India - geografia

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Testo

India (nome ufficiale Unione indiana; hindi Bharat Juktarasha), repubblica democratica federale dell'Asia meridionale, membro del Commonwealth; costituisce, con Pakistan e Bangladesh, il subcontinente indiano. Comprende l'intera penisola indiana e una parte della regione himalayana con alcuni territori limitrofi; confina a nord con l'Afghanistan, il Tibet, il Nepal e il Bhutan; a est con il Myanmar (già Birmania) e il Bangladesh, a ovest con il Pakistan. Per il resto i suoi confini corrispondono alle linee di costa, bagnate a est, dove lo stretto di Palk e il golfo di Mannar la separano dallo Sri Lanka, dal golfo del Bengala e dall'oceano Indiano; a ovest dal mar Arabico. Compreso lo stato di Jammu e Kashmir (la cui situazione resta ancora irrisolta, ciò che è causa di un lungo contenzioso con il Pakistan), l'India ha una superficie di 3.287.263 km2; la capitale è New Delhi.
Territorio
L'India può essere fisicamente suddivisa in quattro principali regioni: l'Himalaya, le pianure fluviali settentrionali, l'altopiano del Deccan e i Ghati orientali e occidentali.
Il sistema montuoso dell'Himalaya si estende per circa 2400 km lungo i confini settentrionali e orientali del subcontinente indiano, separandolo dal resto dell'Asia. È il più elevato e il più giovane sistema montuoso del mondo, e uno dei più attivi, dato che gli assestamenti orogenetici non sembrano ancora cessati. All'interno dei confini indiani la catena himalayana raggiunge le massime altitudini nel Kanchenjunga (8603 m), terza cima del mondo dopo l'Everest e il K2, nel Nanga Parbat (8126 m), Nanda Devi (7817 m) e Kamet (7756 m).
A sud, parallelamente all'Himalaya, è situata la regione delle pianure fluviali, una vasta fascia di basseterre; si tratta della più estesa pianura alluvionale della Terra, formata dalle deposizioni dei fiumi Indo, Gange e Brahmaputra. Grazie all'abbondante presenza di acque e di ricchi suoli è oggi la zona più fertile e densamente popolata dell'India, che sviluppò qui le sue prime civiltà. Queste pianure si estendono da ovest a est dal confine con il Pakistan al confine con il Bangladesh, per proseguire nell'estrema zona nordorientale del paese attraverso uno stretto corridoio di terra nei pressi di Darjeeling.
La zona centroccidentale delle pianure indiane è nota come pianura gangetica in quanto attraversata dal fiume Gange e dai suoi poderosi affluenti, che discendono dai versanti meridionali della catena himalayana. Gli stati nordorientali di Assam e Arunachal Pradesh sono bagnati dal fiume Brahmaputra e dai suoi tributari, le cui sorgenti si trovano nei rilievi settentrionali dell'Himalaya; il Brahmaputra entra poi nel Bangladesh a nord del gruppo montuoso del Khasi Jaintia. Il fiume Indo nasce nel Tibet, scorre a ovest attraverso lo stato di Jammu e Kashmir ed entra in Pakistan, dove è compresa la maggior parte del suo corso.
Lungo il confine sudoccidentale con il Pakistan le pianure coltivate lasciano il posto a una fascia arida, il Gran Deserto Indiano, o deserto del Thar, e alle paludi salmastre note come Rann of Kutch (Pantano di Kutch).
A sud dell'area pianeggiante si trova l'altopiano del Deccan, un vasto tavolato che occupa gran parte dell'India peninsulare. Perlopiù roccioso e dall'andamento irregolare, esso è diviso in diverse regioni naturali da basse catene montuose e da valli profonde. La sua altitudine varia dai 305 ai 915 m, sebbene in alcuni punti raggiunga anche i 1220 m. Il Deccan è delimitato da due sistemi montuosi periferici conosciuti come Ghati orientali e Ghati occidentali, che rappresentano gli orli sollevati del tavolato.
I Ghati occidentali, alti in media circa 915 m, formano ripide scarpate che dominano il mare Arabico e digradano nella fertile costa del Malabar. I Ghati orientali, alti mediamente circa 460 m, sono separati dal golfo del Bengala da una stretta pianura costiera, la costa del Coromandel. I due allineamenti montuosi si congiungono nel punto più meridionale del Deccan, nei pressi di Bangalore.
