La Chimera

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano

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Data:12.10.2006
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Testo

Cosa può accadere ad una bambina che viene adottata da una famiglia e si trasferisce in un piccolo paese nel periodo dell’Inquisizione? Nulla di grave se non si trattasse di Antonia.
Il romanzo infatti narra la storia di Antonia, una ragazza abbandonata in un convento subito dopo la sua nascita. Trascorsa li la sua infanza, a dieci anni viene accolta da una famiglia di agricoltori della Bassa Valesia, e con loro vive in un piccolo paese di nome Zardino.
La sua bellezza innata, la sua disponibilità verso i più deboli e la sua ingenuità e diffidenza verso un paese che per lei era nuovo, però, portano tutto il paese di Zardino a dubitare di lei e in poco tempo essa si ritrova ad essere denunciata per stregoneria e condannata al rogo.
Tuttavia, trascorre la sua adolescenza, con spensieratezza e tranquillità, aiutando la sua famiglia, tralasciando le voci sul suo conto e trovando anche l’amore.
Arriva quindi il giorno dell’esecuzione e Antonia viene giustiziata, suscitando il clamore del popolo, l’unico mandante della sua morte ingiusta e crudele.
Antonia evidentemente appare come vittima dell’intera storia, condannata iniquamente dai suoi stessi compaesani, ma in realtà ha solamente usato male la sua intelligenza, preferendo mostrarsi ingenua e serena nonostante quello a cui andava incontro.
Se avesse analizzato meglio ciò che le stava accadendo, prendendo anche in considerazione il contesto nel quale viveva, avrebbe potuto salvarsi cercando di porre rimedio. La sua unica colpa è la mancanza di perspicacia nel osservare obiettivamente ciò che la circondava.
L’attenzione, quindi, ricade non tanto sulla storia in sé, ma sul periodo nel quale essa è collocata: questo permette, infatti, di comprendere le cause e le motivazioni per le quali viene condannata una persona come Antonia. Il romanzo ripercorre l’atmosfera che si veniva a creare durante tutto il Cinquecento, caratterizzato dalle lotte contro la stregoneria e i tribunali dell’Inquisizione, che inquietavano il popolo stesso.
Superstizione, diffidenza, pregiudizi e paura, tanta paura di essere coinvolti: questo era quello che provava l’uomo in quegli anni, ed era quello che provava anche il popolo di Zardino nei confronti di Antonia, vista come una novità scomoda per il paese.
Durante questo periodo infatti il popolo viveva in uno stato d’ansia: da una parte una Chiesa corrotta e sempre più ricca, dall’altra le persecuzioni che incutevano spavento tra la gente.
L’uomo quindi odiava l’uomo stesso: il timore religioso verso il Diavolo o verso gli spiriti maligni è solo un pretesto per nascondere le vere motivazioni, che per quanto riguarda Antonia erano basate sull’invidia delle compaesane, dalle quali sono partite tutte le dicerie.
Il romanzo, quindi, tratta diversi temi oltre a quello storico: temi condivisibili dalla realtà odierna, come l’invidia e la gelosia, la paura del diverso, la diffidenza.
Si descrive inoltre la realtà di un paese dove i suoi abitanti si creano un piccolo mondo, dove si mormora, si parla, ci si abitua all’attività quotidiana, ai visi conosciuti, dove una nuova entrata può causare scompiglio e può sconvolgere la vita di un paese.

L’attualità delle tematiche viene spiegata soprattutto dallo scrittore: Sebastiano Vassalli, in quanto è un autore contemporaneo, che vive tuttora a Novara (che è anche il luogo dove sorgeva il convento dove venne abbandonata Antonia).
Il linguaggio è comprensibile, ha un registro medio-basso, e riprende molte espressioni dialettali che rendono la narrazione più realistica e più concreta, rispecchiando la vita in un piccolo paese dei suoi abitanti: Nonostante ciò, il romanzo non crea quella situazione per cui il lettore è pienamente coinvolto nella storia: vuoi per il finale già espresso dall’inizio, vuoi per la scarsità di dialoghi, ma non si può ritenere un romanzo coinvolgente.
In aggiunta il romanzo è rovinato da un’eccessiva presenza di digressioni, che si ripetono continuamente e ostacolano il lettore nel seguire in modo lineare la storia.
Ciò non toglie che non si possa saltare le pagine, ma questo porterebbe il lettore a tralasciare digressioni che fondamentalmente sono interessanti
Concludendo si può dire che un romanzo può risultare interessante anche se scritto in venti pagine e può perdere il suo fascino che attirerebbe il lettore se viene accompagnato da troppe digressioni e da eccessive spiegazioni, come purtroppo si presenta “La Chimera”.

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