I Promessi Sposi

Materie:Riassunto
Categoria:Italiano

Voto:

2 (2)
Download:563
Data:17.03.2009
Numero di pagine:13
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
promessi-sposi_47.zip (Dimensione: 11.17 Kb)
trucheck.it_i-promessi-sposi.doc     41 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

Capitolo IV
Padre Cristoforo sta andando a casa di Lucia e Manzoni decide di parlare della storia della sua vita. Il vero nome era Lodovico, figlio di un ricco mercante che si vergognava del passato di lavoratore. Lodovico in giovinezza si rese conto che non era considerato come i suoi coetanei nobili e che doveva sopportare parecchie umiliazioni. La sua natura era buona ma violenta ed era insofferente per ogni ingiustizia e per questo si guadagnò la fama di protettore dei deboli. Per questo girava armato di bravi come i prepotenti. Prenderà il nome di Padre Cristoforo (in onore del suo servo più fedele) in seguito a un episodio avuto con un nobile altezzoso che non lo lasciava passare. Il suo servo uccise il nobile ma a sua volta morì. Il tutto avvenne vicino ad una chiesa dove Lodovico si rifugiò. Questo gli fece pensare che fosse successo per volontà divina e decise di farsi frate e inseguito decise di compiere un atto di umiliazione chiedendo perdono al fratello dell’ucciso. Dopo questa digressione il narratore ritorna a Cristoforo in cammino verso casa di Lucia e Agnese.

Capitolo V
1°Parte: Padre Cristoforo ascolta Agnese che racconta i fatti accaduti il giorno prima ma fa capire alle donne il suo appoggio. Mentre il frate medita arriva Renzo arrabbiato per non aver trovato nessuno disposto ad aiutarlo ma il frate rimprovera il giovane e si fa promettere di non prendere iniziative avventante. Alla fine decide di affrontare direttamente don Rodrigo andando a palazzo per dissuaderlo dalle sue intenzioni.
2°Parte: il frate arriva al palazzo di don Rodrigo dove all’ingresso c’erano due bravi di guardia. Uno di questi lo fa entrare e un vecchio servitore lo porta nella sala dove c’è don Rodrigo. Il frate visti gli ospiti vorrebbe aspettare ma viene invitato a tavola:
▪ Conte Attilio (cugino di don Rodrigo);
▪ Il podestà di Lecco;
▪ Dottor Azzecca-garbugli;
gli ospiti stavano parlando di sfide e duelli di cavalleria. E alla fine riescono a coinvolgere anche padre Cristoforo nella discussione che purtroppo non potendo non rispondere decide di scegliere la via della non violenza. Don Rodrigo tronca la discussione e ne introduce una politica (guerra, carestia…), il frate rimane sempre silenzioso e non riuscendo a vederlo così don Rodrigo capisce che il frate non se ne andrà e decide di ascoltarlo.

Capitolo VI
Padre Cristoforo dice a don Rodrigo che è andato per proporgli un atto di giustizia perché ha saputo che hanno intimorito don Abbondio per non celebrare il matrimonio di Renzo e Lucia e facendo il nome di don Rodrigo. Purtroppo è padre Cristoforo non è molto diplomatico e le parole che usa indispettiscono sempre di più don Rodrigo. Il frate insiste per trovare la via giusta ma don Rodrigo gli risponde di consigliare a Lucia di mettersi sotto la sua protezione. Il frate esplode, alza una mano in tono minaccioso e usa parole di condanna. Don Rodrigo rimane immobilizzato dallo stupore nel sentire la frase “verrà un giorno”… come una sorta di profezia. Don Rodrigo si spaventa e caccia il frate. Mentre Cristoforo sta uscendo vede il servo che lo aveva accompagnato che gli confida che in quella casa si sta macchinando qualcosa di malefico e si da un appuntamento per il giorno seguente.
Intanto a casa di Lucia si continua a pensare a quello che è accaduto e Agnese parla del piano che aveva escogitato per far sposare i ragazzi: lei sa che per fare un matrimonio è indispensabile il curato, ma non è necessario che egli sia consenziente. Basta che i due promessi abbiano due testimoni e che pronuncino la formula in loro presenza. Renzo è entusiasta e pensa subito ai due testimoni che possano impedire ad don Abbondio di fuggire. Lucia pensa che tutto questo non sia corretto nei confronti della chiesa e vorrebbe parlarne con padre Cristoforo, ma la madre la invita a non parlargliene. Renzo intanto trova come testimoni Tonio (che gli doveva un favore) e il fratello Gervaso. I due concordano per un appuntamento per il giorno dopo e Renzo torna a casa.
Agnese però fa presente a Renzo che c’è un altro ostacolo, Perpetua che non farà mai entrare Renzo e Lucia in casa. Agnese però dice che tratterà Perpetua con delle chiacchere così i giovani riusciranno ad entrare. Renzo e Agnese sono contentissimi ma Lucia e dubbiosa. Alla fine arriva Padre Cristoforo.