Clima
A causa della posizione geografica, della struttura peninsulare e dell'insolita conformazione del territorio, l'India presenta condizioni climatiche diverse passando dalla parte meridionale del Deccan all'Himalaya, dal deserto del Thar a ovest al piovoso e umido Assam. L'intera regione indiana rientra tuttavia nel dominio del clima tropicale monsonico, all'interno del quale le variazioni maggiori si legano all'altitudine e alla distanza dal mare. Le variazioni stagionali, determinate dai monsoni che soffiano da sud-ovest e nord-est, influiscono in modo notevole sulla temperatura, sul grado di umidità e sulle precipitazioni in tutto il subcontinente.
Si possono in generale distinguere due stagioni, una piovosa e una secca. La stagione in cui si concentrano le piogge, generalmente tra giugno e novembre, è caratterizzata dal monsone di sud-ovest, un vento carico di umidità proveniente dall'oceano Indiano e dal mar Arabico, che all'inizio di giugno investe la costa occidentale della penisola per propagarsi gradualmente nell'intero paese. In questa stagione, soprattutto da giugno a settembre, si verificano abbondanti precipitazioni, che nei Ghati occidentali spesso raggiungono i 3000 mm e superano i 10.000 nel Khasi Jaintia dell'India nordorientale, toccando una media annua di circa 1500 mm sui versanti meridionali dell'Himalaya. Quando il monsone di sud-ovest non si manifesta, come accade talvolta, si possono verificare gravi condizioni di siccità.
La stagione fredda del monsone di nord-est, dall'inizio di dicembre all'inizio di marzo, è solitamente caratterizzata da un clima estremamente asciutto, nonostante si verifichino talvolta violenti temporali sulle pianure settentrionali e abbondanti nevicate sull'Himalaya. Il periodo peggiore della stagione calda, che inizia verso la metà di marzo e prosegue fino al manifestarsi del monsone di sud-ovest, si verifica nel mese di maggio, con temperature che, nella zona centrale del paese, possono superare i 50 °C. La temperatura media annua è di circa 26 °C nei pressi di Calcutta, di circa 28 °C nella regione costiera centroccidentale e nella zona di Madras.
Flora e fauna
Nelle zone aride ai confini con il Pakistan la vegetazione è rada e perlopiù erbacea: sono diffuse soprattutto specie arbustive, anche se in alcune aree crescono palme e bambù. La pianura gangetica, grazie alla maggior presenza d'acqua, ospita una rigogliosa vegetazione con molte specie di piante, soprattutto nella zona sudorientale dove crescono la mangrovia e il sal (Shorea robusta).
Sulle vette himalayane si trovano diverse varietà di flora artica, mentre le pendici più basse, ricoperte di foreste, ospitano numerose specie di piante subtropicali, in particolare orchidacee. Nell'Himalaya nordoccidentale, al di sopra della fascia tropicale, predominano le conifere, specialmente il cedro e il pino, mentre in quella orientale la vegetazione tropicale e subtropicale, con querce e magnolie, si spinge sino a livelli altitudinali molto elevati. La costa del Malabar e le pendici dei Ghati occidentali, grazie alle abbondanti precipitazioni, sono ammantate da una rigogliosa foresta pluviale, con prevalenza di sempreverdi, bambù e alberi dal legno pregiato, come il teak. Nelle pianure paludose e lungo le pendici dei Ghati occidentali vi sono ampi tratti di giungla impenetrabile. La vegetazione del Deccan è meno lussureggiante e assume su vaste aree caratteri xerofili, presentandosi come una savana più o meno ricca, ma in tutta la penisola si possono trovare, lungo i fiumi, macchie di bambù, palme e varie specie sempreverdi, tra cui dominante è il già citato sal (Shorea robusta).
In India vive una grande varietà di animali, distribuiti nel vasto territorio in rapporto con specifici habitat (forestale, savanico, montano ecc.). Sono ben rappresentati i felini, con la tigre (protetta perché in pericolo di estinzione), la pantera e, nel Deccan, il ghepardo; all'interno del parco nazionale Sasan Gir, nel Gujarat, sono presenti inoltre i leoni.
