La parola ebreo

Materie:Scheda libro
Categoria:Generale

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Testo

L’autrice
Rosetta Loy è nata a Roma da padre piemontese e madre romana. Dopo il suo esordio con La bicicletta (1974, Premio Viareggio Opera Prima), ha scritto vari romanzi, il più noto dei quali è Le strade di polvere, pubblicato nel 1988, con cui ha vinto il Premio Campiello, il Premio Viareggio e il Premio Catanzaro.Altre opere sono La porta dell’acqua, L’estate di Letuqué, All’insaputa della notte, Sogni d’inverno, Cioccolata da Hanselmann. Come ha scritto Cesare Garboli, la Loy è "... rapida, essenziale, concreta; ma, come certi scrittori dell'Ottocento, si esalta in quegli argomenti sui quali finiamo sempre col misurare, per abitudine, il talento dei romanzieri: l'amore, la guerra, i bambini, la morte".
Il libro
LA STORIA
A metà tra un saggio e un racconto di eventi realmente accaduti, ”La parola ebreo” è una memoria autobiografica ricca di particolari quotidiani, di citazioni e di documenti che permettono un ottimo inquadramento della situazione italiana degli anni fra il '32 e il '43. Quella della Loy non è una famiglia ebrea, il padre non è neppure fascista ma molti sono i loro conoscenti di religione ebraica . Pescando tra i suoi ricordi, la Loy ha ben presente le prime misure antisemite di cui, allora bambina, non coglieva il pieno significato. L'intento della Loy è più in generale quello di testimoniare e far comprendere situazioni e comportamenti utilizzando pure piccoli episodi della sua vita. Perciò non dimentica le urla della portinaia contro il ragazzo ebreo che abita nel loro stesso condominio, il medico di famiglia a cui viene proibita la professione e quindi viene sostituito, i vicini di casa che perdono il lavoro perché ebrei. Con l'introduzione poi delle leggi razziali nel 1938, la discriminazione diventa perfettamente legale e sistematica. I forti interventi di censura soprattutto sulla stampa che appare pericolosa, ammorbano il clima sociale. La Loy stessa ricorda quando la governante di famiglia si presenta a casa senza "L'Osservatore Romano" che non è stranamente in edicola. Con la morte di Papa Pio XI , che aveva espresso contrarietà alle discriminazioni che stavano avvenendo, aprendo una certa ostilità con Mussolini, , pure L'Osservatore Romano si mette in riga, grazie anche alla volontà di Eugenio Pacelli, il futuro pontefice che pare aver accondisceso o comunque non essere intervenuto nella questione antisemita. Eventi gravi e carichi di significato, nonché storici, sono il Concordato fra la Chiesa e il Terzo Reich del 1933, con la conseguente adesione al nazismo da parte di molti vescovi, mentre inascoltate restano le denunce di alcuni uomini di chiesa, ad esempio il vescovo di Monaco, che chiedono una presa di coscienza di ciò che sta avvenendo. Nell'estate del '37 i genitori della Loy compiono un viaggio in Germania e al loro ritorno raccontano delle meravigliose autostrade fatte costruire da Hitler , dell'ordine, della disciplina e della pulizia del popolo tedesco. I racconti omettono le croci uncinate e le scritte antisemite.
La Loy non dimentica, sembra anzi voler evidenziare questo aspetto, come era facile adattarsi alle novità, alle regole, alle leggi razziali del '38 quando le discriminazioni non riguardavano la propria razza. Bisognava adattarsi per non aver problemi. Bastava adattarsi. E poi non si era a conoscenza di quello che stava accadendo, soprattutto in Germania, e chi era al corrente dei fatti probabilmente era cattolico e infondo la chiesa non sembrava essere contraria, non aveva una posizione decisa al riguardo. Forse una dichiarazione dell'alto clero, avrebbe cambiato qualcosa se è vero che i cattolici in Europa erano allora circa centomilioni .
