L'uomo e la natura

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Testo

Il rapporto Uomo-Natura nel XIX secolo

Il XIX secolo, con il susseguirsi delle filosofie romantica e idealista e della filosofia positivista e con l’avvento della seconda rivoluzione industriale, rappresenta un momento di svolta in quel rapporto che da sempre unisce l’uomo con la Natura che lo circonda.
Cominciamo innanzitutto col descrivere la Natura, che già nell’antica Grecia era osservata nel tentativo di comprenderne i perfetti meccanismi. Osservando la natura si scoprono espressioni d’eleganza e d’armonia. Si può tentare di definire l’armonia della Natura, oltre che dal semplice punto di vista visivo o filosofico e artistico, anche dal punto di vista matematico. L’aforisma enunciato da Galileo, dove "il libro della natura è scritto coi caratteri della geometria", conferma che l’armonia del mondo si manifesta nella forma e nel numero. L’anima e la poesia della filosofia naturale s’incarnano nel concetto di bellezza matematica: ciò che è aggraziato e regolare è utile e perfetto. Già nelle antiche culture la perfezione ha destato curiosità ed ammirazione stimolando lo studio dei segreti celati dall’incredibile bellezza.
Di conseguenza, per definire l’armonia della Natura possiamo introdurre il concetto di sezione aurea. Geometricamente esso fu definito per la prima volta da Euclide nel suo libro “Elementi” attraverso un segmento AB diviso da un punto C in modo che il rapporto tra il segmento maggiore e il segmento minore fosse uguale al rapporto tra l’intero segmento e il segmento maggiore. Matematicamente esso si indica con la lettera greca “phi” e vale 1,618033….. (vedi nota sul valore matematico). La grande particolarità di questo valore è che esso si ritrova in moltissimi elementi naturali, come per esempio le spirali di alcune piante o animali, la disposizione dei petali di alcuni fiori…ed inoltre la visione che subito si coglie osservando questi elementi naturali è di perfetta armonia. La sezione aurea è riscontrata in molte applicazioni matematiche come ad esempio in una particolare successione, scoperta dal matematico Fibonacci nel 1202 (nel Liber abaci), che presenta delle forti relazioni con la sezione aurea. In questa successione ogni cifra a partire dalla terza è uguale alla somma delle due precedenti e il rapporto tra un termine della successione e il precedente tende a “phi” quando i termini della successione tendono ad infinito. Un'altra applicazione sono i frattali, definiti in natura come oggetti in cui il medesimo schema contiene repliche in miniatura di se stesso legate tra loro fa un rapporto di omotetia.

Il concetto di sezione aurea può essere allargato anche nel campo della geografia astronomica e non soltanto per la forma di alcune galassie che riprendono la spirale logaritmica basata sul rapporto aureo o nella distanza tra i pianeti del sistema solare. Infatti la sezione aurea è alla base di una teoria di evoluzione dell’universo detta dell’ “inflazione infinita”.
Se questa teoria fosse esatta, l’universo che conosciamo non sarebbe altro che uno dei tanti universi tascabili all’interno di una grande e armonica struttura frattale.
Ed anche in campo artistico la sezione aurea è stata utilizzata per dare armonia alle forme, sia in architettura (ricordiamo i templi greci), sia in pittura che in scultura. In particolare la teorizzazione del concetto di proporzione divina all’interno dell’arte si deve a Le Corbusier, che nel Modulor (nel 1948)cercò di creare dei modelli standard per la costruzione di locali ed arredamenti basati sul rapporto aureo. In particolare egli basava tutti i suoi studi sulla figura umana in media alta 183 cm e 226 col braccio alzato dove il rapporto tra la sua statura (183) e la distanza tra l’ombelico e i suolo (113) era uguale ala sezione aurea.

