"Giorni perduti" di Buzzati

Materie:Appunti
Categoria:Italiano

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Data:27.02.2007
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Testo

Buzzati nel testo “Giorni perduti” tratto dalla raccolta “le notti difficili “ gioca molto su quello che è irreale e su ciò che non lo è, mischiando questi due elementi contrapposti.
In questo testo allegorico l’autore narra di Kazzirra, uomo ricco e affermato, che un giorno vede un uomo portare via delle casse da casa sua. Incuriosito vuole sapere la loro origine e scopre che al loro interno vi sono i suoi giorni perduti.
Il breve dialogo tra i due uomini è costituito da frasi piuttosto brevi, come se il Buzzati volesse “far pesare” ogni singola frase, ogni singolo giorno che l’uomo non ha vissuto, dando maggior importanza ai beni materiali.
L’uomo sconosciuto è l’irrimediabilità, dimostrata dal gesto con la mano destra che sta ad indicare un luogo lontano, l’irreparabilità che non dà la possibilità di modificare gli errori passati, è un “giustiziere”, è la coscienza, egli segue leggi precise, giuste, leggi morali che non hanno bisogno di essere scritte , sono le regole dell’altruismo che Kazzira non ha saputo rispettare. Sconterà la sua pena fino alla morte: lui non può tornare dal fratello malato o dal cane che lo aveva tanto aspettato, può solo vivere con questo rimpianto.
L’autore, anche se narratore esterno, riesce a costruire un’atmosfera angosciante e misteriosa creata da un ambiente impreciso , dalla presenza di uno sconosciuto capace di privarci dei nostri giorni perduti, che sparisce insieme a quelle casse , a quei giorni che un uomo avido non ha saputo amare, dando più importanza al denaro, una “merce di scambio” non valida in questo caso;un uomo che si dimostra superficiale anche alla fine del testo quando propone uno scambio tra quei tre giorni e il denaro.
Il testo non termina con la frase finale, la storia continua, con le nostre riflessioni, la nostra paura di ritrovarci un giorno senza poter rimediare a qualcosa di non fatto, a vivere ogni giorno con la convinzione che sia unico; messaggio che condivido pienamente che ci fa capire un altro tema, forse più nascosto: quello della ricerca della felicità, elemento caratteristico dei testi di Buzzati (il colombre , le mura di Anagoor ).
“ L’ombra della notte scendeva” sul protagonista che non avrebbe più ritrovato la felicità in alcun modo.

Rispondo alle domande
1 - Credo che le tre persone siano il simbolo delle occasioni perse, degli affetti più cari che piano piano svaniscono se non vengono aiutati nei momenti di bisogno, se ad essi si antepone la ricerca del successo , dell’affermazione personale e della ricchezza. Questi tre giorni perduti sono i giorni più importanti che Kazzirra ha perso, a causa del suo vedere se stesso su un piano nettamente superiore rispetto agli altri.
2 - Kazzirra sembra essersi reso conto dei suoi sbagli ma si “ inganna da solo “ , dando ancora una volta più importanza ai beni materiali rispetto che a quelli morali.
3 - Credo che l’uomo sia il simbolo del fatto che gli errori di un tempo ormai remoto non possono essere rimediati; l’uomo misterioso viene definito “giustiziere”, rappresenta infatti la giustizia, la coscienza, segue delle leggi precise e immutabili, quelle morali.
“ come per dire che era troppo tardi e nessun rimedio era possibile” , così ci spiega l’autore il gesto con la mano destra , indica un luogo impreciso che non esiste perché non si possono modificare i propri errori passati.
4 – Gli elementi principali sono innanzitutto l’imprecisione circa l’ambientazione della storia : non vengono specificati né il luogo né il tempo in modo preciso.
Questa atmosfera è alimentata in modo particolare dall’ “uomo misterioso”, di cui non conosciamo nulla, né il nome, né la caratterizzazione fisica o psicologica ; egli ha il solo ruolo di trasportare casse altrettanto misteriose per poi scomparire nel nulla insieme ad esse.
Ritengo inoltre molto angosciante la frase con cui termina il racconto “ E l’ombra della notte scendeva” ,la notte da sempre simbolo di paura indica che Kazzirra da quel momento sarebbe vissuto sempre con il rimpianto di ciò che non aveva fatto
5 – L’autore utilizza un linguaggio piuttosto semplice. Le frasi sono piuttosto brevi, soprattutto durante la descrizione dei tre giorni perduti e durante il dialogo tra l’uomo sconosciuto e il protagonista, come se dietro a ciascuna frase, riportata sempre in maniera oggettiva, si volesse far capire quanto gravavano sul protagonista tali parole.
Buzzati è narratore esterno, il racconto è scritto in maniera oggettiva.
6 – credo che l’autore ci voglia dire di vivere ogni giorno della nostra vita come se fosse un giorno speciale, senza mai rimandare una buona azione a un “domani” impreciso o comunque senza mai dare più importanza alle cose futili , materiali che a quelli morali, perché si potrebbe arrivare a un momento in cui tutto quello che abbiamo tralasciato è perduto.

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