Certo finchè le dichiarazioni della chiesa tedesca erano "… Noi riconosciamo con gioia che il partito nazionalsocialista ha fatto e fa ancora una eminente azione nel campo della costruzione nazionale e economica e nel campo della politica sociale per il Reich e la nazione tedesca e specialmente per gli strati indigenti della popolazione. Noi siamo ugualmente convinti che il partito nazionalsocialista ha allontanato il pericolo del bolscevismo ateo e distruttore. I vescovi accompagnano questa attività per l'avvenire con le migliori benedizioni e istruiranno i fedeli in questo senso. Il giorno del plebiscito , non c'è bisogno di dirlo che è per noi un dovere nazionale, in quanto tedeschi , di dichiararci per il Reich tedesco , e ci aspettiamo lo stesso da tutti i cristiani credenti che sapranno quello che essi devono alla nazione".Queste le incredibili affermazioni del clero tedesco, ma ancor più incredibile l'accondiscendenza del Papa Pio XII che, in più occasioni, espresse la sua simpatia per la Germania e la sua ammirazione per le grandi qualità del Führer.
I PERSONAGGI
" Seduta su una seggiolina azzurra nella camera dei bambini...."; sono queste le parole che danno inizio al romanzo, che vede come protagonista la bambina Rosetta Loy che narra di sè e osserva dalla sua particolare angolazione la storia. Ricorda l'infanzia innocente da cui emergono i volti e le figure dei numerosi personaggi considerati diversi e per questo perseguitati ed uccisi.
IL TEMPO E LO SPAZIO
La vicenda ha inizio nel 1938 ed è ambientata a Roma e nella casa di montagna dove Rosetta era solita trascorrere le vacanze
Lo Stile
E’ un racconto autobiografico, quindi narrato in prima persona da Rosetta Loy e mira a rendere l’idea di ciò che succedeva durante la guerra. Si svolge nell’arco di nove anni, a Roma per quanto riguarda la vicenda di Rosetta, mentre in tutta Europa per quanto riguarda il conflitto. E’ scritto in un linguaggio semplice, ma la quantità di avvenimenti storici lo rende difficile da comprendere in tutte le sue parti. Non è diviso in capitoli, quindi anche per questo può presentare qualche difficoltà nella comprensione. E’ basato sul continuo passaggio dalla narrazione di ciò che avviene a Roma, intorno a Rosetta, alla ricostruzione di quello che contemporaneamente succede in Europa. Tra gli eventi storici che il libro affronta, in modo persino più ampio e approfondito della vicenda privata che fa da filo conduttore, spiccano l’analisi della questione ebraica e del comportamento del Vaticano rispetto ad essa. L’autrice appartiene ad una famiglia cattolica e, nel contempo, ha avuto modo di conoscere degli ebrei stabilendo con essi normali rapporti; forse questi motivi l’hanno spinta a documentarsi sui fatti in modo così minuzioso. Dovendo classificare il libro all’interno di un genere letterario, si può considerare allo stesso tempo un’autobiografia e un saggio storico.
Razzismo ed antisemitismo
Il razzismo è la valorizzazione generalizzata e definitiva di differenze reali o immaginarie a favore dell'accusatore e a danno della vittima, al fine di giustificare i propri privilegi o la propria aggressione".(Albert Memmi)

Il razzismo è uno di quei mali dell'umanità' che ha trovato sfogo maggiore nel ventesimo secolo. E' da considerare forma di razzismo il nazionalismo aggressivo, l'antisemitismo, le piaghe dell'apartheid e della ghettizzazione, cosi come il rifiuto dello straniero e le recenti guerre di pulizia etnica.
L'antisemitismo è la forma di razzismo contro gli ebrei. Ha origini storiche antiche e la discriminazione è basata sulla lingua, sulla religione, su determinate tradizioni oltre al fatto che gran parte degli ebrei appartiene ad una classe sociale medio-alta. Figlio dell'antisemitismo è un altro fenomeno: l'antisionismo.
