cultura della spagna del sud

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Testo

Le Lingue Parlate In Spagna
Oltre al Castigliano, una delle lingue più diffuse al mondo, in Spagna vi sono altre lingue nazionali : il Catalano, il Basco e il Gallego.
Dal 1978 la Costituzione garantisce l’autonomia dei gruppi etnici e l’insegnamento nelle scuole, accanto al Casigliano, delle lingue locali.
Il Catalano, oltre che in Catalogna, regione della costa mediterranea di cui è capitale Barcellona, è diffuso in alcune zone francesi di frontiera e nelle Isole Baleari.
Il Basco, lingua non indoeuropea completamente diversa dallo Spagnolo, è parlato solamente nelle province basche.
Il Gallego, lingua simile al Portoghese, viene parlato nella Galizia, regione situata all’estremità nord-occidentale della Spagna.
La Religione
Il cattolicesimo, fino al 1978 religione di stato, è professato dal 97% degli spagnoli. Esistono, nel paese, altre piccole comunità di protestanti, ebrei e islamici.
Istruzione e Cultura
Il grande periodo della cultura spagnola ebbe inizio nel Medioevo, quando Mori, Cristiani e Ebrei fondarono scuole di istruzione superiore a Cordova, Granada e Toledo.
L’Università di Salamanca (1218) fu un modello per le accademie dell’ America Latina , istituite dal XVI secolo in poi.Uno dei maggiori istituti universitari del Cinquecento venne fondato ad Alcalà de Henares nel 1510 e divenne nel 1836 l’Università di Madrid.altre istituzioni culturali storiche sono le università di Barcellona 81450), Valencia (1500), Siviglia (1502) e Granada (1526): L’Accademia reale spagnola venne fondata nel 1713 e l’Accademia reale storica nel 1738.
Il sistema educativo spagnolo comprende oggi istituti pubblici laici e scuole private, generalmente cattoliche. L’insegnamento pubblico è obbligatorio e gratuito per i ragazzi dai sei ai sedici anni.
Successivamente gli studenti possono seguire corsi di preparazione professionale per uno o due anni o il “bachillerato” di due anni per prepararsi all’università. Il sistema universitario prevede tre cicli di studi.
Biblioteche, musei e gallerie d’arte testimoniano la ricchezza delle tradizioni culturali del paese. La maggiore raccolta libraria del paese è la Biblioteca Nazionale di Madrid (1712) , che contiene più di quattro milioni di volumi, oltre a manoscritti rari, mappe, stampe e la magnifica sala dedicata al grande scrittore spagnolo Miguel de Cervantes.
Nella capitale hanno sede inoltre la Biblioteca del Palazzo Reale (1760) e la Biblioteca dell’ Università da Madrid (1341). Importanti sono anche la Biblioteca dell’ Escorial e la Biblioteca del capitolo della Cattedrale di Toledo, che raccoglie preziosi testi antichi (dall’ VIII all’ XI secolo).
Ordinamento Dello stato
La Spagna è una Monarchia Costituzionale di tipo ereditario, governata da re Juan Carlos I di Borbone.
La democratizzazione delle istituzioni, iniziata nel 1975 dopo la morte di Francisco Franco, ha avuto come esito la Costituzione del 1978. La funzione legislativa è svolta dalle Cortes, che comprendono il Congresso dei deputati e il Senato, eletti a suffragio universale e diretto. La funzione esecutiva è affidata invece al Governo, guidato da un presidente che viene eletto dai deputati e designato dal re. Il sovrano spagnolo è anche il comandante in capo delle forze armate.
Il sistema giudiziario è governato è da un Consiglio generale retto dal presidente della Corte Suprema. Il più alto tribunale del paese è la Corte Suprema di Giustizia, con sede a Madrid. Vi sono altre diciassette corti territoriali, per ciascuna delle province autonome, 52 corti provinciali e alcuni tribunali minori che si occupano di questioni penali e civili. Un’apposita corte vigila sul rispetto della Costituzione.
