Aspirazione alla libertà

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Testo

SAGGIO BREVE
L’ASPIRAZIONE ALLA LIBERTA’ NELLA TRADIZIONE E NELL’IMMAGINARIO ARTISTICO-LETTERARIO
Premessa

La libertà è possibilità di fare, di essere: si tratta dell’area entro cui all’individuo è consentito di partecipare attivamente alla vita della società e di essere responsabile di se stesso. Per questo il potere politico non può sovrastare l’individuo imponendogli ciò che ritiene essere un bene per lui. Infatti, se esiste una pluralità di valori, allora il pluralismo è condizione favorevole per l’individuo, perché gli offre la possibilità di scegliere e di decidere il proprio modo di vivere.
Il concetto di libertà ha una lunga storia: fin dal periodo classico, l’ indipendenza fu la spinta a ribellioni e guerre decennali. Ma l’idea si è affermata in pieno solo a partire dalla Rivoluzione francese, poi per tutto il XIX° secolo è stato l’ideale che ha guidato le lotte politiche e sociali; in particolare è stato al centro dei programmi dei partiti liberali, democratici, socialisti e comunisti. E’ stato un tema forte nella letteratura italiana, francese ed inglese del ‘900 . Ecco alcuni autori tra i tanti che si sono preoccupati di diffondere il concetto di libertà attraverso le proprie opere.
Omero: Iliade, libro VI
Ettore si rivolge all’amata e promette che esaurirà tutte le proprie forze per liberarla da Priamo e dare alla propria gente la libertà dai Troiani. Il tema della libertà dalla schiavitù di un popolo è abbastanza ricorrente nella mitologia classica: spesso dietro storie come quelle raccolte da Omero c’era uno sfogo popolare contro le continue lotte sia interne che esterne, contro le razzie e i saccheggi a cui la popolazione civile veniva sottoposta da parte degli eserciti vincitori.
Dante Alighieri: Purgatorio, canto I, vv 70-75
Molto sono i passi della Divina Commedia in cui Dante critica la mancanza di libertà, soprattutto d’espressione, che era costretto a vivere. Si allude a molti personaggi storici introdotti nel testo, ma senza osare un riferimento diretto Egli è ancora alla ricerca della libertà sia politica dal controllo dei prìncipi fiorentini , sia morale dello spirito dal peccato. Egli ritiene sia fondamentale arrivare a questa purezza, infatti dice che la può conoscere solo colui che, in nome della libertà , ha rinunciato alla vita. Dante indica la futura beatitudine di Catone, con un riferimento al Giudizio Universale, scrivendo: “Tu sai quanto è importante la libertà, poiché grazie a lei non ti fu amara la morte a Utica, dove lasciasti il tuo corpo che nel giorno del giudizio universale e della resurrezione dei morti risplenderà tra i beati”.
Machiavelli: “Il principe” (1532)
Nel Medio Evo non esisteva il concetto di libertà : esso era assorbito dalla fedeltà nei confronti del signore feudale. Quindi gli uomini nascevano sudditi del papa o dell'imperatore, che venivano considerati rappresentanti di Dio: l'uno era lo spirito, l'altro il corpo della società.
Però, cessata la guerra tra guelfi e Ghibellini, a Firenze vi era ancora chi non voleva che la libertà morisse, nonostante la dominazione Medicea.
Machiavelli era uno di questi: abilissimo stratega e politico, con un ingegno superiore e pratico che non gli consentiva illusioni, quando vide perduta la libertà, pensò all'indipendenza e cercò di fare degli stessi Medici lo strumento attraverso il quale ottenerla. Prendendo spunto da Sparta e dalla repubblica romana dimostrò che la libertà si esercita solo entro un sistema istituzionale che sappia mediare ed equilibrare le spinte opposte dei gruppi sociali, in particolare quelle dell’aristocrazia e dei ceti popolari urbani. Se questo equilibrio viene meno, subentrano le lotte di fazione, i sentimenti collettivi alimentati dalle virtù civiche si disgregano e lo stato va incontro alla rovina. Il pericolo per lo stato non è dunque negli antagonismi, ma nell'incapacità di mediarli. Fu quindi il primo politico ad occuparsi di libertà collettiva: sapeva bene quale fosse la situazione sociale, ma riuscì comunque a dare dei suggerimenti che permettessero ai fiorentini ed ai sudditi più in generale, quel minimo di indipendenza sufficiente a non far scatenare nuove guerre civili.

