canto v divina commedia: Paolo e Francesca

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Testo

CANTO V
Scese dunque dal primo nel secondo cerchio, che contiene in sé meno spazio (essendo la sua circonferenza più piccola), ma una pena tanto più crudele, che spinge a lamentarsi .
L'inferno dantesco ha la forma di un imbuto: i cerchi sono tanto più stretti quanto più sono vicini al centro della terra, occupato da Lucifero. A mano a mano che il loro diametro decresce, aumenta la gravità dei peccati che in essi vengono puniti.
Qui si trova Minosse in atteggiamento terrificante, e ringhia: valuta, all’ingresso del cerchio, le colpe (dei peccatori); li giudica e li destina (ai rispettivi luoghi di punizione) a seconda del numero di volte che attorciglia (la coda intorno al proprio corpo).
Vuole dire che quando l’anima sciagurata si presenta al suo cospetto, rivela tutto di sé; e quel giudice dei peccati
comprende quale parte dell’inferno si addice ad essa; si avvolge con la coda tante volte per quanti cerchi infernali vuole che venga precipitata in basso.
Davanti a lui ve ne sono sempre in gran numero: le une dopo le altre si sottopongono ciascuna al suo giudizio; si confessano e ascoltano (la sentenza), e poi vengono travolte nell’abisso.
"O tu che giungi in questo luogo di dolore", disse Minosse a Dante quando si accorse della sua presenza, interrompendo così il suo arduo compito,
"considera attentamente il modo in cui stai per entrare (se hai cioè i meriti necessari per compiere incolume il viaggio nell’inferno) e colui in cui riponi la tua fiducia (Virgilio non è un’anima redenta): non lasciarti trarre in inganno dalla larghezza dell’ingresso!" E Virgilio di rimando: " Perché ti affatichi a gridare ?
Non ostacolare il suo viaggio predestinato: si vuole così là dove si può fare tutto ciò che si vuole, e non chiedere altro".
A questo punto cominciano a farsi sentire le voci del dolore; ora è arrivato là dove molti pianti colpiscono il suo udito.
Giunse in un posto privo d’ogni chiarore, che rumoreggia come un mare in tempesta, sotto la furia di venti contrari.
La tempesta di questo cerchio dell’inferno, destinata a non avere mai tregua, trascina le anime con impeto travolgente: le tormenta facendole vorticare (in tutti i sensi) e facendole sbattere (fra loro).
Quando giungono davanti alla rupe franata, qui prorompono in grida, in pianto unanime, in lamenti; bestemmiando la potenza di Dio.
Comprese che a questo tormento (pena) sono condannati i lussuriosi, che sottomettono la ragione alla passione.
E come le ali portano nella stagione invernale gli uccelli (stornelli), che si dispongono in gruppi ora diradati ora compatti, così da quel vento le anime perverse
sono trascinate di qua, di là, in basso, in alto; mai nessuna speranza, non solo di una cessazione temporanea, ma nemmeno di un castigo alleviato, è loro di conforto.
E come le gru sono solite intonare i loro lamenti, quando solcano l’aria in lunghe file, così vide avvicinarsi, emettendo gemiti,
le anime portate dal turbine sopra menzionato: per questo disse: " Chi sono mai, maestro, quegli spiriti che il vento buio in tal modo punisce? "
"La prima di quelle anime di cui tu mi chiedi notizia" mi rispose allora Virgilio, "regnò su molti popoli di lingua diversa.
Fu a tal punto dedita alla lussuria, che dichiarò, sotto le sue leggi, permesso ciò che a ciascuno piacesse, per cancellare la riprovazione in cui era incorsa.
E’ Semiramide, di cui le storie narrano che fu sposa di Nino, cui succedette (sul trono): fu sovrana della regione che attualmente il sultano governa,
L’altra è Didone, che si tolse la vita, per amore, e non rimase fedele al marito morto, Sicheo, e c’e anche la lussuriosa Cleopatra.
Guarda Elena, a causa della quale trascorsero tanti anni luttuosi, e guarda il famoso Achille, che alla fine combattè con amore.
Guarda Paride, Tristano "; e gli indicò più di mille anime, facendo i nomi di persone che l’amore ha allontanato dalla vita terrena.
Dopo aver ascoltato il suo maestro nominare le donne dell’antichità e gli eroi, si impietosì, e fu sul punto di perdere i sensi.