I maggiori schieramenti politici nazionali sono: il Partito socialista operaio spagnolo (PSOE); il Partito popolare, di destra; La Sinistra Unita;Convergenza e unione della Catalogna; il Partito nazionale Basco e
Herri Batasuna, l’organo politico dell’ ETA.
Storia
Le prime testimonianze di una presenza umana nella penisola iberica sono le pitture rupestri risalenti al Paleolitico superiore, rinvenute nelle grotte della Spagna settentrionale, del Golfo di Biscaglia e dei Pirenei occidentali.
Le regioni meridionali vennero invase dagli Iberi, originari dell’Africa settentrionale, che intorno al 1000 a.C. costituirono l’etnia dominante nella penisola.
I Celti, venuti dalla Francia si stabilirono nel nord.
Dall’unione fra le popolazioni celtiche e d iberiche si formò, successivamente, i gruppo etnico dei Celtiberi,stanziati nella regione centrale, ad occidente e lungo le coste del nord.
L’ Antichità
La penisola iberica fu esplorata dai Fenici, che attorno all’ XI secolo a.C. vi stabilirono una colonia nella regione dell’odierna Cadice.
Commercianti di Rodi e di altre città greche colonizzarono la costa del Mediterraneo, mentre i Cartaginesi iniziarono la conquista della penisola dopo la prima guerra punica.
In età imperiale, il territorio iberico venne tripartito nelle province di Lusitania (corrispondente in parte all’attuale Portogallo), Baetica (Andalusia occidentale) e Spagna Terraconensis (altopiano centrale, coste settentrionali e sud-orientali.
Nel 409 d.C. alcune popolazioni germaniche passarono i Pirenei e si stanziarono nella penisola e nel 412 l’imperatore Onorio fece appello ai Visigoti per ristabilire il controllo del territorio. Il regno visigoto di Tolosa,nominalmente vassallo di Roma, fu istituito nel 419: nel momento di massima potenza giunse ad includere un vasto territorio compreso fra lo stretto di Gibilterra e la Loira.
La Spagna musulmana
Nel 711 gli Arabi attraversarono lo stretto di Gibilterra e sconfissero l’ultimo re visigoto di Spagna, Roderico, giungendo in pochi anni a controllare tutti i territori compresi tra la costa occidentale e i Pirenei.
L’avanzata musulmana verso nord venne tuttavia arrestata nel 732 da Carlo Martello nella battaglia di Poitiers. Durante l’occupazione araba, una piccola zona della penisola iberica restò parte della cristianità. Il regno delle Asturie.
Nel 756, Abd al-Rahman, in seguito alla fine del califfato omayyade, si rifugiò in Spagna, dove fondò un emirato indipendente a Cordova; nel 929,un suo discendente, Abd al-Rahman III, prese il titolo di califfo.
Sotto il califfato di Cordova la Spagna musulmana raggiunse il suo apogeo, sviluppando delle sofisticate istituzione ed un’ amministrazione centralizzata. Mentre la sua flotta dominava sul Mediterraneo, Cordova divenne un’ importante centro culturale ed artistico, con scuole, biblioteche, università dove si insegnavano medicina, matematica, letteratura e filosofia.
Nell’ XI secolo, i califfato di Cordova si frammentò in una ventina di regni indipendenti, i cosiddetti “regni di taifas”, i più importanti dei quali furono Saragozza, Almeria, Valencia e Siviglia.
La penetrazione degli Arabi lascerà alla Spagna testimonianze di straordinaria civiltà e cultura. Questa impronta riguarda aspetti estetici, per esempio le tipiche case bianche che all’interno nascondono patii e giardini, molto spesso adornati da una fontanella centrale, le moschee e gli alti minareti, le regge sontuose, i disegni geometrici intorno alle finestre che decorano gli angoli più nascosti dei vecchi centri storici.
Altri esempi sono la Moschea di Cordova e l’Alhambra, la famosa fortezza di Granata.
