"Il Nome Della Rosa"

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano

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Testo

Relazione a cura dell’alunno
Di Fabio Niki
II A
Liceo Scientifico
“R. Mattioli” San Salvo
A.s. 2005 – 2006
1. L’analisi narratologica
Sequenze
I° GIORNATA
• Guglielmo e Adso vengono accolti nell’abbazia e Guglielmo, senza mai vederlo, ritrova il cavallo preferito dell’abate, Brunello.
• L’abate comunica la morte del monaco Adelmo e affida la risoluzione del caso a Guglielmo, che può visitare tutti gli edifici tranne la biblioteca, alla quale possono accedere solo i bibliotecari.
• Incontrano Salvatore e poi Ubertino da Casale.
• Incontrano Severino l’erborista e discutono sul fatto che Adelmo possa aver avuto delle visioni per colpa di alcune erbe custodite da Severino, ma l’erborista lo nega.
• Visitano lo “scriptorium” e incontrano Malachia e coloro che lavorano lì.
• Incontrano poi Jorge da Burgos che rimprovera Guglielmo e Adso che ridevano durante la lettura dei testi di Adelmo.
• C’è una discussione tra Jorge, Venanzio da Salvemec, Bencio da Upsala e Berengario e un litigio tra Venanzio e Berengario.
• Incontro tra Guglielmo e Adso con il maestro vetraio. Prima si discute degli occhiali di Guglielmo(strumento rarissimo in quel tempo) e poi sulla possibilità che le visioni non siano vere e proprie ma truccate da vari strumenti.
• Confronto tra Adso e Guglielmo sulla morte di Adelmo e Guglielmo pensa che Adelmo possa essersi ucciso.
• Finisce qui la prima giornata e tutti vanno a dormire.
II ° GIORNATA
• Dopo alcune ore dal risveglio dei monaci, viene scoperta da alcuni servi la morte di Venanzio, trovato con la testa in giù immersa nella giara che contiene il sangue dei maiali.
• Guglielmo, allora, sospetta di Berengario.
• Incontra ancora Severino e discute con lui per quanto riguarda i veleni: si pensa infatti che Venanzio sia stato ucciso prima ma non vengono trovati segni di colluttazione.
• Si pensa che l’assassinio possa essere avvenuto nella biblioteca ma il corpo non viene lasciato lì sia perché la biblioteca è sacra e non si vuole dare troppa attenzione a questo luogo e sia perché lì non sarebbe mai stato scoperto e probabilmente l’assassino vuole dare nell’occhio.
• Berengario dice di tenere d’occhio Berengario e lui, interrogato, rivela che la notte prima dell’uccisione di Adelmo aveva visto il suo fantasma che diceva di essere un’anima diabolica e di venire dall’Inferno.
• Conoscono Aymaro da Alessandria che afferma che per colpa dell’abate la potenza dell’abbazia è diminuita a favore delle città perché l’abate ha introdotto vari fraticelli stranieri.
• C’è ancora una discussione tra Jorge e Guglielmo per quanto riguarda il ridere.
• Bencio rivela la verità a Guglielmo: dice che Berengario era innamorato di Adelmo e gli aveva chiesto di entrare nella sua cella in cambio di un segreto intellettuale; Adelmo accetta ma poco dopo esce di corsa e corre da Jorge per rivelargli il peccato appena commesso ; probabilmente non lo assolse e Adelmo va in chiesa a pregare dove incontra Venanzio e gli rivela il segreto; poi probabilmente si uccise ma ora anche Venanzio sapeva quel segreto.
• Guglielmo incontra il più vecchio dell’abbazia: Alinardo da Grottaferrata che gli rivela il segreto per passare nell’ossario e arrivare nello scriptorium attraverso un’entrata segreta (infilare le dita nel quarto teschio a destra).
• Entrano nello scriptorium di notte ma qualcuno li ha preceduti e ha rubato un libro di Greco e gli occhiali di Guglielmo ma non riescono a capire chi sia. Su un foglio ritrovato da loro c’è una scritta indecifrabile secondo un alfabeto segreto dei segni zodiacali.
• Guglielmo e Adso visitano la biblioteca e sì perdono ma poi miracolosamente riescono a uscirne fuori. Incontrano l’Abate che gli comunica la scomparsa di Berengario.
III° GIORNATA
• Viene ritrovato nella cella di Berengario un panno sporco di sangue.
• Guglielmo e Adso riescono, da fuori, a disegnare la piantina della biblioteca per tornarci la sera stessa.
• Adso incontra Ubertino che gli racconta la storia dell’eretico Fra Dolcino.
• Adso torna da solo in biblioteca e qui incontra una donna bellissima e compie il peccato nel fare l’amore con lei. Quando si risveglia non la trova vicino a lui e trova un cuore per terra (quello di un bue) e si spaventa, svenendo. Lo ritrova Guglielmo e Adso gli confessa tutto.
• Incontrano Alinardo che gli dice che il terzo corpo sarebbe stato sicuramente trovato annegato: allora Guglielmo e Adso corrono ai Balnea e qui trovano il cadavere di Berengario.
IV° GIORNO
• Guglielmo e Severino esaminano il cadavere di Berengario e scoprono che, come Venanzio, ha i polpastrelli neri che si immagina vengano provocati dal contatto con un veleno. Scoprono inoltre che anche la lingua di Berengario è nera
• Guglielmo e Adso incontrano Salvatore che gli confessa il fatto che la donna con cui Adso ha peccato viene introdotta nell’abbazia per avere degli incontri con Remigio, il cellario. Poi incontrano Remigio e lo interrogano e lui gli confessa tutto e aggiunge anche che la sera della morte di Venanzio, lui aveva trovato il suo cadavere in cucina con una tazza rotta in terra e delle gocce che sembrano essere acqua. Informa poi Guglielmo del fatto che Malachia sapeva dei rapporti che Remigio aveva con la ragazza ma lo aveva coperto.
• Guglielmo ritrova i suoi occhiali ma Nicola ne porta un paio nuovi.
• Finalmente Guglielmo riesce a decifrare il codice di Venanzio.
• Mentre è a caccia di tartufi, Adso notò l’arrivo dell’ordine francescano; questi mangiarono insieme a Guglielmo e Ubertino e raccontarono alcune storie su Giovanni XXII, un papa eretico e che pensava solo alla ricchezza
• Arriva la delegazione degli avignonesi con il cardinale Bertrando del Poggetto e Bernardo Gui(che, come Guglielmo, si occupa dei delitti nell’abbazia).
• Alinardo racconta a Guglielmo la storia secondo la quale lui doveva diventare bibliotecario al posto di un altro che poi diventò il custode della biblioteca.
