La poesia del Tasso e del Barocco

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La poesia del Tasso e del Barocco: dall’esigenza espressiva di superare il classicismo rinascimentale all’edonismo intellettuale della meraviglia.

Manierismo e Barocco, due periodi tanto vicini a livello temporale, ma anche tanto lontani per opere, autori e caratteristiche generali. Entrambi i movimenti sono riconducibili all’ambito della Controriforma, epoca che si apre nel 1545 con il Concilio di Trento indetto dal papa Paolo III. Il Concilio costituisce la reazione della Chiesa di Roma alla riforma religiosa di Lutero, che, qualche anno prima, aveva sconvolto il mondo religioso, denunciando le scorrettezze e le corruzioni della corte papale. Paolo III e il suo successore, Paolo IV, si prefiggono come obiettivo quello di restituire vigore e credibilità all’istituzione religiosa. I provvedimenti presi furono sostanzialmente l’istituzione dei seminari, la stesura della “Professio Fidei” e l’affiancamento della Congregazione del Santouffizio al Tribunale dell’Inquisizione, in modo da costituire un vero e proprio organo civile e penale che potesse giudicare e punire di conseguenza ciò che veniva giudicato illecito o eretico.

A livello letterario si può notare che il Manierismo risente molto di più dei dettami del Concilio, a differenza del Barocco, che invece, per alcuni aspetti, tende ad allontanarsene un po’ di più.
Per analizzare meglio le caratteristiche e le differenze tra i due periodi è opportuno prendere in considerazione due autori fondamentali: Torquato Tasso per il Manierismo e Giambattista Marino per il Barocco.
Il primo, originario di Sorrento, lavora presso la corte ferrarese degli Estensi, prima per il cardinale Luigi e poi per il duca Alfonso II. Egli mostra sin da giovane il suo interesse e la sua passione per il poema epico, nel corso della sua vita, infatti, comincia, senza però mai portare completamente a termine, numerosi poemi epici: “Gierusalemme”, “Goffredo”, ”La Gerusalemme liberata” e “La Gerusalemme conquistata”.
Prendendo in analisi la “liberata”, che è sicuramente la più completa e apprezzata dalla critica, notiamo come Tasso, nel suo affannoso tentativo di superare il Classicismo e per sottostare ai dettami del Concilio, si allontani dalla tradizione epico-cavalleresca, creando un nuovo genere: il poema epico cristiano. Egli infatti vuole che la sua opera presenti un rigore religioso assoluto, e non a caso narra la vicenda della prima crociata, dove la protagonista incontrastata, la cristianità, compie la grandiosa impresa di liberare il Santo Sepolcro.
I cavalieri cristiani costituiscono modelli morali e sono costantemente contrastati dalle forze demoniache che agiscono mediante la magia.

Anche il Marino propone un esempio di poema epico: l’ “Adone”. L’opera estremamente lunga per il desiderio di superare il capolavoro del Tasso, viene definita un poema epico edonistico.
L’edonismo, la tendenza portante dell’epoca barocca, consiste nella ricerca del piacere del lettore, ma al tempo stesso di temi che possano istruire.
Nell’ “Adone” riscontriamo tale tema nell’ampia esplorazione sensoriale, nel gran numero di metafore e personificazioni, presentate dal poeta nel momento in cui narra le vicende amorose di adone e Venere. Emerge quindi il tema del sensuale e un forte gusto per la rappresentazione del realistico, a scapito del tema religioso e dell’intento di fornire modelli morali.

Entrambi gli autori, oltre al genere epico, si dedicarono a quello lirico: il Tasso compose le “Rime”, mentre il Marino la “Lira”.
Per quanto riguarda il Tasso riscontriamo nuovamente la volontà di allontanarsi dal classicismo, egli infatti abbandona il monolinguismo e il monostilismo di Tetrarca, trattando temi vari e differenti, con la conseguenza che l’opera non ha minimamente un impianto unitario.

La “Lira” invece presenta in modo esemplare le caratteristiche della poetica barocca. L’autore non compone un canzoniere unitario come quello petrarchesco, ma come ogni corda della lira produce una nota differente, così ogni sonetto tratta un tema diverso. Individuiamo anche un venir meno di una visione idealizzata della donna, sostituita da una forte attenzione per i particolari isolati. Tali particolari vengono descritti mediante numerose metafore, le figure retoriche che stanno alla base della letteratura barocca e che avevano sostituito le allegorie medievali.

Baldassar Graçian aveva per l’appunto definito la poesia del tempo come la poesia della metafora, centrata su tre idee portanti: acutezza, ingegno e concetto. L’acutezza è la capacità dell’intelletto di individuare rapporti e accostamenti ricercati tra le parole; quando l’intelletto opera in acutezza diventa ingegno; infine il concetto è la concretizzazione dell’acutezza mediante la metafora, ovvero un paragone sintetico.
Va inoltre ricordato che l’obiettivo primo del barocco è di suscitare meraviglia nel lettore, in modo da attirarne l’attenzione; ecco come possiamo per esempio spiegarci il fortissimo ossimoro , scelto dal Marino per descrivere la bella schiava nera.

In conclusione possiamo notare che sia il Tasso sia la poetica barocca in generale, pur presentando importanti differenze tra loro dovute ai diversi contesti storici in cui si inseriscono, manifestano un forte distacco dalle norme classiciste tanto decantate durante il Rinascimento, e, allo stesso tempo, un’obbedienza in qualche modo forzata ai dettami del Concilio di Trento.

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