L'attraversamento del mar rosso degli ebrei

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Categoria:Italiano

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Testo

Sei un israelita in procinto di attraversare il Mar Rosso utilizzando le forme bibliche e ripercorrendo la trama dell’episodio, esprimi le emozioni che provi. Racconta anche la traversata e la visione degli egiziani travolti dal mare.

Abbiamo lasciato il Nilo ormai da molti giorni. Dall’alto di una duna ci appare una grande distesa d’acqua lucente ai raggi del sole.
Siamo finalmente arrivati sulle rive del Mar Rosso. Lontano, sull’altra sponda, mi sembra di vedere la terra del Sinai e più in là la terra promessa. Forse è solo un miraggio.
Alcuni si precipitano esultanti verso l’acqua. Vedo Ismaele che si tuffa assieme ai suoi fratelli, gettandosi, l’un l’altro, spruzzi d’acqua, in segno di gioia.
Anch’io provo una grande gioia e, seguendo gli altri, mi precipito verso la riva del mare.
Il mio primo pensiero va al Signore che ringrazio per averci consentito di raggiungere questa prima tappa.
Tutte le persone che mi stanno intorno gioiscono e sono commosse: gli occhi delle donne si riempiono di lacrime, le braccia di tutti si innalzano verso il cielo e tutti ringraziano con tanta gioia Colui che ha tenuto la sua mano protettrice su di noi.
Quando il sole volge al tramonto, si accendono i fuochi e intorno ai fuochi il sentimento del popolo del Signore è ancora quello del ringraziamento con cori e preghiere rivolte verso l’Altissimo.
Al mattino, però, il risveglio è amaro. Arrivano alcuni compagni che ci dicono di aver udito, in lontananza, lungo la pista che abbiamo appena percorso, il rombo degli zoccoli dei cavalli e delle ruote dei carri dell’esercito egizio.
Mi chiedo che cosa vogliano; perché ci stiano inseguendo e perché si stiano precipitando in questo modo verso di noi. Vedo che anche quelli intorno a me si fanno le stesse domande. Ma a tutti appare subito chiara la risposta. L’esercito del faraone ci sta inseguendo per farci nuovamente schiavi.
Questo pensiero si diffonde fra tutti. La costernazione scende su ogni uomo e ogni donna. Anche i bambini sembra che capiscano e alcuni incominciano a piangere.
I capi si riuniscono intorno a Mosè.
Vi sono già degli uomini di poca fede che rimproverano Mosè per aver lasciato l’Egitto, recando ingiuria al faraone e vorrebbero ritornare per sottomettersi nuovamente al suo potere.
Il momento è difficile.
Mosè è pensoso; forse sta per finire il viaggio che doveva essere la nostra liberazione e portarci alla conquista della Terra Promessa.
Mosè sa che gli israeliti non sono in grado di difendersi e teme la vendetta del faraone. Mosè sa che il destino del suo popolo si sta giocando in queste ore.
Il futuro del popolo israelita, il popolo prediletto dal Signore, è in pericolo.
Tutti noi comprendiamo con animo pieno d’angoscia il pensiero di Mosè.
Una grande disperazione si diffonde nel campo, mentre da lontano si vede levarsi la sabbia sollevata dagli zoccoli dei cavalli e dalle ruote dei carri dell’esercito egizio. Intanto il cielo si riempie di nubi minacciose.
Solo l’intervento dell’Altissimo può ancora una volta salvare il suo popolo prediletto. Vedo Mosè che si apparta. Si inginocchia aggrappato con una mano al suo bastone mentre volge l’altra verso l’alto. Dalla mia posizione lo vedo distintamente. Odo la sua voce sopra i lamenti delle donne, le grida degli uomini e i pianti dei bambini. Teme che il Signore abbia abbandonato il suo popolo prediletto e disperato invoca ripetutamente il suo intervento.
Ed ecco che improvvisamente nel cielo scoppia un tuono seguito dalla luce di un lampo, che squarcia il nero delle nubi.
Una voce possente risuona sopra le teste degli israeliti.
Cado a terra e con me tutto il popolo. Imploriamo gementi il perdono per tutti i nostri peccati e imploriamo ancora l’aiuto divino.
La voce del Signore dal cielo rimprovera Mosè per il suo dubbio e gli dice ancora una volta di riprendere il cammino e di avere fede nella protezione divina.
Vedo Mosè ancora un po’ dubbioso. Ma poi si affida alla sua enorme fede, chiama a raccolta il suo polo e si avvia a grandi passi verso la riva del mare.