Altri aspetti hanno subito l’influenza araba: lo sviluppo delle colture degli agrumi, dell’ulivo e degli ortaggi, basato su tecniche evolute di irrigazione dei campi e l’importazione di nuove colture fino ad allora assenti dal paese, come lo zucchero, il riso e l’allevamento del baco da seta.
L’espansione degli stati cristiani del nord e la “Riconquista”
Nel X secolo la regione di Navarra divenne un regno indipendente, che sotto Sancio I si estese fino a Burgos e prese in seguito il nome di Castiglia.
Nell’ XI secolo una parte considerevole dell’Aragona fu presa ai Musulmani da Sancio III, re di Navarra , che occupò anche il Leòn e la Castiglia, a capo della quale pose il figlio Ferdinando. Alla morte del padre, questi acquisì la corona del Leòn (1037) e conquistò parte della Galizia.
Consolidato così il suo dominio sulle regioni settentrionali, nel 1056 Ferdinando si proclamò sovrano di Spagna, con il nome di Ferdinando I di Castiglia e avviò l’opera di sistematica riconquista dei possedimenti musulmani della penisola.
Quando Alfonso VI di Castiglia , nel 1086, si impadronì di Toledo, i re delle altre città arabe chiesero aiuto ai sovrani almoravidi, che si impossessarono dei loro domini. Agli Almoravidi succedettero gli Almohadi, che invasero la Spagna nel 1145.
Successivamente, la presenza araba si limitò a Cadice, fino al 1262, e al Regno di Granata, fino al 1492.
Grandi beneficiari della riconquista cristiana furono i regni di Portogallo, di Castiglia e d’Aragona.
Il regno di Navarra (l’attuale Castiglia) passò sotto il dominio francese nel 1234, mentre l’Aragona creò un impero mediterraneo che comprendeva la Sardegna, la Sicilia e la Corsica.
L’inizio dell’era moderna
Nel 469,il matrimonio di Isabella I di Castiglia con Ferdinando II il Cattolico d’Aragona diede avvio al processo di unificazione della Spagna cattolica. Durante il loro regno, fu istituita la Santa Inquisizione (1478), e, con la presa di Granada (1492), fu portata a termine la ”Riconquista”.
Le esplorazioni di Colombo aprirono le porte del Nuovo Mondo: alla metà del XVI secolo la Spagna controllava l’intero continente sudamericano, l’America centrale, la Florida, Cuba e, in Asia, le Filippine.
L’affermazione spagnola in Europa fu agevolata dall’applicazione delle strategie e delle tecniche militari sperimentate con successo nelle guerre contro i Musulmani. Il principale avversario della Spagna fu, in questa fase iniziale, la Francia; la lotta iniziata nel 1495 proseguì per tutto il regno di Ferdinando il Cattolico.
Gli Asburgo
Dopo la morte di Isabella di Castiglia e di Ferdinando , Carlo V divenne il primo sovrano della Spagna unita( con il nome di Carlo I).
Il nuovo re proseguì la politica antifrancese di Ferdinando con una serie di guerre che resero la Spagna potenza egemone sul territorio italiano e sulle rotte marine del Mediterraneo occidentale.
Nel 1555 Carlo abdicò in favore del figlio Filippo II.
L’impero americano era ormai consolidato e forniva grandi ricchezze; le guerre con la Francia erano terminate con il Trattato di Cateau-Cambrésis: aveva così inizio il “siglo de oro” (secolo d’oro) dell’arte e della cultura ispaniche.
Nel 1580, la morte del re Enrico di Portogallo fornì a Filippo l’occasione per rivendicare ed ottenere la corona lusitana che, con i relativi possedimenti in Asia, Africa e Brasile, portò alla creazione del più vasto impero coloniale del mondo.
Il fanatismo cattolico di Filippo II finì tuttavia per creargli gravi problemi.