Il termine antisionismo indica una ferma opposizione al movimento politico sionista secondo cui è necessaria la fondazione di uno stato ebraico in terra di Palestina.
Il Sionismo si diffuse alla fine dell'800 come reazione all'antisemitismo; è l'attesa ebraica del ritorno nella "terra dei padri", di cui è simbolo Sion, la collina sovrastante Gerusalemme. Si trasformo' poi da orientamento religioso in un movimento con un preciso programma politico che puntava decisamente alla costituzione di uno stato ebraico. Nel 1917 la Gran Bretagna, che aveva ricevuto il mandato della società' delle nazioni e che aveva l'amministrazione sul territorio palestinese, creò un "focolare internazionale ebraico". Con il massiccio arrivo soprattutto tra il '33 e il '35 degli ebrei che sfuggivano al nazismo, vennero espulsi molti braccianti e questo suscito' malcontento fra i palestinesi. Chiesero perciò' agli inglesi la fine dell'immigrazione che venne bloccata nel '39 quando ormai molti ebrei si erano trasferiti in Palestina. Il senso di colpa internazionale, spinse l'ONU, nel 1947, ad approvare la spartizione del paese in due stati, mentre Gerusalemme veniva dichiarata zona internazionale. La comminuta' araba respinse la decisione dell'ONU e seguirono nel '48 oltre ai massacri una guerra che vide vincitrice Israele. Agli arabi palestinesi non resto' che emigrare nei paesi confinanti dove alimentarono lo spirito di rivalsa contro Israele. Si susseguirono poi una serie di attentati e massacri fra le organizzazioni estremiste di entrambe le parti tanto che ancora oggi la questione e' irrisolta.
Le leggi razziali
Le prime misure antiebraiche vengono adottate nel 1933 nella Germania nazista con il boicottaggio dei negozi gestiti da ebrei. A partire dal 1934 aumentano le persecuzioni contro di loro; nello stesso anno Hitler assume tutti i poteri dello stato. Il progetto politico del Führer si perfeziona nel 1935 con la promulgazione delle "Leggi razziali" di Norimberga, con le quali si stabilisce che gli ebrei non sono cittadini di razza tedesca. Nel 1938 le limitazioni imposte da tali leggi si accentuano. Viene ad esempio vietata qualsiasi attività economica e vengono ripristinati i ghetti che vengono regolati con norme molti più rigide rispetto alle precedenti. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, il "problema ebreo" abbisogna di una soluzione veloce (soluzione finale), per questo iniziano le deportazioni nei lager. Prima della tragica soluzione le leggi razziali vengono adottate in tutti i paesi annessi al III Reich. In particolare, in Italia, le leggi razziali vengono recepite nel 1938 con i Regi decreti legge approvati dal Gran Consiglio del Fascismo. Le leggi razziali portano immediate conseguenze di tipo giuridico-economico, come ad esempio la confisca dei beni, la perdita della cittadinanza, del lavoro e del diritto allo studio. Le conseguenze umane e psicologiche sono incalcolabili. Molti, vedendosi tolto anche lo status di persone, non trovano altra via se non quella del suicidio. Questo è il caso dell’editore modenese Formiggini a cui venne sottratta la casa editrice e che preferisce togliersi la vita buttandosi dalla torre Ghirlandina di Modena piuttosto che adeguarsi alla nuova situazione. Le leggi razziali, oltre ad impedire l’attività economica, impediscono anche l’attività intellettuale. Così insegnanti, scienziati, politici sono costretti ad interrompere la loro attività presso impieghi pubblici e università. Possono lavorare solo presso scuole e istituti ebrei. Per poter quindi esprimere le proprie idee sono costretti ad emigrare dando vita al fenomeno che successivamente sarà indicato come "fuoriuscitismo". Fra i più clamorosi casi di censura razziale possiamo indicare il Premio Nobel Levi Montalcini, la quale, appartenendo ad una famiglia ebrea, dopo essersi laureata in medicina nel 1936, è costretta ad abbandonare l’università presso cui è ricercatrice. Lavorerà poi per molti anni negli Stati Uniti. Gli intellettuali scomodi che decidono di non emigrare continuano a produrre libri, i quali, però, non vengono pubblicati in Italia. Saranno conosciuti solo nel secondo dopoguerra.