L'elefante indiano si trova sulle pendici nordorientali dell'Himalaya e nelle remote foreste del Deccan. Diffusi sono anche, in areali diversi, il rinoceronte, il gaviale, l'orso bruno, il lupo, lo sciacallo, il bufalo, il cinghiale, numerose specie di scimmie, l'antilope e il cervo. Sono presenti inoltre numerose specie di serpenti, molti dei quali velenosi, come il ben noto cobra, responsabili della morte di parecchie centinaia di persone ogni anno. Per quanto riguarda l'avifauna si ricordano pappagalli, pavoni e, in loro specifici ambienti, uccelli come il martin pescatore e l'airone. Le acque fluviali abbondano di pesci, tra cui il delfino del Gange.
Popolazione
In base al censimento del 1995 la popolazione dell'India, che rappresenta circa il 16% di quella mondiale, è di 935.744.000 abitanti, oltre il 32% in più rispetto al 1981; la densità è di circa 284 abitanti per km2. Più del 70% degli abitanti del paese vive in zone rurali e un terzo vive al livello, o addirittura al di sotto, della soglia di povertà stabilita dai parametri delle Nazioni Unite, contro un esiguo 3% di famiglie che gode di un reddito annuo superiore ai 2500 dollari USA.
Composizione etnica
La popolazione del subcontinente indiano deriva da una complessa vicenda di popolamento che ha visto ondate di genti ariane (originarie delle zone interne dell'Asia) invadere le fertili pianure fluviali, dove hanno dato origine alla civiltà sedentaria e urbana dell'India, e sovrapporsi alle popolazioni preesistenti, d'origine dravidica, ricacciate poi in larga parte verso sud, nelle foreste del Deccan, dove talune di esse sono sopravvissute sino a oggi con i loro caratteri (adirusi del gruppo reddide) specifici e molto primitivi. Il miscelamento etnico è poi continuato nei secoli e così oggi, a causa della grande varietà di etnie e culture presenti, è molto difficile individuare con esattezza l'origine delle diverse popolazioni, anche se si può affermare che fondamentalmente appartengano a tre differenti etnie: europoide, australoide e mongoloide.
Circa il 7% degli abitanti fa parte delle cosiddette tribù ufficialmente riconosciute, che sono complessivamente più di 300 e, oltre a essere molto differenziate al loro interno, hanno una connotazione etnica e culturale peculiare rispetto alla maggioranza della popolazione indiana.
Quest'ultima presenta caratteri prevalentemente europoidi, con notevoli differenze nella colorazione della pelle; tratti mongoloidi caratterizzano invece le tribù che vivono tra le colline nell'estremo nord, ad esempio i naga, mentre alcuni gruppi tribali presentano spiccati caratteri australoidi, come i santal e diversi piccoli gruppi degli altipiani del Deccan.
Città principali
Le principali città dell'India sono Delhi, Bombay, che, con 9.925.891 abitanti (1991), è la più popolata del paese, Ahmadabad e Bangalore, importanti nodi ferroviari, Calcutta, Hyderabad, noto centro dell'artigianato, Kanpur, sede dell'industria del cuoio, la città portuale di Madras, Pune, Nagpur, Lucknow e, infine, Jaipur..
Il forte rosso (Delhi)
Calcutta
Madras
Palazzo dei venti, Jaipur
Lingua
In India vengono utilizzate più di 1600 tra lingue e dialetti; quelle ufficiali sono l'hindi, parlato da circa il 30% della popolazione, e l'inglese, ma la Costituzione riconosce anche diciassette lingue locali, tra cui il telugu, il bengali, il marathi, il tamil, l'urdu, il gujarati, il kannada e il malayalam. La maggior parte delle lingue diffuse nelle aree settentrionali del paese (urdu, hindi e bengali, ma anche punjabi e assamese) appartengono al ceppo indoeuropeo e derivano dal sanscrito, l'antica lingua con cui fu stilato quel vasto corpo di scritture religiose e laiche che costituisce il nucleo della letteratura indiana classica (vedi Letteratura sanscrita), e ora utilizzato solo in alcuni riti religiosi. Per contro, le lingue dravidiche parlate al sud (telugu, kannada, malayalam), traggono le loro origini dal tamil che, pur utilizzato anticamente a livello letterario, diversamente dal sanscrito, è ancor oggi molto diffuso. Il manipuri (parlato nello stato del Manipur, nell'estremo nord-est del paese) è l'unica lingua riconosciuta dalla Costituzione che si fa appartenere al ceppo sinotibetano. Vedi Lingue indiane.