• Salvatore racconta ad Adso di avere una magia per far innamorare una donna.
• Guglielmo a Adso scoprono il criterio secondo il quale è stata costruita la biblioteca.
• Bernardo scopre che Salvatore nasconde un gatto, un coltello e due uova che gli servivano per la magia e la ragazza amata da Adso viene definita una strega.
V° GIORNO
• Al risveglio c’è la discussione tra francescani e avignonesi sulla povertà di Gesù.
• Mentre continua la discussione, in un momento di pausa, Severino comunica a Guglielmo la scoperta di un nuovo libro e che non poteva mostrargli in pubblico: Quindi Guglielmo, finita la discussione, doveva seguirlo nell’ospedale. Guglielmo gli dice di correre all’ospedale e chiudersi dentro fino al suo arrivo.
Ma udirono le sue parole Jorge, Aymaro e Bencio e Severino, terminata la discussione, viene trovato morto
• Si sospetta di Malachia, di Remigio e di Jorge e Guglielmo non ritrova il libro di cui aveva parlato Severino.
• Remigio, interrogato, prima confessa di essere stato un eretico ma di non aver ucciso i monaci, ma poi forse preso dalla paura e dalla possibile condanna di Bernardo, l’inquisitore, confessa di aver ucciso i monaci dell’abbazia.
• Bernardo rivela la decisione di volere torturare Remigio prima di farlo bruciare e Remigio cerca di opporsi.
• Ubertino, avvertito da Guglielmo, fugge dall’abbazia poiché Guglielmo pensava che quella sera Ubertino sarebbe stato ucciso da Bernardo, che lo odiava.
• Bencio viene fatto aiuto-bibliotecario da Malachia in cambio di un libro misterioso.
• Michele rivela l’intenzione di voler partire per Avignone per affrontare il Papa.

VI° GIORNO
• Malachia cade a terra morto durante il mattutino.
• Viene eletto al posto di Remigio un nuovo cellario, Nicola da Morimondo ma non viene eletto il nuovo bibliotecario al posto di Malachia.
• Nicola racconta varie vicende sulla biblioteca e soprattutto sui bibliotecari che hanno preceduto Malachia e dice che Jorge da Burgos molti anni fa aveva rubato il posto di biblitecario ad Alinardo, che provava un profondo rancore.
• Adso fa un sogno strano che va subito a raccontare a Guglielmo e che gli risponde che il suo sogno è rivelatore perché conferma una delle ipotesi dell’inquisitore.
• Bencio rivela a Guglielmo che il libro misterioso, l’ ”Aristotele”, lo aveva dato a Malachia ma non lo aveva mai aperto per paura di essere seguito da qualcuno. Era un libro in diverse lingue: arabo, siriano, latino e greco. Era fatto con una carta molto cara e rara, la charta lintea e i suoi fogli non si staccano bene uno dall’altro.
• Guglielmo dice all’abate che lui potrebbe essere la prossima vittima perché anche lui, come quelli già morti, sapevano molto sulla biblioteca. E l’abate, quasi scocciato da questa dichiarazione, dice che lì la missione di Guglielmo era finita e che poteva anche tornare nel suo paese.
• Quella sera c’era una grande agitazione nell’abbazia, e l’abate manda a dormire i monaci più presto del solito.
• Ma Guglielmo e Adso non vanno a dormire e cercano di seguirlo.
• Guglielmo, quasi per caso e con l’aiuto di Adso, riesce a scoprire il segreto del Finis Africae, il luogo del quale nessuno, tranne i bibliotecari e l’abate, conoscono il modo per entrare.
• Sentono dei rumori in una stanza, nella quale però non possono entrare, e capiscono che qualcuno vi è rimasto chiuso dentro, l’abate.
VII° GIORNO
• Entrano finalmente nel Finis Africae e vi trovano il vecchio Jorge.
• E’ lui l’assassino, o meglio lo strumento che ha fatto uccidere tutti monaci. Non segue lo schema dell’Apocalisse ma uno schema casuale.
• Jorge cerca di avvelenare anche Guglielmo porgendogli il libro per farglielo sfogliare in modo che, per leggere le pagine avvelenate che erano attaccate, Guglielmo doveva leccare il dito e sfogliare la pagina per poi essere così avvelenato. Ma Guglielmo non cade nel tranello. E allora Jorge comincia a mangiare le pagine avvelenate e riesce a fuggire ma Guglielmo e Adso lo rincorrono nel buio.
• Jorge cade ma nel momento in cui si rialza viene raggiunto e allora, nel tentativo di togliere la lampada ad Adso si scatena l’incendio e Jorge fa bruciare anche il libro di Aristotele.
• Tutti i monaci si svegliano e cercano di spegnere l’incendio e molti, come Bencio, non escono più dalle fiamme. L’abbazia continuò a bruciare per tre giorni e tre notti.
• Finisce qui l’avventura di Guglielmo a Adso che si separano per tornare nei loro rispettivi paesi, Baskerville e Melk e poi Guglielmo muore per una grande pestilenza.
• Adso inoltre racconta che dopo molti decenni, inviato dal suo Abate, fa un viaggio in Italia e ritorna nell’abbazia dove raccoglie alcune reliquie.
