Il Sudafrica

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Testo

Popolazione
41.155.000
(1995)
60% popolazione urbana
40% popolazione rurale
Densità
34 abitanti/kmq
(1995)
Città principali
Città del Capo 854.616
Durban 982.075
Johannesburg 1.609.408
Pretoria 525.583
Agglomerati urbani principali
Città del Capo 2.350.157
Johannesburg 1.916.063
Durban 1.137.378
Pretoria 1.080.187
Gruppi etnici
75,2% neri africani
compresi zulù, xhosa, tswana e sotho
13,6% bianchi
compresi afrikaners e inglesi
8,6% coloured (razza mista)
2,6% asiatici
principalmente indiani
Lingue
Lingue ufficiali
Afrikaans, tsonga, inglese, ndebele, sesotho , salebowa, swazi, tswana, venda, xhosa, zulù
Altre lingue
Portoghese, tedesco, olandese;
Lingue indoeuropee, gujarati, hindi, urdu e altre lingue asiatiche

Religione
17% religioni tradizionali africane
16% protestanti olandesi
13% cristiani
africani
11% metodisti
9% cattolici
7% anglicani
27% altro
compresi altre confessioni cristiane, induismo, islamismo ed ebraismo

Risorse minerarie
La Repubblica Sudafricana è ricchissima di risorse minerarie. Le più importanti per l'economia sono rappresentate da oro, diamanti e carbone. Dalla fine del XIX secolo, quando cominciò lo sfruttamento dei giacimenti su vasta scala, l'industria mineraria è stata uno dei settori dominanti dell'economia sudafricana. Giacimenti d'oro, i più ricchi del mondo, si trovano nel Witwatersrand e furono scoperti nel 1886. La maggior parte dei diamanti proviene dalle riserve situate nei pressi di Kimberley, scoperti nel 1870. Il carbone si trova nelle zone del nord-est, tra il Lesotho e lo Swaziland. Il sottosuolo sudafricano è inoltre ricco di rame, nichel, platino, uranio, cromo, amianto, fluoro, fosfati, vanadio, titanio, stagno, manganese e minerali di ferro. I principali giacimenti di manganese e di minerali di ferro si trovano a nord della zona del Capo, mentre il titanio si estrae nella regione costiera orientale. L'uranio viene estratto nel Witwatersrand. Il paese ha giacimenti di gas naturale in mare aperto, al largo della costa del Capo. Non possiede importanti giacimenti petroliferi, ma vi si producono grandi quantitativi di succedanei del petrolio, ottenuti per sintesi dal carbone, in impianti installati durante il periodo dell'apartheid

Economia
L'economia sudafricana è la più forte e la più sviluppata del continente. Fino alla prima guerra mondiale l'economia del paese si era basata principalmente sulle risorse minerarie (specialmente diamanti e oro) e sull'agricoltura. Dopo il 1945 l'industria manifatturiera ha registrato un rapido sviluppo ed è oggi il settore trainante. Un'altra area in forte espansione è quella dei servizi finanziari (il paese ha il settore finanziario più sviluppato dell'Africa subsahariana).