Capito VII
Padre Cristoforo dice a tutti che non c’è da sperare in don Rodrigo perché la sua missione è fallita. Renzo si arrabbia ma padre Cristoforo lo calma e gli dice di avere in mano “un filo della provvidenza” e che li aiuterà e si incammina per raggiungere il convento prima di notte. Renzo davanti a Lucia che piange da libero sfogo alla sua rabbia e minaccia di farsi giustizia da solo, uccidendo don Rodrigo e scappando oltre confine. Lucia tenta di calmarlo e gli promette di sposarsi in segreto. Arriva la notte e Renzo se ne va.
2° parte: il giorno seguente Renzo torna a casa di Lucia per concordare i particolari per la sera. Siccome lui doveva andare da padre Cristoforo per parlare decide di mandare un’altra persona, perché sa che se il frate lo guarda negli occhi capisce tutto. Agnese decide di mandare Menico (un ragazzino). Don Rodrigo in tanto, nel suo palazzo è infuriato e decide di vendicarsi dell’affronto di padre Cristoforo e dice al Griso (capo dei bravi) di voler rapire Lucia e di portarla a palazzo prima di sera. Il Griso pensa subito a un piano, appostarsi con un gruppo di bravi in un casolare vicino casa di Lucia e nella notte rapire la fanciulla. Infatti quella mattina a casa di Lucia si presentano tanti mendicanti che in realtà non lo sembravano (robusti e ben vestiti) che davano lunghe occhiate nella casa e cercavano di entrare dentro. Questo turba sia Agnese che Lucia, infatti i mendicanti erano proprio il Griso e i suoi complici.
Intanto a palazzo il servitore di don Rodrigo si rende conto delle intenzioni del padrone e si incammina verso il convento per parlare con padre Cristoforo. Intanto Renzo Tonio e Gervaso vanno all’osteria per parlare del piano e i 3 mendicanti li osservano. All’uscita dell’osteria Renzo e gli altri vanno a prendere Lucia e Agnese e vanno tutti a casa del curato. Renzo e Lucia si nascondono e Agnese con Tonio e Gervaso bussa alla porta per parlare con Perpetua; la vecchia si arrabbia per la tarda ora ma Tonio le dice che vuole saldare il suo debito, allora Perpetua va ad avvisare Don Abbondio.

Capitolo VIII
Perpetua apre la porta di casa e fa entrare Tonio e sulla strada vede Agnese che la intrattiene con un argomento stupido fuori dalla casa. Così Renzo e Lucia riescono ad entrare insieme a Tonio e Gervaso e si nascondono. Tonio da le monete a Don Abbondio che le controlla e le mette nella cassaforte e gli restituisce la collana che aveva preso come pegno. Tonio però chiede una ricevuta del debito saldato e Don Abbondio brontolando si mette a scrivere. Mentre scrive Tonio e Gervaso si mettono davanti a lui per impedirgli di vedere la porta e per dare il segnale a Renzo e Lucia di entrare. Appena finisce di scrivere Don Abbondio alza gli occhi e si trova davanti Renzo e Lucia, che stanno pronunciando la formula; il frate si spaventa e butta addosso a Lucia un tappeto per impedire che possa rispondere e chiedendo aiuto entra in una stanza vicina e si chiude dentro. Nello studio c’è confusione: Renzo minaccia Don Abbondio di uscire, Tonio cerca di recuperare la ricevuta, Gervaso spaventato fugge e Lucia immobile prega Renzo di andare via. Le urla di Don Abbondio vengono udite dal sagrestano che si mette a suonare le campane per avvisare il paese.
2°PARTE: in quel momento i bravi stanno andando verso casa di Lucia. Il Griso entra nella stanza ma non trova nessuno. Arrabbiati per il fallimento del piano mettono sottosopra la casa ma mentre se ne stanno andando arriva Menico con l’avviso (per le due donne) di Padre Cristoforo di fuggire dalla casa e di rifugiarsi al convento. Menico viene afferrato dai bravi e subito lancia un urlo. Proprio in quel momento si sente il suono delle campane e i bravi spaventati scappano perché pensano di essere stati scoperti e che il suono sia per loro.
Perpetua sentite le campane corre verso casa e vede uscire di corsa Tonio, Gervaso, Renzo e Lucia.
Agnese chiede a Renzo e a Lucia come sia andata ma mentre parlano arriva Menico che li avvisa di non tornare più a casa e di andare in convento e quindi scappano per i campi.
La gente del paese intinto si raduna intorno a casa di Don Abbondio ma lui li tranquillizza dicendo che stava bene e che gente armata l’aveva aggredito e che è necessario avvisare il console perché era giunta voce dell’assalto a casa di Lucia da parte dei bravi.
Il giorno dopo il console riceve la visita di due bravi che gli chiedono di mettere tutto a tacere. Renzo Lucia e Agnese arrivano finalmente al convento e ricevono le istruzioni di padre Cristoforo: le due donne si recheranno in un convento a Monza mentre Renzo andrà a Milano presso i cappuccini. Tutti partiranno con una barca.
Lucia mentre parte si commuove vedendo tutto il paese e la casa dove avrebbe voluto stare con Renzo. Da qui inizia il loro viaggio di dispersione.