La storia – Riassunto
Nel novembre del 1327 arriva in una ricca abbazia benedettina del Nord Italia un frate francescano di origine inglese, Guglielmo da Baskerville; ad accompagnarlo c’è il giovane novizio Adso da Melk. In quel tempo Giovanni XXII, stabilitosi ad Avignone, si schiera contro Ludovico di Baviera; l’imperatore chiede allora l’appoggio dei francescani e degli spirituali, ormai nemici al papa. Una situazione politica e sociale di profonda crisi sconvolge dunque l’Italia e l’intera Cristianità. Per questo, Guglielmo riceve l’incarico di recarsi in un’abbazia benedettina italiana per sovrintendere un capitolo tra spirituali e delegati papali. L’incontro è della massima importanza, anche perché, in un periodo così tumultuoso, presentarsi in via non istituzionale presso potenze avversarie poteva risultare molto rischioso. Mentre i due si avvicinano all’abbazia, Guglielmo da subito prova della sua capacità di osservazione: riesce infatti a ritrovare il cavallo dell’abate, sfuggito ai monaci, semplicemente decifrando i segni lasciati nella fuga. Giunti nell’abbazia, Adso e Guglielmo fanno conoscenza con quelli che saranno i protagonisti delle imminenti vicende: l’abate, Ubertino da Casale, l’erborista Severino, il bibliotecario Malachia, il cellario Remigio, il servo Salvatore, ed infine un vecchio monaco cieco, Jorge da Burgos, ex bibliotecario, che si presenta polemizzando sul riso. L’abate invita i suoi ospiti a far luce sulla recente morte di un giovane monaco, Adelmo da Otranto, espertissimo minatore. Ma un altro sanguinoso evento apre la seconda giornata: dall’otre in cui era stato raccolto il sangue dei maiali spunta il cadavere di Venanzio, famoso nell’abbazia per essere un sapiente della lingua greca. Guglielmo inizia subito le indagini e, interrogando Bencio da Upsala e Berengario da Arundel, viene a conoscenza delle accese discussioni verificatesi nello scriptorium a proposito di libri (in particolare del secondo libro della Poetica di Aristotele, perduto sin dall’antichità) e dei comportamenti di alcuni monaci. Nella notte, recatosi di nascosto nello scriptorium, Guglielmo scopre ai piedi del tavolo di Venanzio una interessante pergamena in greco con alcuni segni misteriosi, attinenti al “Secretum finis Africae”; ma il monaco non è solo: qualcuno gli sottrae infatti gli occhiali. Il terzo giorno si apre con la scomparsa di Berengario, ed il ritrovamento nella sua cella di un panno sporco di sangue. Nel frattempo arrivano all’abbazia Bernardo Gui, famoso inquisitore, e la delegazione papale. Durante la notte Adso, sveglio per esplorare la biblioteca, incontra nella cucina una misteriosa ragazza, probabilmente una delle tante paesane che si concedevano per fame ai monaci, ed ha un rapporto con lei; profondamente pentito si confessa con il suo maestro, e poco dopo i due scoprono il cadavere di Berengario nei balnea. Il quarto giorno è dominato dall’orrore per l’annegato; ma Guglielmo, dopo un attento esame del cadavere propende, con l’erborista Severino, per un avvelenamento. Nello stesso tempo Bernardo scopre Salvatore con la donna misteriosa, e lo accusa di essere un ex dolciniano, mentre lei sarà messa al rogo per stregoneria. L’attenzione, nel quinto giorno, sembra essere polarizzata sulle due delegazioni ed i loro dibattiti sulla povertà di Gesù e sul potere temporale della Chiesa; ma un nuovo delitto riporta ogni interesse ai misteri dell’abbazia. Dopo aver parlato a Guglielmo di uno strano libro, Severino viene scoperto con la testa spaccata. Trovato al suo fianco, il cellario è accusato dell’assassinio, nonostante la sua protestata innocenza; la giustizia nell’abbazia è ormai amministrata dai legati del papa. La mattina del sesto giorno stramazza al suolo il bibliotecario Malachia: è la quinta morte misteriosa. Guglielmo si accorge che, come la lingua di Berengario, anche i polpastrelli delle prime tre dita della mano destra di Malachia sono scuri: è il segno del veleno. Decide dunque di non desistere dalle ricerche, nonostante il diverso parere dell’abate e dei legati papali, e di allargare le indagini al passato dell’abbazia e soprattutto agli ex bibliotecari. Con la collaborazione di Bencio, il nuovo aiuto bibliotecario, Guglielmo scopre che il volume da lui cercato si troverebbe ora nel “Finis Africae”, una stanza nascosta nel labirinto della biblioteca. Ma l’abate si ostina a negare l’accesso alla biblioteca, costringendo Adso e Guglielmo ad entrarvi di nascosto. Mentre vi arrivano sentono una persona agitarsi moribonda in un cunicolo dietro la parete: come si scoprirà più avanti è proprio l’abate. Nel punto più interno del labirinto trovano invece il vecchio Jorge da Burgos. Finalmente il mistero si svela: nella biblioteca è conservato il secondo libro della Poetica di Aristotele, ma Jorge lo ha sempre tenuto nascosto, impedendone assolutamente la lettura. Il libro, dedicato al riso, avrebbe potuto insegnare che liberarsi dalla paura del diavolo è sapienza. Per questo il vecchio ne aveva cosparso le pagine di un potente veleno, sottratto all’erborista Severino, che uccide a contatto con la pelle. Ormai smascherato, il vecchio monaco tenta di scappare, ma nella confusione alcuni testi prendono fuoco insieme al prezioso manoscritto. Ciò da origine ad un enorme e spettacolare incendio, che in pochi giorni distrugge l’intera abbazia. Dopo questi drammatici avvenimenti Adso e Guglielmo sono costretti a separarsi; Adso si ritirerà nel monastero di Melk e non avrà più notizie di Guglielmo, fino a quando scoprirà che è morto durante la celebre peste nera.
Il discorso narrativo – Analisi del testo
a. TECNICHE NARRATIVE
La voce narrante è quella di Adso che, in età ormai avanzata, racconta vicende accadute quando era un novizio, quindi in un’età adolescenziale. Per questo si può dire che il romanzo è costituito da un flash-back.
Costui riferisce, in prima persona, fatti ai quali ha assistito personalmente in compagnia del maestro Guglielmo. Il suo punto di vista è duplice; presenta infatti talvolta gli avvenimenti con gli occhi dell’uomo adulto e maturo, mentre altre lascia spazio al modo ingenuo e curioso di osservare i fatti che è tipico dei giovani.
Adso è il narratore dunque, ma ciò non significa che Umberto Eco si identifichi in lui; è facile rendersi conto che il portavoce dell’autore è Guglielmo. Quest’ultimo riflette nei suoi discorsi e nel suo pensiero un grande intelletto, tipico dell’uomo moderno.
Il narratore è onnisciente, perché conosce fin dall’inizio quale sarà il punto finale degli avvenimenti. Accade però che l’esito delle indagini non sia dichiarato se non alla fine, in modo tale che Adso possa rivivere momento per momento l’intricato avvenimento dei fatti, dimenticando quasi la sua condizione di onniscienza.
Da questo si deduce che gli avvenimenti sono presentati seguendo lo schema della fabula, cioè seguendo l’ordine cronologico dei fatti.
L’andamento narrativo non è uniforme, poiché a pagine in cui si ha tutto un susseguirsi di azioni, si alternano molte altre parti che sospendono il ritmo e si dilungano in riflessioni che vertono su vari argomenti.
b. ANALISI DELL’AMBIENTE E DEL TEMPO
Ambiente
La storia si svolge nell’Italia settentrionale.
Le vicende si svolgono quasi per intero all’interno di un’abbazia benedettina, ricostruita in tutte le sue tipiche strutture: chiesa, chiostro, scriptorium, biblioteca, ospedale, cucine e i vari ambienti in cui si svolgono i lavori manuali.
Prevalgono nella narrazione i luoghi chiusi e un ruolo particolare è svolto dalla biblioteca, posto su cui è puntata la maggiore attenzione. Essa è ospitata in un massiccio torrione di forma ottagonale ed ha nell’interno una disposizione complicatissima, in modo da costituire un vero e proprio labirinto. E’ quindi un luogo ideato più per conservare i libri che per leggerli.
