"I Promessi Sposi": le osterie

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Testo

Nella storia di Renzo, nel suo avventuroso cammino, ha una parte notevole l’osteria, prima nel suo villaggio, nel momento in cui sta organizzando con Tonio e Gervaso il progetto di matrimonio a sorpresa, poi a Milano la sera del tumulto di San martino e, infine, a Gorgonzola nel corso della sua fuga verso l’Adda. In ogni episodio l’osteria viene rappresentata con particolari differenziati, che conferiscono a questo luogo un significato di grande rilevanza.
Analizzando i tre episodi che hanno come sfondo l’ambiente dell’osteria, risultano evidenti alcune caratteristiche analoghe. In tutti e tre i casi, Renzo entra nelle osterie al calare del sole. Inoltre la sosta all’interno di queste osterie rappresenta sempre l’epilogo di un’intensa giornata: nel primo caso Renzo è stato impegnato fin dalla mattinata alle vicende riguardanti il suo matrimonio; nel secondo caso il giovane è spossato per la partecipazione alla sommossa popolare; nel terzo caso è reduce da una giornata impegnativa, perseguitato dalla giustizia.
L’osteria manzoniana, come affermo l’oste del paese ha sempre “ tanta gente che va e gente che viene: è sempre un porto di mare”. L’attenzione del narratore si incentra non tanto sulla descrizione dello spazio, ma soprattutto sulla rappresentazione dei suoi frequentatori. Infatti già nell’osteria del paese il tono di voce, l’atteggiamento e il gesticolare dei bravi fanno pensare al mondo della violenza, così come all’osteria della luna piena il richiamo all’uso di monete rubate contribuisce a delineare i frequentatori che la affollano: ladri, bevitori e popolazione degradata. I grandi protagonisti di questo movimentato mondo sono senza dubbio gli osti capaci di parlare o di tacere al momento opportuno. Hanno tutti in comune la furbizia, lo strumento essenziale per la difesa dei loro interessi. L’oste di gorgonzola è taciturno ma basta poco per capire la sua indole. Non è uno che si compromette ingenuamente, che mette a rischio la propria sicurezza per gli altri. Gli altri due colleghi sono invece più eloquenti, anche se hanno in comune un intento: guadagnare, usando l’ astuzia nelle difficoltà quotidiane, sottraendosi alla violenza dei clienti e alla loro criminalità. Tutti e tre gli osti non sono sostenitori della violenza, tutt’altro si pronunciano a favore dei galantuomini.
Durante le tre serate trascorse in questi ambienti, Renzo assume atteggiamenti tra loro differenti. Nell’osteria del suo paese egli appare ingenuo, ha fede nella benevolenza altrui prendendo alla lettera le parole dell’oste. Questo perché crede di conoscere tutti, sa quali sono le brave persone e quali gli sgherri di don Rodrigo. È insospettito e taciturno non deve sbagliare nessuna mossa affinché il suo progetto non vada a finir male.
Nel secondo episodio Renzo, tentato dal piacere del vino, si ubriaca perdendo completamente il senno e la comprensione della realtà. Scambia gli avventori per amici e vede come principale nemico l’oste. Si impone di tenere nascosta la propria identità che però verrà svelata ingenuamente dallo stesso giovane. Durante tutta la sua permanenza ai tavoli, siede a capotavola cercando in ogni modo di mettersi in mostra, parlando con tutti e sentendosi come uno degli avventori.
Nell’osteria di gorgonzola infine il giovane evitando di dare nell’occhio siede al posto dei vergognosi in fondo alla tavola. Ordina solo una mezzetta di vino e non parla con nessuno. In un certo senso mette a frutto le precedenti esperienza: non si fida dei curiosi e non si fida dell’oste, che si presente fin troppo curioso e malizioso.

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