I 23 giorni della città di Alba

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano

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Testo

ROBA ANTONELLA VACANZE ESTIVE 2006

di Beppe Fenoglio.
“I ventitre giorni della città di Alba” è una raccolta di dodici racconti: I VENTITRE GIORNI DELLA CITTÀ DI ALBA, L’ANDATA, IL TRUCCO, GLI INIZI DEL PARTIGIANO RAOUL, VECCHIO BLISTER, UN ALTRO MURO, ETTORE VA A LAVORO, QUELL’ ANTICA RAGAZZA, L’ACQUA VERDE, NOVE LUNE, L’ODORE DELLA MORTE, PIOGGIA E LA SPOSA.
PERSONAGGI PRINCIPALI
Non vengono citati i nomi dei personaggi de “I ventitre giorni della città di Alba” vengono presentati soltanto i tre raggruppamenti:
I partigiani garibaldini dal fazzoletto rosso
I partigiani badogliano dal fazzoletto azzurro
I soldati fascisti.
I personaggi de “L’andata” sono:
Bimbo, un partigiano giovanissimo, ingenuo e inesperto.”A metà tra Mango e Neive, la strada fa una serie di tornanti molto lunghi e noiosi a percorrersi, ma l’un tornante e l’altro sono congiunti da scorciatoie diritte e ripide come scale. Bimbo le sfruttava tutte […] Colonnello lo prese per un braccio e riportandolo sulla strada larga gli disse: - Senti, tu zanzarino, noi andiamo forse a lasciarci la pelle, ed è da stupidi prendere delle scorciatoie per questo”.
Negus, il più anziano del gruppetto di cinque partigiani e forse per questo il più saggio. ”Negus capiva che adesso quei quattro cominciavano a far progetti sul maresciallo e finivano col perdere la nozione di quello che dovevano fare in quel mattino. – Volevo prendermi ancora due dita di grappa. Ma Negus non permise e s’incamminò”.
Colonnello, il più “rivoluzionario” del gruppo. “-A me non m’importa proprio niente che abbiano preso Alba. Io ci stavo male ad Alba. Avevo sempre paura di fare la fine del topo”.
Treno e Biagino, i più silenziosi del gruppo.
La sorella di Bimbo che dalla finestra della casa in cui faceva la serva gli doveva segnalare il momento più opportuno per attaccare un soldato repubblicano e catturarlo.
I personaggi de “Il trucco”:
Renè, colui che impartiva gli ordini e prendeva le decisioni. ”Renè alzo gli occhi alla collina di rimpetto e disse gravemente: -La in fondo a un rittano dietro quella collina lì.
Moro, partigiano sveglio astuto e scaltro che gioca uno scherzo a Giulio e Napoleone, suoi due compagni. Vede, infatti, i due litigare per stabilire chi dovrà uccidere un prigioniero ed egli gli dà un indicazione sbagliata sul luogo della fucilazione in modo da poterlo uccidere lui stesso.
Giulio e Napoleone, i due partigiani vittima del trucco di Moro.
I personaggi de “Gli inizi del partigiano Raoul” sono.
Sergio P, un ragazzo di diciotto anni, di Castagnole delle Lanze, che decide di arruolarsi nei partigiani.”aveva diciotto anni scarsi, un impermeabile chiaro, un cinturone da ufficiale e scarpe da montagna nuove con bei legacci colorati, ma rimaneva quello che era sempre stato sino ad un momento dalla partenza: un ragazzo di paese che i suoi sono possidenti e l’hanno mandato in città a studiare.[…] Aveva in mente di mettersi nome di battaglia Raoul”.
