La cartografia

Materie:Appunti
Categoria:Geografia

Voto:

2.5 (2)
Download:286
Data:14.03.2007
Numero di pagine:6
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
cartografia_6.zip (Dimensione: 9 Kb)
trucheck.it_la-cartografia.doc     36 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

La cartografia

Sino a 50 anni fa, la cartografia era basata sulla cosiddetta “storia eurocentrica”: in base ad essa, l’Europa era sempre posizionata al centro delle cartine e rappresentata più grande, secondo un rapporto di riproduzione che rispecchiava la mentalità del periodo, rispetto agli altri continenti, che risultavano “schiacciati” ai margini della cartina geografica.

Come è nata la cartografia?

Sin dall’antichità, i documenti cartografici hanno risposto principalmente a due esigenze:
- rappresentare i territori e le parti del mondo situati oltre l’orizzonte, di cui, di conseguenza, non si ha visione, ma dei quali è nota l’esistenza. Avendo come limite l’orizzonte, gli uomini varcarono i loro “confini visivi”, rappresentando tutto ciò che era per loro fonte di novità: tale compito era affidato agli esploratori;
- riprodurre in maniera dettagliata e precisa l’ambito e lo spazio abitativo in cui gli uomini vivevano quotidianamente (cartine topografiche).
Nel primo caso la cartina geografica riflette le conoscenze acquisite, sia in modo diretto (tramite esplorazione di un determinato luogo e quindi a contatto diretto con esso) che in modo indiretto (tramite rielaborazione di informazioni circa uno specifico luogo, pervenute per mezzo di una “fonte esterna”); inoltre esprime la concezione filosofica del mondo (“cosmologia”): è “l’immagine” che l’uomo ha del mondo in cui vive.
Nel secondo caso, invece, la funzione della cartina consiste nel creare un inventario di elementi ai fini di “costruire” uno strumento pratico che favorisca i movimenti e nel registrare le strutture spaziali (edifici e terreni), così da definire i limiti di proprietà.
In ogni caso, nella cartografia è importante “inventariare” (descrivere in maniera precisa) gli ambienti del territorio.
Ad esempio, nella figura qui a lato (figura n.1) è rappresentato il mondo conosciuto nella Mesopotamia settentrionale fra il 2400-2200 a.C..
Si tratta di una tavoletta d’argilla conservata al British Museum di Londra. In essa sono riscontrabili:
- una struttura circolare, data dalla visione dell’orizzonte;
- la città-simbolo, Babilonia, posta al centro del mondo (rappresentata nella figura da un punto nero);
- la divisione del mondo in tre parti: Europa, Asia ed Africa;
- l’oceano, rappresentato a forma di corona circolare, che chiude il mondo fino ad allora conosciuto (l’oceano corrisponde perciò al confine tra “il conosciuto” e “l’ignoto”).
Anche circa altre civiltà sono state ritrovate numerose reperti: ad esempio, in Val Camonica, sono state ritrovate incisioni rupestri, a differenza delle testimonianze egizie, riportate su pergamene e papiri. Sono infatti state rinvenute alcune mappe topografiche, risalenti all’Età del Bronzo (1000 a.C. circa) ed aventi come soggetti villaggi comuni. (figura n.3)
Tuttavia altre sono le compagine in cui avviene lo sviluppo della cartografia. La civiltà dell’antica Grecia rappresenta infatti un periodo fondamentale per l’evoluzione di questa disciplina, in quanto fertile di elaborazioni filosofiche, di applicazioni matematiche e di scoperte geografiche che allargano notevolmente i confini del mondo conosciuto. Non ci è giunto alcun documento, né integro, né un frammento. Le “conquiste intellettuali” della cosmologia greca appaiono considerevoli: a partire dalla fine del VI secolo gli studiosi, tramite osservazione di corpi celesti, avanzarono l’ipotesi della “sfericità” della Terra, in netta contraddizione con la credenza fino a quell’epoca diffusa circa la forma discoidale del globo. Tale ipotesi era sostenuta anche da considerazioni filosofiche che vedevano la sfera come forma geometrica perfetta, diffuse in particolare presso la scuola di Pitagora, più tardi ribadite dall’autorità di Aristotele, uno dei punti di riferimento più importanti in età medievale ed alla base del pensiero cristiano.
La Grecia era sempre stata un paese di navigatori ed aveva ereditato la supremazia dei mari, la “talassocrazia”, dai Fenici, i quali in passato avevano già circumnavigato l’Africa e doppiato il Capo, chiamato in seguito “Capo di Buona Speranza”; tuttavia i Greci mai avevano osato “spingersi” oltre le temute “Colonne d’Ercole”, che solo in seguito sarebbero state attraversate dalle truppe persiane, le quali le denominarono “Stretto di Gibilterra”. Esse avrebbero inoltre rappresentato una delle tappe della spedizione musulmana verso la conquista dell’Europa e sarebbero state chiamate “Gebel El Tarik” (“Il Monte di Tarik”, dal nome del capo di tale spedizione). Perciò, dato il loro punto di osservazione, collocato sull’Egeo, i Greci prefissavano la divisione del mondo in tre parti: Africa, Asia ed Europa. Tale situazione è rappresentato nella cartina seguente: (figura n.8)