Nei Paesi Bassi,dove il sovrano spagnolo perseguitò i protestanti e pretese di governare ignorando tradizioni e leggi locali, nel 1568 scoppiò un violento conflitto. La spedizione dell’ Invincibile Armata contro l’Inghilterra della regina Elisabetta I, che appoggiava i ribelli olandesi, nel 1588 si risolse in un grande disastro.
Anche la situazione interna cominciò a deteriorarsi.
L’eccessivo potere dato all’Inquisizione provocò il declino della vita intellettuale spagnola; alla sua morte, nel 1598, Filippo II lasciò il paese oppresso da una grave crisi. Il successore Filippo III congelò ogni azione militare all’estero; nel 1609 espulse circa 250.000 moriscos (arabi cristianizzati) ,spopolando ulteriormente la Spagna, già decimata dalle epidemie del 1590, e creando nuovi problemi all’economia.
L’erede al trono,Filippo IV, cedette di fatto la guida del regno a Gaspar de Guzmàn, conte di Olivares, che riprese le operazioni militari in Olanda e coinvolse la Spagna nella Guerra dei Trent’anni.
Nuovi aumenti delle imposte e la costrizione obbligatoria causarono la rivolta della Catalogna e de Portogallo.Dopo una serie di sconfitte, Olivares fu estromesso e la Catalogna venne riconquistata, ma nel 1648 l’indipendenza olandese dovette essere riconosciuta, così come quella portoghese nel 1668.
La situazione peggiorò ulteriormente durante il regno di Carlo II.
I Borbone
Alla morte di Carlo II, che non aveva eredi, il ramo spagnolo degli Asburgo si estinse. La corona passò al pronipote di Carlo, Filippo V di Borbone, nipote di Luigi XIV di Francia, inaugurando la dinastia dei Borbone di Spagna e suscitando la preoccupazioni dell’intera Europa.
Inghilterra, Olanda, Austria, Prussia e altri stati minori, fra i quali la Savoia, formarono una coalizione per sostenere l’altro pretendente al trono, Carlo d’Asburgo, e diedero inizio alla cosiddetta guerra di successione spagnola.
Nel 1711 l’arciduca asburgico divenne imperatore col nome di Carlo VI, e l’Inghilterra si distaccò dalla coalizione. Un compromesso fu raggiunto con il Trattato di Utrecht del 1713: la maggior parte dei possedimenti spagnoli passò all’Austria, la Savoia ottenne la Sicilia e il Monferrato, ma in compenso Filippo fu riconosciuto re di Spagna con il nome di Filippo V.
Egli sottomise la Catalogna e l’Aragona al controllo dell’autorità centrale. Le sue riforme amministrative resero il governo più efficace e ridussero i privilegi della Chiesa e della nobiltà.
La Spagna si alleò con la Francia nella guerra di successione polacca e nella guerra di successione austriaca; grazie a questi conflitti la Spagna riguadagnò molti dei territori italiani perduti nel 1713.
Il nuovo re Carlo III offrì alla Spagna un periodo di governo illuminato e varò importanti riforme per migliorare le condizioni del Paese.
Al contrario,il successore, Carlo IV, fu un sovrano debole; preda degli intrighi e della corruzione di corte.
La Rivoluzione Francese (1789) determinò un rinnovato autoritarismo della politica spagnola che temeva il diffondersi di ideologie rivoluzionarie.
Nel marzo 1808 una rivolta popolare costrinse Carlo ad abdicare in favore del figlio Ferdinando, ma il nuovo signore di Francia, Napoleone, sfruttò la crisi per estromettere i Borbone e porre sul trono suo fratello, Giuseppe Bonaparte. Il popolo spagnolo rifiutò di riconoscere la sovranità di Giuseppe e diede vita ad una tenece resistenza contro l’occupazione francese.
Sei anni di guerra minarono gravemente l’economia spagnola e diedero forza ai movimenti indipendentisti nelle colonie: nel 1826 l’impero coloniale americano si era dissolto e alla Spagna rimanevano solo Cuba e Puerto Rico.
Nel 1843 ci fu l’ascesa al trono di Isabella II.
