"Delitto e Castigo" di Fedor Dostoevskij

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Testo

Delitto e Castigo
di Fedor Dostoevskij

BIOGRAFIA DELL’AUTORE
Fedör Michajlovic Dostoevskij (Mosca 1821-Pietroburgo 1881) scrittore russo. Nacque nell’ospedale per poveri Mariinskij dove il padre lavorava come medico e risiedeva con la famiglia. Era il secondogenito, nacque un anno dopo il fratello Michail e gli seguirono altri due fratelli e due sorelle. La madre, una Necaeva, proveniente da una famiglia di mercanti morì nel febbraio del 1837. Il padre, un uomo cupo, nervoso fu assassinato da suoi contadini nel giugno del 1839 nei pressi della sua tenuta di Darovoe. Questo evento ricadde soprattutto su Fedör che per la prima volta manifesto delle crisi di epilessia, male per cui soffri durante tutto il corso della sua vita. Dostoevskij iniziò gli studi in una scuola ginnasiale privata e nel 1837 si trasferì a Pietroburgo con il fratello maggiore. Qui fu ammesso all’Istituto di Ingegneria di cui terminò i corsi nell’agosto del 1843. Prese servizio attivo presso il comando di ingegneria militare dal quale si dimise per “motivi familiari” nel settembre 1844 con il grado di tenente. Animato da interessi letterari ancora in giovane età, per la sua formazione fu fondamentale una rappresentazione dei Masnadieri di Schiller, alla quale assistette all’età di dieci anni. A Mosca ricevette una buona educazione letteraria, che intensificò a Pietroburgo. Tra gli scrittori a lui contemporanei ammirò particolarmente Puskin, Gogol e soprattutto Balzac, la traduzione di una sua opera( Eugenie Grandet) pubblicata nel 1944 costituì la prima opera letteraria di Fredör. Dostoevskij si rifece molto a questi scrittori tanto è vero che alcuni teorici e critici rivedevano in lui un altro Gogol, per i temi di romanzo sociale e di poetica realistica che egli riprendeva nelle sue opere.
Fedör si può collocare nella scuola naturale, la più in uso in quel periodo, anche se nel suo secondo romanzo, il sosia 1846, sconvolge un po’ la politica di questa scuola, in quanto rappresenta l’autocoscienza dei suoi personaggi e non più i personaggi fini a se stessi. Nella sua vita Fredör annovera anche 5 anni passati i un penitenziario a Omsk per motivi politici e religiosi, nel quale doveva morire, essendo stato condannato a morte, ma lo zar Nicola I lo graziò. Durante questa permanenza si ammalò di una grave malattia nervosa che lo accompagnò per tutti i 5 anni (1850-1854). Nel febbraio 1867 sposa la ventenne Anna Grigor’evna Snitkina, che gli fu moglie e collaboratrice devota. Dopo il matrimonio partirono insieme verso l’Europa occidentale, il viaggio durò 4 anni e in questo lasso di tempo vissero per breve tempo anche a Firenze. All’estero ebbero la prima figlia Sofja (1868) che muore però pochi mesi dopo la nascita. Nel 1869 nasce la figlia Ljubov e nel 1871 a Pietroburgo il figlio Fedör. Durante il viaggio gli sposi ebbero molte difficoltà economiche accentuate dal vizio di Dostoevskij per il gioco, vizio che trova sfogo nell’opera il giocatore(1866). Solo nel 1871 poté tornare a Pietroburgo, dopo aver pagato tutti i suoi debiti, dove dieci anni dopo morì.

RIASSUNTO E COMMENTO

TITOLO ORIGINALE: (((((((((((( ( (((((((((
GENERE: romanzo psicologico.

