"Cronaca di una morte annunciata" di Gabriel Garcìa Marquez

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano
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Data:04.01.2006
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Testo

TITOLO: Cronaca di una morte annunciata
AUTORE: Gabriel Garcìa Marquez è nato ad Aracataca, in Colombia, il 6 marzo 1928. E' cresciuto in una grande casa, educato dai suoi nonni. Marquez, sin da giovane, ha coltivato la propria attitudine all'impegno civile, oltre che la passione per la letteratura. Ha pubblicato il suo primo libro, Foglie morte e altri racconti, nel 1955. Il suo capolavoro, Cent'anni di solitudine, è uscito nel 1967. Nei dodici anni intercorsi tra il primo titolo e quest'ultimo, Marquez ha studiato a Parigi, ha viaggiato per mezzo mondo, maturando interessi come il cinema, il teatro, la critica letteraria.
Con Cent'anni di solitudine, Marquez apre la strada all'intera letteratura sudamericana, istituendo un precedente clamoroso nella storia della narrativa novecentesca. Per questi motivi, a Gabriel Garcìa Marquez, nel 1982, è stato attribuito il Nobel per la letteratura.
EDIZIONE: Bestsellers Oscar Mondadori
SINTESI: Era il giorno del matrimonio tra Bayardo San Romàn e Angela Vicario. La festa si protrasse per tutto il giorno. Ma durante la notte di nozze si scoprì che Angela non era più vergine e venne così ripudiata e rispedita a casa della madre. Il fatto sconvolse l’intero paese e screditando la famiglia Vicario.
I fratelli di Angela, Pedro e Pablo, dopo aver parlato con la sorella scoprirono che a privarla della verginità fu Santiago Nasar e, decisi a rivendicare l’onore della famiglia, progettarono l’assassinio di Santiago. Non nascosero a nessuno ciò che stavano per fare, anzi diffusero la notizia, forse perché cercavano qualcuno che impedisse loro di commettere l’omicidio. L’intero paese era quindi a conoscenza delle intenzioni dei due ma, forse a causa della buona reputazione di cui godevano, forse perché quella notte erano abbastanza brilli, nessuno crebbe alle loro parole e nemmeno si preoccupò di avvisare Santiago di ciò che si stava congiurando.
All’alba del mattino seguente i due fratelli erano pronti, armati di coltelli, a farsi giustizia da sé. Aspettarono che Santiago tornasse dal porto dove si era trattenuto per l’arrivo del vescovo, proprio sotto casa sua; quando finalmente egli venne a conoscenza di ciò che stava accadendo era già troppo tardi. Confuso sul da farsi, Santiago si ritrovò a correre per le vie del paese in cerca di un rifugio dove potesse nascondersi e proprio mentre stava raggiungendo casa sua, la madre, pensando che il figlio fosse nella propria camera, barricò la porta, lasciando involontariamente il figlio nelle mani degli uccisori.
Trent'anni dopo Bayardo San Romàn e Angela Vicario tornarono a vivere insieme, ma nessuno fu mai completamente sicuro che Santiago Nasar avesse mai avuto una relazione con Angela.
ANALISI:
• Trama (Fabula/Intreccio): i fatti non seguono l’ordine logico e cronologico in cui sono avvenuti poiché l’intero racconto è un’ analessi, perciò la fabula e l’intreccio non coincidono.
• Narratore: il narratore è interno alla vicenda, tuttavia ne è solo testimone e scrive in terza persona; è inoltre un narratore onnisciente poiché conosce tutti gli eventi della storia.
PERSONAGGI principali:
Santiago Nasar: forse il protagonista di tutta la vicenda, Santiago è la giovane vittima di una rivendicazione familiare. Accusato di avere screditato la famiglia Vicario, privando della verginità la figlia Angela che era in procinto di sposarsi, viene assassinato dai fratelli della ragazza che vogliono recuperare l’onore dei consanguinei.