Tempo
Il romanzo è ricchissimo di eventi e di colpi di scena e questi accadono nell’arco di una settimana. L’autore si è calato per intero nella vita dell’abbazia, facendo scandire gli avvenimenti di ogni giorno secondo il succedersi regolare delle ore canoniche della preghiera, che portano i nomi di mattutino, laudi, prima, terza, sesta, nona, vespro e compieta.
I fatti vanno collocati all’inizio del Trecento (1327).
c. PRESENTAZIONE E ANALISI DEI PERSONAGGI PRINCIPALI
Guglielmo da Baskerville è un uomo alto e magro; ha occhi acuti e penetranti con sopracciglia folte e bionde, naso affilato e viso allungato e coperto di lentiggini. Ha circa cinquanta anni, ma nonostante questo si muove con inesauribile agilità. Di tanto in tanto passa svariate ore disteso in cella con un’espressione assente negli occhi, tanto da sembrare sotto l'effetto di qualche droga. Egli appartiene all'ordine dei francescani e ,dopo essere stato per molti anni inquisitore è stato inviato dall'imperatore a fare da mediatore fra il Papato, l'Impero e l'ordine francescano. Come tutti gli intellettuali dell'epoca è in possesso di un sapere enciclopedico, è quindi dotto e sapiente e ciò gli conferisce la facoltà di affrontare ogni situazione con la giusta sagacità e prontezza nell'agire, a cui unisce un grande spirito d'osservazione e un eccellente acume intellettuale, come dimostra nel ricostruire il labirinto della biblioteca da fuori. Fra i personaggi dell'epoca ammira soprattutto Guglielmo d'Occam e Ruggero Bacone, da quest'ultimo trae un interessamento alla tecnologia e alle nuove scoperte che insieme a curiosità e desiderio di imparare sempre qualcosa di nuovo formano un carattere dinamico, insolito per la staticità mentale del Medioevo. Dal punto di vista simbolico Guglielmo rappresenta la voglia di conoscere e la razionalità.
Adso da Melk, di origini tedesche, è la voce narrante della storia. Durante gli avvenimenti è ancora un giovane ma li racconta quando ha ormai raggiunto un'età avanzata. Egli è un novizio benedettino ed è stato affidato a Guglielmo per avere un maestro che lo istruisca. È molto giovane e per questo ancora ingenuo e inesperto, ma allo stesso tempo voglioso di apprendere dal suo maestro che ammira profondamente e di cui si fida, tanto da farne il suo confessore. Nei sette giorni della vicenda egli matura molto e cresce sia dal punto di vista spirituale che intellettuale, chiarendosi le idee su molti dei fenomeni del tempo, fra cui le eresie e la corruzione della Chiesa. Ma la sua ingenuità lo porta a un momento di debolezza in cui cade nel peccato carnale con una ragazza, questo episodio lo tormenta a lungo e anche da anziano lo ricorda molto bene continuando a esserne sconvolto. Adso rappresenta l'inesperienza e attraverso le sue domande dà indicazioni ai lettori meno colti.
Jorge da Burgos, come già Guglielmo, è descritto con precisione nel testo; è il più vecchio dei monaci eccetto Alinardo, è cieco ma si muove e parla come se avesse il bene della vista. Il peso degli anni lo ha reso curvo e gli ha reso bianchi i capelli e il viso; tuttavia la sua voce è ancora maestosa. Spesso appare improvvisamente, come se vedesse bene; passa molto tempo nello scriptorium dispensando consigli ai monaci, i quali lo stimano molto e sovente si rivolgono a lui. Col passare degli anni ha acquisito influenza ed importanza nell'abbazia, fu lui a far eleggere Abbone come abate e Malachia come bibliotecario manovrandoli per quaranta anni. Jorge disprezza il riso e gli esseri umani che ridono perché essi si prendono beffe della divinità e si allontanano dalla realtà. Per questo s'impone di tenere segreto il secondo libro della “Poetica” di Aristotele che giustifica e apprezza il riso; egli causa molti dei delitti che sconvolgono l'abbazia, cospargendo le pagine di quel testo con un potente veleno. Di questo personaggio appare un giudizio estremamente negativo in quanto rappresenta una religiosità irrazionale.
Abbone è abate dell'ordine benedettino; si occupa di guidare sia spiritualmente sia materialmente la vita all'interno dell'abbazia ed è lui a concedere la possibilità di consultare i libri della biblioteca. Ma a volte non riesce a tenere in pugno la situazione tanto che chiede aiuto a Guglielmo per scoprire il motivo delle morti misteriose; per tanti anni segue la volontà di Jorge e quando tenta di ribellarsi viene ucciso da questo che lo rinchiude in un passaggio segreto. Abbone possiede una cultura molto ampia e prova piacere a darne sfoggio come risulta chiaro quando parla delle pietre preziose; apprezza le ricchezze materiali e aspira all'ammirazione di tutti verso la "sua" abbazia, è inoltre una persona conservatrice che non ama le novità. Abbone è simbolo dell'amore per i beni materiali.
Bernardo Gui è un frate domenicano impegnato come inquisitore. Ha circa sessanta anni, è esile ma diritto e ha due occhi grigi e freddi che colpiscono Adso. È una persona intelligente e acuta, ma non ricerca la vera giustizia bensì vuol trovare dei colpevoli per rafforzare la potenza della sua carica.
Malachia da Hildesheim è bibliotecario dell'abbazia, l'unico che ha accesso in queste stanze e conosce i vari passaggi segreti. È alto e magro, con membra grandi e sgraziate, ha occhi intensi e volto pallido e avvolto nelle vesti nere col cappuccio alzato incute inquietudine. Sembra melanconico, severo e pensoso ma in realtà è molto semplice; successivamente Adso capisce che è manovrato da Jorge, il quale involontariamente causa la sua morte.
Salvatore è un monaco ma assomiglia più a un vagabondo per la sua tonaca sporca e lacera. Ha la testa rasata e sopracciglia dense e incolte, gli occhi sono rotondi con piccole pupille e la bocca ampia e sgraziata contiene denti neri e aguzzi. È di origini semplici e ha un passato doloroso e irregolare, avendo girovagato per tutta l'Italia fino a unirsi alle bande di fra Dolcino. È quindi un uomo ignorante e rozzo senza un compito all'interno dell'abbazia, procura ragazze al cellario e per questo viene catturato da Bernardo Gui.