È un ragazzo fondamentalmente buono e insicuro e per questo sono varie le situazioni in cui si sente in imbarazzo di fronte agli altri partigiani: “sentiva che niente gli poteva costar più vergogna che pronunciare quel nome Raoul”; “Si avvicinava adagi, che più adagio non poteva, si sentiva molto peggio di quando era entrato per la prima volta in collegio. Adesso quelli s’accorgevano di lui, si drizzavano sui gomiti e gli gridavano tutti insieme: -Sei uno nuovo, eh? adesso che arrivi? Hai fatto con comodo, eh? Sei in ritardo di dieci mesi in confronto a noi! Dove sei stato fino ad oggi? Nascosto in un seminario?- Invece nessuno disse niente, qualcuno lo guardò subito, altri lo guardarono poi”.; “A cosa mi serve aver studiato? Qui per resistere bisogna diventare una bestia! E io non me la sento, io sono buono! Oh mamma, mamma”.
Il partigiano in servizio di posto di blocco a Castino ”Era un tipo basso, ma lo prolungava il moschetto a bracciarm […] Aveva i capelli fin sulle spalle come uno del Seicento.” Che indica a Sergio dove trovare Marco.
Il comandante Marco “aveva la più bella faccia d’uomo che Sergio avesse mai vista. Portava una divisa complicata e impressionante, fatta mista di panno inglese, di maglia e di cuoio” dal quale si reca Sergio per arruolarsi.
Jole, la ragazza di Marco che vive in caserma come gli altri partigiani. “La ragazza esaminava Sergio mentre si passava una mano sui capelli, che erano biondi, secchi e fruscianti come saggina”.
Sgancia, il primo partigiano che si presenta a Raoul. “Questo aveva una faccia umana, ma quando incominciò a sorridere, il suo sorriso era così pieno che appariva persino feroce”.
Kin, partigiano non molto convinto della sua posizione politica se non per l’odio sfrenato che nutre nei confronti della monarchia.”Io sono nei badogliani perché quando son venuto in collina son cascato in mezzo a dei badogliani. Se cascavo in mezzo agli anarchici o ai partigiani del cristo che so io, facevo il partigiano con loro.”
Altri partigiani: Gilera e delio che appare, in sogno a Raoul, ucciso dai fascisti.
I personaggi de “Vecchio Blister” sono:
Blister uno dei partigiani più vecchi che viene condannato a morte dai suoi stessi compagni per aver rubato in una cascina. Blister, non aveva realmente intenzione di rubare ma, era ubriaco e avendo scambiato i proprietari della fattoria per dei seguaci di Mussolini, non ha trattenuto la rabbia.” Dovevate ricordarvi che io sono di almeno quindici anni più vecchio del più vecchio tra voi. Ho i capelli grigi[…] ma come posso farvi schifo?fino all’altro giorno ero il vostro vecchio Blister e[…] ero il numero uno dei partigiani di Cossano”.
Morris, colui che impartiva gli ordini al gruppo di partigiani, appare come un uomo deciso, forte e in un certo qual modo anche senza scrupoli. “Morris invece s’ arrabbiò e disse duramente: -Avete la coscienza molle, però fate come vi pare. Ma è chiaro che quelli che vanno fino a Madonna del Rovere ci vanno per fare giustizia. Questo sia chiaro.”
Il Capitano che manda l’ordine di condanna a morte mediante fucilazione per Blister.
Gym e altri partigiani troppo affezionati a Blister per essere partecipi della sua fucilazione. “- Per essere convinti siamo convinti, ma non ce la sentiamo lo stesso. È che noi ci eravamo abituati a Blister. Non ti arrabbiare, Morris, ma noi torniamo indietro.
Pietro, il partigiano a cui tocca scavare la fossa in cui verrà sotterrato Blister.
Set, partigiano incaricato della fucilazione di Blister.” Corse avanti colle mani protese come a tappar la bocca dell’arma di Set e così i primi colpi gli bucarono le mani.”.
I protagonisti de “ Un altro muro “ sono.
Max, ”lo sterno risaltava subito sotto le dita, era diventato magro da far senso a se stesso, per la fame patita in quei mesi di neve sulle colline”, un partigiano badogliano di vent’anni che viene catturato dai fascisti e condotto in una loro caserma dove incontra Lancia, suo coetaneo. “[…] frasi qualunque di caserma, e dette nella sua lingua, ma all’orecchio di Max suonavano misteriose e terribili come voci d’una moltitudine di selvaggi africani che hanno catturato uno sperduto uomo bianco e si apprestano a sacrificarlo. Lui era l’uomo bianco.” Il destino di Max è, però, più fortunato di quello di Lancia, infatti, non verrà fucilato ma scambiato con un prigioniero fascista.
