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Categoria: | Geografia |
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Data: | 15.02.2001 |
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Madagascar Repubblica situata nell'oceano Indiano, separata dalla costa sudorientale dell'Africa dal canale del Mozambico, comprendente l'isola di Madagascar, quarta al mondo per estensione, e diverse isole minori. La superficie totale del paese è di 587.041 km2 e Antananarivo è la capitale.
Territorio
L'isola è dominata da un altopiano centrale montuoso, in parte di origine vulcanica, le cui vette più alte sono il monte Maromokotro (2876 m), situato nella parte settentrionale e il massiccio di Ankaratra, nelle vicinanze di Antananarivo, che raggiunge i 2642 m. I rilievi, a est, declinano rapidamente verso una stretta pianura che si estende lungo la costa dell'oceano Indiano, mentre a ovest digradano verso una fascia costiera pianeggiante un po' più estesa, lungo il canale del Mozambico; in queste aree, oltre che nelle valli fluviali dell'altopiano centrale, si trovano le terre più fertili del paese.
I fiumi principali sono il Betsiboka, lo Tsiribihina, il Mangoky e l'Onilahy, che nascono dalla catena montuosa orientale e, scorrendo verso ovest e attraversando vallate ricche di vegetazione, sfociano nel canale del Mozambico. Al contrario, i fiumi che si dirigono verso l'oceano Indiano hanno corso breve e rapido, e, nella loro impetuosa discesa verso valle, danno frequentemente origine a delle cascate. Il lago più esteso del paese è l'Alaotra, nei pressi della città di Toamasina.
La sezione orientale dell'isola è caratterizzata da forti precipitazioni – portate dai venti che spirano da sud-est e concentrate soprattutto nel periodo compreso tra novembre e aprile – che raggiungono in alcune zone punte di 3500 mm annui; sull'altopiano centrale e nelle regioni aride del sud e del sud-ovest le precipitazioni sono invece meno copiose e raggiungono annualmente valori inferiori ai 380 mm. Le regioni costiere sono generalmente calde nel corso di tutto l'anno, mentre l'altopiano centrale ha un clima temperato con estati calde e inverni freddi.
Sul versante orientale dell'isola la vegetazione dominante è costituita dalla foresta pluviale, per lo più di latifoglie, mentre la savana e le praterie caratterizzano le regioni occidentali più aride e la vegetazione desertica è presente nell'estremo sud-ovest. La fauna è insolita, poiché riflette lo stadio evolutivo del periodo in cui il Madagascar si staccò dal continente africano; ad esempio, i lemuri, specie primitiva di primati, si trovano tutt'oggi solamente sull'isola, mentre, al contrario, non vi sono scimmie. Benché le specie indigene presentino caratteristiche assimilabili sia alla fauna africana che a quella indiana, le loro differenze sono indicative di un'evoluzione verificatasi nel corso di un lungo periodo di isolamento.
Popolazione
Il Madagascar ha una popolazione assai diversificata dal punto di vista etnico e conta 12.092.157 abitanti (1993), con una densità media di 20 unità per km2, più elevata nelle aree montane che nelle regioni costiere. Nell'entroterra i maggiori gruppi etnici sono i merina (hova), che costituiscono il 26% della popolazione totale e i betsileo (12%) entrambi discendenti degli emigranti indonesiani che colonizzarono l'isola circa 2000 anni or sono. Le zone costiere sono abitate prevalentemente da genti meticce maleopolinesiane, nere africane e di origine araba tra cui si citano i betsimisaraka (15%), i tsimihety (7%), i sakalava (6%) e gli antaisaka (5%). Solo il 22% della popolazione vive nei centri urbani tra i quali la capitale Antananarivo (1.052.835 abitanti, 1993) è il più importante; sono inoltre di rilievo Toamasina, Fianarantsoa, Mahajanga, Toliara e Antsiranana.
La lingua ufficiale è il malgascio, ed è parlato il francese. Circa il 50% della popolazione è animista, vi è inoltre un 25% di cattolici, un 20% di protestanti e un 5% di musulmani.
Nel 1976 l'introduzione di una legge che prevedeva l'obbligo della frequenza scolastica per un durata di sei anni, portò, alla metà degli anni Ottanta, il tasso di alfabetizzazione al 67%. Antananarivo, oltre a essere sede universitaria, ospita le principali istituzioni culturali del paese, come la Biblioteca nazionale, il Museo di storia e quello di arte e archeologia. Le diversità culturali sono salvaguardate dal governo nazionale.