Tutti noi lo seguiamo pieni di timore, ma anche fiduciosi nella nostra enorme fede. Seguiamo la parola di Mosè che ubbidisce alle parole dell’Altissimo. Intanto, i rumori degli zoccoli dei cavalli, delle ruote dei carri e delle grida d’incitamento dei capi dell’esercito egizio si stanno facendo sempre più vicini e sento vicina la fine delle nostre speranze. Le mie forze e quelle dei miei compagni non saranno mai sufficienti per salvarci.
Vedo Mosè che alza il suo bastone e lo agita nell’aria e poi lo batte tre volte sulle onde del mare, come gli aveva detto il Signore.
Ma che cosa può fare Mosè col suo bastone? Sento dentro di me un sentimento di rassegnazione di fronte a due minacce insuperabili: il mare che ci sta di fronte con le sue immense onde e gli egizi dietro di noi che vogliono nuovamente catturarci.
Sento vicino a me le voci degli uomini di poca fede che senza speranza e ormai travolti dalla paura, vogliono ribellarsi alla guida di Mosè.
A questo punto avviene un miracolo: il miracolo dell’enorme fede nel Signore che finora ci ha sorretto e nella quale ancora confidiamo. Le acque del mare, con un rombo ancora più forte di quello delle truppe egizie, si aprono lasciando libera come una grande strada sul fondo del mare, in direzione della terra del Sinai.
Il mio sgomento e quello di tutto il popolo è grande. Di fronte a me vedo due enormi muraglie d’acqua minacciosa e in mezzo vi è la strada della salvezza.
Tremiamo come foglie scosse dal vento.
Mosè, agitando il suo bastone, si lancia tra le due muraglie d’acqua e incita a gran voce il suo popolo a seguirlo.
Mi domando cosa succederà quando ci saremo inoltrati tra quelle due muraglie d’acqua.
Leggo sulle facce di quelli che mi stanno intorno la stessa preoccupazione.
So bene che cosa significano quelle enormi onde che si sono miracolosamente separate e che potrebbero richiudersi su di noi; ma l’esempio di Mosè, la sua voce e la nostra enorme fede hanno il sopravvento. E così pur intimoriti, ci incamminiamo dietro a Mosè.
Intorno a me ora vi sono le altissime muraglie d’acqua spumeggianti che si agitano minacciose e non mi sembra possibile che si possa scampare dalla loro minaccia.
Quelli, che hanno superato questo momento d’angoscia, ci incoraggiano a proseguire; mentre già i primi raggiungono la salvezza sulla riva di fronte a noi.
Dalle loro bocche si levano urla di gioia e li vedo inginocchiati sulla sabbia a baciare la terraferma.
Noi, che ci troviamo ancora nel mezzo del guado, prendiamo nuova forza, e spingendo i vecchi e i bambini, ci affrettiamo.
Intanto gli egizi sono arrivati sulla riva del mare e vedono anch’essi la grande strada in mezzo alle onde spumeggianti e minacciose che noi stiamo percorrendo.
Anch’essi provano angoscia e terrore davanti a tale spettacolo e rimangono fermi sulla riva terrorizzati.
Il faraone si fa avanti sul suo carro e lancia il grido blasfemo pronunciato già tante volte nel passato: “Gli dei degli egizi sono più forti del Signore degli israeliti!”. Poi accecato dall’ira, avanza tra le due grandi muraglie d’acqua.
Le truppe piene di paura, perché ricordano le sette piaghe che hanno già flagellato l’Egitto.
Nel frattempo tutti i nostri compagni hanno attraversato il mare e ormai anch’io sono arrivata sull’altra sponda.
Con terrore vedo gli egizi che ci hanno quasi raggiunto, in groppa ai loro veloci cavalli arabi.
A questo punto, sotto i nostri occhi, accade la più terrificante scena che abbia mai visto. Le onde del Mar Rosso, non più trattenute dalla mano del Signore, si muovono e si ricongiungono tra di loro seppellendo sotto di sé ogni uomo dell’esercito egizio.
Di fronte a tale disastro il mio cuore si stringe al pensiero di tanti uomini sacrificati dalle follie del faraone, che ha osato sfidare la volontà del nostro vero e unico Signore. Penso alle tante madri, tante spose e tanti figli che non rivedranno più i loro cari; ma sento anche dissolversi la grande angoscia che mi affliggeva fino a poco fa.
Come quelli che mi hanno preceduto mi sono gettata in ginocchio sulla terra e l’ho baciata commossa. Poi mi sono unita al coro di tutti per elevare grazie e glorie al Signore.
Ancora una volta di fronte ad un pericolo che non potevo vincere con le sole forze concessimi dal Signore avevo perso ogni speranza, ma ancora una volta l’enorme fede il Lui e l’enorme fede nei suoi miracoli mi hanno salvata. Sia gloria al nostro vero e unico Signore.

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