Remigio è il cellario dell'abbazia, cioè colui che si occupa dell'amministrazione e dell'approvvigionamento. È un uomo pingue e di aspetto volgare ma gioviale, canuto e piccolo ma ancora robusto e veloce. La sua religiosità non è molto forte, infatti aveva aderito a un movimento eretico e commette peccati di lussuria, per questo è processato e condannato da Gui.
Severino da Sant'Emmerano è il padre erborista, che si occupa dei balnea, dell'ospedale e degli orti. Ha raccolto molte erbe e piante medicinali e fornisce a Malachia sostanze che provocano visioni, la sua cultura nel campo dell’erboristeria è molto ampia. Cerca sempre di aiutare Guglielmo e infatti è l'unico che trovato il libro non lo apre immediatamente ma avverte i protagonisti.
Nicola da Morimondo è il maestro vetraio dell'abbazia e si occupa delle fucine, è molto utile a Guglielmo nel ricostruirgli le sue lenti, è una persona affidabile e infatti viene nominato cellario dopo la cattura di Remigio.
Alinardo da Grottaferrata è il più vecchio dei monaci. Trascorre gran parte delle sue giornate tra le piante e in Chiesa e viene considerato da tutti uno sciocco pazzo, ma in verità conserva un’ottima memoria ed è utile a Guglielmo per il ritrovamento del passaggio che porta alla biblioteca.
Ubertino da Casale era un frate francescano spirituale che si era trovato in contrasto col Papa riguardo a questioni sulla povertà del clero e per questo e stato accolto dai benedettini. All'arrivo della delegazione papale è costretto a fuggire. È un vecchio dal volto liscio, la testa senza capelli, grandi occhi celesti, pelle candida e bocca sottile tanto da sembrare un fanciulla avvizzita.
Bencio da Upsala è un giovane monaco scandinavo, studia retorica, in lui si agitano fremiti d'indipendenza e accetta con faticai vincoli riguardanti la biblioteca. Inizialmente aiuta Guglielmo nell'indagine rivelandogli la relazione tra Berengario e Adelmo ma successivamente, venendogli offerto il posto di aiuto bibliotecario, ha un atteggiamento di chiusura nei confronti del francescano.
Berengario da Arundel è l'aiuto bibliotecario, è giovane, dal volto pallido e dal corpo bianco e molle. Soffre di convulsioni e spesso la notte fa bagni tiepidi. Successivamente Guglielmo scopre che ha commesso un peccato carnale con Adelmo e ha usato la possibilità di accedere alla biblioteca per procurarsi merce di scambi, ciò gli costa la vita quando decide di leggere lui stesso il misterioso libro.
Venanzio da Selvemec è un traduttore dal greco e dall'arabo, che apprezza molto Aristotele. Viene trovato ucciso la mattina del secondo giorno in un orcio pieno di sangue suino.
d. STILE E SCELTE LINGUISTICHE
Nel romanzo ci sono parti narrative che si alternano a delle lunghe digressioni, di tipo filosofico, teologico, storico. La narrazione è condotta con una notevole chiarezza, con abbondanza di particolari e con uno stile leggibile e piuttosto invitante per il lettore. Non mancano però dei passi che sono di lettura molto meno agevole, in quanto l’autore si dilunga nella discussione sottile e dettagliata di difficili questioni teoriche.
Eco ha dichiarato paradossalmente che nessuna frase del suo romanzo è sua. Si tratta ovviamente di un’affermazione esagerata, ma che conferma un dato reale; cioè che nel testo sono frequentissime le citazioni e le parafrasi derivate da una grande quantità di autori: per esempio l’Apocalisse, i Vangeli, il Cantico dei Cantici, i Padri della Chiesa e diversi altri filosofi antichi e medievali.
2. L’individuazione dei temi
Nel corso della narrazione, Umberto Eco ha occasione di trattare un grande numero di temi, di cui qui riporto i principali.
- Tema dell'eresia: il più grande esempio nel testo é fra Dolcino, che viene dipinto come un demone ma che alla fine vediamo come un semplice essere umano. Da ricordare riguardo a questo tema é la contrapposizione tra il metodo di inquisizione di Fernando Gui (portato a scoprire la colpevolezza dell’indiziato anche se questo era innocente tramite la paura che gli incuteva) e di Guglielmo (che invece cercava di non convincersi della colpevolezza dell’indiziato per dare una valutazione il più oggettiva possibile).
- Tema del conflitto fra gruppi religiosi: é facilmente riscontrabile tramite le notizie inserite da Umberto Eco sugli attriti fra le fazioni che sostenevano il Papa e quelle che sostenevano l’imperatore. Ma un esempio più semplice si vede nella rivalità tra i vari gruppi di monaci per decidere la nazionalità del nuovo bibliotecario, dopo che Malachia era stato ucciso.
- Tema del labirinto: in questo caso il labirinto é un simbolo. É intricato in quanto all’interno di esso si svolge un complotto, ma simboleggia anche la complessità della realtà della vita.
- Tema della liceità del riso: é un dibattito teologico affrontato da Guglielmo, dall’Abate e da Jorge. Teologico perché i tre si chiedono se mai Cristo abbia riso, con i primi due che lo affermavano, in quanto essendo diventato uomo Dio deve aver riso sicuramente; mentre il terzo lo negava assolutamente, prendendo così la stessa opposizione che aveva avuto la chiesa del tempo. É appunto per tenere segreto un libro che giustifica e apprezza il riso che comincia la serie degli omicidi da parte di Jorge.
- Tema del libro e della biblioteca: il libro in quel tempo era un oggetto raro e la conoscenza era fonte di potere. Perciò chi avesse preso possesso della biblioteca era come se avesse preso in mano il potere sull’abbazia e non solo, anche sulla conoscenza. É per questo che il possesso di un libro può giustificare così tante morti.
- Tema dell'amore e della donna: nel medioevo la donna era considerato un essere impuro e portatore del demonio, ma Guglielmo rivaluta quella figura, poiché pensa che Dio non può aver creato un essere così meschino, prendendo perciò una posizione contraria rispetto a quella della chiesa. Adso infatti descrive la donna che Salvatore aveva fatto entrare nel convento come un essere bellissimo e non come una portatrice di peccato, benché poi lo conduca a compiere atti lussuriosi.
- Tema del numero e della geometria: questo tema é senza dubbio riferito alla struttura dell’abbazia e della biblioteca, la cui architettura rimanda a numeri che rimandano a Dio.
- Tema del simbolismo: questo é il tema portante dell’intero romanzo, in cui non solo ogni cosa, ma anche ogni persona rappresenta un’idea. Un grande esempio é la biblioteca-labirinto, a cui possiamo attribuire più di un significato.
