solo con mezzi scientifici, perdendosi la visione d’insieme, per passare ad un osservazione più minuziosa.
Situazione paradossale, lui vorrebbe guardare le stelle dettagliatamente ma senza il telescopio, oltretutto è miope, vorrebbe utilizzare gli strumenti per facilitarsi la vita ma gliela complicano (mappa indecifrabile), il suo stesso nome è quello di un osservatorio astronomico ma lui non sa usare il telescopio.
Uomo ostinato ed insicuro, sempre alla ricerca di risposte alle sue domande.
10. Palomar sul terrazzo
Palomar parte per la tangente con un discorso relativo ai piccioni.
Conclude le sue riflessioni pensando che ci si può spingere a cercare quel che c’è sotto le cose solo dopo aver conosciuto la superficie delle cose, ma la superficie è inesauribile.
MORALE: Il mondo va interpretato dai punti di vista. Ognuno ne ha uno differente.
11. La pancia del geco
Palomar e sua moglie osservano la pancia trasparente di un geco in controluce.
Palomar comprende la dinamica dell’intero universo, basato su un grande e continuo processo di stritolamento e digestione, di distruzione e trasformazione della materia, di continuità e di scambio tra vita e morte, tra inizio e fine.
12. L’invasione degli storni
Palomar non riesce a comprendere come animali privi di regole come gli storni riescano a ritrovarsi così ordinatamente, analizzando meglio i fatti però si rende conto che l’ordine è solo un insieme, ma ciò che veramente guida questi uccelli è la casualità, infatti il loro volo non è affatto regolare, ma è completamente anarchico, e che non ha ne un inizio ne una fine.
L’unico modo per comprenderlo è guardare lo stormo nell’insieme, senza tentare ritrovare regole precise, infatti il volo dei pennuti è come la vita, pieno di variabili incalcolabili.
13. Un chilo e mezzo di grasso d’oca
Palomar si accorge che noi siamo abituati ad esternare sentimenti in qualsiasi situazione, spesso affermando il nostro smisurato egocentrismo, e convinti di essere padroni del mondo ci sentiamo il diritto di ricevere indietro gli stessi sentimenti che proviamo.
La ghiottoneria è un buon esempio, Palomar ama il cibo, ma il cibo non ama lui, Palomar in questa situazione in cui non è ricambiato si sente a disagio.
14. Il museo dei formaggi
Palomar entra in un negozio con la chiara intenzione di comprare un formaggio che conosce di sfuggita (evidenziazione della sua ignoranza in questo campo), egli per mettere un freno alla sua ignoranza in campo di latticini inizia un pedestre corso da autodidatta.
La sua ignoranza è determinata dalla società consumista e standardizzatrice, che permette di conoscere solo certi prodotti, a discapito di altri, il che è l’inizio della globalizzazione, che danneggia inevitabilmente prodotti artigianali e locali. Purtroppo non c’è modo di arginare i media e così anche Palomar, sconfitto, si trova a dover accettare il solito formaggio pubblicizzato.
15. Il marmo e il sangue
Palomar comprende la dinamica dell’intero universo, basato su un grande e continuo processo di stritolamento e digestione, di distruzione e trasformazione della materia, di continuità e di scambio tra vita e morte, tra inizio e fine.
In più si rende conto che siamo tutti su una stessa barca e che la sopravvivenza è garantita solo previa alleanza con un'altra parte.
16. La corsa delle giraffe
Le giraffe sono l’esempio vivente che può esistere e funzionare bene anche qualcosa che non è regolare. Questo impensierisce Palomar, sempre alla ricerca di una costante, di un modello, nelle cose.
17. Il gorilla albino
L’eccezione alla regola ci aiuta a capire la regola stessa.
La scimmia che noi vediamo così simile a noi, se colorata di un altro colore evidenzia moltissime differenze. Eppure si tratta sempre della stessa razza di scimmie che a noi parevano somigliar tanto, è bastato cambiare una variabile.
Copito di neve ha un rapporto così saldo con il copertone perché è l’unica certezza che gli ha riservato il triste destino, lo stesso destino che ha condannato i suoi giorni in quelle mura dello zoo, in balia degli sguardi di tutti.
18. L’ordine degli squamati
L’uomo fa fatica ad accettare realtà diverse dalla sua, come una possibile cognizione del tempo degli animali. Oramai siamo imprigionati nelle nostre stesse convenzioni e abbiamo paura di conoscerne altre. Concetto conosciuto anche come xenofobia…
19. L’aiola di sabbia
Al mondo ci sono due realtà, quella umana che tenta di rendere tutto razionale e quella non umana, che non risponde a nessun disegno.
Guardando quindi il giardinetto zen Palomar è scosso dalla regolarità della forma e dalla diversità dei significati che gli si potrebbero attribuire.
20. Serpenti e teschi
Essendo noi tutti uomini ci meravigliamo di come talvolta sia difficile comunicare.
In realtà la nostra stessa lingua è una convenzione e se non sen ne hanno le chiavi è difficilmente decifrabile (di conseguenza è irrazionale). Ciò mette in crisi Palomar.
Inoltre è strano come uno strumento che serve per facilitare la comunicazione possa diventare la barriera più grossa per farsi intendere.
21. La pantofola spaiata
Gli umani hanno formulato un concetto in base al quale ad ogni azione corrisponde una reazione. Ma questo brano è la prova che questa affermazione è falsa infatti la vita è piena di varianti che non potranno mai e poi mai essere calcolate, di conseguenza la teoria non può risolvere il mistero dell’essere.
22. Del mordersi la lingua
Un azione banale come una parola può avere chissà quali influenze sul futuro, quindi è meglio non dir nulla; ma anche ciò che non si dice potrebbe avere chissà che conseguenze sul futuro, Palomar fondamentalmente non vorrebbe commettere errori e trovare la soluzione migliore, ma come uscire da questo dilemma?
23. Del prendersela con i giovani
La vita è un ciclo, in cui noi siamo stati influenzati dai nostri antenati e i nostri discendenti saranno influenzati da noi in quanto loro antenati. Quindi i loro errori (anche se inconsapevolmente)sono stati creati almeno parzialmente da noi. Quindi perché arrabbiarsi?
24. Il modello dei modelli
Emblema di tutto il libro, questo brano vede Palomar tentare di farsi una regola sistematica della vita, ma resosi conto del numero infinito di incognite, egli comprende che non è possibile fare un modello di vita in cui si possa affermare cosa è bene e cosa è male fare.
25. Palomar guarda il mondo
Palomar nel tentativo di guardare le cose nelle minuzie si lascia sfuggire il mondo nel suo insieme. Ma in questo atto si rende conto che la vita è completamente casuale e che quindi non ha senso aspettare un momento adatto per apprezzare il mondo perché si presenterà quando meno se l’aspetta e starà a lui essere attento o meno, altra casualità.
26. L’universo come specchio
Palomar fa un arguta riflessione riguardo ai rapporti sociali da cui inizia a tracciare un immagine meccanica del mondo imperfetta e cigolante. Ma non ha ancora capito che il mondo è bello proprio perché imperfetto.

Esempio



  


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