Istruzione
Dopo aver ottenuto l'indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1947, l'India tentò di sviluppare un sistema scolastico unico e integrato, ma l'acculturazione della numerosa e giovane popolazione indiana, con la complessità sociale e religiosa che la caratterizza, non fu opera facile. All'istruzione furono sottratti molti fondi, destinati alla lotta contro la povertà, la mancanza di derrate alimentari e la sovrappopolazione. Ciò nonostante sono stati intrapresi, e largamente realizzati, cambiamenti radicali e strutturali e dall'epoca dell'indipendenza il numero delle scuole e degli allievi è notevolmente cresciuto.
Dopo le riforme degli anni Ottanta il sistema scolastico, quasi interamente gestito dai governi dei singoli stati, prevede dieci anni di istruzione primaria (gratuita ma non obbligatoria) e media, due anni di secondaria e tre di università; è stato inoltre istituito un programma nazionale di alfabetizzazione degli adulti. In base all'ultimo censimento, il tasso di alfabetizzazione della popolazione nel 1991 era di circa il 52%, contro il 43% del decennio precedente.
Cultura e arte
Lo sviluppo artistico dell'India antica è stato ampiamente influenzato dal pensiero religioso, dapprima buddhista, poi induista. Al periodo antico (o classico) si possono ascrivere manifestazioni artistiche come quelle del Gandhara, con la sua caratteristica mescolanza di elementi ellenici e indiani (vedi Arte e architettura indiana), di Madhura, del raffinato periodo gupta, gli affreschi di Ajanta, i bassorilievi di Mahabalipuram, il tempio di Nataraja di Chidambaram e molte altre.
Un relativo declino dell'arte e della cultura classiche seguì la fine del regno di Harsha nell'India settentrionale (VII secolo), quando cominciarono a svilupparsi nuove forme socio-politiche, sebbene il sud del paese, sotto regni quali quelli di Pallava e, più tardi, di Chola, stesse vivendo un momento di pieno splendore sia artistico sia architettonico. Nei secoli XI e XII, dopo un periodo di grande incertezza e cambiamenti, si verificò nello sviluppo culturale della zona settentrionale del paese un rivolgimento determinante, causato dall'introduzione dell'Islam da parte di popoli invasori provenienti dall'Asia centrale. Tale fede, infatti, con la sua cosmogonia lineare di stampo occidentale e il rifiuto di ogni forma di idolatria, era completamente differente dall'induismo e dalle altre religioni orientali.
Dopo diversi secoli di guerre, smembramenti e repressioni sotto il dominio turco e mongolo, intorno alla metà del XVI secolo la dinastia Moghul fondata da Babur, un discendente del mongolo Tamerlano, conquistò l'intera India settentrionale. Sotto i grandi imperatori di questa dinastia, come Akbar, il paese conobbe un periodo di splendore artistico, con nuovi stimoli dovuti all'influenza persiana. Durante l'epoca moghul furono edificate alcune delle più imponenti opere architettoniche indiane, come ben testimonia il Taj Mahal ad Agra; fiorirono l'illustrazione dei manoscritti, la miniatura, le arti decorative e la musica, e rimase viva una forte tradizione regionale di spettacolo popolare.
Sotto il governo britannico si perse molto di questo fermento creativo; allo sviluppo del nazionalismo si accompagnò una ripresa di alcuni aspetti del pensiero e della cultura indiani e nel XX secolo si è tentato non solo di far rifiorire alcune arti quasi scomparse, ma anche di dar nuova vita alle forme più antiche.

Religione
L'India è attualmente un paese laico che ha tradizionalmente assorbito e dato origine a diverse confessioni e sette religiose. La maggioranza degli indiani, tuttavia, è oggi di religione induista, il che si riflette in molti aspetti della cultura comune. L'induismo stesso, nel corso dei secoli, ha assimilato e sviluppato molti diversi sistemi di pensiero, dalla filosofia Advaita di Shankara al movimento religioso Bhakti.
I principali gruppi religiosi sono costituiti da induisti (che rappresentano circa l'80% della popolazione), musulmani (11%), cristiani (2,3%) e sikh (1,9%). Altre importanti minoranze sono rappresentate dai buddhisti, dai gianisti e dai parsi. La crescita del nazionalismo e del fondamentalismo religiosi nel corso degli anni Ottanta e Novanta ha fomentato in alcune zone del paese tensioni di natura politica e sociale, manifestandosi talora in forma violenta, come nel caso delle rivolte avvenute nel Punjab nel 1992 e nel 1993.