Il suo regno fu segnato da una forte instabilità politica e le tendenze assolutistiche della regina provocarono una crisi che culminò in un colpo di stato militare nel settembre 1868.
Isabella venne spodestata e il Parlamento approvò una nuova Costituzione democratica, in base alla quale la Spagna diventava una Monarchia Parlamentare.
Nel 1870 Amedeo di Savoia, figlio del re d’Italia, Vittorio Emanuele II; accettò la corona. Il nuovo re, però, abdico nel febbraio del 1873.
Il Parlamento proclamò immediatamente la repubblica, ma già nel dicembre 1874 un gruppo di generali, con un colpo di stato, restaurò la monarchia borbonica eleggendo al trono il figlio di Isabella, Alfonso XII.
Dalla dittatura alla Seconda Repubblica
Nonostante le numerose pressioni a cui fu sottoposta , la Spagna rimase neutrale nel corso della I guerra mondiale.
Le esportazioni diedero vita ad un autentico boom economico, ma nel contempo aumentò anche l’inflazione, e i lavoratori invocarono aumenti salariali e migliori condizioni di lavoro.
Nel settembre 1923, il generale Miguel Primo de Rivera, con un colpo di stato, sciolse le Cortes e instaurò un regime dittatoriale riconosciuto da Alfonso XIII.
I partiti furono messi al bando e la Catalogna perse i diritti di autonomia.
Lo sviluppo economico divenne la maggior preoccupazione del nuovo governo. L’introduzione di misure fiscali indebolì la posizione di De Rivera, che nel gennaio 1930, perso l’appoggio del re, si dimise.
Le elezioni comunali dell’aprile 1931 decretarono un esteso successo dei repubblicani che spinse il re ad abbandonare la Spagna; il 14 aprile fu proclamata la Repubblica e in ottobra fu formato un governo di coalizione guidato da Manuel Azana che avviò un ambizioso programma di riforme.
Nel 1933, la vittoria elettorale delle destre provocò l’inizio di una stagione di aspri scontri politici, culminata nell’ottobre del 1934 nell’insurrezione operaia nelle Asturie, brutalmente repressa nel sangue.
Nel 1936 le sinistre tornarono alla guida del Paese con il Fronte popolare e Azana tornò alla presidenza.
I disordini si diffusero in tutto il Paese: scontri armati tra sostenitori e avversari del governo, occupazioni di terre, distruzione di chiese, scioperi si susseguirono per tutto l’anno.
In questo drammatico contesto, il generale Francisco Franco si fece promotore di un progetto di rovesciamento delle istituzioni repubblicane che ottenne il sostegno della gran parte dell’esercito.
La Guerra Civile
L’insurrezione militare ebbe inizio nel 1936 a Melilla, in Marocco, per estendersi il giorno seguente in tutta la Spagna, che si ritrovò divisa in due zone, una delle quali prevalentemente rurale controllata dalle forze dei ribelli e un’altra (che comprendeva numerose aree industriali e urbane) fedele alla repubblica.
Cominciò così la lunga Guerra Civile, dove entrambe le parti ricevettero aiuti dall’estero: Hitler e Mussolini sostennero le truppe di Franco, mentre L’ URSS appoggiò i repubblicani che ricevettero anche il sostegno delle Brigate Internazionali costituite da volontari europei e americani. I ribelli mostrarono grande unità d’azione.
Nel 1938 le forze franchiste riuscirono a dividere in due la zona nemica.
Dopo una disperata resistenza Barcellona cadde il 26 gennaio 1939; due mesi dopo fu la volta di Madrid.
La Guerra Civile terminò il 1° aprile; la Spagna era letteralmente distrutta, i morti erano intorno al milione.
La dittatura di Franco
Preso il potere, Franco non operò alcun tentativo di riconciliazione nazionale.
All’indomani della guerra, decine di migliaia di antifascisti furono uccisi e circa 300.000 andarono in esilio.
La legislazione repubblicana a favore di lavoratori e contadini fu revocata.
