I Sepolcri di Ugo Foscolo

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Testo

v.90-136
Dal giorno in cui gli altari ed i tribunali concessero agli uomini di avere pietà per sé e per gli altri, i vivi sottraevano i corpi all’aria che disgrega e alle fiere. Le tombe erano altari per i figli che vi si recavano per chiedere responsi ai Lari( defunti divenuti numi) o per fare sacrosanto giuramento. Non sempre le sepolture avvenivano in chiesa, come nel medioevo, dove il lezzo dei morti e il puzzo di incenso contaminavano i vivi in preghiera; né le città erano rattristate da pitture di scheletri tanto da spingere le madri a svegliarsi la notte terrorizzate e a protendere le braccia verso il piccolo nel timore che questi sia svegliato dai gemiti di un defunto che chiede agli eredi il pagamento di una messa( descrizione dell’ orrore del medioevo). Nell’età classica invece le tombe pagane erano protette da cipressi e cedri profumati e accompagnate da preziose urne che raccoglievano le lacrime e da lampade votive. Le fontane facevano crescere fiori viola e amaranto(note funebri dolci, colori spirituali) per cui chi sedeva presso la tomba spargendo latte(secondo il rituale antico) o a raccontare le sue pene ai defunti sentiva un profumo come se si trovasse nei campi Elisi. La sensazione di trovarsi insieme al defunto è una pietosa insania (illusione); come un illusione rende cari alle fanciulle inglesi i giardini dei cimiteri dove pregano la madre perduta ma anche i Geni protettori della patria affinché concedano il ritorno dell’eroe nazionale Nelson, impegnato contro Napoleone, il quale aveva fatto intagliare nell’albero maestro dell’Orian, la nave francese sconfitta nella battaglia di Abukir, la propria tomba.
Note: Foscolo riprende, anche se non precisamente, le idee del filosofo illuminista-preromantico Vico il quale suddivise la storia umana in 3 età, nel corso delle quali l’uomo imparava cose nuove: età del senso, degli dèi, della ragione. Nella prima età gli uomini sentono senza avvertire ed iniziano le prime sepolture che li rendono “umane belve” distinguendoli d agli animali a cui sono vicini Propone la falsa etimologia della parola Humanitas collegandola ad humo:(sotterrare) invece che a “uomini che abitano la terra”. Nell’età degli dèi gli uomini scoprono il culto religioso e iniziano a scrivere poesia epica. Vico si dedica fra le altre cose alla questione omerica scrivendo “Sulla discoperta del vero Omero” secondo cui è tutto il popolo greco a scrivere l’Iliade e l’Odissea poichè queste rappresentano ed esprimono tutto il popolo greco. Egli sposta dunque la ricerca dell’autore sulla ricerca del significato. Nella terza età nascono la filosofia, il diritto, la legge.. Foscolo invece cita la nascita di tribunali(III età) e altari(I età) come contemporanei.

v.137-150
Ma nei paesi come l’Italia, in cui è spento l’ardore di gesta eroiche e la vita civile è dominata solo dalla smania di arricchirsi e dalla paura servile dinnanzi al potere, cippi e tombe di marmo sono solo inutile sfoggio e malaugurate immagini di morte. La popolazione italica, divisa dai Comizi di Lione in 3 collegi aventi diritto di voto, “il dotto il ricco ed il patrizio vulgo”(in senso dispregiativo), è già morta poiché costretta ad adulare ed avente come unico onore uno stemma. Foscolo si augura che la morte gli prepari un rifugio di pace, dove finalmente la sorte non lo perseguiti più, e che gli amici raccolgano come sua eredità appassionati sentimenti e l’esempio di una poesia che ispiri dignità e libertà.