Agricoltura
La bassa fertilità del suolo e la scarsità delle precipitazioni limitano lo sfruttamento agricolo del territorio. L'85% del terreni è pertanto riservato all'allevamento (bovini, ovini, suini e pollame). I bianchi gestiscono circa l'87% delle terre all'interno di grandi e moderne aziende agricole, mentre i neri possiedono piccole fattorie gestite con metodi tradizionali. Gli agricoltori neri hanno inoltre un accesso molto limitato al credito agricolo, alle infrastrutture del settore e ai mercati di smercio. La produzione agricola del paese comprende mais, canna da zucchero, frumento, orzo, sorgo, patate, avena e miglio. Tra le colture fruttifere occupano una posizione di rilievo uva, mele, pere e agrumi (pompelmi e limoni).
Il legname proviene soprattutto dalle foreste di pini e eucalipti poste sui versanti marittimi. La corteccia dei cannicci è un importante prodotto d'esportazione. L'industria ittica è una voce di rilievo sia per il mercato interno sia per le esportazioni (acciughe, sardine, sgombri e merluzzi).
Industria
Prima della seconda guerra mondiale il settore dell'industria occupava un ruolo marginale rispetto a quello agricolo e minerario. Agli inizi degli anni Novanta l'industria nazionale, finanziata in gran parte da capitale privato, rappresentava tuttavia il 25% del Prodotto interno lordo del paese. Il nuovo governo, dominato dal Congresso nazionale africano (ANC), ha mantenuto un'economia mista. La produzione industriale è particolarmente attiva nei settori siderurgico, chimico, petrolchimico, agroalimentare, cartario, delle autovetture e dei veicoli commerciali. Di grande importanza i prodotti derivati dal carbone, dal ferro e dall'acciaio. Attivo anche il settore tessile (cotone). I principali centri industriali del paese sono Città del Capo, Johannesburg, Durban e Port Elizabeth.
Flussi monetari e commercio
L'unità monetaria del paese è il rand. L'istituto responsabile per l'emissione della moneta è la South African Reserve Bank, fondata nel 1920. Johannesburg è sede di un'importante Borsa Valori.
L'oro rappresenta il 30% delle esportazioni. Tra i principali prodotti esportati si annoverano diamanti e altre pietre preziose, minerali e combustibili, metalli e macchinari, prodotti alimentari e chimici. Il paese importa prevalentemente prodotti industriali (macchinari, mezzi di trasporto). I principali partner commerciali del Sudafrica sono il Giappone, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, la Germania, la Svizzera, l'Italia, il Canada e l'Olanda.
Ordinamento dello stato
Fino al 1994 la Repubblica Sudafricana era governata da una minoranza bianca che aveva instaurato il sistema dell'apartheid. Nel febbraio 1990 il governo, con a capo il presidente della Repubblica Frederik De Klerk, decise di legalizzare le organizzazioni antiapartheid e liberò il leader del Congresso nazionale africano Nelson Mandela e altri prigionieri politici. Da allora il governo e il movimento per la liberazione dei neri, guidato dall'ANC, aprirono i negoziati per l'abolizione dell'apartheid e l'avvento della democrazia sociale e politica in Sudafrica. Nell'aprile del 1994 vennero indette le prime elezioni libere multirazziali del paese. Un consiglio esecutivo provvisorio fu istituito per controllare il corretto svolgimento delle elezioni che avrebbero stabilito i nuovi governi provinciali e nazionale. Dopo difficili negoziazioni, disturbate dal crescente clima di violenza, fu approvata una costituzione provvisoria destinata a restare in vigore fino al 1999. Attraverso il testo della costituzione viene garantita la convivenza multirazziale, la tutela dei gruppi di minoranza e la suddivisione dello stato in 9 province in possesso di ampia autonomia.
L'arrivo degli europei
I primi europei giunti sul territorio sudafricano furono, nel XV secolo, i portoghesi, che ne esplorarono la costa alla ricerca dell'oro e di una rotta d'accesso verso l'Oriente. Nel 1488 il portoghese Bartolomeu Díaz fu il primo a circumnavigare l'Africa e a scoprire il capo di Buona Speranza, mentre dieci anni dopo Vasco da Gama doppiò il capo e raggiunse le coste del Natal. L'apparente scarsità di metalli preziosi e l'ostilità dimostrata dai khoikhoin scoraggiarono tuttavia i primi esploratori dallo spingersi nell'entroterra del paese. Altri europei (principalmente inglesi e olandesi) utilizzarono il capo di Buona Speranza come base d'appoggio per le loro missioni commerciali in Oriente, e nel 1652 gli olandesi stabilirono nel Capo una colonia permanente. I primi coloni furono inviati dalla Compagnia delle Indie Orientali olandese, con l'incarico di creare un insediamento stabile a Table Bay (sito dell'odierna Città del Capo). La scarsità di manodopera impose l'uso di schiavi importati dall'India e dall'Indonesia o appartenenti alla locale popolazione khoikhoin. La Compagnia responsabile del progetto chiamò inoltre un certo numero di fattori olandesi che si stabilirono lungo il Fiume Liesback e iniziarono a sviluppare una cultura e una lingua proprie. Il loro numero andò aumentando con l'arrivo di nuovi olandesi e, dopo il 1688, di ugonotti francesi in fuga dalle persecuzioni di cui erano oggetto in patria. Già alla fine del XVIII secolo gli indigeni avevano ormai ceduto pressoché tutte le loro terre ai pionieri europei. Città del Capo era nel frattempo diventata un porto di primaria importanza, nonché la principale stazione intermedia negli scambi tra l'Europa e le Indie Orientali.