La prima presentazione di Santiago avviene da parte del narratore che descrive l’aspetto fisico e la sua situazione familiare. Molto amato dalla madre, (come riferisce lei stessa al narratore: “E’ stato l’uomo della mia vita” CFR.pag.13) dovette abbandonare gli studi dopo la morte del padre e prendere quindi le redini dell’azienda familiare.
“La morte di suo padre lo aveva costretto ad abbandonare gli studi al termine della scuola secondaria, per assumersi l’onere dell’azienda familiare.” (CFR. pag.1 4)
Santiago era figlio unico di un matrimonio di convenienza tra Plácida Linero e un uomo arabo, Ibrahim Nasar. Dal padre pare avesse ereditato più i tratti fisici e alcune passioni, mentre dalla madre l’istinto. Così viene descritto dal narratore che lo ricorda ventisette anni dopo la sua morte:
“Aveva compiuto 21 anni l’ultima settimana di gennaio, ed era agile e pallido, e aveva le palpebre arabe e i capelli riccioluti di suo padre. (..) Dalla madre aveva ereditato l’istinto. Da suo padre aveva appreso fin da molto piccino la padronanza delle armi da fuoco, l’amore per i cavalli e per l’addestramento degli uccelli d’alta preda, ma da lui apprese anche le buone arti del coraggio e della prudenza. (…) Per meriti propri, Santiago Nasar era allegro e pacifico, e di cuore spensierato. ” (CFR. pag.13-14)
Agli inizi della vicenda Santiago viene presentato come un uomo punito ingiustamente, una vittima innocente, inconsapevole di ciò che sta accadendo alle sue spalle; ma quando poi viene chiarito il movente dell’omicidio la sua posizione perde credito, il peso della sua colpa sembra gravare più dell’assassinio stesso, tanto che il suo atto disonorevole giustifica il comportamento dei fratelli Vicario.
Bayardo San Román: è colui che sposò Angela Vicario e la rimandò indietro a sua madre solamente cinque ore dopo la celebrazione poiché aveva scoperto che la ragazza non era più vergine. Viene descritto sotto diversi punti di vista, quello della gente comune, viene esposto il parere di Angela e pure quello del narratore.
“Arrivò sul bastimento settimanale con delle bisacce decorate d’argento che si intonavano con le fibbie della cintura di cuoio e gli anelli degli stivaletti. Era sui trent’anni, ma assai ben occultati, perché aveva la vita sottile da torero, gli occhi dorati, e la pelle cucinata a fuoco lento dal salnitro.” (CFR. pag.31)
“La gente gli vuole molto bene perché è onesto e di buon cuore… ” (CFR. pag.33)
“Angela mi confessò che egli era riuscito a impressionarla, ma per motivi diversi dall’amore: –Io detestavo gli uomini sbruffoni, e non ne avevo mai visto uno che si desse tante arie-” (CFR. pag.35)
“Mi parve più serio di quello che lo facessero credere le sue scappate, e di una tensione nascosta appena dissimulata dalle sue doti eccessive. Ma sopra ogni cosa, mi parve un uomo molto triste.” (CFR. pag. 34)
Molteplici e controversi sono quindi i giudizi su quest’uomo, che senza dubbio godeva di una condizione economica rispettosa. Era infatti ricco e questo gli permetteva di affermarsi anche socialmente: in paese aveva guadagnato fama e prestigio, i suoi soldi gli davano potere, tanto da persuadere un uomo a vendergli la sua casa a cui era legato da molti affetti e ricordi.
La sua vera identità inizialmente non risulta chiara, tanto che in paese cominciano a circolare voci, il più delle volte assurde, che tentano di spiegare chi fosse l’uomo sbarcato in paese e deciso a sposare Angela. È infatti solo in quel momento, cioè quando presenta il suo proposito alla famiglia Vicario, che gli viene chiesto esplicitamente di fare luce sulla sua identità.
