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Categoria: | Italiano |
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Data: | 08.05.2009 |
Numero di pagine: | 2 |
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LA SCAPIGLIATURA
Verso il 1860 in Italia si verificano cambiamenti in campo politico e sociale.
Con la formazione del Regno d’Italia (1861) termina il periodo eroico delle lotte risorgimentali e si instaura il predominio della classe borghese, che dà inizio nel nord allo sviluppo industriale.
In campo letterario, essendo ormai morto il Leopardi e avendo il Manzoni smesso di scrivere, le letterature romantica è ormai in decadenza: il tema patriottico è esaurito, la poesia sentimentale tratta ormai con monotonia temi ispirati al sentimentalismo convenzionale e i romanzieri per lo più imitano senza originalità il Manzoni.
In questo clima si sviluppa il fenomeno della scapigliatura che ha il suo centro a Milano e a cui partecipano giovani artisti lombardi, piemontesi e veneti.
La parola scapigliatura compare nel titolo di un romanzo e vuol essere la traduzione della francese “boheme” (persona che reagisce ad ogni a tutte le convenzioni dalla borghesia).
Essa indica l’atteggiamento di questi giovani artisti, che sono violentemente antiborghese, non tanto per ragioni politiche.
Per un insofferenza nei confronti della morale borghese, di tutte le sue norme, le sue convinzioni e suoi modi di vivere.
Gli scapigliati si comportano come “contestatori globali” e si oppongono alla società del loro tempo, aspirando a scandalizzare i benpensanti vivendo in modo sregolato e spesso smisurato. Alcuni di loro muoiono alcolizzati e suicidi.
In campo letterario gli scapigliati si oppongono decisamente alla tradizione e cercano di entrare in contatto con le esperienze più recenti delle letterature straniere, specialmente con i cosiddetti poeti maledetti francesi e con gli ultimi esponenti del R. tedesco.
Essi da un lato si riallacciano alle esperienze più estremistiche del R. straniero che in Italia erano state ignorate. Dall’altro preannunciano alcuni aspetti della letteratura decadente, come l’indagine sugli aspetti più oscuri e misteriosi della psicologia dell’animo umano.
Vi è negli scapigliati anche un’esigenza di realismo che li spinge talvolta ad usare il dialetto come strumento espressivo e ad ispirarsi per alcuni aspetti alla letteratura naturalistica che si sta sviluppando in Francia.
Essi però scelgono in preferenza gli aspetti della realtà più anomali e morbosi, i casi clinici e le situazioni più sconcertanti. Dal punto di vista dei risultati pratici gli scapigliati non hanno prodotto grandi capolavori ed anche le loro idee sono spesso confuse, il movimento però è importante perché rappresenta un esigenza di rinnovamento e di svecchiamento della letteratura italiana.
Tra gli esponenti della scapigliatura si ricordano in primo luogo i due fratelli Arrigo e Camillo Baito, autori, il primo di poesie e il secondo di racconti che trattano con grande finezza di analisi psicologica tutti i temi della scapigliatura; Arrigo fu anche musicista e scrisse i libretti per le opere composte da lui stesso e per due opere composte da Giuseppe Verdi: l’ “Otello” e “Falstaf”.
Il pittore e scrittore milanese Emilio Prago scrisse molte poesie e il romanzo “Memorie del presbiterio”, in cui l’atteggiamento antiborghese e dissacratore si mescola a un sentimento di nostalgia per l’innocenza e la serenità dell’infanzia.
Infine il piemontese Ugo Targhetti scrisse poesie e romanzi in cui predominano i temi lugbri, morbosi e macabri.