La colonizzazione britannica
Nel 1814 la Gran Bretagna acquistò dagli olandesi la colonia del Capo, dopo averla invasa due volte ai tempi delle guerre napoleoniche. A partire dal 1820 migliaia di coloni britannici giunsero in Sudafrica; l'inglese divenne la lingua ufficiale del luogo e, a sottolineare la diversità con la tradizione boera, venne abolita la schiavitù (1833). La difficile convivenza con i nuovi coloni spinse 10.000 boeri a spostarsi nell'entroterra del paese (vedi Grande Trek). Questi voortrekkers (precursori) si spostarono verso est e verso nord, stabilendosi nel Natal e lungo i fiumi Orange e Vaal. Temendo l'eccessiva espansione dei voortrekkers, gli inglesi occuparono la regione costiera del Natal, stabilendovi una colonia permanente nel 1843. I boeri abbandonarono allora la provincia, e con una nuova migrazione verso nord-ovest formarono le repubbliche dell'Orange e del Transvaal. Il governo inglese mostrò di voler limitare il proprio impegno in Sudafrica, e tra il 1852 e il 1854 riconobbe formalmente l'indipendenza del Transvaal boero e dello Stato Libero dell'Orange. Nel 1886, la scoperta di ricchissimi giacimenti di diamanti e oro nel Transvaal suscitò tuttavia nuove mire espansionistiche da parte dell'impero britannico. Nel 1868 gli inglesi annetterono il Basutoland, nel 1871 il Griqualand occidentale (comprendente i giacimenti di diamanti di Kimberly), e nel 1877 riaprirono le ostilità con i boeri invadendo la regione del Transvaal. Dopo un'aspra guerra, gli inglesi vennero cacciati e i boeri riottennero l'indipendenza della regione (1880). Nel 1883 il leader boero Paul Kruger fu eletto presidente del Transvaal
Nascita del nazionalismo afrikaner
Il quadro economico della nazione si era nel frattempo trasformato, e la Repubblica Sudafricana all'inizio del secolo era ormai diventata un grande esportatore di minerali preziosi, interessato da un intenso processo di industrializzazione e urbanizzazione. Risale inoltre a questo periodo l'estensione del sistema di segregazione razziale, applicato inizialmente alle maestranze di colore utilizzate in lavori manuali non specializzati. Benché alla fine del XIX secolo i boeri rappresentassero i due terzi della popolazione bianca del Capo, il potere politico e finanziario era in mano a una élite di mercanti, avvocati e proprietari terrieri di origine e lingua inglese. L'ostilità verso questo stato di cose portò all'emergere di organizzazioni nazionaliste afrikaner, come il Die Afrikaner Bond, fondato nel 1880. Alcuni gruppi organizzati gettarono le fondamenta di ciò che sarebbe poi divenuto il Congresso Nazionale Africano (African National Congress, ANC). Numerose comunità di immigrati indiani si opposero all'introduzione di misure restrittive nel Transvaal sotto la guida di Mohandas K. Gandhi, che all'inizio del XX secolo iniziò qui a sviluppare i suoi metodi di disobbedienza civile non violenta.
L'apartheid
La discriminazione contro la popolazione non bianca che aveva caratterizzato la società sudafricana fin dalle sue origini proseguì anche nel dopoguerra. Nonostante gli anni di lotte capeggiate da Gandhi in nome del rispetto dei diritti civili e il crescente dissenso nei confronti dei provvedimenti di segregazionismo razziale, dopo la guerra i cittadini indiani e le popolazioni di colore continuavano a occupare una posizione subalterna all'interno della società sudafricana.
