Il trash

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Testo

Il trash (inglese per "spazzatura") è una categoria estetica. Secondo la nota definizione di Tommaso Labranca, il trash può essere inteso come l'emulazione fallita di un modello culturale alto, cioè il risultato di un'operazione caratterizzata da altre ambizioni che, per vari motivi, vengono quasi completamente disattese. Il trash è spesso associato al kitsch applicato a contesti contemporanei quali cinema e televisione.
Quantitativamente molto rilevante il trash patinato. Risulta l'opposto del trash pressappochista. In questo caso si confezionano in modo ineccepibile idee che (quando presenti) sono tremendamente banali. L'unico ideale è il ritorno economico per l'autore, mascherato da una cura spropositata dei particolari (sfarzosissimi) per nascondere al pubblico la nullità di fondo, dal già citato Tommaso Labranca e altri ricercatori e studiosi questo trash patinato viene definito kitsch.

Tv spazzatura o da salvare?

postato da Antonio Mazzi
Lunedi 22 Novembre 2004 ore 16:43:20
Finisce l'Isola dei Famosi. Programma molto fortunato, molto discusso e confuso con altri reality-show. La mia partecipazione ha scatenato discussioni non poche. Alla fine, almeno per me, una domanda vale la pena che me la ponga: ho fatto bene? Ho fatto male? In questi casi parlare di bene o di male crea subito complessi di colpa. Come tante altre volte, anche questa volta, ho fatto scelte atipiche e diverse, non per mania di protagonismo o tanto meno per scandalizzare. Le ho fatte perché in linea con la mia vita. Ho fatto il prete, con mia meraviglia. Sono ancora prete con mia meraviglia. Avvicino persone che si meravigliano di essere arrivate a parlare con un prete, perché atee o lontane dalla chiesa, o indifferenti al cosiddetto aldilà.

Sono sicuro di aver aiutato, in questo modo, a salvarsi almeno tante persone fuori dai miei ovili, quante ne ho salvate nei miei cinquanta "ovili" che animo e coordino. Da qualche tempo ho capito che non devo essere solo il prete dei disperati, ma che devo incrociare le storie dei cosiddetti normali, perché i drammi veri oggi si annidano lì.
Ho accettato il confronto con gli adolescenti. Giro l'Italia in lungo e in largo per parlare nelle scuole, negli oratori, alle società sportive, nelle discoteche, nelle università. Ho scritto libri e scrivo con questo obiettivo. Ho aperto alcune strutture in Italia e fuori Italia per aiutare le famiglie sbandate e i figli di tali famiglie.
Tutto questo mi ha portato a lavorare su fronti molto rischiosi. Negli anni ottanta ho corso rischi per pulire il Parco Lambro dallo spaccio, per salvare le prostitute della Stazione Centrale, per offrire ospitalità in comunità a terroristi pentiti e dissociati.
Oggi corro il rischio di perdere la faccia perché vado in trasmissioni "pattumiere", in discoteche "sospette", negli stadi, ai concerti rock. L'apostolo delle genti diceva al suo discepolo Timoteo di annunciare al parola in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonendo, rimproverando, esortando. Il frastuono che suscitano le stupidaggini non deve essere più potente delle tre frasi che può dire un prete. Le esibizioni, le cafonerie, la sfrontatezza con la quale si calpestano dignità, amore, verità, non ci devono spaventare perché comunque un posticino per rompere lo si può trovare.
Mi domando se la televisione è migliore o peggiore di come sembra. Domenica scorsa, nell'ultima parte del programma di Domenica In, alla domanda se la gente volesse la Lecciso in famiglia o a ballare, il 92% ha detto che la voleva in famiglia contro l'8% che l'invitava a fare la ballerina. Perché quel 92% era lì a vedere la Lecciso, come ogni venerdì è stato a vedere l'Isola e ciononostante non perde gli obiettivi veri e il giusto peso da dare alle scelte importanti? Credo che la gente sia molto meno stupida dei giornalisti e dei critici radiotelevisivi. È per questo che ho deciso di essere una voce, solo una voce, dovunque. Laddove c'è uno spazio, ci sarà la mia voce. Tutto questo potrebbe essere considerato frivolo o "fuori posto". Ma per me non lo è.

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