La crisi economica mondiale e il fallimento del sistema bancario

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La crisi economica e il fallimento del moderno sistema bancario

La attuale crisi economica che, ormai noi tutti, stiamo vivendo è la chiara conseguenza che l’odierno sistema finanziario e bancario mondiale non funziona.
Molti danno la colpa a tutto questo al capitalismo e alla devastante ondata di liberismo, guidata da quei potentissimi uomini d’affari, i quali, non curandosi delle possibili ripercussioni sull’economia reale e quindi delle crisi che si sarebbero avute all’interno dei vari settori produttivi come l’industria, hanno cercato solo di giungere all’accumulazione di ricchezze personali, mediante operazioni speculative e spesso fraudolente.

Chiaro esempio ne è stata la famosa crisi dei mutui negli Stati Uniti. Le banche avevano ormai fatto diventare una pratica comune la cessione di mutui per l’acquisto di immobili a persone che erano chiaramente impossibilitate ad estinguere il debito. Questo tipo di pratica si era così tanto diffusa che i suddetti crediti avevano addirittura acquistato la denominazione di mutui subprime o NINJA ( No Income, No Job or Asset = Nessun Reddito, Nessun Lavoro stabile o Garanzia Finanziaria), proprio a sottolinearne l’alto rischio.
Ma nel momento in cui, chi aveva contratto il debito, si vide alzare i tassi di interesse, capì che non sarebbe stato più in grado di sostenere il pagamento delle rate. Infatti questo avvenne e le banche procedettero immediatamente alla confisca dei vari immobili.
Ma gli istituti bancari per evitare processi di svalutazione degli immobili, cioè rilevanti perdite di valore che in realtà, poco dopo, ci furono e come, si tutelarono cartolarizzando questi crediti. Ciò significa che le banche trasformavano i prestiti concessi in obbligazioni, vendute, a loro volta, ad altre banche o istituti con il futuro pagamento degli interessi come garanzia. In realtà questi interessi non furono mai completamente pagati, perché i vari debitori non riuscivano ad estinguere il proprio mutuo.
Intanto la banche stavano accumulando beni reali (gli immobili confiscati) e la liquidità interna aumentava grazie alla vendita di queste obbligazioni, che avevano così arricchito i già starpotenti istituti bancari centrali e indebolito chi li aveva acquistati.

Il problema principale sta nel fatto che la politica non si è mai interessata a regolamentare il sistema finanziario e bancario o peggio, come avviene negli Stati Uniti, si parla di deregolamentazione dai tempi del governo Regan in poi.

In teoria si può affermare che una delle principali cause della povertà siano le banche. Naturalmente questo tipo di ragionamento non sempre rispecchia perfettamente la realtà, anche perché le motivazioni di complessi fenomeni come la povertà sono molteplici. Ma l’azione degli istituti bancari influisce notevolmente su alcuni processi come l’inflazione.
Da circa 3 secoli le Banche Centrali hanno eroso ai singoli Stati il potere fondamentale di emettere la moneta, come la BCE o la statunitense Federal Reserve che, celandosi sotto la parvenza di istituzioni pubbliche, sembra che curino gli interessi dei soli gruppi privatistici. Ad esempio il 17% del capitale della BCE è gestito dalla Banca d’Inghilterra, che in realtà con l’euro non ha molto a che fare, visto che proprio il Regno Unito è stato una di quei pochi Paesi della UE che non ha aderito alla moneta unica.
In ogni caso queste banche tramite quello che può essere definito il monopolio della massa monetaria, possiedono la capacità di indebitare interi Paesi sotto la morsa del debito pubblico.
Inoltre questo banche, modificando il tasso di interesse dei prestiti fatti alle altre banche commerciali, influenzano, a loro volta, i tassi di interesse relativi al credito fatto ai cittadini.
Se i tassi sono troppo bassi, la quantità di moneta aumenterà provocando l’inflazione. Ma anche nel caso contrario le banche riescono ad arricchirsi, in quanto, se la quantità di moneta è bassa, si ha la recessione e quindi la banca si appropria di beni reali confiscati, grazie alle ipoteche imposte come garanzie ai prestiti non estinti.
Per superare questa situazione si dovrebbe rilanciare l’economia reale. Infatti come diceva il famoso economista del XX secolo Keynes, l’aggiunta di nuova moneta all’economia non spinge al rialzo dei prezzi fintanto che il denaro viene utilizzato per produrre nuovi beni e servizi, in quanto questi ultimi possono essere visti come l’offerta che conseguentemente aumenterà insieme alla domanda, cioè la moneta.

Inoltre nel sistema bancario europeo si è creato un grande conflitto di interessi. Infatti qualsiasi manovra finanziaria che favorisce l’euro , danneggia le altre monete, ma rafforza la valuta europea. Allo stesso tempo l’indebolimento di dollaro e sterlina danneggia la maggior parte delle banche italiane che ultimamente ha investito molto nei gruppi bancari anglo-sassoni.

Un meccanismo che può essere definito simile a quello dei crediti subprime, si verifica quando le banche prestano denaro virtuale ai Paesi del Terzo Mondo chiedendo in cambio della cancellazione del debito, che il Paese non sarà in grado di estinguere, miniere di metalli preziosi o diamanti. Infatti non è un caso che la maggior parte delle miniere di diamanti africane appartengano alle banche europee. Questo denaro che viene prestato si può dire che sia virtuale in quanto da Bretton Woods in poi, il sistema monetario si valuta in base alla fiducia che in un dato momento il mondo accorda a quella moneta. D’altronde la quantità di cartamoneta non copre neanche tutti i conti correnti e i debiti della banche.

Alla base della crisi c’è quindi il problema del sistemi bancario, finanziario e monetario che stanno ormai giungendo al collasso.
Benché aiutare l’economia reale può determinare una certa ripresa da questa crisi, ciò rappresenterebbe un limite se l’azione dei governi non andasse oltre, in quanto si tratterebbe della risoluzione di un semplice aspetto del problema nel suo complesso.
Ma per porre fine in maniera definitiva a tutto ciò e necessario partire dalla radice del problema, dalla sua causa primaria e cioè da un sistema bancario malato che deve essere assolutamente riformato. Bisogna però evitare che ci si affidi ad un piano che riproponga i vecchi schemi, mascherandoli con una scenografia, che cambia l’aspetto esterno, ma non la struttura interna del sistema, abbracciando così la tesi secondo la quale si cambia tutto per non cambiare nulla.

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