Il rapporto bambini-tv

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Testo

Cattive abitudini
Bimbi obesi per le merendine davanti alla tv. Numerosi studi hanno confermato il saldo legame tra il piccolo schermo e obesità. Alle famiglie della grande America viene quindi consigliato di limitare il tempo dello zapping: massimo due ore. Si è visto che superato questo limite,
i giovani telespettatori ingrassano in modo patologico a causa della sedentarietà e del continuo sgranocchiare
i cibi confezionati proposti dagli spot.

Troppa televisione fa male, ma non basta rimarcarlo. Bisogna offrire alternative concrete, offrire ai giovanissimi la possibilità di scorrazzare in luoghi organizzati e sicuri. Certo è che anche l'Italia non ha più tempo da perdere per preservare la salute delle generazioni future. Dati alla mano, i nostri minori hanno le misure più larghe d'Europa. Il 36% è in sovrappeso, dunque più di uno su tre; contro il 27% degli spagnoli, il 24% degli svizzeri, il 19% dei francesi.

I tecnici dei vari Stati si stanno scervellando per controllare l'epidemia. In Gran Bretagna, dove i bimbi dai
5 ai 16 anni spendono più di 4 miliardi e mezzo di euro in bibite, dolciumi e patatine nel tragitto scuola-casa e viceversa, sta avendo fortuna il programma "5 volte al giorno". Attraverso un marchio e manifesti, le aziende
e i negozi che aderiscono propongono il consumo di 5 porzioni da 80 grammi di frutta e verdura. Per strada distribuiscono una mela ai piccoli passanti e, alla fine
del programma, ne avranno regalato 2 milioni e mezzo.
Quando ci si interroga sui problemi educativi nella società attuale non si può non considerare importante il rapporto "Bambini-TV". Questo "ingombrante" mezzo di comunicazione non deve essere né "demonizzato" né sottovalutato; occorrono invece strategie educative efficaci per valorizzarne gli aspetti positivi e controbilanciare quelli negativi.

"L’ha detto la TV! E allora?" è un libro molto utile per genitori ed insegnanti, che riporta i risultati di un convegno organizzato dal Coordinamento Genitori Democratici e da altre associazioni. Esperti ed operatori si sono interrogati sull’influenza, esercitata da una "massiccia esposizione" alla TV, su bambini e ragazzi che spesso non hanno la possibilità di vivere molte esperienze più attive e socializzanti. Si sono cercati soprattutto gli strumenti da fornire ai giovani per una lettura e una rielaborazione critica, riguardo al contenuto ed alla forma della trasmissioni. Si è sottolineata poi l’importanza della presenza attiva degli adulti per evitare che i piccoli telespettatori siano succubi di questo invadente mezzo di comunicazione.
I filoni che si possono individuare negli interventi sono:
1. Descrizione della situazione attuale e degli effetti psicologici;
2. Connessione tra violenza in TV e comportamenti aggressivi nella vita quotidiana;
3. Istruzioni "per l’uso" a casa e a scuola: suggerimenti da mettere in pratica subito o da progettare per il futuro.
Quale comportamento dovrebbero adottare dei genitori consapevoli nei confronti della TV?
Ecco alcuni suggerimenti:
••Ridurre e regolare i tempi di fruizione, anche in base all’età dei figli;
••scegliere programmi di qualità anche sui videocassette, tenendo conto tra l’altro della validità della grafica;
••evitare di tenere il televisore acceso come rumore di sottofondo;
••guardare alcuni programmi insieme ai figli per spiegare, tranquillizzare e sdrammatizzare;
••non passare essi stessi molto tempo davanti al video;
••controllare il telecomando;
••evitare di mettere un televisore nella stanza dei bambini;
••promuovere alternative piacevoli.
Effetti delle scene violente sul comportamento aggressivo.
Diverse indagini dimostrano che tra questi fenomeni esistono delle correlazioni. Il bambino infatti apprende i modelli dio comportamento attraverso tre tappe:
* osservazione,
* ripetizione e mantenimento nel magazzino della memoria,
* recupero al momento opportuno per l’utilizzazione.
Osservando in TV un numero altissimo di situazioni affrontate e risolte in modo aggressivo, il bambino ha molte più occasioni che nella realtà di assimilare strategie violente per la risoluzione di un problema. Ciò avviene a senso unico perché le soluzioni costruttive presentate non sono altrettanto numerose. Il copione può essere abbondantemente ripassato e fissato nella memoria e quel tipo di risposta può essere considerato valido nelle situazioni più diverse. Anche quando i comportamenti violenti sono stati appresi in casa o per strada, la TV violenta li rafforza in una tragica circolarità, in cui i bambini più a rischio sono proprio quelli più fragili e deprivati.
Educazione ai media
Educare al linguaggio delle immagini a scuola è molto importante e richiede un’adeguata formazione da parte degli insegnanti. Le attività didattiche illustrate nel libro sono numerose; eccone alcune che mi sembrano più interessanti:
••"smontare" un programma, ad esempio il telegiornale, analizzando l’ordine delle notizie, la sequenza di apertura, la scelta delle immagini e notando che esse necessariamente rappresentano solo una parte minima dell’avvenimento e non ne approfondiscono le cause;
••Simulare attività di "montaggio", ad esempio recitare un TG dopo aver raccolto notizie, discusso in "riunioni di redazione" e pianificato la "scaletta";
••lavorare sulle immagini di trasmissioni particolarmente amate dai ragazzi, aiutandoli a scoprire che possono "vederle con altri occhi" e andare un po’ al di là delle apparenze;
••smontare, divertendosi, un serial ed accorgersi che "tutto è riconducibile a schemi narrativi che vanno avanti all’infinito".
Per concludere, il libro ci ricorda che molto si può fare per educare i giovani a muoversi autonomamente nell’universo dei media; si tratta di una sfida impegnativa che però educatori consapevoli e preparati possono serenamente raccogliere.

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