3. La contestualizzazione
Sintesi informativa sull’autore, la sua produzione, la sua epoca
Umberto Eco è nato ad Alessandria il 5 gennaio 1932. A 20 anni si è trasferito a Torino per frequentare l’università e nel 1954 si è laureato, con una tesi sul pensiero estetico di Tommaso d’Aquino. Umberto Eco è tutt’ora un grande critico, scrittore , saggista , narratore e semiologo 1 di fama internazionale.
La carriera di Eco prende avvio in una maniera un po' anomala dato che per ben cinque anni si occupa dei programmi culturali della Rai come editore, non disdegnando però anche di far parte della redazione del famoso gioco televisivo “Rischiatutto” di Mike Bongiorno. Durante questo periodo Eco approfondisce le sue conoscenze e ha l’opportunità di sperimentare i mezzi di comunicazione di massa.
Negli anni Sessanta insegna prima presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Milano, poi presso la Facoltà di Architettura a Firenze ed infine presso il Politecnico di Milano.
Nel 1962, l'exploit con un capolavoro della semiologia; "Opera aperta", un testo fondamentale per capire le evoluzioni della scienza dei segni. Il saggio focalizza la sua attenzione sulle problematiche della letteratura contemporanea.
Sono gli anni dell'impegno e delle avanguardie artistiche 2 e anche il semiologo offre il suo contributo teorico aderendo al cosiddetto Gruppo 63, una corrente nella quale confluirono molti intellettuali del tempo uniti in un unico programma di avanguardia.
Eco trova anche il tempo di lavorare presso la Casa Editrice Bompiani (dal 59 al 75), finché non viene nominato professore di Semiotica all'Università di Bologna, (in questi stessi anni pubblica il “Trattato di Semiotica generale”, testo di fondamentale importanza per tutti gli studi semiotici successivi) dove impianta una vivace ed agguerrita scuola attualmente attiva. Eco ha collaborato e tutt’ora collabora con numerossissime associazioni culturali in tutto il mondo. Dall'1999 è inoltre presidente della Scuola superiore di Studi Umanistici, presso l'Università di Bologna. Ha collaborato oltre che con l'Unesco, con molte altre organizzazioni, accademie, e testate editoriali nazionali ed internazionali. Eco non disdegna nemmeno il giornalismo. Numerose quindi sono le sue collaborazioni, a quotidiani («II Giorno», «La Stampa», «Il Corriere della Sera», «La Repubblica», «Il Manifesto») a settimanali («l'Espresso»), e a periodici artistici ed intellettuali («Quindici», «Il Verri»).. Eco ha anche scritto molti articoli sull’attualissima e altrettanto scottante tematica della “guerra al terrorismo”. Egli si schiera contro l’intervento in guerra degli Stati Uniti, accusando Bush e la sua politica guerrafondaia. Interessante è questa frase estrapolata dall’articolo di Eco “Le guerre Sante, Passione e Ragione” (Repubblica, 5 Ottobre 2001) in risposta all’articolo della Fallaci “La rabbia e l’orgoglio”3 ( Corriere della Sera, 29 Settembre 2001 ) nel quale Eco esprime in maniera concisa ed efficace la sua ideologia. Ha svolto indagini in molteplici direzioni e ha pubblicato un consistente numero di saggi: sulla storia dell'estetica4, sulle poetiche d'avanguardia, sulle comunicazioni di massa,sulla televisione, sulla cultura di consumo e in numerosissimi altri campi. Notevole è la sua produzione narrativa ad esempio il successo planetario ottenuto con il vendutissimo romanzo "Il nome della rosa" (1980), seguito poi "Il pendolo di Foucault" (1988) e il romanzo picaresco5-medioevale "Baudolino" (2000). Il suo ultimo lavoro è "La misteriosa fiamma della regina Loana", un romanzo illustrato ispirato ad un fumetto degli anni '30, uscito il 16 giugno 2004. Attualmente Umberto Eco vive e lavora tra Bologna, dove è professore ordinario di Semiotica, e Milano, continuando incessantemente la sua attività di intellettuale.
Opere di narrativa
• “Il pendolo di Foucault” (1988)
➢ Trama
Il Pendolo non ha una trama, non ha un tempo e non ha un’azione. E’ la storia di alcuni redattori milanesi, tra gli anni 70 e 80, e del loro sgangherato ambito lavorativo. Da questa trama basilare si sviluppano altri filoni narrativi. In tutte queste storie (e in altre che il Pendolo contiene) fanno la loro comparsa una sterminata serie di personaggi, di storie, di miti, di leggende, provenienti da tutto il sapere storico.
➢ Tematiche e Analisi
L’idea di base del libro è tutt’altro che letteraria. Il nocciolo del Pendolo di Foucault è l’esposizione di una tesi: le aberrazioni della ragione,generano mostri, e possono risultare pericolose. Per dimostrare la tesi di fondo, Eco fa un’operazione semplice: riscrive la Storia Universale. Rilegge parte della storia culturale italiana degli anni '70 e '80. Eco anche qui tesse una fitta rete di richiami e rimandi letterari, filosofici e culturali che rimangono per gran parte celati al comune lettore.
• “Baudolino” (2000)
➢ Trama
Si tratta di un romanzo storico, fantastico e picaresco ( vedi nota 6 pagina 2 ), che ripercorre le vicende del suo protagonista, Baudolino,da quando aveva tredici anni fino alla vecchiaia, usando il pretesto di raccontarle a Niceta Coniate, storico bizantino a cui aveva salvato la vita mentre Costantinopoli bruciava e veniva saccheggiata dai crociati. Ambientato in quella zona del basso Piemonte dove, anni dopo, sorgerà Alessandria, Baudolino, un piccolo contadino fantasioso e bugiardo, conquista Federico Barbarossa e ne diventa figlio adottivo. Baudolino inventa migliaia di avventure fantastiche ma, quasi per miracolo, tutto ciò che inventa produce Storia. Così costruisce la mitica lettera del Prete Gianni, che descriveva un mitico regno cristiano nel lontano Oriente. Baudolino cresce, Alessandria sorge e, anni dopo, spinto dall’invenzione di Baudolino, Federico parte, col pretesto di una crociata, per andare a riconsegnare al Prete Gianni il Sacro Graal. Morirà lungo il viaggio, ma il suo figlioccio proseguirà il viaggio verso quel regno lontano, tra i mostri che hanno abitato i bestiari del Medio Evo.
➢ Struttura, Tematiche e Analisi
Baudolino è un romanzo divertente, il personaggio è di una simpatia assoluta, il racconto non perde mai in brillantezza, né vi sono cadute di pedantesca dottrina e di esibita conoscenza.