Manzoni : “ Marzo 1821”

In questa ode il Manzoni esprime il proprio ideale nazionale, fondato sull’unità di lingua, di religione, di tradizioni, di stirpe e di aspirazioni, È la voce di un cattolico liberale, che esorta gli italiani a insorgere contro l’oppressione in nome di un Dio che è amore ma anche giustizia.
Marzo 1821 fu scritta da Manzoni in occasione dei moti carbonari piemontesi quando l’atteggiamento riformistico e liberale del giovane Carlo Alberto aveva acceso le speranze dei liberali e di coloro che aspiravano all’unificazione dei vari stati italiani sotto un’unica bandiera. Ma le speranze vennero ben presto vanificate sia dall’intervento di Carlo Felice che della polizia austriaca, che procedette a una dura repressione. L’entusiasmo di quei giorni venne quindi subito stroncato dagli eventi, ma l’ode rispecchiò profondamente uno spirito che non verrà mai soffocato e che ha rappresentato uno degli elementi politici e culturali fondamentali dell’Ottocento.
L’ode è un appello alla libertà di tutti i popoli , è contro ogni forma di violenza, invita ad abbandonare la via del male per seguire quella del diritto ed è rivolta proprio a quei popoli e a quei governi che solo qualche anno prima l’avevano sbandierato per liberarsi dall’oppressione napoleonica. Secondo Manzoni Dio protegge gli uomini oppressi e, come aveva già protetto a suo tempo i Tedeschi , così avrebbe protetto gli Italiani. Ed è proprio il concetto della protezione degli oppressi che troverà la sua grandiosa e definitiva sistemazione ideologica ed artistica ne I Promessi Sposi.
Verga: “ La libertà “
Il titolo della novella è decisamente ironico, in quanto per tutta la novella, Verga descrive le scene crude e sanguinose della rivolta che mira alla conquista della libertà, ma che tuttavia alla fine non viene raggiunta, come sottolinea la conclusiva affermazione amara di uno dei rivoltosi: “ Dove mi conducete! In galera? O perché? Non mi è toccato neppure un palmo di terra! Se avevano detto che c’era la libertà!…”.
Si parla di Bronte, un paese della Sicilia, avvenuta nell’agosto del 1860. La rivolta scoppiò contro i cosiddetti “cappelli”, i nobili proprietari terrieri, I contadini si ribellarono ai continui soprusi e diedero inizio ad una carneficina durata tre giorni interi. Il terzo giorno i rivoltosi si sentivano felici e liberi , perché avevano conquistato le terre in cui erano costretti a lavorare. Ma arrivato il momento di spartirsi ciò che avevano ottenuto non era più possibile fare una divisione equa e giusta senza l’aiuto di un notaio o di un geometra, proprio di quelle persone uccise durante la rivolta. La vicenda si concluse con un processo terribile che sancì per sempre la fine della libertà della folla, che tanto aveva combattuto per ottenerla. Verga è molto crudo nella descrizione della carneficina: in nome della libertà la folla inferocita toglie uno dei diritti fondamentali anche a degli innocenti.
Martin Luther King , dal discorso I have a dream (28 agosto 1963)
Nella primissima infanzia era solito giocare con i bambini bianchi del quartiere ma, con l'inizio delle scuole elementari fu escluso dai giochi e addirittura essi ebbero il divieto di parlare con lui. Martin non riusciva a farsene una ragione. Invano la mamma cercò di rasserenarlo parlandogli di cosa significasse essere di colore e vivere in uno Stato del Sud, gli raccontò delle lontane origini africane, della lunga e terribile schiavitù sopportata dalla sua gente, della Guerra di Secessione che aveva dato loro, almeno formalmente, la libertà.
Fu questa la scintilla che portò Martin Luther King ad ideare il movimento per i diritti civili: i neri dovevano ottenere la possibilità di vivere con e come i bianchi, senza più il timore di venire cacciati, perseguitati o incarcerati a causa di un corpo di leggi ingiuste che negavano tutti i diritti fondamentali degli uomini.
Celeberrimo è rimasto il discorso che tenne il 28 agosto 1963 durante la marcia per il lavoro e la libertà davanti al Lincoln Memorial di Washington, nel quale pronunciò più volte la fatidica frase "I have a dream" che sottintendeva la spasmodica attesa che egli coltivava, assieme a molte altre persone, affinché ogni uomo venisse riconosciuto uguale ad ogni altro, con gli stessi diritti e le stesse prerogative.

Delacroix: “La Libertà Guida il Popolo” olio su tela, luglio 1830
Nel 1829 il re di Francia Carlo X insediò un governo clerical-reazionario guidato da Polignac. Tale governo sciolse il parlamento prima ancora che fosse convocato, sospese la libertà di espressione e modificò il sistema elettorale a proprio vantaggio. Dal 27 al 29 giugno 1830 il popolo di Parigi insorse contro queste disposizioni obbligando il re ad allontanare Polignac e revocare le ordinanze emesse.
“La Libertà Guida il Popolo” è il primo quadro politico nella storia della pittura moderna che esalta l’insurrezione, sulla scia della quale scoppiarono tutti gli altri moti. La politica dell’autore è chiara: è necessario combattere il tentativo di ripristinare i privilegi feudali. Per Delacroix, come per tutti i romantici, libertà è l’indipendenza nazionale; non a caso la donna emblema della Libertà stringe il tricolore in nome del quale si uniscono in lotta popolani e borghesi. E’ importante come non descriva un fatto isolato: il popolo non è una massa anonima, ma un insieme di individui consapevoli e condotti all’azione dal proprio ideale .
Conclusione
Nonostante nel corso dei secoli questo ideale si sia progressivamente affermato, da sempre gli uomini hanno combattuto e stanno ancora lottando, per dichiararsi liberi ed esserlo realmente. Credo che la libertà sia un diritto fondamentale dell’uomo: libero di dire la propria opinione, libero di dire di no, libero di scegliere.

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