L'esistenza di significative minoranze religiose accanto alla fede predominante non è sempre stata pacifica; i contrasti tra induisti e musulmani e tra induisti e sikh, spesso fomentati da cause non legate alla religione, hanno in passato provocato numerose vittime. Un considerevole consenso popolare sostiene attualmente il movimento Ramajanmabhoomi, le cui rivendicazioni hanno assunto in alcune occasioni carattere violento.
Tali sviluppi costituiscono una seria minaccia per il futuro dello stato laico in India, anche se si potrebbe sostenere che questo fenomeno di "fondamentalismo" induista (una contraddizione in termini, poiché nell'induismo non sono stabiliti principi fondamentali) rappresenti un tentativo di creare un'unica cultura nazionale a partire da una molteplicità di tradizioni. Attraverso i mass media si è diffuso recentemente un altro sistema di valori che, in certa misura, ha contribuito a indebolire il richiamo della religione: il consumismo della società occidentale.
Le caste
La Costituzione indiana esprime il proposito di sradicare l'antico sistema della casta che per secoli ha negato ogni possibilità di progresso sociale agli strati inferiori del sistema, i cosiddetti "intoccabili" (o Harijans, "figli di Dio", come furono chiamati da Gandhi; il termine attualmente impiegato è Dalit). All'indomani dell'indipendenza furono intraprese importanti misure per promuovere attivamente l'istruzione e migliorare le condizioni di vita di queste classi marginali, la cui origine si collega alla sovrapposizione di gruppi etnici economicamente e culturalmente superiori su popolazioni sottomesse. Fu adottato un sistema di discriminazione positiva in base al quale fu loro assegnata una percentuale significativa dei posti nelle istituzioni universitarie e professionali; attualmente, malgrado il pregiudizio sia rimasto vivo, persone appartenenti alle caste più basse sono presenti ormai in tutti i livelli sociali e ricoprono in alcuni casi importanti ruoli in veste di scienziati, giudici o uomini politici.
Con la diffusione della cultura consumistica che ha avuto luogo in questi ultimi anni, il vero fattore determinante della condizione sociale, più che la famiglia o la tradizione, è ormai divenuta la ricchezza materiale; l'appartenenza alla casta comincia quindi a perdere d'importanza e si celebrano numerosi matrimoni tra membri di diversa casta, specialmente tra la borghesia urbana. In ambito politico, alcuni partiti e organizzazioni fondati sul sistema delle caste sono stati attivi nel rivendicare i diritti e la tutela degli interessi delle rispettive comunità.
Per ulteriori approfondimenti sulla cultura del paese, vedi Danza indiana; Teatro indiano; Arte e architettura indiana; Musica indiana; Filosofia indiana; Letteratura indiana.
Economia
L'India ha un'economia di tipo misto in cui il governo, sia a livello federale sia nei singoli stati, svolge un importante ruolo di regolazione e pianificazione, oltre a essere titolare di numerose imprese pubbliche. L'intervento su larga scala dello stato nell'economia risale agli anni Cinquanta e all'impostazione nazionalistica e socialista del primo governo che seguì all'indipendenza, guidato da Jawaharlal Nehru, che intese promuovere la crescita e lo sviluppo economico per far fronte al rapido incremento della popolazione. Il primo piano economico quinquennale fu varato nel 1951; nei decenni che seguirono lo stato nazionalizzò alcuni settori chiave dell'economia, sostenendone altri con forti investimenti, e sottopose il settore privato a un ampio controllo. Vennero erette barriere tariffarie e doganali allo scopo di proteggere le industrie nazionali e furono avviati alcuni programmi di riforma agraria.
I risultati sono stati generalmente positivi, specie se confrontati con la maggioranza dei paesi in via di sviluppo. Eccezion fatta per i periodi di grave siccità verificatisi nel 1979 e nel 1987, si è registrata una costante crescita economica; l'inflazione e il debito pubblico sono stati generalmente tenuti sotto controllo; la produzione agricola è significativamente cresciuta, il che ha permesso di allontanare lo spettro delle grandi carestie; sono state gettate le basi di un moderno stato industriale e l'India è oggi il nono produttore mondiale di acciaio. Tali progressi sono stati tuttavia insufficienti e non hanno avuto che effetti marginali sul reddito della maggioranza della popolazione.
