Cesare Pavese

Materie:Appunti
Categoria:Italiano

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Testo

CESARE PAVESE
Cesare pavese era considerato un intellettuale solitario. Egli sottolineava l’importanza della letteratura come strumento per porre ordine nel caos dell’esistenza, caratterizzata dalla sua incapacità di agire e da un senso di inferiorità rispetto a coloro capaci di fare le loro scelte con decisione (residui di carattere decadente).
Inoltre non si può trascurare la sua volontà di mettere sempre in relazione l’esperienza intellettuale con la vita, vista come un mestiere (il mestiere di vivere) ovvero come faticoso impegno, ricerca.
Fu durante la sua esperienza universitaria che Pavese entra in contatto con la letteratura americana, laureandosi su Walt Whitman. Da allora si impegnò nella traduzione di vari testi contribuendo alla diffusione del mito americano degli anni trenta assieme a Vittorini. Al contrario di questo, che prediligeva il lirismo e l’immaginazione, Pavese contrappone alla visione di un America come terra di nuove opportunità e libertà, un Piemonte barbarico e primitivo, simboleggiato dalla campagna.
Pavese rimase estraneo al dibattito politico fino all’incontro con Tina Pizzardo (mitizzata come la lupa), di cui si innamorerà e lo porterà all’arresto per antifascismo. Lui viene quindi condannato a tre anni di confino a Brancaleone Calabro. Da questo confino nasce il carcere, dove il confino viene rappresentato non come un isolamento fisico, ma bensì come condizione esistenziale, solitudine, impossibilità di comunicare.
L’esordio poetico arriva con lavorare stanca, una serie di poesie dal linguaggio per lo più gergale e dal verso lungo, preso dal modello di Whitman. Quest’opera fu definita poesia-racconto, poiché ha il carattere di una lunga confessione ininterrotta di un personaggio che narra se stesso e i suoi pensieri. Già qui compaiono le langhe come luogo primitivo e barbarico e l’opposizione tra città, civile e ordinata, e campagna, dove regnano passioni primitive e incontrollate.
Su questa opposizione si fonda paesi tuoi. Qui Pavese utilizza una dettagliatissima descrizione dei personaggi e dell’ambientazione. Questa fedeltà al reale nasconde però una corrispondenza simbolica ed è solo funzionale per scoprirla. Infatti si ritrovano sempre gli stessi simboli archetipici quali la mammella, intesa come simbolo della sessualità, e sempre legata alla terra.
Nel dopoguerra Pavese si iscrive al Partito Comunista, spinto dalla voglia di un impegno attivo. Risale a questo periodo la stesura de il compagno, dove lui vuole descrivere un eroe positivo, che incarnasse gli ideali del comunismo. Questo romanzo venne però aspramente criticato proprio dai comunisti per la sua irrazionalità.