Angela Vicario: fu la promessa sposa di Bayardo nonostante la sua disapprovazione. Venne così obbligata dai suoi parenti che dalle condizioni economiche dell’uomo e dell’altra famiglia, volevano trarre vantaggio. Poco viene detto di lei negli anni dell’effettiva vicenda:
“Angela Vicario era la più bella delle quattro, ma aveva un’aria disarmata e una povertà di spirito che le predicavano un avvenire incerto” (CFR.pag.37)
Era quindi una ragazza con un carattere debole, tanto disperata della sua situazione che più volte pensò bene di suicidarsi. La sua descrizione risulta invece totalmente differente quando il narratore la rincontra ventisette anni dopo e si trova di fronte ad una persona “nuova”, decisa ed innamorata di Bayardo.
“Ella rispose alle mie domande con molta assennatezza e con senso dell’umore. Era così matura e dotata d’ingegno, che a malapena si riusciva a credere che fosse la stessa persona.” (CFR.pag.95)
“Divenne lucida, decisa, maestra della propria volontà, e tornò a essere vergine solo per lui, e non riconobbe altra autorità che la propria né altra schiavitù che quella della sua ossessione.” (CFR.pag.100)

PERSONAGGI secondari:
Sono molti i personaggi secondari in questo libro, la vicenda ruota attorno all’omicidio di Santiago e tutte le altre figure fanno da sfondo alla storia. I personaggi citati sono varie testimonianze che il narratore utilizza per descrivere la cronaca della morte da punti di vista differenti. Sono comunque molte persone e le relazioni che si vengono a creare con queste sono spesso brevi e disordinate, finiscono così per essere confuse e facilmente dimenticate.
Tuttavia tra questi personaggi secondari è possibile individuarne alcuni che hanno più rilevanza rispetto agli altri.
Pedro e Pablo Vicario: erano gemelli, fratelli di Angela. Dopo il disonore subito a causa del comportamento di Santiago decisero di rivendicare l’onore personale della sorella e di far recuperare alla propria famiglia. Erano considerati persone perbene, tant’è che nessuno si sarebbe mai aspettato da loro un simile gesto. Questo, in parte, spiega il per quale ragione l’intero paese, pur consapevole delle intenzioni dei due fratelli, non abbia fatto nulla per evitare il delitto.
“Erano gemelli: Pedro e Pablo Vicario. Avevano 24 anni, e s’assomigliavano tanto che era difficile distinguerli. –Erano di taglia massiccia ma di buona indole- diceva l’istruttoria. Io, che li conoscevo dalla scuola elementare, avrei scritto la stessa cosa.” (CFR.pag.21)
Dopo avere compiuto il delitto corsero in chiesa e lo confessarono immediatamente, precisando di averlo eseguito a mente lucida, consapevoli e convinti di ciò che stavano facendo. In attesa del processo, non potendo pagare la cauzione di libertà vigilata, trascorsero tre anni in carcere e processo concluso furono giudicati innocenti, poiché l’omicidio era stato compiuto per legittima difesa dell’onore.

LUOGHI:
La vicenda si svolge in un paese costiero della Colombia e si snoda principalmente nella piazza e per le strade del paese. L’autore non ne fornisce una descrizione diretta e dettagliata, ma si possono solo cogliere alcune informazioni durante l’intera narrazione.
Per quanto riguarda la piazza viene brevemente descritta nel giorno successivo alle nozze, ancora ornata di ghirlande e in subbuglio dopo i festeggiamenti dei paesani:
“Erano suonate le sei ed erano ancora accese le luci dei lampioni nelle strade. Sui rami dei mandorli, e su alcuni balconi, c’erano ancora le ghirlande colorate delle nozze, e si sarebbe potuto pensare che le avessero messe lì in quel momento in onore del vescovo. Ma la piazza, selciata di mattoni fino all’atrio della chiesa, dove sorgeva il palco della banda musicale, sembrava un letamaio di bottiglie vuote e di ogni genere di rifiuti della baldoria pubblica.” (CFR.pag.20)
L’unica descrizione che risulta essere più dettagliata è quella dell’abitazione di Santiago Nasar; l’autore infatti, oltre a riportare alcuni piccoli particolari, narra anche come questa casa venne recuperata da un antico magazzino in disuso, ad opera di Ibrahim Nasar, padre di Santiago.