La Spagna franchista rimase neutrale durante la II guerra mondiale.
Nel 1947 Franco ristabilì la monarchia, dichiarandosi reggente a vita.
Nel corso degli anni Cinquanta gli USA considerarono il dittatore un importante alleato contro il comunismo; nel settembre1953 concessero a Franco cospicui aiuti economici e militari in cambio del diritto di impiantare basi navali e aeree in territorio spagnolo.
Nel 1955 la Spagna fu ammessa all’ ONU.
A partire dal 1961, l’economia migliorò grazie ad una rapida crescita industriale e a forti investimenti stranieri. La carenza di manodopera favorì l’aumento dei salari, mentre l’agricoltura fu meccanizzata per abbattere i costi di produzione. Si verificò una migrazione di massa dalle aree rurali a quelle urbane, dove venne dato impulso all’ istruzione secondaria e universitaria.
Tali trasformazioni non mutarono, però, l’essenza del regime.
Tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta, anche la Spagna, come gli altri paesi occidentali, fu percorsa da una stagione di lotte operaie e riprese con forza l’attività dell’ ETA; nel 1973 il primo ministro Luis Carrero Blanco rimase vittima di un attentato dei separatisti baschi.
L’estrema destra tentò in seguito di opporsi all’apertura politica, ma ormai la sorte del regime fascista spagnolo, simboleggiata dalla lunga agonia del dittatore, era segnata; alla morte di Franco, nel novembre 1975 , la Spagna si avviò verso la democrazia.
La restaurazione della democrazia
Al trono di Spagna salì il nipote di Alfonso XIII, Juan Carlos, che favorì il processo verso la democrazia. Nel luglio del 1976 obbligò Arias Navarro (successore del primo ministro ucciso nel 1973 Luis Carcero Blanco) alle dimissioni, sostituendolo con Adolfo Suarez.
Nonostante le forti obiezioni dell’esercito, nell’aprile 1977 il governo legalizzò il Partito Comunista; nel giugno successivo, le prime elezioni democratiche in quarant’anni, premiarono la sua politica centrista
assicurando al suo nuovo partito, l’Unione del centro democratico, il 34% dei voti. Nel 1978 la Spagna si diede una nuova Costituzione.
Tuttavia,a causa della crisi economica crescente e di una progressiva frammentazione delle forze che lo avevano sostenuto, nel gennaio 1981, il premier si dimise e fu sostituito da Leopoldo Calvo Sotelo.
L’opposizione alla democrazia dei settori più retrivi della società spagnola si manifestò ancora nel febbraio 1981 con un tentativo da colpo di stato, fallito per la ferma opposizione di Juan Carlos e della società spagnola.
Le elezioni dell’ottobre 1982 furono vinte dal Partito Socialista di Felipe Gonzàles Màrquez, che nel 1986 guidò l’entrata della Spagna nella CEE (oggi Unione Europea).
Dal 1990 una serie di scandali minò la credibilità del governo socialista,che nelle elezioni del marzo 1996 fu sconfitto dal Partito Popolare di Josè Maria Aznàr.
Sviluppi recenti
Dal 1966 Aznàr ha governato fino al marzo 2004 con l’appoggio di partiti minori.
La questione delle autonomie assume un’aspetto urgente e drammatico nel conflitto che oppone, dal 1968, il movimento separatista basco (ETA) al governo centrale e che ha causato già più di 800 morti.
Dall’insediamento di Aznàr alla guida del governo spagnolo l’ETA ha moltiplicato le sue azioni, colpendo direttamente i militanti del maggior partito di governo.
Nel luglio 1997 il sequestro e l’assassinio di un consigliere comunale basco, militante del partito popolare di Aznàr, ha suscitato un’ondata di emozione nel Paese e una forte dimostrazione di protesta contro il terrorismo dell’ETA. La questione basca resta tuttavia aperta e non può ammettere solo una soluzione militare, che potrebbe inoltre innescare una reazione a catena nel composito panorama dei nazionalismi iberici.

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