Capitolo IX
Arrivati a Monza i 3 si separano: le due donne vanno nel convento dei cappuccini e Renzo prosegue per Milano. Le due donne vengono accompagnate al monastero della “Signora”, che chiamavano così perché era una monaca diversa dalle altre, che godeva di particolari privilegi perché era di famiglia aristocratica. Entrate nel convento il guardiano le dice che la signora è disposta ad aiutarle ma le raccomanda di rispondere con sincerità e di essere umili. La monaca era dietro ad una finestra con grate di ferro. L’aspetto era quello di una giovane di 25 anni ma con una bellezza sfiorita e l’abbigliamento era inconsueto per le monache (capelli neri). La monaca chiede a Lucia se il cavaliere che la perseguita lo odia davvero ma la ragazza esita a rispondere e interviene Agnese. La monca si arrabbia e zittisce la madre di Lucia dicendo che i genitori spesso non fanno parlare i figli per esprimere la propria volontà. Lucia allora conferma quello che ha detto la madre e la monaca decide di accoglierle in convento.
2°PARTE: Manzoni racconta la vita di Gertrude. Figlia di un principe spagnolo che l’aveva destinata al convento fin dalla nascita. Egli era molto ricco ma secondo le usanze del tempo il patrimonio doveva essere conservato intatto fino all’arrivo dell’erede maschio. A 6 anni la bambina è affidata al convento per far si che un giorno diventi badessa, e le suore l’aiutano a prendere questa via. Purtroppo però la vicinanza con alcune compagne destinate al matrimonio mette in crisi i principi di Gertrude che scrive al padre di avere cambiato idea. Il padre non le risponde ma per prendere i voti le ragazze erano obbligate a vivere un mese fuori dalla vita monastica e quindi Gertrude fu portata a casa del padre. La ragazza era molto felice perché vedeva la speranza di una vita diversa da quella vissuta in convento ma purtroppo tutti le rendevano impossibile l’esistenza, addirittura i servi la trattavano con distacco. L’unico segno di compassione lo ebbe da un paggio al quale indirizzò tutta la sua attenzione. Questo non sfuggì agli occhi dei genitori e dei servi che la controllavano e una mattina la sorpresero che scriveva un biglietto a questo paggio. Questo episodio venne dipinto come un grande delitto e la ragazza venne isolata. In questa situazione (chiusa sempre in camera con la cameriera che le aveva preso il biglietto) capisce che l’unica via di uscita era quella di trasferirsi in convento, perché in questo modo avrebbe ottenuto il perdono del padre e allora decise di farsi suora.

Capitolo X
Quando Gertrude si mostra pentita il padre sfrutta il momento di debolezza per farle accettare il convento. La ragazza viene subito riammessa in famiglia, circondata da gentilezze e il giorno dopo viene portata in convento per la richiesta di ammissione. Il principe si raccomanda alla figlia di avere un atteggiamento adeguato al suo ruolo sociale e di non avere incertezze nella voce. Quando arrivano al convento la badessa dice al principe che la regola imponeva che nessuno dei familiari doveva forzare la volontà della fanciulla ma il principe la rassicurò che era volontà di Gertrude. L’ultimo passo era l’esame con il vicario delle monache che doveva accertare che la decisione fosse spontanea e non condizionata da pressioni esterne. Ancora una volta la ragazza non ha il coraggio di dire la verità e diventa suora per sempre. Vittima del ricatto Gertrude non riuscì mai a perdonare e a trovare consolazione e serenità nella fede. Continuava a rimpiangere la libertà perduta e ripagava le suore con dispetti e cattiverie. La sua vita cambiò radicalmente quando un giovane, Egidio cominciò a fare la corte. La suora si lasciò sedurre e ne divenne l’amante. Per un po’ la gioia le diede l’illusione di aver trovato ciò che cercava e divenne più tranquilla; ben presto però ritornò arrogante. La loro relazione non sfuggì ad una monaca che stanca di essere maltrattata minacciò di rivelare la loro tresca. Poco dopo sparì e non si riuscì più a trovare. Gertrude ed Egidio l’avevano uccisa e sepolta vicino al convento per evitare che rivelasse ciò che sapeva.
Da questo fatto era passato un anno e ora Lucia si trovava nel convento. Dopo la spiegazione della vita di Gertrude si capiscono le strane domande che la suora rivolge a Lucia.
Intanto qualcuno sta pensando a Lucia: don Rodrigo è a palazzo che attende che i bravi li portino la ragazza rapita.