v.151-185
Le tombe dei grandi infiammano gli animi nobili a compiere grandi azioni. Quando il Foscolo vide le tombe di Santa Croce gridò: beata te Firenze, per la bellezza del tuo paesaggio, per le tue glorie letterarie e soprattutto perchè accogli in quel tempio le glorie italiane, le uniche rimaste da quando i confini delle Alpi mal difesi e la legge delle sorti umane hanno fatto sì che gli stranieri la spogliassero di tutto tranne che delle memorie del passato. Egli vide infatti la tomba dove riposa Machiavelli, quel grande che, insegnando ai regnanti l’arte di governare(nel Principe), li privò delle apparenze di gloria che li circondano; vide la tomba di Michelangelo che innalzò a Roma la cupola di san Pietro, paragonabile per la sua mole al monte Olimpo, ed il sepolcro di Galileo che vide più pianeti ruotare nella volta celeste e il sole illuminarli immobile, anticipando gli studi di Newton. Firenze per prima udì il poema che alleviò le pene dell’esilio di Dante ( il Ghibellin fuggiasco), e desti i natali a Petrarca, attraverso la cui bocca sembrava parlare la musa Calliope, il quale spiritualizzò l’amore che nella poesia classica era sensuale.
Note: Foscolo riprende l’interpretazione settecentesca del Machiavelli che lo vede come un campione di libertà, un repubblicano che, col pretesto di dare consigli ai principi, avrebbe avuto l’intento di svelarne le crudeltà.
Dante è definito ghibellino perchè dopo la battaglia della Lastra abbandona il gruppo degli esuli guelfi ed elabora una nuova dottrina politica enunciata nel De monarchia che sostiene l’indipendenza dell’imperatore e del papa.
Anche la visione di Petrarca differisce da quella attuale perchè egli non ricondusse l’amore pagano a quello cristiano ma visse nel dissidio fra i due.

v.186-197
Se un giorno tornerà a risplendere una speranza di gloria per l’Italia e per gli animi generosi, questi verranno a Santa Croce a trarre ispirazione. Fra questi marmi spesso venne l’Alfieri, irato con gli dèi protettori della patria, ed errava in silenzio nei luoghi sublimi in riva all’Arno, guardando i campi ed il cielo, cercando consolazione alle delusioni politiche; poiché nessun aspetto del mondo dei vivi alleviava la sua pena quell’ uomo austero veniva a fermarsi fra le tombe dei morti a Santa Croce, avendo sul volto il pallore della morte vicina e la speranza di una rinascita futura dell’Italia. Anche Alfieri è sepolto a Santa Croce e le sue ossa ancora fremono di amor di patria.
Note: viene data una interpretazione repubblicana dell’Alfieri: il suo odio per ogni tirannia e la ricerca di liberta esistenziale vengono interpretate dal punto di vista strettamente politico.

v.v.197-212
Dalla pace di Santa Croce spira un senso religioso di amor di patria; questo stesso spirito alimentò il valore e l’ira dei greci contro i Persiani invasori a Maratona(490 a.C.) dove Atene consacrò la tombe dei suoi guerrieri. Secondo la leggenda i naviganti che costeggiano Eubea di notte possono vedere le ombre dei guerrieri rinnovare la battaglia, i roghi funebri bruciare ancora. E nel silenzio si ode il rumore delle armi, il suono di trombe di guerra, il pianto degli sconfitti, gli inni dei vincitori, il canto delle Parche.
Note: nel romanticismo sono molto apprezzate le storie di fantasmi, gnomi, folletti...perchè fanno parte del folklore.

v.213-225
Felice il Pindemonte che viaggiò nel Mediterraneo e potè sentire il muggire della marea che riportò le armi di Achille sulle ossa di Aiace, giacenti sul promontorio Reteo, vicino Troia. La morte distribuisce equamente la gloria agli animi generosi; né l’astuzia né il favore dei re (Agamennone e Menelao), consentirono a Ulisse di conservare le spoglie d’Achille, poiché il mare, sconvolto dagli dèi infernali le tolse alla nave di Agamennone.
Note: Alla morte di Achille, le sue armi sarebbero dovute toccare al più forte dopo di lui, Aiace; ma Ulisse con astuti raggiri riuscì a farsele assegnare ingiustamente. Aiace per il dolore impazzì e tornato in sè, si suicidò. Ma mentre Ulisse tornava in patria una tempesta lo fece naufragare riportando le armi sul sepolcro di Aiace.

v.226-334
Foscolo si augura che le Muse lo chiamino a cantare le imprese degli eroi. Quando il tempo distrugge le tombe e ne cancella persino le rovine, la poesia eredita la loro funzione di conservare la memoria e ridà vita al deserto vincendo la dimenticanza di mille secoli.

v.335-279
Grande è la fama di Troia perchè Elettra amata da Giove ottenne di restare immortale nel ricordo. Sulla tomba di Elettra, Cassandra profetizzò la fine di Troia ed insegnò il culto dei morti ai piccoli troiani.

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