Lancia, “una faccia pesta e due occhi famelicamente curiosi ancorché semisommersi dal ridondare della carne tumefatta”, partigiano garibaldino che verrà fucilato sotto gli occhi di Max.
I personaggi de “Ettore va a lavoro “ sono:
Ettore, un giovane ventiduenne che tornato dai partigiani si dimostra svogliato, testardo e violento nei confronti della madre e della vita “Tutte le volte che le arrivava alle spalle, si fermava, con una fortissima voglia di provocarla, di urtarla nella schiena.[…] “ ma allo stesso l’arroganza, nei confronti della madre, nasconde un bisogno di affetto e conforto. “ – Lasciati abbracciare, non farti far male, stai buona che tanto non ti lascio andare, voglio tenerti abbracciata, adesso non ti muovere più”.
La madre di Ettore, donna intelligente e forte, se pur malata, che sopporta gli attacchi del figlio e del marito e si dimostra comunque sempre comprensiva. “ Ma ce l’hai sempre con me perché io non sono stupida, io tu non mi incanti, perché io so quel che vuoi dire prima che tu parli […] Stette finalmente ferma, piangeva sempre, i suoi capelli sapevano di petrolio, il suo vestito sapeva di lavandino”.
Carlo, padre di Ettore, uomo forte ma preoccupato per il futuro del figlio e della propria famiglia, che spesso sfoga il suo nervosismo con la moglie. “- […] Ficca il naso nella tua pentola e non tirarlo mai fuori. Ti ho sposato per questo, se vuoi saperlo!”
Bianco, amico partigiano di Ettore che si è notevolmente arricchito con lavori illeciti. Egli assume al proprio servizio l’amico per farla pagare ad un fascista per il solo fatto di essere tale.
I personaggi de “Quell’antica ragazza” sono:
Argentina, una ragazza dagli occhi neri da cui tutti vengono attratti.”Non era la figlia del padrone del Nano, ma solamente la nipote del mezzadro, e che era alle Rosine di Torino dove l’aveva fatta entrare la pietà del padrone dopo che i suoi erano morti sotto il carro ribaltato. Si chiamava Argentina e doveva essere venuta al Nano in licenza”. Ella verrà poi rimandata al proprio paese, una volta scoperti i suoi incontri notturni.
Marziano, il primo ragazzo ad averla vista e in seguito suo compagno di una notte nel bosco.
Genio, figlio di Matteo, che trascorre una notte nel bosco con Argentina.
Agostino, servitore di Matteo, è il primo ragazzo che Argentina invita nel bosco ma che, inizialmente, rifiuta per poi accorgersi che nutre un sentimento, nei suoi confronti, che lo fa agitare, la notte, sapendola con un altro. “ Agostino si sentì dentro un male misterioso la notte che cercò invano Genio per tutta la casa.[…] andarono nel bosco in silenzio, lui tenendola stretta per un braccio come se ad ogni momento dovesse scappargli nel buio e dal buio ridergli”.
I personaggi de “L’acqua verde” sono:
Un giovane profondamente disperato e depresso tanto da arrivare al suicidio, lasciandosi annegare nel fiume. “Sono contento che non so nuotare; mi ricordo che da ragazzo e da giovanotto mi dispiaceva, ma adesso sono contento di non aver mai imparato. Così una volta nella corrente, più niente dipenderà da me […] – Papà e mamma, dove che siete, non so se mi vedete, ma se mi vedete non copriteli gli occhi. Non è colpa vostra, ve lo dico io, non è colpa vostra! Non è colpa di nessuno”.
Ottavio, il bottegaio, da cui si reca il giovane suicida per acquistare due aranciate. “ - Allora te le porti via con te? I vuoti sono a rendere. Ricordati di portarmeli stasera.
- Non sono mica sicuro di riportarteli”.
