Giappone

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Testo

Giappone:

L’arcipelago giapponese:
Il Giappone è un arcipelago frastagliato: la sua conformazione ha un allargamento nella parte centrale, mentre alle due estremità si avvicina molto al continente asiatico. Le isole dell’arcipelago sono di formazione recente e c’è una particolare frequenza di terremoti: proprio un vulcano, il Fujiyama, è il simbolo nazionale del Giappone. Molto scarsa è la superficie occupata dalle pianure. Il Giappone ha più di tremila isole, ma le più grandi, che occupano da sole il 97% del territorio, sono solo quattro: Honshu, Hokkaido, Shikoku e Kyushu.

Suolo, clima e mare:
I fattori che hanno reso il Giappone un’isola abitabile sono essenzialmente tre: il suolo, il clima e il mare.
Il suolo giapponese è molto fertile, grazie soprattutto alla sua origine vulcanica.
Il clima è favorevole grazie a tre fattori: il primo è la latitudine che permette una notevole varietà di climi; il secondo è la presenza del mare, che mitiga i rigori invernali, il terzo è la mancanza di siccità.
Hokkaido e il nord di Honshu hanno una vegetazione composta soprattutto da conifere: l’allevamento qui è molto diffuso. La parte centrale di Honshu ha un clima più temperato, la coltivazione principale è il tè. Nella parte meridionale il riso regna sovrano. Le foreste, che occupano il 67% del territorio giapponese, hanno un gran valore, come la pesca, generata dall’incontro di correnti marine fredde con quelle calde.

La popolazione:
Circa il 77% dei giapponesi vive in città. Più della metà dei giapponesi vivono in una stretta fascia che compre la parte inferiore di Honshu e la parte settentrionale di Kyushu. La densità di popolazione è molto alta, con punte minime a Hokkaido; in media è di 429 abitanti/km².
Gran problema del Giappone è il sovraffollamento che ha reso particolarmente acuto il problema delle telecomunicazioni. Le ferrovie sono molto sviluppate e ospitano circa 20 milioni di passeggeri il giorno. Per i lunghi tragitti è molto diffuso il trasporto via mare, sorto grazie all’abbondanza di porti sull’arcipelago. Si cercano in ogni modo sempre nuove vie di telecomunicazione, come autostrade sopraelevate e ferrovie sospese.

L’economia:
Solo il 12% del territorio giapponese è coltivabile: alla scarsità dei terreni coltivabili si è cercato di ovviare tramite la polderizzazione, come in Olanda. La proprietà della terra è generalmente spezzettata. Il Giappone non riesce a raggiungere l’autosufficienza alimentare e ciò fa si che ¼ del suo fabbisogno lo deve importare. Due colture largamente diffuse sono, oltre al riso, il tè e il gelso. L’allevamento è poco diffuso a differenza della pesca che assume un ruolo molto importante. In Giappone è normale che i contadini abbiano un reddito maggiore a quello della popolazione urbana.
Le risorse del sottosuolo giapponese sono insignificanti, se si esclude il carbone, e quindi è molto importante l’importazione di materie prime. Le risorse elettriche sono invece molto abbondanti e hanno molta importanza anche le centrali nucleari. Esso è al primo posto nelle costruzione navali e come flotta mercantile terzo dopo Panama e Liberia: c’è da tenere conto, però, che molte navi sono registrate sotto queste bandiere “ombra” per pagare meno tasse. Lo sviluppo economico del Giappone copre tutti i settori e dal 1987 la borsa di Tokyo ha soppiantato quella di New York. Quindi si può dedurre che il Giappone si avvicina economicamente più all’Europa e all’America che all’Asia.
Secondo molti osservatori il segreto del successo giapponese va ricercato nella sua straordinaria abbondanza di manodopera: i lavoratori si fanno concorrenza fra di loro e i quindi il salario rimane basso; questo consente ai produttori di vendere le loro merci ad un prezzo più basso. Dal 1960 i salari hanno cominciato ad aumentare e il livello di vita si è alzato. Il problema più grosso rimane quello del sovrappopolamento.

La storia:
L’insularità del Giappone ha fatto sì che esso sviluppasse una sua cultura originale. I primi abitanti furono gli Ainu che sopravvivono ancora. Dalla Cina si diffuse il buddismo e anche la lingua. Per molti secoli il Giappone ha avuto un regime feudale che entrò in crisi durante l’800. Il Giappone riuscì sempre a conservare la propria indipendenza e all’inizio del ‘900 si trasformò in un paese capitalista. Dopo la guerra fu occupato dagli americani fino al 1952, ma finita l’occupazione ebbe una crescita economica impressionante.

L’organizzazione delle fabbriche:
Il modello della fabbrica giapponese è quello di una gran famiglia. In Giappone non ci sono sindacati nazionali, ma un sindacato per ogni azienda, i cui iscritti sono pochissimi. Il fattore decisivo del successo giapponese è il rapporto fra scuola e lavoro: la scuola indirizza agli alunni una formazione scolastica che consente facilmente di entrare nel mondo del lavoro. Gli operai giapponesi lavorano molto più dei loro colleghi occidentali e solo di recente c’è stata una diminuzione dell’orario di lavoro. Le abitudini di vita sono molto più vicine fra loro di quanto non lo siano da noi. Lo spirito di corpo prevale sull’individualismo. L’industria è divisa in due gruppi: 1) le grandi imprese, 2)una moltitudine di piccole e medie imprese. Il senso d’appartenenza degli operai al proprio posto di lavoro provoca una scarsissima mobilitazione. Il tempo libero è molto scarso a causa degli orari di lavoro. Secondo molti studiosi, il rapporto fra impresa e operai è decisivo per il successo dell’economia giapponese.
In Giappone il conflitto sociale è molto limitato e tutti si collocano in una classe media. A differenza dell’occidente, in Giappone l’industria moderna si è affermata lasciando sopravvivere molti degli antichi valori. L’operaio di una gran fabbrica è orgoglioso di partecipare ai suoi successi.
Negli anni 20 e 30 gli operai giapponesi sostennero lotte molto aspre, ma una volta che la situazione si è stabilizzata è rimasta intatta nel corso degli anni. Non tutti i giapponesi però corrispondono allo stesso modo e negli ultimi anni si assiste ad alcuni cambiamenti.

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