Cristo si è fermato a Eboli

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Testo

SCHEDA DEL LIBRO:

Titolo: Cristo si è fermato a Eboli genere: I Nazifascismi

Autore: Carlo Levi

* Notizie sull’autore

Carlo Levi nacque a Torino nel 1902. Dopo aver studiato medicina, si unì al gruppo di giovani intellettuali riuniti intorno a Pietro Gobetti. Dedicatosi alla pittura, espose per la prima volta a Torino nel 1923; nel contempo la sua attività come antifascista lo aveva portato più volte in carcere e al confino in Lucania, che gli fu condonato nel 1936. Da questa esperienza nacque l'opera che lo rese celebre, "Cristo si è fermato a Eboli", che ha superato in Italia le venti edizioni ed è stato tradotto in tutte le nazioni. Nel 1946 uscì "Paura della libertà", scritto alcuni anni prima durante l'esilio parigino, poi "L'Orologio"(1950), in cui è rappresentata l'atmosfera di delusione succeduta nel dopoguerra alle speranze di un rinnovamento della società italiana. Seguirono "Le parole sono pietre", "Il futuro ha un cuore antico" e "Un volto che ci somiglia". Morì a Roma il 4 gennaio 1975.

* Sintesi del racconto

L'autore narra in prima persona vicende realmente accadute in un mondo solitario e primitivo, lontano da quello civilizzato, eppure appartenente allo stesso dannatissimo Stato': l'Italia fascista. Il racconto ha inizio quando, dopo aver trascorso alcuni mesi a Grassano, il confinato Carlo Levi, medico e pittore affermato, viene trasferito in Lucania, a Gagliano; questo è un paese di montagna ai confini del mondo, abitato solo da cafoni, contadini poveri e ignoranti, vittime dello Stato fascista. Il letterato che giunge qui sconvolge la loro vita abitudinaria ed essi lo accolgono benevolmente, come se fosse una divinità; persino le autorità fanno a gara per invitarlo a cena, perché tutti gli attribuiscono un grande potere. Levi infatti è un uomo acculturato, buono d'animo che conosce la medicina e le arti; la sua figura mette in suggestione gli umili personaggi del villaggio che cercano in lui una protezione e una guida per fronteggiare lo strapotere dello Stato. Dopo essersi ambientato e aver scoperto che anche nei cafoni, sotto l'aspetto brutale e le mani rovinate dal lavoro, ci sono uomini bisognosi d'aiuto, il Poeta prende coraggiose decisioni e diviene il medico del paese. Egli svolge la sua attività gratuitamente, ma col massimo impegno, e ottiene il rispetto e l'amore reverenziale di tutti, soprattutto il podestà e le famiglie più illustri del paese lo accontentano nei suoi desideri perché questi prenda le loro parti nella guerra tra clan... Il paese è infatti diviso in cosche che detengono il potere e cercano ogni mezzo per affermarsi l'una ai danni dell'altra; alla base ci sono odii che risalgono alla notte dei tempi. Levi, durante i suoi mesi di esilio, conosce a fondo la società contadina e può valutare con un'ottica nuova la politica del fascismo. Gagliano è un paese al di fuori dalla realtà del resto d'Italia, paese in cui l’innovazione e le scienze moderno non sono ancora arrivate, dove solamente le persone benestanti potevano assicurarsi le cure mediche e l’istruzione obbligatoria non esisteva. Levi si occupa di curare i malati, e nonostante la carenza di mezzi e l’invidia dei “colleghi”, riesce benissimo nel suo lavoro. I contadini per sfogare il malessere che da troppo tempo si portano dentro, scelgono la via del teatro, mettendo in scena degli spettacoli che coprono di ridicolo il podestà e l’intera Roma; ma nulla cambia.
Nel paese sono poche le botteghe di artigiani ma ci sono ben tre parrucchieri, anche se solamente uno lavora effettivamente. E ci lavora un giovane che è il simbolo degli emigranti…Trasferitosi in America in cerca di fortuna, si è arricchito ma non si è mai integrato con il paese ospitante, così tornato in patria si è sposato ed ora si ritrova povero come prima ma con più bocche da sfamare.
Per i cafoni non esiste nemmeno la speranza nel futuro perché la religione, come la storia, il progresso e lo stesso tempo, che a Gagliano non scorre mai, si sono fermati prima; lo stesso Cristo si sarebbe fermato a Eboli, tra Salerno e l’appennino e non si sarebbe curato dei suoi figli più sfortunati. Anche per questo nel paese avevano ancora fondamento una serie di miti e storie sulle streghe e sugli spiriti che oramai facevano parte delle leggi che nessuno poteva mettere in discussione perché frutto di secoli di tradizioni. La vita nel paese scorre monotona, scossa solamente da feste o dall’arrivo di qualche viandante.
Levi, durante il trascorrere del periodo d’esilio, scrive lettere alla famiglia sempre con il veto del podestà, dipinge, riceve la visita di sua sorella, va a Torino con un permesso speciale, scrive un trattato con le soluzioni dei problemi di Gagliano, ritorna a Grassano per qualche giorno e riceve molti inviti da persone illustri. Ma quando riceve la notizia di essere libero e di poter tornare a casa, lo fa a malincuore e senza fretta, ripromettendosi di ritornare a Gagliano per rivedere prima o poi quello che ormai era anche il suo mondo. Questa promessa però non la mantenne mai, nemmeno dopo molti anni.

* Nuclei tematici

* Il Nazifascismo

* Il confino dell’autore

* La situazione contadina

* Personaggi

Non ci sono personaggi oltre all’autore stesso per cui raccontare le caratteristiche del personaggio sarebbe come riscrivere un piccolo riassunto del testo.

* Collocazione spazio – temporale degli avvenimenti

Le vicende si svolgono perlopiù a Gagliano, un paese della Lucania dove regna il tradizionalismo e dove il progresso non è ancora arrivato. Levi si trova davanti ad una realtà contadina dove i cafoni ( gli “stupidi” braccianti) erano succubi del potere del podestà.
La vicenda si svolge nel 1935, nel periodo che vide l’apice delle idee fasciste.

* Ideologie dello scrittore

Carlo Levi riesce a dare ottimamente il quadro della situazione dell’epoca esprimendo in maniera significativa la situazione di disagio dei cafoni; la loro ignoranza li porta ad essere succubi del potere del podestà in primis, ma più in generale dello Stato.
Lo scopo che, a mio parere, l’autore si è prefissato ( e che ha raggiunto pienamente ), è stato quello di far emergere il grande gap esistente tra nord e sud, una realtà così diversa ma così vicina. Una situazione che i cafoni non potevano e forse non volevano cambiare anche perché ancora profondamente fondati sulla politica del crai – domani: “domani si vedrà, domani sarà meglio, tutto si risolverà da se; e, se questo non accadrà, io non potò fare niente per evitarlo!”
Ho trovato molte analogie con il libro “Fontamara” di Ignazio Silone anche se quest’ultimo, a differenza del primo, è meno riflessivo e più coinvolgente per la più intensa successione di fatti.

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