Nel 1991 è stata attuata una significativa riforma della politica economica, che ha ridotto il controllo sul settore privato e il monopolio statale in alcuni campi, ad esempio nel trasporto aereo. È stato introdotto un regime di economia aperta attraverso l'attenuazione dei controlli tariffari e la promozione degli investimenti stranieri.
Questi cambiamenti a livello nazionale si sono ripercossi nei singoli stati, i quali esercitano un importante controllo sulla politica interna e recepiscono in modi diversi la politica nazionale. In alcuni, ad esempio nel Bengala Occidentale, l'azione del governo sull'economia è particolarmente marcata; in altri, come il Maharashtra, vige un atteggiamento più liberista. A partire dal 1991, tuttavia, quasi tutti gli stati hanno aperto le frontiere agli investimenti stranieri e hanno inoltre favorito, con provvedimenti vari, il settore privato e attuato alcune privatizzazioni.
Agricoltura
Il sostentamento di più di due terzi della popolazione indiana dipende dall'agricoltura, che partecipa per il 35% alla formazione del PIL. La maggior parte dei poderi ha estensioni molto limitate e più di un terzo degli appezzamenti è addirittura al di sotto del livello di sussistenza di una famiglia di contadini. La coltura più estesa è il riso, che costituisce l'alimento principale di gran parte della popolazione, cui seguono, per importanza, il frumento, la canna da zucchero, il tè, il cotone e la juta. Tra le altre colture destinate all'alimentazione vi sono gli ortaggi, il sorgo, il miglio, il mais, l'orzo, i ceci, la banana, il mango ecc. Tra le colture per l'industria e il commercio si annoverano la gomma, il caffè, i semi di lino, le arachidi e diverse spezie.
L'allevamento del bestiame, in particolare bovini, bufali, cavalli e muli, costituisce un aspetto centrale dell'economia agricola. All'inizio degli anni Novanta in India erano presenti circa 193 milioni di capi, un primato mondiale. Bufali, cavalli e muli sono perlopiù impiegati nei lavori agricoli, anche se ormai solo una ristretta parte della popolazione, specialmente al nord, segue il precetto induista che vieta il consumo di carne bovina. A causa della scarsità di pascoli e di forniture d'acqua, il bestiame indiano è comunque di bassa qualità.
Nonostante gran parte dell'agricoltura venga ancora condotta con metodi tradizionali, all'indomani dell'indipendenza sono state introdotte alcune importanti trasformazioni tecnologiche. Le zone che usufruiscono dei sistemi di irrigazione finanziati dal governo si sono enormemente estese, e nei primi anni Novanta le superfici irrigate rappresentavano quasi il 45% dell'intera superficie coltivata. La richiesta di fertilizzanti chimici e di sementi ad alto rendimento è significativamente aumentata, soprattutto in seguito alla molto reclamizzata "Rivoluzione Verde" degli anni Sessanta e dei primi anni Settanta, di cui hanno beneficiato soprattutto i ricchi coltivatori di frumento degli stati dell'Uttar Pradesh e del Punjab.
Circa il 23% del territorio complessivo indiano è ricoperto di foreste, il cui sfruttamento a fini commerciali non è tuttavia molto sviluppato e interessa perlopiù le regioni montuose settentrionali, l'Assam e le regioni confinanti con l'Himalaya. Le foreste, tuttavia, forniscono legna e carbone combustibili, oltre che preziosi frutti, noci, fibre, oli, gomme e resine
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Pesca
Sebbene il suo sfruttamento commerciale rimanga in gran parte limitato, la pesca rappresenta un'attività vitale per molte regioni, come il delta del Gange (nel Bengala) e l'area costiera sudoccidentale. Recentemente il governo ha tentato di promuovere la pesca d'alto mare, costruendo impianti di lavorazione e assumendosi l'onere dell'assicurazione dei pescherecci. Quasi la metà del pescato nazionale proviene dagli stati del Kerala, del Tamil Nadu e del Maharashtra.
Risorse energetiche e minerarie
L'India è tra i principali produttori mondiali di minerali di ferro, carbone e bauxite; importante è anche l'estrazione di manganese, mica, ilmenite, rame, petrolio, amianto, cromite, grafite, fosfati naturali, zinco, oro e argento. Questa ricchezza mineraria ha costituito, dopo l'indipendenza e la nazionalizzazione avvenuta negli anni Cinquanta, un importante fattore dello sviluppo economico, consentendo l'avvio di un diversificato settore industriale.
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