DIDASCALIA: Ricostruzione della carta del mondo abitato realizzata da Anassimandro di Mileto (610-546 a.C.)
In tale carta geografica, riscontrabili sono alcuni temi fondamentali:
- la speculazione filosofica pitagorica ed aristotelica;
- la sfericità del mondo (forma circolare della cartina);
- la concezione dell’Egeo come centro del mondo (Egeo al centro esatto del cerchio);
- la consapevolezza che l’Africa fosse circumnavigabile;
- l’errore secondo cui il Mar Caspio apparteneva all’oceano.
Questa prima carta del mondo era intesa a rappresentare l’ecumene (dal greco “Oikoumene”), la parte emersa della Terra in cui all’uomo è possibile abitare. Ad Anassimandro di Mileto si deve inoltre il titolo di primo cartografo. In base a varie ricostruzioni si suppone che il mappamondo da lui tracciato fosse circolare e centrato, come tutte le rappresentazioni successive sulla Grecia. Tramite l’analisi di tale mappa del mondo si può facilmente intuire come la Terra fosse considerata un cerchio in cui un anello periferico di acque, l’Oceano, circonda le terre emerse. In mezzo a queste penetrava il Mediterraneo dividendo il mondo in due grandi parti e, come le altre, questa cartina era costruita in modo del tutto “empirico”, in base a dati di distanze terrestri e marittime e notizie descrittive di vario genere.
Lo sviluppo della cartografia è perfettamente sintetizzato dalla carta geografica di Eratostene. (figura n.4)
DIDASCALIA: Ricostruzione schematica del planisfero realizzata da Eratostene (280-195 a.C.). Essa rappresenta una novità sotto molti aspetti; infatti:
- l’Asia appare per la sua grandezza;
- l’Egeo non risulta al centro della cartina;
- appaiono per la prima volta le Isole Britanniche;
- si riscontra un maggior dettaglio (ad esempio, il nome delle città) derivante da maggiori conoscenze;
- sono presenti numerosi punti di riferimento, quali città e fiumi (indicazioni geografiche) e i cosiddetti “Paralleli di Thule”;
- l’unico errore è costituito dalla consapevolezza che il Mar Caspio fosse in collegamento con l’Oceano.
In sintesi, perciò, la cartina riproduce uno spazio maggiore delle precedenti, con un ecumene sviluppata prevalentemente nel senso della longitudine essendosi accresciuta la conoscenza geografica del mondo. Verso Oriente, per esempio, avevano enormemente contribuito a tali conoscenze le conquiste di Alessandro Magno e dei suoi successori.
Le conquiste romane e l’allargamento del commercio a Paesi lontani portarono ad uno studio migliore della cartografia. I Romani non aggiunsero quasi nulla ai fondamenti teorici di base dei Greci circa la sfericità della Terra e le sue dimensioni, circa i modi di rappresentare sul piano la superficie sferica, circa la distribuzione di terre e di mari. In epoca romana il sapere geografico e cartografico era finalizzato alle esigenze delle attività militari, commerciali ed amministrative. Si ha infatti notizia di una vasta operazione di rilevamento condotta nel I secolo a.C. con misurazione delle distanze lungo le “vie consolari” (il cui nome derivava dai consoli che ne patrocinavano la costruzione): tale opera era finalizzata alla creazione delle prime cartine stradali. Al suddetto scopo doveva rispondere una cartografia dell’Impero a grande scala, sviluppatasi in particolare sotto Augusto. Un ottimo esempio di tale progresso a livello cartografico è costituito da un insieme di tavole, denominato “Orbis Pictus” (figura n. 7), destinate soprattutto ai militari ed ai funzionari di governo e rappresentanti strade, confini amministrativi e distanze. Da questa raccolta di tavole, che descrivevano l’Impero, derivarono i cosiddetti “Itineraria Picta”, di cui la “Tabula Peutingeriana” costituisce un famoso esempio. Tale cimelio risale al III-IV secolo d.C. ; tuttavia è giunta a noi esclusivamente attraverso una tarda copia medievale del XIII secolo. La definizione di “Tabula Peutingeriana” deriva dai seguenti termini:
- “Tabula”: locuzione più utilizzata in passato per indicare la cartina geografica;
- “Peutingeriana”: attributo derivante dal nome dello studioso tedesco che per primo ne affrontò lo studio (Corrado Peutinger).
La carta si presenta come una striscia larga 35 cm, ma lunga ben 6,75 m. Le sue dimensioni fanno presumere che la pergamena fosse arrotolata in una serie di fogli. In essa è rappresentato l’Impero romano, esteso dalla Manica sino alle estreme regioni orientali. Adeguandosi alla forma della carta, la rappresentazione delle terre e dei mari risulta stirata nelle direzioni EST-OVEST. I mari vengono inoltre ridotti al minimo, in quanto, nella mentalità dell’epoca, non ricoprivano alcuna importanza: ad esempio, il Mediterraneo appare come un canale lungo e stretto. Nonostante tale deformazione a livello grafico, la tavola risulta dettagliata e precisa. E’ comunque certo che grazie all’attività di “centuriazione” (svolta dai cosiddetti “Agrimensores”, i “misuratori” delle terre), che permise la distribuzione delle terre fra i soldati più valorosi, buona parte dell’Impero fu rilevata e “cartografata” a grande scala nel corso delle opere di colonizzazione.

Esempio