I personaggi de “Nove lune” sono:
Rita, una giovane che dopo aver saputo di essere incinta si sente terribilmente spaventata, non sa cosa fare, cosa dire a casa, .. lascia la decisione a Ugo, padre del bambino, che la consola e la chiede in sposa.
Ugo, giovane innamorato di Rita, che si prende la responsabilità di ciò che è successo pur essendo spaventato quanto Rita.
“- Il bambino lo avrai, te l’ho dato ed è tuo, lo avrai il bambino, - diceva lui, ma non sapeva uscire dal buio che era nel collo di lei, non voleva vedere la luce. Lei si staccò, ma non gli tolse le mani dal petto, lo guardava muovendo la bocca. Allora Ugo sentì un calore dentro, che lo fece drizzare contro la corrente di freddo, aveva solo paura che quel calore gli cessasse, solo paura di risentir freddo dentro”.
I genitori di entrambi i giovani che, dopo l’arrabbiatura iniziale, ne accettano il matrimonio.
I personaggi de “L’odore della morte” sono:
Carlo, un giovane che si trova alla stazione per aspettare invano la sua ragazza. “Così, anche quando fu passata l’ora solita di lei, non si sentì d’andarsene, di gettare ogni speranza, restava fisso lì come per scaramanzia, quasi lei non potesse non venire se lui durava tanto ad aspettarla”.
Una ragazza che Carlo scambia per la sua a causa della giacca gialla che porta.
Attilio, fidanzato con la ragazza dalla giacca gialla, che fraintende il comportamento di Carlo e ci si lancia contro. “ […] sapeva di lui nient’altro che si chiamava Attilio, che era stato soldato in Grecia e poi prigioniero in Germania, e la gente diceva che era tornato tisico”. Dopo pochi giorni dalla rissa Carlo leggerà il suo manifesto mortuario.
I personaggi de “Pioggia e la sposa” sono:
Un bambino piuttosto timido.
La zia del piccolo.
Il cugino prete che, una volta lontano dalla propria madre, aveva rinunciato alla vita di chiesa provocando la morte di questa.
CAMBIAMENTI E TRASFORMAZIONI DEI PERSONAGGI
In quasi tutti i racconti i protagonisti compiono un’evoluzione:
I capi partigiani e fascisti cercano di trovare un intesa pacifica attraverso un colloquio ma non concludono nulla.
Bimbo, Negus, Colonnello e gli altri partigiani del gruppo da vincitori, per aver catturato un sergente repubblicano, passano dalla parte dei vinti e vengono uccisi.
Moro silenziosamente diventa protagonista giocando un brutto scherzo ai suoi compagni.
Raoul da ragazzo insicuro, vince la paura e il disagio e resta tra i partigiani.
Blister, dall’essere il più ben voluto tra i partigiani, viene ucciso dai suoi stessi compagni.
Max si rivede restituire la libertà dopo essere stato ad un passo dalla morte.
Ettore ha un’evoluzione solo apparente perché il lavoro che intraprende è in realtà illegale.
Argentina da ragazza di facili costumi si ritrova umiliata e rimandata a casa.
Il ragazzo suicida si abbandona alla disperazione.
Rita e Ugo si prendono le proprie responsabilità di genitori.
Carlo, per un semplice malinteso, si trasforma in assassino, se pur non volendo e non rendendosi conto del già cattivo stato di salute del suo “avversario”.
Il prete segue la sua vera vocazione, lascia la vita di chiesa, dando, però, un dispiacere mortale alla madre.
PROTAGONISTA-ANTAGONISTA
La protagonista indiscussa di tutta la raccolta è la Resistenza partigiana. L’antagonista a questa è quindi il fascismo.
TEMATICHE
“ I ventitre giorni della città di Alba” è una raccolta di dodici racconti divisi in due gruppi: il primo rievoca episodi partigiani, il secondo, invece, riporta storie contadine che in parte hanno ben poco a che fare con il periodo della Resistenza e con il dopoguerra.
La tematica di maggiore importanza è, quindi:
LA LOTTA DEI PARTIGIANI.