Il romanzo è suddiviso in quaranta capitoli, che, secondo l’uso medievale, sono intitolati con la sintesi di ciò che verrà scritto e iniziano sempre con il nome del protagonista. Il linguaggio che viene utilizzato, specialmente nel primo capitolo, giocosamente unisce (e corregge) parole e costrutti di più lingue: il latino, il latino medievale, il volgare genovese e piemontese. Poi, nei successivi capitoli si prosegue con una lingua più accessibile in cui permangono termini medievali,altri che evocano il dialetto di Alessandria e la costruzione di immagini o concezioni che traggono vita dalla tradizione dotta e popolare (le cronache, i bestiari, le rappresentazioni sacre, i cantari, la tradizione giullaresca e cavalleresca) del XII sec. Quando il racconto viene fatto dal protagonista, Niceta, che funge da spalla, rende vivace il dialogo. In tanti momenti l’ identificazione con l’autore è evidente, ma soprattutto è chiaro l’intento di vedere in Baudolino “il narratore” per eccellenza, colui che usando l’immaginazione, sa costruire mondi reali, a cui è giusto credere, perché la distinzione tra verità e menzogna, quand’è la fantasia ad agire è un criterio scorretto: “Signor Niceta il problema della mia vita è che io ho sempre confuso quello che vedevo con quello che desideravo vedere”. Si tratta di un racconto nel racconto dove ai ricordi si mischia la fantasia.Il protagonista, ormai anziano, arriverà a dire: ”Hai visto. L’unica volta in vita mia che ho detto,la verità e solo la verità,mi hanno lapidato”, perché dallo scrittore ci si aspetta ben altro che la verità, da lui ci si aspetta la menzogna (che è la letteratura). Per questo il vescovo Ottone rimproverando Baudolino di essere un mentitore dice ”Non credere che io ti rimproveri. Se tu vuoi diventare uomo di lettere, e scrivere magari un giorno delle Istorie, devi anche mentire e inventare delle storie, altrimenti la tua Istoria diventerebbe monotona. Ma dovrai farlo con moderazione. Il mondo condanna i bugiardi che non fanno altro che mentire anche sulle cose infime e premia i poeti,che mentono soltanto sulle cose grandissime”. Anche in questo romanzo vi sono richiami ad altri testi. Spetterà al lettore intuire le implicazioni metaletterarie 6 del racconto ed i suoi numerosi rimandi culturali che vanno dal Milione 7 alla letteratura apocrifa, dalle cronache medievali alla letteratura volgare.
• “La misteriosa fiamma della regina Loana” (2004)
➢ Trama
L’intreccio ha inizio a Milano il 25 aprile 1991. Il protagonista di è un sessantenne, Giambattista Bodoni, detto Yambo, che colpito da un ictus a causa di un incidente si risveglia in una camera d’ospedale senza nessun ricordo. Nella vita libraio antiquario, egli ha conservato la memoria che i neurologi chiamano “semantica” (ad esempio, cita senza difficoltà titoli e frasi di romanzi, è in grado di recitare tutte le poesie che ha letto, ricorda perfettamente chi era Napoleone, è ancora abilissimo nel lavarsi i denti, sa come si guida un automobile ed è in grado di riconoscere una scatola di biscotti), ma ha smarrito quella “autobiografica” (non sa più il proprio nome, non riconosce la moglie, le figlie e nemmeno i nipotini, né rimembra alcunché dei suoi genitori e dell'infanzia trascorsa). A nulla valgono gli sforzi dei medici e dei familiari e della moglie Paola, ex psicologa affermata, oramai in pensione. Nonostante si sia ristabilito, Yambo non riesce a riappropriarsi della sua memoria “autobiografica”. Per ritrovarla si trasferisce, nella vecchia casa di famiglia, a Solara, un paese tra Langhe e Monferrato, dove trascorre le giornate nella soffitta ad ascoltare vecchi dischi a rileggere i fumetti che leggeva da bambino, giornalini d'epoca, i libri del nonno, il messale della mamma, quaderni di scuola, giocattoli, vecchi dischi e francobolli. Incomincia così un lento percorso per il recupero del suo passato. Ma, non a caso, gli eventi fondamentali - sotto forma d'un episodio vissuto negli anni della Resistenza e di una ragazza, di nome Lila, amata a sedici anni e poi perduta sia fisicamente che nella sua memoria - non si riaffacciano sino a quando il protagonista non sprofonda di nuovo in un sonno comatoso. Yambo ritorna in coma, ma continua a pensare e rivive a spirale ogni singolo momento della sua infanzia. Ma grazie ad una visione illuminante, aiutato dalla Regina Loana (protagonista di un fumetto che il protagonista lesse durante la sua infanzia), Yambo riesce a ricordare Lila e il loro primo incontro.
➢ Tematiche
L’autore ha riunito in questo libro, prestandoli al protagonista, molti dei suoi ricordi personali: dal fascino e i turbamenti infantili destati dalla lettura dei fumetti (la regina Loana è l’eroina di uno di questi) al primo amore liceale e alle canzoni del ventennio. Questi sprazzi di storia passata rivivono anche attraverso le illustrazioni presenti nel volume, tra cui le strisce a fumetti del Corrierino, le copertine delle riviste e dei dischi dell’epoca, acquistate e raccolte dallo stesso Eco con un paziente lavoro di recupero, che ha coinvolto non solo i ricordi ma anche gli oggetti dell’infanzia e della giovinezza e che è sfociato in una autobiografia illustrata. Oltre al tema preponderante della memoria troviamo quindi anche l’interesse per il libro come strumento di conservazione della cultura. La nebbia è inoltre vista come elemento costante che ritorna per tutto il romanzo. Eco vuole sottolineare come il protagonista si muova in un ambiente oscuro e sfocato che induce molti interrogativi, infatti il protagonista non riesce più a collegare emotivamente gli eventi del passato al proprio vissuto. “La misteriosa fiamma della regina Loana” assume anche le forme di un romanzo poliziesco-investigativo, tanto care all'autore (infatti anche ne “Il nome della rosa” la ricerca e l’investigazione sono tematiche preponderanti). Solo che qui non sono stati compiuti misfatti e l'unico mistero da svelare sta nella mente di un uomo che, anagraficamente e non solo, rivela tratti autobiografici.
➢ Struttura e Analisi
Il romanzo si divide in tre parti principali: l’Incidente (parte prima), una memoria di carta (parte seconda) e 8 (parte terza).
La prima parte è una comica introduzione del romanzo e della “ricerca” che successivamente verrà maggiormente sviluppata nel blocco seguente.
La seconda parte è in gran parte occupata da lunghi e (spesso) disordinati elenchi di nomi e date, dietro i quali l'oggetto, che di volta in volta identificano, non riesce a trovare spazio come emozione vera e propria, ma resta sfuocato. Yambo è un frustrato osservatore della memoria altrui, nella quale non ritrova il proprio posto e non trova quell’oggetto che possa far scattare la molla che lo porterà a ricordare.