Appare quindi chiaro come l’uomo abbia sempre tentato di rapportarsi in modo armonico con la Natura. Tuttavia, con l’avanzare della storia, questo rapporto ha cominciato ad entrare in crisi. In particolare

XIX secolo vede il susseguirsi dell’ideologia romantica/idealista e di quella positivista. Le due differiscono per molti aspetti e nell’ambito del rapporto tra uomo e natura assumo caratteristiche diverse. L’uomo romantico considera la Natura come la presenza dell’infinito o del divino calato nella realtà; di conseguenza la Natura diventa espressione di quello “streben”, tendenza incessante a superare la propria finitezza, che è caratteristica dell’uomo romantico; la natura diventa quindi vitalismo, opposto alla concezione meccanicistica che ne aveva dato l’Illuminismo; la Natura viene vista come un tutto vivente e animato, una totalità i cui elementi esistono solo in relazione al tutto ed in funzione del tutto ed essa è soggetta ad incessanti processi di trasformazione; inoltre la fuga romantica del mondo esprime la nostalgia dell’unità dell’uomo con una natura incontaminata, che ormai non esiste più;
la filosofia positivista, al contrario, basandosi sul primato della ragione, rompe il rapporto che lega uomo e natura inserendo sia l’uomo che la Natura all’interno del processo di evoluzione. In particolare il filosofo Comte, attraverso la legge dei tre stadi, ci spiega come ogni campo del sapere sia passato dallo stato teologico a quello metafisico e a quello positivo e come il rapporto con la Natura e l’utilizzo dell’immaginazione, appartenenti allo stadio teologico, siano stati scardinati dall’avvento della ragione e della società industriale.
A livello storico, il positivismo si manifesta attraverso la seconda rivoluzione industriale, un processo storico che prende avvio tra la fine del XVIII secolo e la prima metà del XIX secolo in Inghilterra per poi estendersi in tutto il mondo durante il XIX e il XX secolo. Di particolare importanza sono le teorie, basate sulla filosofia positivista, che vengono sviluppate durante la seconda rivoluzione industriale e che prenderanno piede soprattutto agli inizi del ventesimo secolo. Lo statunitense Frederick Taylor, in particolar,e inserì i principi dell’organizzazione scientifica del lavoro all’interno delle attività di fabbrica. Taylor diceva che ci sono molti modi di fare una cosa, ma solo uno è il modo ottimale. Per trovarlo bisogna sottoporre il lavoro umano a un’indagine scientifica, secondo i principi del Positivismo, dividendo le attività in fasi e calcolando i tempi di realizzazione di ogni fase per guadagnare sul risparmio di tempo totale.

Il rapporto tra uomo e Natura entra in crisi. In letteratura latina potremmo notare delle anticipazioni della stessa frattura nel diverso uso che Fedro fa della favola rispetto al precedente poeta greco Esopo. Infatti mentre quest’ultimo utilizzava la favola per dare degli insegnamenti, ma lasciando completo spazio all’immaginazione, per Fedro la favola diventa uno dei pochi modi con i quali poter ammonire la società romana per i suoi vizi nel difficile periodo del principato.

Nel XIX secolo, invece, il rapporto tra uomo e natura e trattato dai due autori inglesi Wordsworth e Coleridge. Il primo considera l’uomo e la Natura inseparabili, poichè l’uomo è in grado di trarre dalla Natura tutti gli insegnamenti della vita. Inoltre studia i diversi modi di rapportarsi dell’uomo nei confronti della natura a seconda dell’età, osservando che l’arrivo dell’età adulta e della ragione portano ad una difficoltà nell’uso dell’immaginazione e nello stesso rapporto con la Natura. Il secondo, invece, nella Rima dell’antico Marinaio, descrive perfettamente il momento di rottura fra uomo e Natura nel momento dell’uccisione dell’albatro portatore di buoni presagi da parte del marinaio.

In letteratura italiana, invece, il rapporto tra uomo e Natura è trattato nel XIX secolo da Leopardi, che accusa il progresso di aver tolto all’uomo quel “caro imaginar” degli Antichi. In particolare nella canzone “Ad Angelo Mai”Leopardi studia il rapporto tra antichi e moderni e tra natura e ragione facendoci capire come i traguardi raggiunti dalla ragione in tutti i campi non facciano altro che limitare la nostra immaginazione.

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