Il romanzo è ambientato 1865 nella Pietroburgo più grigia, bettole, ubriaconi e sbandati sono sempre presenti durante le brevi descrizioni che vengono fornite dallo scrittore. Queste descrizioni sono però precise e completate da molti riferimenti della città( ponte K, vicolo S., ) fornendoci un itinerario preciso delle azioni del protagonista e i sui stati d’animo infatti sono le azioni del protagonista che creano il paesaggio attorno ad esso, quasi fosse lo specchio della sua condizione psico-fisica.
Il romanzo narra la storia di un giovane, Raskòlnilkov, piccolo borghese di famiglia povera, che si trasferisce dal paese natio per andare a studiare all’università di Pietroburgo; per mancanza di denaro è però costretto ad abbandonare gli studi, si trova perciò poverissimo e solo.Questa condizione lo porta quasi alla follia, tanto che decide di realizzare un preciso progetto per poterne uscire: uccidere una vecchia usuraia, dalla quale lui spesso andava, depredarla e continuare i suoi studi all’estero. È spinto a compiere l’omicidio anche per garantire benessere a sua madre e salvare sua sorella Dunja, la quale si voleva sposare con un ricco consigliere di corte Luzin per poter aiutare Raskolnilkov con i soldi di suo marito. Questo peso era però per il giovane insopportabile ed era dunque ancora più deciso nel compiere il delitto, secondo lui giustificato da quei buoni propositi. Dopo attenti studi sulla vittima compie l’omicidio e deruba di tutti i suoi risparmi la vecchia; sfortunatamente rientra in casa in quel momento la sorella minore dell’usuraia, Livizeta, che si trova ad essere vittima innocente anche lei del giovane.
Dopo il delitto inizia un processo nella mente e nel cuore di Raskòlnilkov, che lo porta quasi alla pazzia, come ricorda più volte lui nel testo, egli capisce di aver sbagliato e che nessuno può raggiungere la felicità attraverso un delitto, questa idea lo tormenta e lo porta alla disperazione, tanto che egli si costituirà alla legge, grazie a Sonja, ragazza costretta a prostituirsi per mantenere la sua famiglia, la quale si innamora di Raskolnilkov e lo aiuta a capire il grave errore che ha commesso restandogli vicino anche in seguito. Solo per la bontà del giudice istruttore Petrovic, il quale gli voleva “bene” la sua pena non sarà così pesante, egli è costretto a passare il resto della sua vita in un campo di lavoro in Siberia, dove inizia per lui una nuova vita. Attorno a questa vicenda, che è quella principale, si possono collocare altre storie a questa parallele, che pur essendo a se stanti incidono sul comportamento del giovane. Una è quella della famiglia Marmeladov, padre alcolizzato e figlia, Sonja, costretta a prostituirsi per amor nei suoi genitori, sarà lei, come detto a condurre Raskolnilkov sulla retta a via. Ulteriori vicende sono per esempio quelle relative alla vita di Dunja, sorella del giovane omicida, è questa una delle ragioni che spingono il giovane a commettere il delitto e al tempo stesso nei suoi occhi costituisce anche la giustificazione di esso; o per esempio la figura di Svidrigajlov, pretendente alla mano di Dunja, istruttrice in casa sua, il quale per poterla avere avvelena la moglie, conduce Dunja in casa sua ma Dunja lo respinge, si difende con una pistola, Svidrigajlov capisce che non potrà mai esser sua e si suicida.
Queste storie ruotano intorno alla principale rendendo la trama difficile ma intrigante. Secondo me il filo conduttore del racconto, che accomuna tutti i personaggi è la loro capacità di trovare sempre la “redenzione”, anche quando la loro situazione sembra disperata.
A me questo libro è piaciuto anche se l’ho trovato difficile: lungo, con nomi impossibili da ricordare e che però ritornano più volte nel testo.
Il libro si presenta come un viaggio, un giovane dalla perdizione riesce a ritrovare la speranza di una vita migliore, della felicità, che non deve passare dal male, dal delitto, ma dalla bontà, e capisce questo durante la deportazione in Siberia, suo “castigo”, è proprio questo castigo e il percorso che il giovane fa per arrivarci che lo purifica dandogli nuove speranze.
È scritto in maniera impegnativa e ricca di particolari e spiegazioni che alla lunga possono però risultare noiosi, soprattutto nella parte centrale del testo riguardante la disperazione e il pentimento del giovane. Al contrario il principio è stato per me leggero e scorrevole, forse perché vi era la preparazione e il compimento del delitto che rendeva tutto più eccitante. È stato un libro difficile da leggere anche perché è lontano dal mio genere preferito, fantascienza e avventura è forse il primo romanzo psicologico che leggo, ma dopo questo non si sa ,mai che ci sia un seguito.

Autore Michele Rongoni Classe 4ªC
18/08/00 14.15

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