Il rientro del principe Emanuele Filiberto

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Testo

Parla il principe Emanuele Filiberto di Savoia alla vigilia del suo ingresso nel nostro Paese
La girerò in lungo ed in largo, prima tappa Napoli, poi Torino, a vedere la “mia” Juve
L’erede di casa Savoia prepara l’arrivo in Italia, già pensa di andare a vivere a Milano.

N
uovo look, capelli molto più corti ma ciuffo sempre ondeggiante, secondo tradizione. Chi lo ha visto al gran gala di Gstaad ha avuto la sensazione che il principe Emanuele Filiberto Umberto Reza Ciro Renato Alberto Paolo di Savoia, principe di Venezia e di Piemonte, trent’anni il prossimo 22 Giugno, stia già preparando il suo ritorno in Italia con grande meticolosità. Suo padre, Vittorio Emanuele, ha espresso l’intenzione, una volta definitivamente approvato il ritorno in patria , di recarsi a Napoli, città che lasciò all’età di otto anni per la via dell’esilio. E lei invece? «Io seguirò papà, naturalmente. Andrò con lui esattamente nel luogo che sceglierà per ricominciare la sua nuova vita. Però vorrei ricordare che io l’Italia, da quando sono nato, ho potuto soltanto immaginarla. A mio modo. Costruendola da bambino con la mia fantasia e poi, crescendo, cercando conferme alle mie supposizioni con letture, film, racconti di amici. Perciò comincerò a girarla in lungo e in largo. Guardandola e riguardandola come si fa con un regalo che, finalmente, arriva dopo una lunga attesa». Il fatto che recentemente siano spuntati segnali, non solo stradali, che potrebbero condurla a Milano… «Diciamo che potrà essere possibile. Il mio trasloco nella capitale Italiana degli affari è tutt’altro che un’ipotesi remota. La banca Syz & Co., l’istituto per il quale lavoro, ha recentemente acquisito un partner finanziario che ha sede a Milano, non lontano dalla Borsa. Devo ammettere che l’idea di lavorare in Lombardia mi entusiasma. E se tutto andra per il meglio, i miei capi riusciranno a trovare
una scrivania anche per me. Magari già dal prossimo autunno». Ci racconta i suoi studi e la sua carriera nel lavoro? «Ho frequentato la scuola internazionale di Ginevra, poi il collegio di Rosey di Rolle, sempre in Svizzera. Debbo confessare che non sono mai stato un “secchione”. Facevo giusto il necessario per passare all’anno successivo. In compenso mi sono divertito molto. E mi sono laureato in scienze politiche». Quanto alla scelta professionale… «Avevo una mezza idea di fare l’antiquario, ma poi ho colto al volo un’occasione offertami dal signor Edmond Safra (il banchiere scomparso tre anni fa a Montecarlo in circostanze misteriose) e sono entrato nella Republic National Bank. Da cinque anni sono alla Syz & Co., dove mi occupo di fondi con clientela particolarmente selezionata che, spesso, vado ad incontrare di persona in varie parti del mondo».
Alfredo Piacentini, uno dei fondatori della Syz & Co., ha più volte dichiarato l’ha assunta per la sua competenza nel mercato degli “hedge”, i fondi azionari più aggressivi, ma anche perché, come Savoia lei aveva ed ha più facilità ad entrare nelle case giuste. Conferma?
«Confermo. Se il nome Savoia è stato per tanti, troppi anni scomodo da portare in Italia, almeno è servito nel resto del mondo a facilitare i contatti con molti potenziali ed interessanti clienti».
Voltiamo pagina: il calcio come passione. La Juventus e le critiche delle tifoserie avverse. Vi ricordo per esempio l’odio viscerale di Franco Zeffirelli contro voi Savoia (“non si facciano vedere a Firenze se mai dovessero tornare in Italia). Perché non si toglie lo sfizio di replicare?
«Perché Zeffirelli è un grand’uomo oltre che un grande regista. Lo rispetto e lo ammiro molto. E di conseguenza rispetto le sue idee. Ma la Juve ce l’ho nel sangue. Perché è una squadra piemontese e per uno struggente ricordo: dopo la morte di mio nonno: Umberto II, i giocatori scesero in campo con la fascia nera in segno di lutto. Tornando a Zeffirelli vorrei dirgli che se ce l’ha con i Savoia per ragioni sue, non posso essere certo proprio io a fargli cambiare idea. E poi vorrei ricordargli che il tifo è una bandiera, ed io sono sempre stato fedele a quella bianconera».
Però non le sarebbe dispiaciuto acquistare il Napoli… «Ammetto che ho provato. Con mio padre tentammo, anni fa di avviare trattative con Ferlaino, ma non riuscimmo a raggiungere un accordo. Le società di calcio sono inavvicinabili. Sono convinto che bisogni gar parte di quel mondo per muoversi con disinvoltura».
È da poco passato San Valentino: vogliamo parlare d’amore? Dopo tanti flirt recenti e no, l’abbiamo vista in ottima compagnia al gala di Gstaad…
«Io non sono mai stato una specie di attore da fotoromanzo, o quella figura di indomabile playboy che mi hanno cercato di attribuire. Io ho la mia vita privata i miei sentimenti. Quanto a San Valentino, lasciamo quella data ai venditori di bon bon. Quando si ama una persona non ci sono date particolari sul calendario, ogni giorno dovrebbe essere per tutti San Valentino».
Enrico Deleo

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