Capitolo XI
Don Rodrigo attende agitato l’arrivo del Griso. Quando vede arrivare il Griso e gli altri bravi con un atteggiamento infelice capisce che il rapimento non è andato a buon fine, si arrabbia e chiede al Griso di raccontargli tutto. Subito pensa di essere stato tradito e giura di vendicarsi. Il giorno dopo manda dal console i bravi per mettere tutto a tacere, per scoprire che cosa è avvenuto quella notte e per cancellare le tracce.
Il giorno dopo don Rodrigo incontra il conte Attilio che gli ricorda che ha vinto la scommessa ma don Rodrigo gli racconta del piano fallito. Secondo il cugino il responsabile dell’allontanamento di Lucia è Padre Cristoforo e quindi il frate va punito.
Intanto i bravi in paese riescono a capire che cos’è avvenuto la notte prima e quando riferiscono a don Rodrigo egli prova soddisfazione nel sapere che nessuno l’ha tradito però si arrabbia pensando che Lucia e Renzo siano insieme. Decide allora di inviare il Griso a Monza per cercare di rapire Lucia. Il Griso in realtà non vorrebbe andare perché a Monza non gode di nessuna protezione però alla fine lo fa per il suo padrone.
Un altro pensiero che agita don Rodrigo è quello di tenere lontano per sempre Renzo da Lucia facendolo bandire dallo stato con l’accusa di aver aggredito il curato.
Renzo intanto a Milano scopre piano piano di essersi trovato in una città in piena sommossa. Attraversa la porta orientale senza essere fermato al dazio e nota che per terra ci sono strisce di farina bianca e pane. Renzo però non si fa distogliere dal suo proposito e si reca al convento dei cappuccini dove chiede di padre Bonaventura. Il frate guardiano però gli dice che non c’è e non l’ho fa entrare. Allora Renzo si dirige verso la città in rivolta per dare un occhiata.

Capitolo XII
A Milano era il 2° anno di carestia. Da Milano era assente il governatore che era impegnato dell’assedio di Casale Monferrato e la città era affidata al cancelliere Antonio Ferrer che per evitare tumulti aveva ridotto il prezzo del pane talmente basso che era inconciliabile con il prezzo del grano. La gente correva in massa dai fornai ad acquistare il pane ma i fornai ci rimettevano. La situazione però non durò molto perché fu stabilito un prezzo più equo e i fornai riuscirono a farsi valere però il popolo si imbestialì. Nel giorno in cui Renzo arriva a Milano proprio una giunta ha deciso l’aumento del prezzo del pane. Dalla sera prima la città era in fermento, ma la scintilla scocca al mattino quando la folla vede dall’uscita dei forni dei garzoni che portavano il pane alle case dei signori. Infatti i garzoni vengono assaliti, malmenati e il pane viene diviso fra la folla. Dai garzoni si passa ai forni dove la folla vuole il pane. Subito c’è l’intervento del capitano di giustizia che riesce a calmare la folla e la invita a tornare a casa però non ci riesce e decide di ripararsi all’interno della bottega. Affacciato alla finestra cerca di calmare la folla parlandogli ma da sotto per rispondergli gli tirano un sasso che lo colpisce in fronte costringendolo alla ritirata. Il forno viene assalito e saccheggiato. In tutta la città la folla cerca di ripetere questa impresa ad altri forni ma li trova tutti protetti da alabardieri e guardie.
Renzo si trova nella porta orientale e si sta avviando verso il tumulto e ascolta quello che dice la gente: c’è chi da la colpa a chi aveva fatto credere che non c’era più pane, c’è chi dice che le autorità si vendicheranno mettendo veleno nel pane, ma la maggior parte indica come vero responsabile il vicario di provvisione (funzionario da cui dipende il rifornimento dei viveri per la città. La folla decide allora di dirigersi verso la casa del vicario. Renzo ascolta sbalordito questi discorsi e giunto davanti al Duomo si ferma a bocca aperta. Renzo purtroppo si trova fra la gente e si lascia trascinare.