Iniziò a dire: "Poeta, desidererei parlare con quei due che procedono uniti, e che sembrano opporre così debole resistenza al vento".
Quei due che 'nsieme vanno: sono Francesca, figlia di Guido da Polenta, signore di Ravenna, e Paolo Malatesta. Francesca sposò Gianciotto Malatesta. Si innamorò poi del giovane e avvenente Paolo, fratello del marito, e ne fu ricambiata. Allorché Gianciotto li sorprese, li uccise entrambi.
E Virgilio: " Fai attenzione al momento in cui ci saranno più vicini; e tu allora pregali in nome di quell’amore che li trascina, ed essi verranno”.
Non appena il vento li volse verso di loro, disse: "O anime tormentate, venite a parlarci, se qualcuno (Dio) non lo vieta ! "
Come le colombe, con le ali tese, si dirigono nel cielo verso il loro nido, portate dal desiderio,
così le due anime uscirono dalla schiera delle anime di cui fa parte anche Didone, andando verso loro attraverso l’aria infernale, tanto efficace era stata la ardente preghiera di Dante.
"O creatura viva e benevola che attraverso l’aria buia vieni a trovare noi che macchiammo il mondo col nostro peccato.
se il re del creato ci fosse amico, noi lo pregheremmo di darti serenità, dal momento che provi compassione per il nostro atroce tormento.
Ascolteremo e vi diremo quelle cose che vorrete dire e ascoltare, per tutto il tempo che la bufera, come fa ora, attenuerà la sua violenza.
La città dove nacqui si trova sul litorale verso il quale discende il Po per trovare, coi suoi affluenti trova pace.
Amore, che rapidamente divampa nel cuore nobile, si impadronì di Paolo per la mia bellezza fisica, di cui fui privata quando venni uccisa; e l’intensità di questo amore fu tale, che ancora ne sono sopraffatta.
Amore, che non permette a chi è amato di non ricambiare, mi fece innamorare con tanta forza della bellezza di Paolo, che, come ben puoi vedere, ancora mi lega a lui.
Amore ci portò a morire insieme, della stessa morte: colui che ci ha tolto la vita è atteso nel cerchio dei traditori (la Caina è la zona del nono cerchio destinata ai traditori dei parenti)." Queste parole vennero rivolte loro da Paolo e Francesca.
Quando ebbe ascoltato quelle anime travagliate, chinò il viso, e lo tenne abbassato tanto a lungo, che alla fine Virgilio gli chiese: "A cosa pensi? "
Quando rispose, cominciò: "Ohimè, quanti teneri pensieri, quanto reciproco desiderio condusse costoro a peccare "
Poi, rivolto a loro, parlaò, e disse: "Francesca, le tue sofferenze mi rendono triste e pietoso fino alle lagrime.
Però dimmi: quando la vostra passione si manifestava soltanto attraverso dolci sospiri, con quale indizio e in che modo l’Amore permise che l’uno conoscesse i sentimenti dell’altra, fino allora incerti d’essere corrisposti ? "
E Francesca "Nulla addolora maggiormente che ripensare ai momenti di gioia quando si è nel dolore; e di ciò è consapevole il tuo maestro.
Ma se un così affettuoso interesse ti spinge a interrogarmi sul modo in cui si manifestò per la prima volta il nostro amore, farò come chi parla tra le lacrime.
Noi leggevamo un giorno, per svago, la storia di Lancillotto e dell’amore che s’impadronì di lui: eravamo soli e non avevamo nulla da temere.
Più volte quella lettura fece incontrare i nostri sguardi, e ci fece impallidire; ma solo un punto particolare ci vinse.
Quando leggemmo come la bocca desiderata di Ginevra fu baciata da un così nobile innamorato, Lancillotto, Paolo, che mai sarà separato da me,
mi baciò, trepidante, la bocca. Galeotto fu il libro e chi lo scrisse: quel giorno non proseguimmo oltre nella sua lettura".
Il libro, dunque, svolge per Paolo e Francesca il ruolo che nella vicenda narrata è assegnato a Galeotto.

Mentre una delle due anime diceva queste cose, l’altra piangeva, così che per la compassione perdetti i sensi come se morissi:
e caddi come cade un corpo inanimato.
Commento:questo canto mi ha conquistato per le descrizioni sul luogo e sui personaggi che racconta Dante durante il viaggio immaginario, questa commedia è stata scritta in modo così affascinante che quando la leggo mi cimento nella storia

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