Shoah
L'antisemitismo più feroce ed estremo ha prodotto uno degli avvenimenti più conosciuti e tristi della storia: l'olocausto. Letteralmente è la forma solenne di sacrificio alla divinità, propria della religione greca ed ebraica antica, in cui la vittima o le vittime offerte venivano completamente bruciate. Storicamente la tragedia del popolo ebraico ha culmine durante la seconda guerra mondiale, quando ogni giorno convogli provenienti da tutta Europa carichi di ebrei raggiungono i lager, i campi di concentramento nazisti. I primi lager erano stati fatti costruire da Hitler già' dal 1933 per rinchiudervi gli oppositori e i dissidenti politici; ma, quando nel 1936 i campi passano direttamente sotto il controllo delle SS, si trasformano in efficientissimi luoghi di reclusione e di lavoro e in una delle più' orrende macchine di morte mai create dall'uomo. Dachau, Buchenwald, Ravensbruck, Mauthausen, Auschwitz: l'intero impero tedesco (il Reich) è costellato di campi di concentramento. La perfetta organizzazione dei campi basata sulla più feroce disciplina divide i prigionieri, dal momento del loro arrivo nel lager, in due categorie: abili o inabili al lavoro. I vecchi, i bambini, i malati sono subito inviati alla morte nelle camere a gas. "in meno di dieci minuti tutti noi uomini validi fummo radunati in gruppo. Quello che accadde degli altri, delle donne, dei vecchi, dei bambini noi non potemmo stabilire né allora né dopo; la notte li inghiottì." (da: p. Levi, se questo è un uomo). Tutti coloro che sopravvivono a questa prima selezione, sono destinati a subire ogni tipo di violenza da parte dei guardiani del campo e sono sottoposti a torture e punizioni brutali, costretti a soffrire la fame, la sete, il freddo e a lavorare oltre i limiti della sopportazione umana. Quando, nel 1944, le sorti della guerra volgono al peggio per al Germania, Hitler si pone il problema della "soluzione finale", in altre parole dell'eliminazione fisica di tutti gli ebrei dei lager. Nelle camere a gas e nei forni crematori dei lager moriranno sei milioni di ebrei deportati da tutte le nazioni europee che avevano conosciuto l'orrore della dominazione nazista . Cosi' suonavano le parole delle SS ai prigionieri dei lager: " in qualunque modo la guerra finisca, la guerra contro di voi l'abbiamo vinta noi; nessuno rimarrà' per portare testimonianza… e , quando anche qualcuno di voi dovesse sopravvivere, la gente dirà che i fatti che voi raccontate sono troppo mostruosi per essere creduti… la storia dei lager saremo noi a dettarla" (da: S. Wiesenthal , gli assassini sono tra noi).
Ed invece testimonianze si sono avute , testimonianze pubbliche e private ,non solo dei lager , ma anche di ciò che ha preceduto la deportazione nei campi e cioè' delle leggi razziali e della vita incredibile che erano costretti a condurre ormai dal 1938 in poi gli ebrei.