Capitolo XIII
Il vicario è a casa dove ha appena finito il pranzo e sta riflettendo sulle conseguenze delle manifestazioni del popolo. Improvvisamente i servitori lo avvisano che la folla si sta dirigendo proprio verso casa sua e che ormai non c’è più tempo per fuggire ma bisogna attendere in casa. Il vicario è terrorizzato e si barrica dentro casa sbarrando porte e finestre. Renzo si trova tra la folla e prova orrore nel sentire che la gente vuole uccidere il vicario e cerca di fare ogni cosa per salvarlo. Esprime ad alta voce la sua disapprovazione ma viene subito additato come spia del vicario.
I magistrati appena saputo il fatto avevano mandato delle guardie per proteggere il vicario ma i soldati erano rimasti bloccati dalla folla. Renzo non vuole che l’uomo venga ucciso e purtroppo la folla vuole renderlo e trattarlo come traditore. Fortunatamente arriva una scala che distrae la folla e Renzo si salva. Ad un certo punto si leva una voce che attrae l’attenzione generale: c’è Ferrer. Il cancelliere stava infatti venendo per tentare di calmare la folla e per portare in carcere il vicario. La carrozza avanza lentamente fra la folla, la gente lo applaude e cerca di aprirgli un varco per passare, anche se alcuni cercano di opporsi al suo passaggio. Ferrer si affaccia di qua e di la mandando baci a destra e a sinistra e affettuosi gesti di saluto dando ragione alla folla e prendendosi la loro simpatia. Renzo aiuta Ferrer per fare spazio alla sua carrozza e viene ricambiato con un sorriso e il cancelliere promette a tutti pane e abbondanza e prigione per il vicario se è colpevole.
Ferrer riesce ad arrivare al palazzo del vicario, scende in fretta, entra in casa e prende sotto la sua protezione il vicario e lo fa entrare in carrozza senza che la folla se ne accorga. Il vicario è bianchissimo in volto, e Ferrer gli dice di stare sul fondo della carrozza per non farsi vedere dalla folla. La carrozza supera la folla e finalmente esce. Il cancelliere parla con il vicario che sconvolto dall’angoscia dichiara di lasciare per sempre la politica, e di voler passare il resto della vita in una grotta in montagna a fare l’eremita.

Capitolo XIV
La folla si dirada e un po’ di soldati si dispone da guardia alla casa del vicario, la gente discute commenta parla dell’accaduto e fa previsioni per il giorno seguente. Renzo, agitato dall’emozione di quelle ore cerca un’osteria per trovare un po’ di riposo perché ormai si è fatto troppo tardi per tornare al convento dei cappuccini. Mentre la cerca si imbatte in un po’ di persone che discutono dei progetti per il mattino seguente e Renzo non resiste a non dire la sua. Parla delle sue esperienze e discute di ingiustizie, di tiranni e di galantuomini come Ferrer. Tutto le persone che lo ascoltano alla fine lo applaudono e tra i complimenti decidono di tornare a casa perché ormai è buio. Renzo chiede a qualcuno di accompagnarlo ad un’osteria e subito si offre un uomo che in realtà è una spia incaricata di prendere nota dei rivoltosi. Renzo accetta l’offerta di quell’uomo e si incammina verso l’osteria che gli indica ma sulla strada vede l’insegna di un’altra osteria (la luna piena) e decide di rimare lì. Lo sconosciuto accetta la scelta di Renzo e lo accompagna all’interno. Appena l’oste lo vede entrare capisce che l’uomo che accompagna Renzo è una spia. I due uomini si siedono e mangiano e la spia avvisa l’oste che Renzo intende dormire per quella notte nell’osteria. L’oste va al banco e ritorna con un calamaio, un pezzo di carta bianca e una penna per registrare nome e cognome, luogo di origine di Renzo come vuole la legge. Renzo protesta e l’oste replica che tutte le persone che alloggiano nell’osteria devono lasciare il proprio nome. Dice di avere delle buone ragioni per non rivelare il suo nome perché c’è una persona (furfante) che vorrebbe sapere dove si trova, e dice all’oste di portargli ancora del vino. Renzo purtroppo non capisce di essere finito nel tranello della spia che con un inganno e grazie al vino che gli offre riesce a farsi rivelare il nome. Appena rivelato il nome la guida se ne va mentre il giovane continua a chiacchierare senza freno grazie al vino bevuto. Nell’osteria Renzo diventa lo zimbello.

Esempio