Nelle elezioni del 1948 il Partito nazionale, guidato da Daniel F. Malan, intraprese un'opera di sistematizzazione della segregazione razziale. Con il pieno supporto del Parlamento, Malan introdusse numerose leggi che condannavano le persone di colore a una condizione di permanente inferiorità. Una durissima legge anticomunista fu approvata nel 1950 contemporaneamente al divieto dei matrimoni misti (perseguibili come reato) e alla creazione di un sistema di istruzione separato per la popolazione nera. Nello stesso anno venne adottato il Group Area Act, provvedimento che, oltre a dividere la popolazione in quattro gruppi razziali (europei bianchi, bantu neri, coloureds di razza mista e asiatici), negò a tutti i cittadini che non fossero di razza bianca il diritto di risiedere nelle città senza un permesso speciale, e quello di transitarvi senza un apposito lasciapassare. Il provvedimento assegnava infine a ogni comunità non bianca un'area di insediamento obbligata (la cosiddetta homeland). La conclusione del processo di consolidamento dell'apartheid giunse nel 1956 con l'abolizione generalizzata del diritto di voto alle popolazioni non bianche in tutte le consultazioni non direttamente connesse alle homeland. La risposta dell'ANC a questa politica fu un'intensificazione delle campagne di disobbedienza civile di massa guidate da Nelson Mandela, leader emergente del movimento.
Le sempre più frequenti manifestazioni di protesta organizzate dalla popolazione di colore in risposta ai duri provvedimenti adottati dal regime dell'apartheid sfociarono in incidenti spesso sanguinosi, come accadde nel 1960 con il massacro di Sharpeville che costò la vita a 67 manifestanti. Dopo questo episodio il governo dichiarò lo stato d'emergenza in tutto il paese, migliaia di militanti neri furono arrestati, e i loro partiti politici (ANC e il più recente Congresso Panafricano, CPA) messi al bando. Dopo un referendum riservato ai bianchi svoltosi nel maggio del 1961, il paese assunse la nuova denominazione di Repubblica del Sudafrica, e subito dopo si ritirò dal Commonwealth. Un anno dopo, l'approvazione della Legge sul sabotaggio rese di fatto illegale qualsiasi forma di opposizione politica. L'ANC e il CPA decisero di continuare la lotta opponendo una resistenza armata al regime. Nel 1964 Mandela, arrestato in precedenza, fu riconosciuto colpevole di sabotaggio e tradimento, e venne condannato all'ergastolo.
Per indebolire ulteriormente la popolazione di colore e tentare di dividerla al suo interno, il governo creò dieci bantustans (homelands per neri) autogestiti. All'interno di ognuno di essi l'etnia prevalente ebbe riconosciuti alcuni poteri di autogestione amministrativa che tuttavia non eliminavano la dipendenza dalle strutture di governo centrali. Per rendere ulteriormente accettabile questa suddivisione, tra il 1976 e il 1981 il governo concesse la piena "indipendenza" a Transkei, Bophuthatswana, Ciskei e Venda. Nel frattempo, l'indipendenza raggiunta nel 1975 dalle vicine colonie portoghesi dell'Angola e del Mozambico fece aumentare le pressioni degli Stati Uniti per una "normalizzazione" della situazione sudafricana. Gravissimi incidenti scoppiarono nel 1976 a seguito del massacro di centinaia di bambini da parte delle forze di polizia nel corso di una manifestazione di protesta di scolari del ghetto di Soweto contro l'uso obbligatorio dell'afrikaans. Il massacro ebbe un fortissimo impatto sull'opinione pubblica internazionale e rafforzò notevolmente il fronte favorevole alle sanzioni. Una lunga catena di imponenti manifestazioni interessò allora l'intero territorio sudafricano, aprendo una stagione di violenze culminate nel 1977 nell'assassinio, da parte della polizia, del fondatore del Movimento di coscienza nera Stephen Biko, morto in cella per i maltrattamenti subiti dopo il suo arresto.
Nel 1978 il primo ministro Vorster si dimise e fu sostituito da Pieter Willem Botha. Questi mantenne la politica delle homelands nere, introducendo tuttavia alcune riforme costituzionali e ammettendo nel Parlamento membri coloureds e di razza asiatica. Nel 1984 una nuova costituzione ribadì il divieto per la popolazione di colore di partecipare al processo politico nazionale (eccetto nelle homelands). Tale provvedimento suscitò una nuova ondata di violente manifestazioni di protesta cui il governo oppose l'ennesima dichiarazione dello stato di emergenza e l'imposizione della censura.
A metà degli anni Ottanta, gli Stati Uniti e la Comunità Europea decisero infine di imporre sanzioni economiche e diplomatiche ai danni del regime segregazionista di Johannesburg, e il presidente Botha si vide pertanto costretto ad avviare un graduale smantellamento dell'apartheid. Botha si ritirò nel 1989 lasciando il posto a F.W. de Klerk, cui spettò il compito di smantellare effettivamente il regime segregazionista. Nel febbraio 1990 de Klerk revocò la messa al bando trentennale dell'ANC e liberò il suo leader Nelson Mandela. I negoziati si dimostrarono lunghi e difficili e l'accordo sulle modalità di transizione al nuovo ordine sudafricano venne raggiunto e sottoscritto da Mandela e de Klerk il 13 novembre 1993. Le prime elezioni libere della storia del Sudafrica si svolsero nell'aprile 1994 e sancirono la netta affermazione dell'ANC, il cui leader storico Nelson Mandela assunse la carica di Presidente, facendosi promotore di una politica di riconciliazione nazionale.

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