Economia
Il Madagascar è uno dei paesi più poveri del mondo, con un prodotto interno lordo stimato, nel 1994, attorno a 230 dollari USA pro capite. L'economia rimane prevalentemente agricola, il settore occupa infatti il 74,5% della forza lavoro. Molte delle attività poste sotto il controllo di interessi francesi vennero nazionalizzate nel 1975.
Agricoltura, risorse forestali e pesca
A causa dell'asperità del terreno, solo il 5,3% della superficie territoriale risulta coltivabile e la produzione permane ancora a livelli di pura sussistenza; i principali raccolti sono costituiti da riso, manioca, fagioli, banane, mais, patate, patate dolci, pomodori, arachidi, frutta e cotone. La produttività non ha sempre tenuto il passo con la crescita della popolazione e le importazioni di consistenti quantità di cibo, in particolare di riso, si resero necessarie nei tardi anni Settanta. I prodotti alimentari destinati all'esportazione sono caffè, chiodi di garofano, canna da zucchero, agave sisalana, palma da cocco, tabacco e vaniglia (di cui il Madagascar è il principale produttore mondiale). Per quanto riguarda l'allevamento, questo comprende soprattutto bovini, suini, caprini e ovini.
Sia lo sfruttamento delle risorse forestali (la maggior parte del legname è utilizzato come combustibile) che la pesca sono attività praticate quasi esclusivamente per soddisfare il fabbisogno interno. Sono comunque in atto tentativi di rimboschimento delle aree montane e di ripopolamento di laghi e fiumi.
Risorse minerarie e industria
Fra le numerose risorse minerarie del paese spiccano la bauxite, la cromite e il nichel, ma sono presenti anche depositi di grafite, minerale di ferro, rame, sale, granato e micca. Nel 1980 sono stati inoltre individuati giacimenti sottomarini di petrolio che tuttavia, alla fine degli anni Novanta, non vengono ancora sfruttati dal punto di vista commerciale. Per quanto riguarda il settore manifatturiero un posto di primo piano è occupato dall'industria alimentare (per lo più zuccherifici, oleifici e birrifici); vanno inoltre segnalate industrie tessili, elettroniche, chimiche, della carta, del cemento e manifatture di tabacco. Si registra infine un progressivo incremento nelle attività di raffinazione del petrolio e di assemblaggio dei motoveicoli.
Nel 1993 il paese disponeva di un potenziale elettrico installato pari a 220.000 kw, con una produzione annua di circa 599 milioni di kwh; circa il 55% dell'elettricità prodotta è fornita da impianti idroelettrici.
Flussi monetari e banche
L'unità monetaria è il franco malgascio, suddiviso in 100 centesimi. Tutte le banche furono nazionalizzate nel 1975 e sono controllate dalla Banca centrale del Madagascar (fondata nel 1973), anche se un programma di privatizzazioni è stato avviato a partire dal 1990.
Commercio
La bilancia commerciale del paese, tradizionalmente in passivo, ha fatto registrare un netto miglioramento verso la fine degli anni Ottanta. Sono destinati all'esportazione principalmente caffè, vaniglia, zucchero, chiodi e olio di garofano, essenze e prodotti petroliferi, mentre le importazioni riguardano per lo più prodotti chimici, macchinari, petrolio greggio, motoveicoli e loro componenti, e articoli in metallo. Francia, Stati Uniti, Germania e Giappone sono i principali partner commerciali.
Trasporti e comunicazioni
La città di Antananarivo è il cuore di un limitato sistema di trasporti che, nel 1993, disponeva di una rete ferroviaria di circa 1095 km e di circa 49.550 km di strade, di cui appena il 10% asfaltate. Da Toamasina, il porto principale del paese, transita approssimativamente il 35% del traffico commerciale con l'estero; altri porti di rilievo si trovano a Mahajanga, Toliara e Antsiranana. Il trasporto aereo si concentra principalmente su quattro aereoporti, tra cui quello internazionale di Antananarivo.