Essa comprende molti altri temi quali:
LA PAURA, LA MORTE, IL CORAGGIO, … tutti aspetti della vita partigiana che caratterizzano i primi racconti della raccolta, nella seconda parte, invece, compaiono temi come: IL SUICIDIO, UNA GRAVIDANZA INDESIDERATA, UNA GITA SOTTO UN TEMPORALE E L’INQUIETUDINE DEI GIOVANI NEL DOPOGUERRA.
SPAZIO E TEMPO
Le vicende sono ambientate nelle Langhe e precisamente in città quali: Alba, Treiso, Neive, Castino, …durante Resistenza e nel periodo successivo alla guerra.
ANNO DI PUBBLICAZIONE
“I ventitre giorni della città di Alba” è stato pubblicato nel 1952.
È l’anno, in Italia, dove si assiste a un durissimo scontro con l’opposizione per la nuova legge elettorale battezzata subito “legge truffa”.
È l’anno dove avviene anche per De Gasperi il tramonto, liquidato dalla stessa Democrazia Cristiana e dal Vaticano.
E' l'anno dove Enrico Mattei crea l'ENI, e diventa l'uomo più potente d'Italia, ma crea invidie e mette anche in allarme gli americani.
Ed e' l'anno dove si cominciano ad aprire le frontiere con le prime cooperazioni fra i Paesi comunitari.
14 GENNAIO - DE GASPERI vuole accelerare i tempi per la votazione della nuova legge elettorale chiedendo la fiducia, evitando così di bloccare gli emendamenti presentati dall'opposizione. Ma avvengono tumulti sui banchi, e subito dopo questi si trasferiscono fuori, nella piazza. 150 saranno gli arrestati.
20 GENNAIO - Dopo gli incidenti nella capitale la protesta si estende nel Paese. Viene proclamato uno sciopero generale e scendono in piazza tutte le forze dell'opposizione.
21 GENNAIO - TOGLIATTI propone di sospendere l'ostruzionismo a patto di portare la legge a un referendum, che dovrebbe essere fatto dai cittadini italiani contemporaneamente al voto delle elezioni politiche. Ma il governo respinge la proposta. Proteste della sinistra, con manifestazioni e incidenti che avvengono in molte città d'Italia.
12 FEBBRAIO - Si sollecita dalle file della DC che anche il Senato approvi la legge elettorale nel modo più urgente, infatti, il.....
6 MARZO - Giuseppe Stalin è morto
6 MARZO - .... De Gasperi "suggerisce" al Senato di porre subito la fiducia alla legge per stroncare l'ostruzionismo.
29 MARZO, Scoppiano gravissimi incidenti in aula. I Senatori della sinistra minacciano di denunciare Ruini per il suo comportamento anticostituzionale.
4 APRILE Einaudi promulga la legge con la sua firma, e scioglie la Camera proprio su richiesta di questo governo che si è in pratica votata la legge da solo, sollevando non poche perplessità.
7-8 APRILE - Dopo un mese di manifestazioni, proteste, interventi durissimi nei comizi elettorali in tutte le città italiane contro la "legge truffa", si va finalmente alle elezioni.
28 LUGLIO - De Gasperi vara il suo governo ma non ottiene la fiducia.
13 AGOSTO - A guidare il governo viene chiamato GIUSEPPE PELLA. L'unico uomo del resto ancora valido, dentro una DC sconvolta al suo interno dopo la batosta elettorale, e dove hanno perso smalto addirittura i Fanfani e gli Scelba.
22 AGOSTO - Pella ricuce le alleanze e vara il suo governo monocolore e ottiene la fiducia.
29 AGOSTO - Scoppia la crisi di Trieste.
28 SETTEMRE - De Gasperi disoccupato, viene eletto segretario della DC. 17 DICEMBRE - Il segretario della DC De Gasperi prende iniziative all'interno del partito per mettere in difficoltà il suo "compagno" di partito Pella che guida il governo. De Gasperi perde il suo stile, e per attirargli le antipatie accusa Pella di essere amico della destra De Gasperi nel condurre questa campagna denigratoria dimostra semplicemente e pateticamente che non ha nessuna altra carta da giocare, solo l'insulto.
