Il nome della rosa

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Testo

Umberto Eco, Il nome della rosa
Il nome della rosa, opera magna dello scrittore Umberto Eco, si può veramente definire un capolavoro dei nostri tempi. Lettori da tutto il mondo hanno apprezzato e continuano ad apprezzare questo libro, sia per la trama avvincente, sia per la sua cornice storica- filosofica.
L'autore
Nato ad Alessandria nel 1932, Umberto Eco si laurea in filosofia a Torino nel 1956 con una tesi sull'estetica di S. Tommaso e pare che, fin da allora, il Medioevo sia rimasto per lui una "tentazione costante". Sperimenta, lavorando alla RAI di Milano fin dal 1954, i meccanismi della comunicazione di massa e, contemporaneamente, frequenta i luoghi della cultura "alta" come libero docente di Estetica a Torino. La curiosità intellettuale lo avvicina allo sperimentalismo delle neoavanguardie e lo fa partecipare al "Gruppo 63"; nello stesso periodo diviene "editor" della saggistica Bompiani. Sono questi gli anni di Opera aperta, Diario minimo, Apocalittici ed integrati. Alla fine degli anni '60 e nei primi anni '70, Eco si impegna nelle battaglie della contestazione giovanile e lega il proprio nome alla ricerche di narratologia, linguistica, strutturalismo, semiotica, delle quali è una delle massime autorità mondiali. Scrive La struttura assente, La definizione dell'arte, Le forme del contenuto, Il superuomo di massa, Lector in fabula e Il nome della rosa. Seguono Il pendolo di Foucault e L'isola del giorno prima.

La storia
Il "Prologo" ci presenta il romanzo come la traduzione di un manoscritto in cui Adso da Melk, monaco benedettino, narra le vicende a cui assistette sul finire dell'anno 1327. Egli, segretario del saggio Guglielmo da Baskerville, aveva allora accompagnato il suo maestro in Italia per risanare la profonda frattura tra Papato ed Impero. In quel tempo Giovanni XXII, stabilitosi ad Avignone, si schierò contro Ludovico di Baviera; l'imperatore allora chiese l'appoggio dei francescani e degli spirituali, nemici ormai al papa. Una situazione politica e sociale di profonda crisi sconvolgeva, dunque, l'Italia e l'intera Cristianità. Per questo Guglielmo, devoto francescano, aveva ricevuto l'incarico di recarsi in un'abbazia benedettina italiana per sovrintendere ad un capitolo tra spirituali e delegati papali. L'incontro era della massima importanza, anche perché, in un periodo così tumultuoso, presentarsi in via non istituzionale presso potenze avversarie poteva essere molto rischioso. Ma appena Guglielmo ed Adso giunsero all'abbazia, cominciarono a verificarsi strani e terrificanti eventi. Il miniatore Adelmo, il traduttore Venanzio, l'aiuto bibliotecario Berengario, l'erborista Severino, il bibliotecario Malachia: tutti questi personaggi vennero trovati morti uno dopo l'altro, senza un apparente motivo e per cause sconosciute. Guglielmo, uomo dall'intelligenza straordinaria e dall'ingegno acutissimo, si improvvisò investigatore e iniziò ad indagare sulla catena inspiegabile di delitti. Dopo vari colloqui con i monaci e dettagliati sopralluoghi, capì che la soluzione del mistero si trovava nella Biblioteca, la parte piè alta dell'Edificio, contenente anche volumi di magia, stregoneria e pagani e per questo interdetta a chiunque. Nottetempo Guglielmo e Adso riuscirono a penetrarvi attraverso un passaggio segreto; tuttavia, per garantire maggiore sicurezza, le varie stanze erano disposte in modo da formare un vero e proprio labirinto. Specchi, fumi allucinogeni e spifferi d'aria gelida contribuivano poi ad allontanare eventuali visitatori. Guglielmo, dopo un po', cominciò a credere che la successione dei delitti seguisse l'alternarsi delle trombe dell'Apocalisse. Seguendo questa traccia, capì che un testo era il movente e la causa delle uccisioni: il secondo libro della Poetica di Aristotele, dedicato alla trattazione del "comico" e del "riso", ma considerato ormai perduto. Ben presto il francescano riuscì ad scoprire che il volume era gelosamente custodito nel finis Africae, la zona piè inaccessibile della biblioteca. Scoperto il modo di penetrarvi, Adso e Guglielmo individuarono il colpevole: Jorge da Burgos, ex bibliotecario che, pur avendo perso la vista molti anni addietro, aveva continuato ad amministrare e dominare, seppur nell'ombra, l'abbazia. Simbolo dell'integralismo religioso che non ammette compromessi, Jorge aveva avvelenato le pagine del secondo libro della Poetica per evitare che cadesse in mani sbagliate ed incitasse non solo il volgo, ma anche gli uomini colti e gli intellettuali al riso ed alle buffonerie. Tutti i frati, dunque, erano morti o per aver letto il volume oppure uccisi da chi voleva impadronirsene. Ma Jorge, una volta che il suo piano venne smascherato, non volle arrendersi: afferrò un lume e, dopo aver masticato alcune delle pagine avvelenate, diede fuoco al libro e all'intera abbazia. Analisi: Il nome della rosa è un testo assi complesso, costruito con un'enorme sapienza tecnica; dal punto di vista strutturale intreccia svariati moduli e percorsi di lettura:
E' un romanzo storico, perché ricostruisce perfettamente l'ambiente medievale sotto ogni prospettiva;
E' un romanzo giallo, in quanto la trama principale consiste nella ricerca del colpevole. Guglielmo ed Adso richiamano alla memoria una coppia di famosi detective: Sherlock Holmes e il dottor Watson.
E' un romanzo-saggio, poiché espone concetti ed idee: l'intolleranza viene vinta dalla ragione, l'integralismo dalla tolleranza
E' un romanzo semiotico, dato che Eco si serve spesso di citazioni e richiami ad altri testi.
E' costante il tema dell'ironia; il Prologo iniziale ed il presunto ritrovamento del manoscritto richiamano alla mente i Promessi Sposi di Manzoni; Guglielmo ed Adso si possono paragonare a Sherlock Holmes ed al suo assistente Watson, personaggi letterari creati da Arthur Conan Doyle; infine, quando parla dei patimenti di amore di Adso, Eco si abbandona ad una visione bucolica del paesaggio, che viene ricollegata senza dubbio a Virgilio.

Commento
Attratta dall' omonimo film e dal successo del libro, mi sono accostata a Il nome della rosa con molto entusiasmo. Nel corso della lettura, però, ho capito che la bellezza del libro non risiede solo nella trama principale (quasi banale), ma nella cornice politico-sociale in cui la vicenda è ambientata. Descrizioni architettoniche, ricette culinarie del tempo, usi e costumi dei monaci, concetti teologici e politici: tutti questi tasselli contribuiscono a creare un mosaico di piè vaste proporzioni. Considerato il periodo storico che stiamo trattando quest'anno, la lettura mi ha aiutato molto nella comprensione di vicende tanto complicate. Devo ammettere, però, di aver trovato piuttosto ostiche alcune digressioni teologiche e filosofiche; forse sono troppo giovane per comprendere questi argomenti; Infine, ho voluto conoscere il parere di altre persone sul libro, per verificare se il suo successo mondiale perduri ancora oppure no. All'Amazon.com, la famosa libreria on-line su Internet, molti affermano di averlo apprezzato considerevolmente, mentre altre persone dicono di essere rimaste deluse dalla parte teologica- politica, alquanto difficile da comprendere.

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