"Il nome della rosa" di Umberto Eco

Materie:Scheda libro
Categoria:Generale

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Testo

Scheda si lettura de
“Il nome della rosa”

Titolo: Il nome della rosa

Autore: Umberto Eco

Edizione: I Grandi Tascabili Bompiani (MI), 1986, 10^ edizione

Prima edizione: 1980

Breve riassunto: quando, in un’abbazia del nord Italia, nella prima metà del XIV secolo, cominciano a verificarsi dei misteriosi omicidi, l’Abate, sconcertato dagli eventi accaduti nel suo “piccolo mondo”, si affida all’ingegno di Guglielmo da Baskerville, un astuto francescano di origine inglese, per svelare il mistero che aleggia dietro le morti di numerosi monaci. Questi, dopo aver dato sin dall’inizio saggio della sua astuzia in un breve colloquio avuto col cellario ancora prima di giungere all’abbazia, viene introdotto entro le sue mura, dove viene a conoscenza di coloro che la popolano e inizia ad indagare sugli omicidi, che continuano a verificarsi anche durante la sua permanenza. Costantemente accompagnato, e talvolta aiutato, dal suo discepolo Adso, egli si trova di fronte ad un compito assai arduo: ogni monaco sembra nascondere qualcosa, quasi nessuno parla e i pochi che lo fanno non sono mai espliciti; in più la stessa abbazia, con i suoi mille segreti, non facilita affatto il suo lavoro. Unico punto fermo attorno al quale ruotano le sue indagini è che il cardine di tutta la faccenda sia la biblioteca, una specie di mondo proibito, l’accesso al quale è riservato ad una strettissima cerchia di persone (anche se ciò non significa che queste siano le uniche ad entrarvi). Ne deriva dunque che per svelare il mistero Guglielmo debba entrarvi e scoprire quali segreti custodisca. Così fa e ancora una volta si trova alle prese con un enigma più intricato del previsto: la biblioteca è infatti costruita come un labirinto, dove i due monaci forestieri si perdono; riescono poi, per caso, a ritrovare l’uscita, dopo aver scoperto che, oltre al modo in cui è stata strutturata, vi sono altri accorgimenti atti a disorientare gli eventuali intrusi, quali specchi, sale identiche in parti diverse dell’edificio e vapori che producono allucinazioni a chi li respiri. Decisi però ad arrivare a fondo nella loro indagine, i due riescono ad elaborare una mappa che permetta loro di muoversi con sicurezza nel dedalo di stanze, e scoprono inoltre di non essere i soli ad entrare di notte nella biblioteca, perché, mentre si trovavano al suo interno, avvertono la presenza di qualcun altro, che verrà identificato in Berengario. Ed è proprio lui che, dopo Adelmo, suicidatosi, e Venanzio, il cadavere del quale era stato rinvenuto dallo stesso Berengario, viene trovato morto il giorno successivo. Il suo non è comunque l’ultimo omicidio: anche Severino, l’erborista, viene ucciso nel suo laboratorio con un colpo infertogli alla testa; attorno a lui, i suoi volumi erano stati sparpagliati a terra. Guglielmo e Adso analizzano la stanza e riordinano i libri, pensando che ce ne possa essere uno collegato alle morti dei monaci, ma non lo trovano, o meglio, lo trovano ma non lo riconoscono. Dopo poco però capiscono che un volume che era apparso loro un po’ strano, ma non sospetto, era quello che stavano cercando, ma è troppo tardi: qualcuno se ne è già appropriato. Sembra dunque ovvio che non solo la biblioteca, ma in particolare un dato libro sia collegato agli omicidi; rimane dunque da trovare il libro e il colpevole. Il caso sembra risolversi quando Remigio, il cellario, confessa, oltre ai suoi peccati di eresia, anche quelli di omicidio di fronte ai legati dell’inquisizione, ma così non è per Guglielmo, che ben conosce gli effetti della paura sugli innocenti. L’astuto monaco continua così a battere la sua pista e, dopo che anche Malachia muore, scopre finalmente, quasi per caso, il segreto per entrare nel Finis Africae, la zona più misteriosa della biblioteca (e dell’abbazia). Qui ancora una volta i due monaci scoprono di non essere soli, ma questa volta ci sono ben due persone: Jorge e l’Abate. Raggiunto il primo apprendono che l’altro è intrappolato nella scala che porta al luogo segreto e che ormai va incontro alla morte per soffocamento. Capiscono dunque che è il cieco, che già aveva destato dei sospetti con uno strano discorso pronunziato in presenza di tutti i monaci, il colpevole, diretto o meno, di tutti gli omicidi ed egli, ormai in trappola, confessa tutto con enorme ammirazione per l’ingegno del monaco inglese, ma anche per se stesso, ora che gli viene spolverato innanzi tutto il suo diabolico piano. Non per questo però si rassegna e tenta di far morire anche Guglielmo così come era accaduto agli altri monaci che, troppo curiosi, si erano appropriati del Libro: col veleno, sottratto anni prima a Severino, che aveva sparso sulle pagine. Il tentativo non va a buon fine perché il suo trucco era già stato scoperto e così, trovando come unica soluzione il suicidio, ingerisce alcuni brandelli di carta avvelenata. Guglielmo, inizialmente non accortosi delle intenzioni del vecchio, gli lascia il tempo di mangiare una dose mortale di veleno, ma poi capisce e si getta su di lui. Nel trambusto si spegne il lume e Jorge, per il quale ciò non comporta alcuna differenza, ha la possibilità di scappare col volume, ma viene raggiunto comunque poco dopo. Anche nella seconda colluttazione è la lampada a farne le spese, questa volta però cadendo sui libri sparsi sul pavimento e appiccandovi fuoco. I due monaci tentano disperatamente di spegnere le fiamme ma con scarsi risultati, se non quello di lasciare al cieco il tempo di individuare il fuoco e gettarvi il prezioso volume, che andrà così perso, come tutto ciò che si trova all’interno dell’abbazia, dilaniata dalle fiamme per i tre giorni successivi.
Tutti i monaci, chi perché ne aveva rivelato il mistero, chi perché lo voleva conoscere, chi perché lo voleva custodire, sono morti a causa del libro.