LA CASA IN COLLINA
Corrado, un professore torinese, vive in una villa su una collina nei pressi di Torino, dove ritorna ogni giorno per sfuggire ai bombardamenti. Durante questo periodo, amando la solitudine, fa molte passeggiate nei boschi della collina con Belbo, il cane dei suoi padroni di casa. Un giorno, durante una di queste passeggiate, sente delle voci e dei canti che arrivano da un punto del bosco e seguendo le voci, arriva ad un’ osteria, Le Fontane, dove trova molte persone che cantano e ascoltano i bollettini di guerra.
Tra queste persone riconosce anche Cate, un suo vecchio amore, che ora ha un figlio, Dino. Corrado, da quel giorno, si reca ogni sera a Le Fontane, dove può ascoltare le notizie della guerra e può parlare di politica con altre persone.
Presto diventa compagno di Dino, con cui fa delle lunghe passeggiate e chiacchierate, insegnandogli anche dei fondamenti, poiché a causa della guerra non può andare a scuola. Nei giorni successivi, però si viene a sapere della resa fascista e, quindi, dell’ invasione tedesca. A Le Fontane si comincia a organizzare la resistenza, da cui Corrado si astiene, e si cominciano a nascondere armi nelle cantine.
Qualche giorno dopo, però, viene scoperto dai tedeschi il covo de Le Fontane e tutti vengono arrestati, eccetto Dino per la sua età e Corrado che è nei boschi per una delle sue passeggiate e che osserva la scena incredulo da distanza.
A questo punto Corrado si trova in serio pericolo, poiché i Tedeschi lo stanno cercando e durante uno dei rastrellamenti potrebbe essere scoperto; decide così di fuggire da Torino, ma dove? Fortunatamente la sua padrona di casa, Elvira, che lo ama segretamente, gli trova un rifugio in un collegio di Chieri, grazie al prete del suo paese. Durante i giorni successivi raggiunge il collegio, ma passa molte notti insonni nell’ attesa di un rastrellamento tedesco, con la paura di venir scoperto e di fare la fine de suoi compagni e Le Fontane. Qualche giorno dopo lo raggiunge in collegio anche Dino, che era rimasto con Elvira, che si ambienta subito e gioca, appena arrivato, con i ragazzi del collegio. Il ragazzo, però, può parlare del passato di Corrado agli altri ragazzi, figli di fascisti, facendosi così scoprire e rischiando che i tedeschi lo vengano a prendere. Qualche tempo più tardi, infatti, un prete lo avvisa che è in grande pericolo e di fuggire immediatamente. Corrado, quindi decide di ritornare, momentaneamente, a Torino, nella villa in collina. Elvira lo ospita e gli dà la lettera che gli ha spedito sua sorella, in questa ella lo invita, come sempre, ad andare a trovarli al loro paese, così Corrado decide di accettare il suo invito.
Nei giorni successivi il professore si incammina, prima verso Villanova, dove c’è la ferrovia, e, dopo aver preso il treno che portava ad Asti, (lì si ferma a causa di un ponte interrotto) continua a piedi o in carretto verso la sua casa natale nel mezzo delle Langhe piemontesi. Dopo essere arrivato si stabilisce e conduce una regolare vita aspettando la fine della guerra e pensando ai suoi amici torinesi.
Questo romanzo riprende il tema de il compagno, quello del ruolo dell’intellettuale nella società. Corrado il protagonista è generalmente antifascista, ma non riesce a decidere di passare all’azione. Corrado riflette le ansie, le esitazioni e i sensi di colpa di Pavese. Il romanzo si può dunque definire la lucida rappresentazione dei limiti dell’intellettuale borghese, che sa qual è la parte giusta ma non sa vincere la volontà.
Nelle ultime pagine il problema viene posto in una prospettiva diversa: compare l’interrogativo del senso dell’esistenza in seguito alla morte dei compagni, non più visti come amici caduti per un ideale, ma come tanto sangue versato senza senso. Da qui anche la non-scelta di Corrado diventa il frutto della consapevolezza che l’intellettuale è la coscienza e non l’autore della storia.
CORRADO DI FRONTE AGLI ORRORI DELLA GUERRA
- Come Fenoglio, Pavese ha riconosciuto il peso delle divergenze ideologiche tra i vari gruppi partigiani durante la Resistenza.
- Da anche un’anticipazione sulla guerra fredda: una volta finito coi neri, sarà la volta dei rossi.
- Ogni guerra è una guerra civile, anche il caduto fascista assomiglia a cristo quando è morto.
- Acqua=placenta, casetta=posizione fetale.
- Corrado simile a Anguilla, rimangono in borghese perché sempre isolato, senza identità.
PAESI TUOI
Berto, uscito di cella, segue il suo compagno in campagna. Qui trova un ambiente primitivo e violento. Solo Gisella è uno spirito libero, la sorella di Tanino. Berto intreccia con lei una relazione che suscita la gelosia di Tanino, legato alla sorella da un rapporto incestuoso, che la uccide in uno scatto d’ira. L’indifferenza della gente di fronte alla tragedia spinge Berto a fare ritorno in città.
LA MORTE DI GISELLA
In quest’opera è molto evidente la contrapposizione tra città, civile e ordinata ma anche fredda e opprimente, e campagna, primitiva e violenta.
Il viaggio verso la campagna simboleggia la regressione di Berto a uno stadio primordiale. È un viaggio nel tempo prima ancora che nello spazio.
Gisella viene qui presentata come una vittima sacrificale per un rito di fecondità. Infatti lei muore spargendo il suo sangue sul grano, garantendo così con la sua morte la fecondità dei campi. Anche i simboli sono tutti legati alla fecondità: il grano che deve prima morire per poi essere ripiantato, il sangue che da vita ma è qui versato in questo rito cruento e la mammella scoperta di Gisella, più volte associata alla terra e alle colline quindi sempre alla generazione.
A narrare la vicenda è lo stesso Berto che ne da una visione molto realistica, attraverso la grande descrizione dei comportamenti e delle reazioni sia fisiche che morali. Inoltre la narrazione è resa ancora più realistica dalla grande quantità di dialoghi quasi a non tralasciare nessuna affermazione dei personaggi.
LA LUNA E I FALO’
Anguilla, il protagonista, emigrato in America dove ha fatto la sua fortuna, torna al paese d’origine, ma lo trova però mutato e tutte le persone che conosceva sono morte o cambiate. L’unico legame col paese è il suo amico Nuto, che gli ha insegnato molte cose e che adesso l’informa sull’accaduto.
Anguilla e Nuto sono due personaggi contrapposti: Anguilla è partito e ha fatto la sua fortuna, ma si rende conto che ogni posto vale l’altro, senza differenze, per questo decide di tornare al paese, cioè regredire alla condizione della sua infanzia. Nuto non ha mai lasciato il paese perché ha sempre saputo che la fuga era solo un’illusione.
Anguilla si renderà subito conto del cambiamento avvenuto, soprattutto quando si rende conto che anche le coltivazioni sono cambiate. Non ci sono più i noccioli. È come se avessero cambiato la terra, immagine della madre che lui non aveva mai avuto. Alla fine del romanzo Anguilla ripartirà per il mondo, solo senza + speranze.
I simboli in quest’opera sono sempre legati alla fecondità e alla generazione: i falò sono quelli accesi nella notte di S.Giovanni come rito di fecondità e la luna rappresenta il ciclo del tempo.
Al centro del romanzo è ancora un viaggio: quello di Anguilla verso le Langhe, cioè verso la sua infanzia.

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