“La casa era un antico magazzino a due piani, con pareti di rozzi tavoloni e un tetto di zinco a due spioventi, dal quale i corvi spiavano i rifiuti del porto. (…) Al piano terra aprì una sala che serviva a ogni cosa, e vi costruì in fondo una scuderia per quattro animali, le stanze di servizio, e una cucina da casa di campagna con finestre verso il porto da cui entrava a ogni ora la pestilenza delle acque. L’unico pezzo che lasciò al suo posto nella sala fu una scala a chiocciola recuperata da qualche naufragio. Al secondo piano, dove prima c’erano gli uffici della dogana, ricavò due vaste stanze da letto e cinque camerette per i molti figli che pensava d’avere, e costruì un balcone di legno sopra i mandorli della piazza…” (CFR.pag.16-17)
Ad eccezione di quest’ultima sequenza, la descrizione dei luoghi risulta essere approssimativa e superficiale.
TEMPO:
• Tempo della storia: circa trent’ anni, dall’assassinio di Santiago alla riconciliazione tra Angela Vicario e Bayardo San Romàn
• Tempo del racconto: 126 pagine, non suddivise in capitoli
• Epoca in cui si svolge la vicenda: non viene scritto esplicitamente, ma stando alla presenza di alcuni elementi quali l’automobile, si potrebbe pensare sia ambientata una cinquantina d‘anni fa
• Epoca in cui vive lo scrittore: nacque nel 1928 ed è ancora vivo
STILE: breve analisi
• Livello lessicale: piuttosto basso, familiare e sicuramente informale, tipico della posizione sociale dei personaggi
• Con terminologia: semplice e facilmente comprensibile, non compaiono termini tecnici, ma spesso ricorrono lemmi volgari e in lingua spagnola
• Aggettivazione: ricorrente e particolareggiata
FIGURE RETORICHE:
Metonimia: “Se non fosse stato per l’arrivo del vescovo avrebbe indossato il vestito cachi e gli stivali da cavallo” (CFR.pag.11)
Metafora: “Era cresciuta sempre sotto il controllo rigoroso di una madre di ferro” (CFR.pag.43)
Sinestesia: “Aveva quel colore verde che hanno i sogni” (CFR.pag.52)
Sinestesia: “Dal lato opposto si distinguevano le paludi tristi” (CFR.pag.73)
GIUDIZIO PERSONALE SULL’OPERA:
Lo stile di questo libro è molto particolare, poiché pur narrando un omicidio viene rivelato già nelle prime pagine la vittima e gli assassini. Questo aspetto toglie al racconto la suspance e i dubbi che il lettore si pone con un qualunque libro giallo.
Ciononostante è riuscito a coinvolgermi negli avvenimenti; il movente del delitto rimane un mistero per poco tempo, ma il motivo per il quale nessuno abbia fatto nulla per impedire questo omicidio mi lascia ancora perplessa. Il fatto che non una persona accenni a Santiago ciò che stava accadendo, più che una sfortunata coincidenza mi sembra una situazione troppo irreale, concepita in modo eccessivamente mediocre.
Con questo libro ritengo che l’autore non volesse trasmettere niente di particolare, l’unico tema al quale dà importanza è quello dell’onore della famiglia, di quanto il valore della ragazza di buoni costumi e intenzioni fosse importante, e quanto influiva a giudicare non solo la stessa persona, ma l’intera famiglia. È chiaro anche che questi valori erano tipici della società di qualche decennio fa, fondata su pregiudizi e tabù e chiunque trasgrediva le regole e le tradizioni comuni veniva visto con disprezzo ed era condannato ad una pessima considerazione sociale.
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