"A Monaco est il convoglio fece, per la prima volta, una sosta abbastanza lunga. Eravamo stati in viaggio circa 12-16 ore ininterrotte … gli occupanti dei vagoni vennero fatti scendere a turno, vagone per vagone, per fare i loro bisogni. Erano costretti a farli sui binari che, alla fine, erano tutti insozzati … A Monaco est furono distribuiti anche, per la prima volta, i viveri … Dopo Monaco, tale distribuzione ebbe luogo ancora un paio di volte …
Inoltre, più tardi, alle Frontleitstellen, procurammo della minestra calda distribuendola poi nei vagoni. I loro bisogni, però, potevano farli solo durante le fermate e questo accadeva sovente, almeno una volta al giorno. Da Monaco proseguimmo il viaggio solo la mattina seguente, passando per Landshut, Marienbad-Aussig e Breslavia. Le soste più lunghe durante le quali potemmo far uscire gli ebrei furono presso Breslavia e Auschwitz. Fino allo scarico ad Auscwitz il viaggio era durato almeno quattro giorni [ in realtà ne durò cinque ] … Quando arrivammo nei pressi di Auscwitz, il tratto era pieno di convogli. Rimanemmo tutta la notte davanti alla rampa di scarico del lager prima di potervi accedere. Il treno rimase sulla rampa tutto in giorno e una notte prima di venire scaricato. Noi, vale a dire il Begleitkommando, avemmo tutto il tempo di vedere scaricare gli altri treni e di osservare tutti gli ulteriori procedimenti dopo lo scarico. Erano treni di ebrei che venivano dall’Ungheria e dall’Olanda. Le aperture dei carri merci erano sbarrate da fil di ferro. Gli occupanti dovevano avere una sete spaventosa, perchè vidi come protendevano le mani attraverso i fili per cogliere le gocce di pioggia &endash; c’era un tempo orribile &endash; che spiovevano dai tetti.
Il nostro Transportfuhrer richiamò la nostra attenzione sui procedimenti usati dopo lo scarico dagli altri treni: egli era letteralmente inorridito e diceva che era una grossa porcheria.
Dopo che mi ebbe avvertito, vidi poi come gli occupanti di un convoglio proveniente dall’Ungheria venivano tirati giù dai vagoni da internati del lager armati di randelli, e come questi ultimi, in parte, buttavano letteralmente fuori vecchi e bambini. Vidi poi che li facevano andare in gruppi in un posto lì vicino, dove parecchi ufficiali SS con lunghi mantelli dividevano con un bastone gli ebrei in due gruppi e, come risultava chiaramente, accantonavano da un lato gli uomini e le donne dall’aspetto giovane e robusto e, dall’altro lato, quelli più anziani e i bambini. Era evidente che, nel primo gruppo, si trattava di persone dalla piena capacità lavorativa, mentre nell’altro c’era gente non pienamente sufficiente. Mentre il gruppo delle persone atte al lavoro veniva trasferito nelle baracche gli altri venivano avviati a gruppi verso una sala enorme che aveva delle grandi porte di ferro che si aprivano e si chiudevano automaticamente. Internati del lager sospingevano a forza gli ebrei in quella sala e li colpivano a randellate. Gli ebrei levavano alte grida e lamenti. A quella vista mi diressi verso quella grande porta che era spalancata e così ebbi modo di osservare che nella sala venivano compressi sempre più ebrei, e che gli ebrei che erano già dentro si stavano spogliando o erano già nudi … Seppi poi da internati del lager i quali stavano al Corpo di Guardia che la grande sala era una camera a gas nella quale gli ebrei, dopo che era stato provveduto al taglio dei capelli femminili, venivano uccisi mediante il gas … in quel epoca arrivavano un numero così esorbitante di convogli che quasi non ce la facevano a gasare e bruciare i cadaveri nei forni crematori posti dietro le camere a gas, bisognava in parte distruggere i cadaveri con i lanciafiamme … Le persone malaticce del convoglio erano rimaste, in parte, a giacere tutta la notte sulla rampa e sui binari.
Nessuno se ne curava, e quando, il mattino dopo, andarono per portarli via, erano già quasi tutti morti. Lo scarico del nostro convoglio avvenne esattamente nello stesso modo".

Queste due pagine sono una parte della deposizione resa al processo di Friedrich Bosshammer, il responsabile delle deportazioni dall’Italia, da una delle guardie che accompagnavano il convoglio in Germania.

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