Ordinamento dello stato
In base alla Costituzione del 1975, il Madagascar era governato da un presidente – eletto a suffragio universale con mandato settennale – che nominava i ventidue membri del Consiglio supremo rivoluzionario; dal Consiglio dei ministri, presieduto da un primo ministro; e dall'Assemblea nazionale popolare, composta da 138 membri eletti dal popolo con un mandato di cinque anni. Nel novembre del 1991 venne istituito un governo di transizione che promulgò una nuova Costituzione multipartitica, approvata nell'agosto del 1992, che ridusse il potere presidenziale. In base al referendum del settembre 1995 al capo dello stato è concesso il potere, precedentemente spettante all'Assemblea nazionale, di nomina e di revoca del primo ministro (capo del governo cui è affidato l'esercizio del potere esecutivo). Per quanto riguarda l'amministrazione locale il paese è diviso in sei province, a loro volta suddivise in prefetture, sottoprefetture e cantoni.
Il sistema giudiziario ricalca il modello francese, comprendendo una corte suprema, che ha sede ad Antananarivo, una corte d'appello, undici corti di prima istanza e vari tribunali speciali.
La forza politica che dominò la scena nel corso degli anni Ottanta fu il Fronte nazionale per la difesa della rivoluzione socialista del Madagascar, una coalizione di diversi partiti fondata nel 1977, che tuttavia, a partire dal 1989, iniziò a perdere d'importanza.
Membro delle Nazioni Unite, dell'Organizzazione per l'unità africana e di diverse altre organizzazioni internazionali, il Madagascar è firmatario della seconda convenzione di Lomé (1979), un accordo di cooperazione economica tra l'Unione Europea e circa sessanta paesi in via di sviluppo.
Storia
La popolazione del paese si costituì in seguito a successive ondate migratorie, tra cui quella indonesiana, quella bantu proveniente dal continente africano e quella dei mercanti arabi. Nel 1500 Diogo Dias, capitano portoghese di passaggio in Madagascar e diretto in India, fu il primo europeo ad approdare sull'isola che, nel corso del XVII secolo, fu oggetto di ripetuti, ma infruttuosi, tentativi di colonizzazione da parte di portoghesi, inglesi e francesi, per i quali rappresentava una base di rifornimento alimentare sulla rotta delle Indie.
L'invasione francese
Nel 1642 i francesi si insediarono temporaneamente sull'isola, che tuttavia abbandonarono nel 1674 sia per l'ostilità delle popolazioni indigene che per la scelta di colonizzazione rivolta all'epoca verso l'India; essi riuscirono quindi ad acquisire alcune basi commerciali lungo la costa orientale solo nel secolo successivo, ma la loro sfera di influenza venne ostacolata dall'ascesa della potente monarchia dei merina, un popolo di origini indonesiane, stanziato nella regione dell'altopiano centrale. Dal 1810 al 1828, sotto il sovrano Radama I, tale regno conquistò i due terzi dell'isola, soprattutto grazie all'appoggio militare degli inglesi, che riconobbero lo stesso Radama I re del Madagascar. Il progressivo aumento dell'influenza inglese determinò quindi l'arrivo sull'isola di missionari protestanti che aprirono le prime scuole e diffusero la religione cristiana, iniziando la conversione delle popolazioni indigene.
Tuttavia, dopo la morte di Radama, la moglie Ranavalona I avviò una dura politica xenofoba, abolendo ogni tipo di riforma e perseguitando o espellendo i missionari e i cittadini europei; ciò provocò la chiusura del paese nei confronti degli stranieri e l'inasprimento dei rapporti con gli inglesi. Solo l'ascesa al trono del figlio di Ranavalona, Radama II (che regnò dal 1861 al 1863), segnò il ritorno a una politica di apertura nei confronti degli europei e dei francesi in particolare. Ma l'assassinio di Radama II per mano della fazione conservatrice alla corte dei merina ebbe come conseguenza l'inasprimento delle relazioni e segnò l'inizio di un lungo periodo di ostilità culminate, nel 1895, con la sottomissione della regina Ranavalona III e la creazione di un protettorato francese. L'anno seguente, dopo una serie di rivolte popolari, il Madagascar fu conquistato militarmente e proclamato colonia francese; l'occupazione si estese quindi all'intera isola, che venne sottoposta al controllo di un governo militare, e la stessa regina venne esiliata in Algeria (1897).
Nei decenni successivi, furono introdotte diverse riforme che valorizzarono il paese dal punto di vista economico (non politico), ma non fecero venir meno lo spirito indipendentista e il malcontento dei malgasci, considerati alla stregua di sudditi, nei confronti del governo francese. Nel 1916, dopo una serie di sanguinose ribellioni, il movimento nazionalista venne dichiarato fuorilegge e centinaia dei suoi membri furono arrestati.