Epoca: XIV secolo, forse alla fine del 1327. Siamo verso la fine del Basso Medioevo, un periodo (come tutto il Medioevo, peraltro) di grande regresso culturale, sociale ed economico. In questo mondo degradato spicca però la Chiesa, che non conosce degrado, almeno di tipo economico, i cui rappresentanti si danno da fare per abbellire le proprie chiese, o abbazie, o bruciare gente qua e là.

Ambiente: l’intera storia narrata si svolge in una ricca abbazia del nord Italia. Dall’esterno la si vede come un edificio imponente, con le sue alte mura, e costruita secondo dei numeri “sacri”: ogni torre, o finestra, o muraglione, è in qualche modo riconducibile ad un simbolo. Al suo interno vi sono vari edifici: stalle, bagni, officine…, ma i più importanti sono la chiesa e l’Edificio, all’interno del quale vi sono le cucine, lo scriptorium e la biblioteca, un mirabile esempio di architettura che, seguendo i canoni di cui sopra, custodisce i suoi segreti con un complicato ma ammirevole sistema di stanze simmetriche individuate mediante dei versetti incisi sopra le porte e racchiude il Finis Africae, la parte in assoluto più misteriosa.

Personaggi: GUGLIELMO da BASKERVILLE è, come già detto, un acuto monaco inglese che viene chiamato dall’Abate ad indagare sugli omicidi. Saggio, curioso ed astuto, arriva a piccoli passi alla soluzione del mistero. Non è infallibile, come lui stesso ammette, ed è perciò che non rivela mai le sue deduzioni prima di sapere che sono giuste; ritiene che tuttavia le intuizioni sbagliate non siano errori, ma piccoli aiuti per giungere a quella esatta. Nel fisico è alto e asciutto e, nonostante la sua anzianità, conserva sempre un aspetto vigile e attento. Sarebbe potuto essere, a detta di Jorge, un ottimo bibliotecario.
ADSO, l’io narrante, è un novizio al seguito di Guglielmo, che ne riporta le brillanti deduzioni e lo assiste durante l’investigazione. Ormai vecchio mentre scrive le memorie delle vicende accadutegli nell’abbazia, era invece un bel giovane in quei tempi, tanto che una ragazza se ne innamorò e lui, pur sapendo di peccare, ricambiò il suo amore. Non si rammarica di ciò, ma semmai del suo comportamento che, in gioventù, era stato un po’ troppo frivolo e impulsivo.
JORGE non è il colpevole materiale degli omicidi, ma ognuno di essi gli è imputabile. Ormai vecchio e cieco, gode di grande importanza e prestigio all’interno dell’abbazia e tutti hanno verso di lui stima e ammirazione, così che nessuno mai ha sospettato di lui. Si ritiene in dovere di custodire il segreto dell’abbazia e, grazie al fatto che conosce i peccati di tutti perché è il confessore e alla sua enorme influenza sugli altri monaci, senza l’intervento di Guglielmo, ci sarebbe anche riuscito.
MALACHIA, il bibliotecario, è a conoscenza del segreto custodito nella biblioteca e, come Jorge, tenta di preservarlo dalla conoscenza degli altri curiosi monaci; anche lui morirà però per mano del cieco, che lo riterrà a sua volta troppo curioso. È destinato, come gli altri bibliotecari, a diventare abate; per ora svolge il suo lavoro con estrema professionalità ed esperienza.
Vi sono poi numerosi altri personaggi, quali l’ABATE, da tutti considerato incapace e superficiale; BERENGARIO, l’aiuto bibliotecario, morto per la sua ingordigia di sapere; SEVERINO, l’erborista, ucciso da Malachia dietro ordine di Jorge; REMIGIO, il cellario, un eretico che si è assunto la responsabilità degli omicidi e che ha frequenti relazioni con donne del paese vicino all’abbazia, procurategli da SALVATORE, un “pazzo” che si esprime in una specie di gramlot; la stessa RAGAZZA con la quale ha avuto l’incontro Adso e che poi viene bruciata come strega; l’inquisitore BERNARDO GUI, che, con i suoi soliti metodi di investigazione, perviene ad una conclusione errata; FRA DOLCINO, UBERTINO, MICHELE da CESENA, ABBONE, BENCIO e vari amanuensi.