La terza parte è una sorta di conclusione di tutto il processo di parziale acquisizione della memoria, nella quale l’autore ricorda, sotto forma di visione, i momenti più significativi del suo passato.
Stile dei vari romanzi
Lo stile che Eco utilizza nei suoi romanzi è semplice e lineare. Nonostante le numerose citazioni che egli volutamente inserisce nel suo racconto, la narrazione procede regolare e risulta particolarmente coinvolgente nei momenti di maggior concitazione. In generale lo stile è adatto ad una vastissima fascia di lettori, dallo studioso all’intellettuale fino ad arrivare al semplice lettore da intrattenere.
Sintesi informativa sul contesto storico-sociale della vicenda narrata
I fatti vanno collocati nella prima metà del Trecento, epoca in cui prosegue la lunga contesa tra Papato ed Impero sui rispettivi poteri. Tempo prima papa Clemente V aveva trasferito la sede papale ad Avignone (Francia). Nel 1314 a Francoforte viene eletto imperatore Ludovico di Baviera, mentre ad Avignone il papa elegge imperatore Federico d’Austria. Si ritrovano così due imperatori per una sola sede. Due anni dopo diventa papa Giovanni XXII, che non riconosce nessuno dei due imperatori e rimane il capo supremo della Chiesa. Nel 1322 Ludovico il Bavaro batte il rivale Federico e viene scomunicato da Giovanni XXII. Immediatamente l’imperatore denuncia il papa come eretico. In Italia la potenza e la ricchezza del clero è evidente più che in ogni altro paese. Di qui la nascita di movimenti di uomini che vogliono una vita più povera e la conseguente polemica con i religiosi corrotti. In quegli anni in particolare l’ordine francescano è diviso in due correnti: i “conventuali” e gli “spirituali”, guidati da Michele da Cesena. Gli “spirituali” erano convinti che un monaco del loro ordine non dovesse possedere nulla; affermano la povertà di Cristo e per questo condannano la ricchezza terrena della Chiesa. I “conventuali” invece sostenevano che il singolo frate non doveva possedere nulla, ma che l’ordine poteva. L’imperatore trova dei naturali alleati negli spirituali, perché questa tesi indebolisce le pretese temporali dei papi: se Cristo era povero, anche la chiesa avrebbe dovuto esserlo, rinunciando alla sua influenza in campo politico, che spetterebbe di diritto all’imperatore. Un altro strumento di cui la Chiesa si serve per mostrare il suo potere è il tribunale dell’inquisizione, ovvero quel tribunale che ha la competenza di stabilire dove finisce l’ortodossia e dove inizia l’eresia. Le eresie sono un fenomeno molto comune in questo periodo storico. Di particolare importanza nel testo è la setta eretica di fra Dolcino. Egli era un sacerdote della diocesi di Novara, ma derubò un altro sacerdote e fu costretto a fuggire. A Trento cominciò la sua predicazione ereticale, secondo cui egli era il solo e vero apostolo di Dio, ogni cosa doveva essere in comune, e si potevano avere rapporti indifferentemente con tutte le donne. Lottava inoltre contro la proprietà privata in nome della povertà; per questo saccheggiava i villaggi e compiva delle scorrerie.
Confronto intertestuale
E’ possibile effettuare un confronto tra il romanzo di Umberto Eco e quello dell’inglese Artur Conan Doyle, “ Le avventure di Sherlock Holmes”. Infatti, in entrambi i libri i protagonisti (Guglielmo da Baskerville e Sherlock Holmes) devono risolvere degli intricati enigmi per scoprire il colpevole.
4. L’interpretazione e la valutazione
“Il nome della rosa” è un romanzo ricco di riflessioni anche impegnative, ma riesce allo stesso tempo ad essere leggibile. A me è piaciuto molto. La trama è costruita con grande abilità e il lettore non riesce più a staccarsene, ha un forte desiderio di vedere come prosegue la storia e quali saranno quelle del frate investigatore. Si è dunque in presenza di un giallo; ma “Il nome della rosa” non è solo questo. Nel romanzo di Eco, Guglielmo risolve sì il mistero, ma non riesce ad interrompere la serie di delitti di cui si occupa. Alla fine è quindi un perdente, nel senso che non riesce ad anticipare le mosse dell’avversario.
Il personaggio che più mi è rimasto nella memoria è Guglielmo da Baskerville: interessante sia come intellettuale, sia per il suo carattere di uomo calmo, riflessivo e sempre imprevedibile.
1 Semiotica: scienza generale che interpreta e analizza gli studi linguistici e non per mezzo dei quali avviene la comunicazione.
2 Avanguardia: movimento scaturito durante il rapido processo di modernizzazione italiano. Questo processo è caratterizzato da una notevole diffusione dei prodotti intellettuali (aspetto positivo) e di altrettanto drammatico logoramento irreversibile dei parametri conoscitivi (aspetto negativo). Gli “avanguardisti” combattevano appunto la mercificazione e tentavano di spingere la grande massa di lettori ad interessarsi a tipi di letture non “medie”, ma più impegnative.
3 La rabbia e l’orgoglio è anche il titolo del libro di Oriana fallaci uscito nel Novembre del 2001.
4 Estetica: parte della filosofia o vera e propria disciplina filosofica che mira a formulare una definizione del bello e dell'arte. L'estetica si chiede, ad esempio, se esista un peculiare modo estetico della percezione o se, invece, gli oggetti stessi possiedano in sé "qualità estetiche", e inoltre quali siano le arti e in che cosa consista il loro riferimento alla bellezza.
5 Picaresco: Genere narrativo di origine spagnola, sviluppatosi nel XVI secolo, i cui protagonisti sono solitamente avventurieri furbi e privi di scrupoli (dallo spagnolo pícaro, "vagabondo", "briccone"), coinvolti in peripezie di ogni tipo. Per estensione si definisce picaresca ogni descrizione o situazione che presenti tali caratteristiche.
7 Implicazioni Metaletterarie: sistema di analisi che va oltre la letteratura e analizza e approfondisce il testo attraverso lo studio dei simboli e delle citazioni che l’autore volutamente inserisce.
8 Il Milione: Testo che narra, contaminando il documento storico-geografico con il racconto di fantasia e il resoconto cronachistico, la storia di Marco Polo e dei suoi viaggi nel misterioso Estremo Oriente.
8 Propriamente significa “i ritorni”. Chiaramente qui l’autore si riferisce sia al ritorno fisico in città, ma soprattutto al ritorno della memoria “autobiografica”.
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Esempio



  


  1. pincastema

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