Nel maggio 1942, due anni dopo la sconfitta francese nella seconda guerra mondiale, il governo inglese inviò nell'isola, considerata area strategica per gli interessi alleati nell'oceano Indiano, un corpo di spedizione nel timore di un'invasione giapponese, dal momento che il Madagascar aveva aderito al governo di Vichy nel 1940. Dopo alcuni scontri con i francesi, nel 1943, gli inglesi presero possesso dell'isola, riaffidandone il controllo al governo della "Francia libera" l'anno successivo. Il dopoguerra fu quindi segnato dal ritorno delle agitazioni nazionaliste.
Il movimento per l'indipendenza
La Costituzione del 1946 fece del Madagascar un territorio francese d'oltremare, prevedendo l'istituzione di alcune assemblee provinciali dotate di poteri limitati. Nel marzo del 1947, il Partito nazionalista malgascio (MDRM) diede vita a una rivolta armata che si protrasse sino all'agosto dello stesso anno inducendo il governo francese a rivedere il sistema amministrativo e a intensificare gli sforzi per promuovere l'economia del paese attraverso l'estensione del sistema stradale e il sistematico sfruttamento dei depositi di carbone.
Durante gli anni Cinquanta la Francia adottò una politica intesa a permettere un graduale passaggio a una forma di autogoverno del paese, favorita anche dalle vittorie elettorali, nel 1951, 1952 e 1957, delle forze fautrici di una progressiva conquista dell'indipendenza. La costituzione della Quinta repubblica di Francia fu votata dal 78% dell'elettorato malgascio, in un referendum che si tenne il 28 settembre 1958, e un successivo congresso dei membri dei consigli provinciali proclamò il Madagascar, ribattezzato Repubblica Malgascia, membro semiautonomo della Comunità francese. Filiberto Tsiranana, leader del Partito socialdemocratico, fu proclamato presidente e capo dello stato il 1° novembre 1958 e, il 26 giugno 1960, la repubblica ottenne la piena autonomia mantenendo un rapporto pacifico con la Francia. Nel settembre dello stesso anno al paese fu quindi consentito l'ingresso nelle Nazioni Unite.
Il governo militare
Dopo un decennio di stabilità politica, all'inizio degli anni Settanta il paese attraversò un periodo segnato da gravi agitazioni, malgrado Tsiranana fosse stato rieletto per la seconda volta nel gennaio 1972. In primavera uno sciopero studentesco si trasformò in una sommossa generale e lo stesso Tsiranana fu costretto a lasciare il potere nelle mani del comandante delle forze armate, generale Gabriel Ramanantsoa; quest'ultimo, dopo tre anni di governo, affidò il potere al proprio ministro degli interni, colonnello Ratsimandrava, solo un mese più tardi soppiantato da un direttorio militare che nominò Didier Ratsiraka capo dello stato (giugno 1975). Il 30 dicembre, il paese fu proclamato Repubblica democratica del Madagascar e, il 4 gennaio 1976, Ratsiraka ne ottenne la presidenza con un mandato di sette anni.
Verso la fine degli anni Settanta, all'inquietudine politica si aggiunse una crisi economica che provocò forti manifestazioni di dissenso sia tra la popolazione contadina che urbana, alle quali il governo rispose con l'intervento della polizia e numerosi arresti. Rieletto nel novembre 1982 e nel marzo 1989, Ratsiraka riuscì a sventare un tentativo di colpo di stato nel maggio 1990. Dopo massicce dimostrazioni antigovernative, nell'agosto 1991 fu comunque costretto a promettere una serie di riforme democratiche che portarono, nel 1992, all'approvazione per referendum popolare di una nuova costituzione. Albert Zafy, principale oppositore al regime, nei confronti del quale fu fautore di una "rivoluzione pacifica", sconfisse Ratsiraka alle elezioni del febbraio 1993, ma il periodo di transizione verso un governo civile fu contrassegnato dalla dura opposizione delle truppe fedeli allo stesso Ratsiraka. Le autorità malgasce dovettero inoltre affrontare la complessa problematica, peraltro non risolta, dei rapporti con il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, dai quali il paese avrebbe dovuto ottenere ingenti finanziamenti, dipendenti però dall'adozione di un programma di riforme e di liberalizzazione di diversi settori dell'economia.