Temi ed argomenti principali: da buon giallo, il tema predominante è l’enigma, custodito dall’impenetrabile biblioteca e dall’omertà dei monaci, che si identifica con il libro segreto, custodito gelosamente da Jorge. Sempre caratteristici dello stesso filone sono gli omicidi, un altro enigma collegato a quello più grande.
Poiché la storia si svolge in un’abbazia, non potrebbero mancare le lunghe discussioni di materia religiosa in cui si intrattengono i vari personaggi.
Vi è infine, come in ogni romanzo che si rispetti, l’amore, che in teoria andrebbe inteso come amore malvagio e proibito perché né il cellario né Adso avrebbero dovuto avere rapporti con le donne, ma così non è, almeno nel secondo caso, perché lo stesso Adso, pur riconoscendo di aver peccato, non se la sente di affermare che quella che ha vissuto sia stata un’empia esperienza, né tantomeno spiacevole.
Episodio significativo: non ha dato una sostanziale svolta alla faccenda, ma ritengo che sia stato molto importante il discorso tenuto da Jorge al cospetto di tutti i monaci, in cui ha lasciato intendere il motivo per cui i monaci erano morti e ha in pratica consigliato di lasciar perdere l’avidità di sapere perché è cosa malvagia e portatrice di disgrazie. In questo modo ha però attirato i sospetti di Guglielmo su di sé perché ha dimostrato di sapere una cosa che gli altri non conoscevano.

Lingua e stile: come sintassi il libro non è particolarmente complicato, vi sono per lo più periodi brevi e raramente se ne incontra qualcuno più impegnativo. Il lessico è invece tutto un altro paio di maniche: citazioni latine, astrusi termini religiosi o propri di altre discipline specifiche e, perché no, gli stessi nomi dei monaci, rendono discretamente pesante un libro che, nonostante la sua mole, avrebbe potuto essere comunque, per la sua trama, abbastanza accattivante.

Difficoltà incontrate: a parte quella di aprire il libro e cominciare a leggere… Beh, diciamo che non è stata una passeggiata: immergersi in un periodo lontano da noi quasi sette secoli, in un’abbazia in cui i monaci passano giornate intere a far discussioni religiose, a parlare in latino e citare testi antichi, non è per me cosa semplice né tantomeno piacevole. Per fortuna c’è anche chi ammazza qualcuno.

Riflessioni personali e giudizio complessivo: in buona sostanza ciò che ho detto negli ultimi due paragrafi: già mi scrivi un dizionario, almeno cerca di alleggerirmelo con dei dialoghi, delle scene veloci, invece di addormentare la narrazione, tra l’altro in un ambiente, quello ecclesiastico, che già di per sé concilia il sonno (quello eterno, in particolare), con descrizioni di reliquie, elenchi di mostri di varie fattezze ed elogi all’architettura medievale.
Ora, non che con questo voglia dare un giudizio totalmente negativo del libro; come ho già detto la trama non è male, il personaggio di Guglielmo è simpatico, l’abbazia, per come me la sono immaginata io, non è un luogo poi tanto male, però la narrazione non è quasi mai fluida, bisogna sempre soffermarsi su alcuni punti più impegnativi, e questo influisce sulla piacevolezza della lettura. Le riflessioni dei monaci in materia religiosa, ad esempio: non sono poi così male, è un argomento interessante, che però dovrebbe forse essere affrontato separatamente, non mischiato agli intrecci della trama, perché si rischia di levare l’attenzione dall’una a favore dell’altro o viceversa. Forse se l’autore fosse rimasto più all’interno delle mura dell’abbazia, senza sconfinarne in varie divagazioni accessorie, la narrazione ne avrebbe guadagnato.

Esempio



  


  1. giulia

    Sto cercando il ruolo della donna e la relazione del film "nel nome della rosa"

  2. silvia

    mi potete dare un commento complessivo del film per cortesia? grazie

  3. Barbara

    capitolo 7 il nome della rosa