In Italia gli sporadici tentativi di fare delle riforme agrarie falliscono miseramente nei progetti e nella esecuzione, per le piccole dimensioni delle terre affidate agli agricoltori che non possono essere per questo motivo a produttività intensa, ne’possono meccanizzare le colture; i mezzi meccanici non vengono prodotti e quei pochi che ci sono hanno un prezzo proibitivo anche per chi ha centinaia di ettari da dissodare, seminare, raccogliere; siamo nelle campagne ancora alla semina e alla raccolta del grano o del riso col sistema quasi manuale. Ignorati i sistemi di drenaggio del terreno, l'impiego su larga scala dei concimi chimici, del tutto assenti i sistemi di conservazione delle derrate nei silos. Il cereali vengono ancora ammassati in ambienti non idonei e alcune moderne tecniche che altri paesi utilizzano, sono ignobilmente criminalizzate, mentre l'agronomia dei grandi latifondi senza scrupoli impiega pesticidi che si riveleranno in seguito micidiali.
Nella zootecnia ancora peggio, l'Italia e' ancora ferma ai sistemi adottati da Diocleziano e da Costantino. Assente la prevenzione nelle malattie, e la raccolta del latte avviene ancora con metodi preromani. Nel sud l'80% dell'aratura avviene ancora con i buoi e per gli azotati si continua con il metodo mesopotamico e egiziano, quello di bruciare le stoppie sul posto, mentre l'impiego dei concimi organici é molto limitato, viene impiegato quello ricavato dalle pochissimi stalle, nella misura che non supera il 10-15% dell'effettivo fabbisogno.
In sostanza la produzione è scarsa, di bassa qualità, e con tutte le potenzialità delle nefaste malattie delle colture e degli allevamenti. Non esiste un ministero della Sanità che si occupa di queste cose. Si va avanti con la consuetudinaria agricoltura che ha una data - come tecnica - di circa 2-3 mila anni. Mentre il Paese è ancora affamato, dopo otto anni di dopoguerra.
Mentre invece nell'industria, nelle grandi città del Nord ovest e Centro Nord assistiamo alle premesse di quel periodo che fra poco verrà chiamato "Miracolo Economico" che porterà incrementi da capogiro su articoli che nulla hanno a che vedere con il miglioramento della qualità (ma anche quantità) dei prodotti alimentari.
In Puglia, in Calabria, in Campania, in Sardegna, piccoli proprietari videro vuotarsi i paesi dalla forza lavoro, e guardavano sconsolatamente i raccolti marcire non avendo più manodopera locale. In pochi anni, si impoverirono ancora di più, fino a che, restituirono la terra alla vegetazione delle gramigne, mentre gli allevamenti di bestiame rimasero fino all'estinzione allo stato brado su terreni dove non cresceva più nemmeno l'erba.
GIUDIZIO PERSONALE
“ I ventitre giorni della città di Alba “ è un dettato scarno e incisivo, una cronaca volutamente spoglia dietro la quale riavverte l’assurda tragicità della guerra, con la sua carica di violenza spietata, col rovesciamento dei fondamentali rapporti della convivenza umana. In primo piano stanno soltanto i fatti, che nel loro snodarsi imprevedibile assumono l’aspetto caotico e fortuito d’ogni battaglia, dove le reazioni dei combattenti divengono un’elementare risposta alle brusche svolte del destino e sono troppo immerse nell’attimo, travolte dalla violenza del presente. È un libro interessante per la realtà che racconta. Lo stile è costituito da più componenti. Il lessico che risulta essenziale, diretto e spontaneo e contribuisce a riportare gli eventi con chiarezza e spontaneità.
Fenoglio esprime, qui, come la violenza degli uomini non è una diretta conseguenza della guerra, anche se in essa ritrova la sua massima espressione, ma che è presente già nella vita quotidiana ed è inevitabilmente legata alla vita dell’uomo.

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